Guardando il nuovo video dell’esploratore amazzonico Paul Rosolie siamo trasportati in un mondo nascosto popolato da furtivi giaguari, tapiri pesi massimi e armadilli giganti che vagano in pieno giorno. Questa è l’Amazzonia che ci immaginiamo da bambini, ancora affollata da creature selvatiche. In sole quattro settimane presso la stessa “colpa” (zona di terreno argilloso dove si radunano mammiferi e uccelli), nella parte più bassa del fiume Las Piedras, Rosolie e la sua squadra hanno ripreso in video 30 diverse specie amazzoniche, tra cui sette a rischio di estinzione. Tuttavia, questo stesso luogo filmato da Rosolie e dalla sua squadra è in pericolo: il basso fiume Las Piedras, dopo la costruzione dell’autostrada transamazzonica, è oggi infiltrato da taglialegna, minatori e agricoltori
“La maggior parte della gente pensa alla foresta pluviale e la immagina piena di animali, ma in realtà, anche nelle foreste più sane, si potrebbe camminare tutto il giorno e non vedere niente” ha affermato Rosolie in una recente intervista a mongabay.com. “Le videotrappole però ci offrono una vista diversa. Il filmato non solo ci permette di comprendere meglio quali specie visitino la colpa e quando, ma ci consente anche di osservarne il comportamento naturale: tapiri e cervi con i loro piccoli, uccelli e cervi insieme, un ocelot sulle tracce di un aguti.”
Ma Rosolie ammette di essere rimasto lui stesso sorpreso dal numero di specie filmate presso questa colpa.
“Una tale incredibile abbondanza e diversità in un singolo punto della foresta e in un lasso di tempo così breve, è qualcosa che non avevamo mai visto prima”.
Tramite l’editing e l’aggiunta di una narrazione, Rosolie ha trasformato le oltre 2.000 riprese della sua videotrappola in un breve film che racconta la storia di questo luogo ancora pieno di vita. Spesso ifilmati delle videotrappole sono accompagnati da scarse informazioni sulla fauna selvatica ripresa: un’opportunità mancata, secondo Rosolie, per raggiungere un pubblico più vasto.
“Alle persone che non hanno familiarità con gli animali di un certo ecosistema o che non conoscono le sfide che essi devono affrontare o cosa li renda unici, è necessario fornire un contesto e una presentazione al fine di renderli partecipi” ci dice.
Ma questo luogo selvaggio è minacciato. Benché la foce del fiume Las Piedras sia protetta, la zona più a valle resta trascurata e la controversa autostrada transamazzonica ha portato, secondo Rosolie, “un afflusso massiccio di attività legate al taglio degli alberi, alla caccia, alla ricerca d’oro e alla droga “.
“Il mese scorso un giaguaro è stato colpito da un proiettile e un altro investito da un’auto e, in più, uno dei ragazzi della mia squadra ha visto dei taglialegna uccidere un’ara macao. Questo non va bene. La gente non si rende conto di quanto fragile sia la fauna selvatica” dice Rosolie, aggiungendo che” per la fauna selvatica di Las Piedras, il soggetto dei video, la situazione è grave”.
Rosolie afferma che se il basso Las Piedras fosse protetto sarebbe “l’ultimo tassello del puzzle” in quello che diventerebbe indiscutibilmente il più grande network di aree protette del mondo, collegando i Parchi Nazional di Manu e dell’Alto Purus in Perù ai Parchi Nazionale di Bahuaja-Sonene e Madidi in Bolivia.
“ Questi parchi racchiudono la più grande biodiversità della Terra (incluso il record mondiale di specie di uccelli, farfalle e libellule) ” spiega Rosolie, che ha anche filmato uno dei mammiferi amazzonici meno conosciuti, il cane (o volpe) dalle orecchie corte (vedi video più in basso).
Ma per proteggere l’area sarà necessaria una coalizione su larga scala, che includa il governo peruviano, la popolazione locale e le ONG.
“In questo momento abbiamo bisogno del sostegno del pubblico e per ottenerlo occorrono strumenti attraverso i quali la gente possa conoscere il fiume e sostenere il suo processo di protezione” afferma Rosolie, che al momento sta lavorando a un libro sulla regione, la cui pubblicazione è prevista per l’anno prossimo. “I filmati della videotrappola sono solo un’altra piccola parte nella prima fase di questo processo di estensione dell’esposizione pubblica di Piedras, al fine di assicurare la sopravvivenza del fiume”.
Rosolie considera i propri sforzi in Amazzonia come un mezzo per garantire che la natura selvaggia – e animali come giaguari, formichieri giganti e tapiri – siano preservati in un mondo in cui l’impronta umana sembra espandersi senza limiti.
“La nostra generazione ha l’opportunità di realizzare qualcosa di unico nella storia: la conservazione preventiva, ossia far si che luoghi incontaminati restino tali, aiutando al tempo stesso aree abitate dall’uomo a restare sostenibili per l’ecosistema” dice Rosolie “Tra cinquanta o cento anni, quest’opportunità sarà svanita da tempo”.
Chiunque sia interessato a saperne di più sul fiume Las Piedras o a sostenere la sua conservazione può contattare Paul Rosolie a : [email protected]
INTERVISTA A PAUL ROSOLIE
Paul Rosolie in Amazzonia controlla sul laptop i filmati della videotrappola. Foto di: Mohsin Kazmi.
Mongabay: Ci racconti del tuo lavoro nell’Amazzonia peruviana?
Paul Rosolie: Lavoro nella regione peruviana Madre de Dios da sette anni, studiando l’ecosistema e la fauna selvatica. Ho esplorato comunità di animali selvatici che vivono isolate da ogni interferenza umana: l’Amazzonia occidentale è ancora ricca di posti del genere, se sai dove cercare. Negli ultimi quattro anni io e la mia squadra abbiamo anche studiato le relazioni tra gli esseri umani e gli anaconda (un importante superpredatore in pericolo di estinzione) e i cambiamenti che la regione sta vivendo a causa dell’autostrada transamazzonica.
Quale conservazionista e scrittore ritengo che sia mio compito raccontare la storia di questa regione quando siamo ancora in tempo per intervenire. La nostra generazione ha l’opportunità di realizzare qualcosa di unico nella storia: la conservazione preventiva, ossia far si che luoghi incontaminati restino tali, aiutando al tempo stesso aree abitate dall’uomo a restare sostenibili per l’ecosistema. Tra cinquanta o cento anni, quest’opportunità sarà svanita da tempo.
Per questo motivo il mio lavoro adesso è concentrato sul Las Piedras, il fiume più lungo della regione. che ospita una flora e una fauna impressionanti e tribù isolate dal mondo. Sono responsabile di una stazione di ricerca per Tamanda Expeditions, uno dei pochi operatori di ecoturismo nella zona del Las Piedras, dove stiamo cercando di mettere in pratica le lezioni imparate dal Tambopata (un altro fiume della regione Madre de Dios, dove con l’ecoturismo si è riusciti a promuovere la conservazione). Al momento la parte bassa del Las Piedras non è ufficialmente protetta come parco nazionale o riserva e siamo assistendo a un afflusso massiccio di attività legate al taglio degli alberi, alla caccia, alla ricerca d’oro e alla droga. Tutto questo sta deteriorando quest’antica foresta e l’incredibile fauna che vive al suo interno.
VIDEOTRAPPOLA A LAS PIEDRAS
Fermo immagine di un giaguaro tratto da un filmato della videotrappola di Paul Rosolie nel basso Las Piedras.
Mongabay: Hai piazzato una videotrappola per quattro settimane in un terreno salato nell’Amazzonia peruviana. Quali specie hai filmato?
Paul Rosolie: La videocamera ha registrato oltre 2000 filmati di 30 specie diverse: 25 mammiferi, 3 uccelli e 2 rettili (la lista completa delle specie filmate si trova nella descrizione del video su youtube). Per molte specie, ci sono stati numerosi individui che hanno visitato il posto più volte durante lo studio e, attraverso le riprese della videotrappola, abbiamo potuto osservare le interazioni all’interno di questa comunità. Una tale incredibile abbondanza e diversità in un singolo punto della foresta e in un lasso di tempo così breve, è qualcosa che non avevamo mai visto prima.
Mongabay: Qual è stato l’animale più sorprendente catturato dalla videotrappola?
Paul Rosolie: L’armadillo gigante mi ha sorpreso più di tutti, sono animali molto riservati e non ne avevo mai visto uno in giro durante il giorno prima d’ora. Abbiamo anche osservato una piccola tartaruga dal collo torto nella parte acquitrinosa della colpa, il che è interessante visto che sarebbe potuta essere facilmente divorata da uno dei mammiferi più grandi!
Ma il mio favorito è il formichiere gigante! Sono così belli. E’ il mio video preferito perché qualche anno fa ho trascorso cinque settimane riabilitando un formichiere gigante di due mesi rimasto orfano, a solo pochi chilometri dalla colpa. Mi piace pensare che forse, solo forse, si possa trattare dello stesso individuo diventato adulto! (Il merito per questo video va a Lucy Dablin di Fauna Forever).
Mongabay: Hai potuto farti un’idea del comportamento delle specie amazzoniche?
Navigazione di un tributario del Las Piedras Foto di: Gowri Varanashi.
Paul Rosolie: Senza dubbio. La maggior parte della gente pensa alla foresta pluviale e la immagina piena di animali, ma in realtà, anche nelle foreste più sane, si potrebbe camminare tutto il giorno e non vedere niente. Nella giungla, dove si caccia di tutto, solo i più silenziosi e furtivi sopravvivono. Noi essere umani siamo handicappati rispetto a molte specie che hanno vista, odorato, udito e capacità di nascondersi migliori dei nostri. Per questo, anche quando scorgi un animale, è questione di attimi prima che sparisca. Le videotrappole però ci offrono una vista diversa. I filmati non solo ci permettono di comprendere meglio quali specie visitino la colpa e quando, ma ci consentono anche di osservarne il comportamento naturale: tapiri e cervi con i loro piccoli, uccelli e cervi insieme, un ocelot sulle tracce di un aguti. C’è anche la ripresa notturna di un puma che, acquattato nel fogliame ai margini della radura, sorveglia la colpa in attesa di una preda. Dopo aver guardato migliaia di video, cominci a riconoscere gli individui, e si apre una finestra sulle vite di queste animali e sul loro modo di operare all’interno della società della foresta: è davvero affascinante.
Mongabay: La ripresa dei giaguari è incredibile. Hai mai incontrato di persona questi giganti – a parte quell’incontro mancato per un pelo ripreso dalla videocamera?
Paul Rosolie: Ci sono stati molti incontri. Ho campeggiato in aree remote e ho trovato impronte di giaguaro attorno alla mia tenda la mattina – una a soli dieci centimetri. Poi, una volta, dormivo in un’amaca e sono stato svegliato da un giaguaro curioso – era così vicino che potevo sentire il suo respiro. Sono dei gran ficcanaso.
In più di un’occasione, mentre controllavo i video, ho avuto la sensazione di essere osservato e in effetti più di una volta le videocamere hanno provato che c’erano giaguari nelle vicinanze mentre io lavoravo. Anche se sono stato vicinissimo a loro così tante volte, sto ancora aspettando l’avvistamento perfetto: su un tronco lungo il fiume tra la bruma mattutina!
Mongabay: Diversamente dalla maggioranza dei filmati di videotrappole, tu hai fatto molto editing e aggiunto narrazione e contesto al tuo video. Speri che questo aiuti una platea più vasta a capire la fauna selvatica dell’Amazzonia?
Paul Rosolie: Questo è precisamente il motivo per cui il video è stato costruito in questo modo. Ho visto molti altri filmati di videotrappole in cui le specie erano semplicemente elencate e ritengo che in alcuni casi si tratti di opportunità mancate. Noi che operiamo nel campo della conservazione, della biologia, della fauna selvatica, non abbiamo bisogno di abbellimenti o spiegazioni. Penso di poter affermare che nella maggior parte dei casi conosciamo la storia di queste specie. Ma alle persone che non hanno familiarità con gli animali di un certo ecosistema o che non conoscono le sfide che essi devono affrontare o cosa li renda unici, è necessario fornire un contesto e una presentazione al fine di renderli partecipi.
E’ciò che Steve Irwin faceva abilmente con i coccodrilli (e con ogni altra creatura esistente). Lui andava ed entrava nell’acqua con loro, ti diceva a cosa stavano pensando, quali erano i loro problemi e perché li amava – e la gente si entusiasmava. Riusciva a raggiungere milioni di persone raccontando una storia. Io credo che oggi i conservazionisti dovrebbero usare i social media per coinvolgere la gente, farla emozionare.
IL PIU RARO DI TUTTI
Mongabay: Tu hai anche avuto un incontro con un’altra rarità amazzonica, indubbiamente il più raro tra i grandi mammiferi della regione. Ci vuoi raccontare del tuo personale incontro con il cane dalle orecchie corte (vedi il video qui soprai)?
Paul Rosolie: Stavo camminando lungo un sentiero usato per la raccolta di noci brasiliane, sul fiume Tampobata, seguendo una farfalla Morfo blu. Ci sono dozzine di enormi farfalle blu su questo sentiero ed io stavo cercando di trovare l’inquadratura perfetta, quindi ero fermo e in silenzio da oltre un’ora quando qualcosa ha attirato la mia attenzione e ho alzato lo sguardato. C’era questo animale che non avevo mai visto prima che mi guardava. Ero sbalordito, ma non mi sono mosso. Ho anche distolto lo sguardo dall’animale, così che non si sentisse fissato – ho cercato di apparire disinteressato (cosa per nulla facile!). Siccome io ero calmo anche lui lo era e lentamente si è incamminato lungo il sentiero; allora ho iniziato a seguirlo e l’ho filmato.
Mongabay: Hai capito subito chi avevi di fronte?
Paul Rosolie: E’ un po’ imbarazzante doverlo ammettere, ma in realtà all’inizio ho pensato si trattasse di un bush dog (o speoto). Il cane dalle orecchie corte e il bush dog sono specie criptiche entrambe molto rare. Nessuno dei due compare in libri fotografici o documentari sull’Amazzonia, perché sono troppo riservati per poterli filmare o fotografare e, siccome non ne avevo mai visto uno in natura prima di quel momento, sono stato colto alla sprovvista. La maggior parte della mia formazione proviene dai cacciatori indigeni, ma anche loro raramente menzionano queste specie e quando lo fanno assimilano bush dog e cane dalle orecchie corte nella stessa categoria/specie e lo chiamano “perro de monte” o cane della foresta.
La sola cosa che sapevo con certezza era che riprendere quell’animale era importante.
Mongabay: Cosa sanno gli scienziati di questa specie?
Paul Rosolie: Questa specie è molto poco comune in tutto il suo areale. Sappiamo che vivono nelle terre basse dell’Amazzonia occidentale e che possono sopravvivere in habitat diversi, sulla terra ferma, in golene o foreste di bambù. L’area di maggiore densità parrebbe essere Madre de Dios, benché sembrino essere presenti solo negli anditi più remoti e inaccessibili della regione. Non si sa praticamente niente della loro riproduzione o della struttura sociale; in effetti sono così rari che non sappiamo come classificarli. Sino a tempi molto recenti il loro status di conservazione secondo la classificazione IUCN era “Data Deficient” (Dati insufficienti). Oggi sono classificati “Near Threatened” (potenzialmente minacciato) per la loro sensibilità a habitat disturbati.
Sembrano non solamente preferire ma necessitare di habitat isolati dall’uomo. I cani domestici rappresentano una minaccia per i cani dalle orecchie corte da diversi punti di vista, per il pericolo fisico ma anche per le malattie.
CONSERVAZIONE DEL BASSO LAS PIEDRAS
Camion trasporta legname vicino al basso Las Piedras. Foto cortesia di Paul Rosolie.
Mongabay: L’area in cui lavori è protetta?
Paul Rosolie: Al momento non lo è. La regione di Madre de Dios in Perù ospita un incredibile sistema di estesissime aree protette come i parchi nazionali di Manu, Bahuaja-Sonene, Alto Purus e, appena oltre il confine, in Bolivia, il parco di Madidi. Questi parchi racchiudono la più grande biodiversità della Terra (incluso il record mondiale di specie di uccelli, farfalle e libellule). Benché la foce del fiume Las Piedras sia parte del Parco Nazionale di Alto Purus e riserva indiana, la zona più a valle attualmente non è protetta e sta subendo il taglio di alberi e la deforestazione a ritmi mai visti prima.
Mongabay: Quali sono le più gravi minacce per questa regione?
Paul Rosolie: Recentemente l’autostrada transamazzonica è stata lastricata e completata, il che ha causato l’apertura di una serie di strade per il trasporto di legname in quella che un tempo era un’antica foresta incontaminata. Ora che le strade sono state create stiamo assistendo a un afflusso massiccio di coloni che arrivano dalle Ande. Case e fattorie spuntano fuori come funghi ogni giorno e la foresta viene abbattuta a una velocità crescente. I taglialegna stanno utilizzando le strade per raggiungere alberi di legno duro, cedri e altri fusti secolari che ora si trovano esposti.
Insieme alle attività umane si è estesa anche la caccia. Il mese scorso un giaguaro è stato colpito da un proiettile e un altro investito da un’auto e, in più, uno dei ragazzi della mia squadra ha visto dei taglialegna uccidere un’ara macao. Questo non va bene. La gente non si rende conto di quanto fragile sia la fauna selvatica. Io ho assistito personalmente all’estinzione locale di un’intera specie causata da un singolo cacciatore. Quindi per la fauna selvatica di Las Piedras, il soggetto dei video, la situazione è grave.
Mongabay: Cosa speri di ottenere grazie a questi video?
Scimmia urlatrice rossa nella regione del Las Piedras. Foto di: Mohsin Kazmi.
Paul Rosolie: Lo scopo è ottenere che la parte bassa del fiume Las Piedras sia protetta. La regione di Madre de Dios ha una ricca storia di conservazione e, agli occhi di un numero crescente di persone, il bacino del fiume Las Piedras è l’ultimo tassello del puzzle. Proteggendo questo fiume si creerebbe una connettività ecosistemica tra vaste e rinomate aree protette come quelle di Manu, Bahuaja-Sonene, Alto Purus, e Madidi.
Ma le specie in questi filmati sono rappresentative di tutta l’Amazzonia occidentale, una parte del mondo che offre un’incredibile opportunità alla nostra società globale. Poiché quest’area è ancora in massima parte intatta, abbiamo la possibilità di assicurane la sopravvivenza. L’interfaccia Ande/Amazzonia è il motore che alimenta il resto dell’Amazzonia, un sistema che ha un’influenza incalcolabile non solo sul Sud America ma sull’intero pianeta.
Io credo che questi video abbiano il potere di raccontare una storia, di mostrare alla gente uno scorcio di mondo che, prima delle videotrappole, era inaccessibile. Voglio usarli per aiutare a proteggere la regione.
Mongabay: Data l’importanza del basso Las Piedras per la conservazione dell’Amazzonia, secondo te cosa occorrerebbe per convincere il Perù a salvaguardare quest’area?
Paul Rosolie: Creare un parco nazionale non è un compito da poco, ma, come ho già detto, l’elemento veramente unico del progetto Piedras è l’opportunità irripetibile di proteggere la zona prima che si degradi e prima che venga popolata da troppe persone perché la creazione di un parco risulti fattibile.
Dobbiamo attirare l’attenzione sul Las Piedras e identificarlo come una priorità per la conservazione su più vasta scala. Dobbiamo attirare l’attenzione della DGFFS (Direzione Generale delle Foreste e della Fauna Selvatica) e del governo peruviano, così come di alcune delle maggiori ONG che in passato hanno operato con successo nella regione Madre de Dios, come la Wildlife Conservation Society, il WWF, Conservation International e altre organizzazioni minori.
La creazione di un parco nazionale richiede la catalogazione dei dati biologici ed etnografici dell’area e la realizzazione di approfonditi studi economici. Poi ci sono gli incontri a livello locale, regionale e nazionale per discutere i termini, i confini e altri aspetti del progetto. E’ un processo complesso ma, dati i precedenti nel campo della conservazione di questa regione e i parchi circostanti, siamo già molto avanti. Madre de Dios è già un avamposto della conservazione ed io penso che collegare i parchi già esistenti per creare una mega riserva sarebbe qualcosa di cui il Perù potrebbe andare fiero, un esempio importante per il resto de mondo.
In questo momento abbiamo bisogno del sostegno del pubblico e, per ottenerlo, occorrono strumenti attraverso i quali la gente possa conoscere il fiume e sostenere il suo processo di protezione. In passato questa strategia ha riscosso enorme successo (la creazione del Parco Nazionale Bahuaja-Sonene è stata aiutata dall’interesse internazionale creato dal documentario CANDAMO: L’ultima foresta senza uomini). Per questo motivo ho trascorso gli ultimi due anni scrivendo un libro sulle mie avventure sul Las Piedras (e in altre parti di Madre de Dios), intitolato “Mother of God” (in corso di pubblicazione da Harper Collins, uscita prevista orientativamente tra un anno e mezzo). Allo stesso modo, questi filmati della videotrappola sono solo un’altra piccola parte nella prima fase di questo processo di estensione dell’esposizione pubblica di Piedras, al fine di assicurare la sopravvivenza del fiume.
Mongabay: Come si può contribuire?
Montagne nell’Amazzonia occidentale. Foto cortesia di Paul Rosolie.
Paul Rosolie: Partecipando! Si sta facendo un gran lavoro sul fiume Las Piedras, utilizzando il turismo e la ricerca per promuovere la conservazione della zona. Tamandua Expeditions (www.tamanduajungle.com) e Fauna Forever (www.faunaforever.org) stanno utilizzando ricerca e turismo per proteggere gli animali filmati in questi video e il basso Las Piedras. La conservazione basata sull’ecoturismo dipende dai viaggiatori. Ma ciò che è unico qui è che le attività che si svolgono a Las Piedras sono così circoscritte, e così cruciali, che chiunque visiti Las Piedras non partecipa semplicemente a un tour, ma prende parte agli sforzi in atto per protegger la foresta, la fauna selvatica e la popolazione locale.
Anche senza viaggiare, oggi ci sono infiniti altri modi per partecipare attivamente. Grazie ai social media le persone possono restare in contatto con il nostro lavoro sul campo e aiutarci a promuovere, creare consapevolezza, raccogliere fondi e condividere risorse. Ti faccio l’esempio di come la mia stazione di ricerca di recente sia stata salvata in questo modo. Eravamo in una situazione di emergenza perché il tetto perdeva e la pioggia stava distruggendo la stazione, ma grazie a una campagna lanciata su Indiegogo siamo riusciti a mettere in contatto persone di tutte le parti del mondo che hanno dato una mano. Alcuni hanno contribuito con attrezzature, altri hanno aiutato con l’editing del video, la promozione, la comunicazione, la grafica e con altre capacità di cui avevamo bisogno. Alla fine siamo riusciti a riparare il tetto e a salvare la stazione, il che a sua volta ci ha permesso di continuare a proteggere la terra e gli animali!
Mongabay: Quali sono i tuoi programmi per il futuro? Quando pensi di ritornare in Perù?
Paul Rosolie: Durante la prossima stagione secca (che inizia verso Maggio) voglio continuare il lavoro con la videotrappola, ma questa volta con riprese in HD – penso che sarà grandioso. Continueremo anche il nostro studio sugli anaconda.
Al momento sto completando il mio libro intitolato “Mother of God” per Harper Collins. Parla della regione di Madre de Dios e della Amazzonia occidentale in genere, raccontate attraverso le mie esperienze di conservazione/esplorazione della giungla nel corso degli ultimi sette anni. Anaconda, conservazione, tribù, cacciatori di frodo, giaguari, formichieri giganti e foreste galleggianti: è una grande avventura! Come per i video, con questo libro voglio rendere la bellezza e l’avventurosità dell’Amazzonia più accessibile alla gente, portarla fin lì.
Si sta anche sviluppando un progetto per percorrere un mega-transetto lungo l’intera interfaccia Ande/Amazzonia, da sud a nord. Non è mai stato fatto prima ed io penso che ci aiuterà a capire meglio lo stato della regione e ad aumentare la consapevolezza.
Video che presenta Rosolie e il suo lavoro nell’Amazzonia peruviana e le opportunità di volontariato.
Villaggio presso il Las Piedras. Foto cortesia di Paul Rosolie.
Taglialegna sul Las Piedras Foto di Mohsin Kazmi.
Ara macao. Foto di: Gowri Varanashi.
Colpa del Las Piedras – Specie riprese dalla videotrappola
1. Cervo Mazama rosso (Mazama Americana), Data Deficient (dati insufficienti)
2. Cervo Mazama grigio (Mazama gouazoubira), Least Concern (non minacciato)
3. Pecari labiato (Tayassu pecari), Near Threatened (potenzialmente minacciato)
4. Pecari dal collare (Pecari tajacu), Least Concern (non minacciato)
5. Tapiro del Sudamerica (Tapirus terrestris),Vulnerable (vulnerabile)
6. Ocelot o leopardo americano (Leopardus pardalis), Least Concern (non minacciato)
7. Puma o coguaro (Puma concolor), Least Concern (non minacciato)
8. Formichiere gigante (Myrmecophaga tridactyla), Vulnerable (vulnerabile)
9. Armadillo gigante (Priodontes maximus), Vulnerable (vulnerabile)
10. Armadillo a nove fasce (Dasypus novemcinctus), Least Concern (non minacciato)
11. Scoiattolo rosso dell’Amazzonia settentrionale (Sciurus igniventris), Least Concern (non minacciato)
12. Cebo dalla fronte bianca (Cebus albifrons), Least Concern (non minacciato)
13. Aluatta o scimmia urlatrice rossa della Bolivia (Alouatta sara), Least Concern (non minacciato)
14. Paca (Cuniculus paca), Least Concern (non minacciato)
15. Aguti centroamericana (Dasyprocta punctata), Least Concern (non minacciato)
16. Acuchi verde (Myoprocta pratti), Least Concern (non minacciato)
17. Porcospino dalle spine bicolori (Coendou bicolor), Least Concern (non minacciato)
18. Giaguaro (Panthera onca), Near Threatened (potenzialmente minacciato)
19. Taira (Eira Barbara), Least Concern (non minacciato)
20. Coati rosso (Nasua nasua), Least Concern (non minacciato)
21. Coniglio brasiliano (Sylvilagus brasiliensis), Least Concern (non minacciato)
22. Atele peruviano o faccianera (Ateles chamek), Endangered (minacciato)
23. Saimiri (o scimmia scoiattolo) boliviano (Saimiri boliviensis), Least Concern (non minacciato)
24. Opossum dalla coda corta (Monodelphis glirina), Least Concern (non minacciato)
25. Opossum topo comune (Marmosa murina), Least Concern (non minacciato)
26. Guan di Spix (Penelope jacquacu), Least Concern (non minacciato)
27. Hocco becco a rasoio (Mitu tuberosum), Least Concern (non minacciato)
28. Trombettiere dalla ali pallide (Psophia leucoptera), Least Concern (non minacciato)
29. Testuggine dai piedi gialli (Chelonoidis denticulata), Vulnerable (vulnerabile)
30. Testuggine dal collo torto ( Platemys platycephala), Unevaluated (non valutato)