Cambiamento della copertura di vegetazione nei diversi biomi dell’America Latina, 2001-2010. Clicca sull’immagine per ingrandire.
Tra il 2001 e il 2010 l’America Latina ha subito una perdita di 260.000 chilometri quadrati di foreste, pari ad un’area superiore alle dimensioni dell’Oregon. Il dato emerge da un recente studio che per la prima volta ha fornito stime sia sulla deforestazione netta che sulla riforestazione nei Caraibi, nell’America Centrale e del Sud.
Nello studio, pubblicato sulla rivista Biotropica, ricercatori dell’Università di Porto Rico e altri istituti hanno analizzato i cambiamenti nella copertura vegetale in diversi biomi, tra i quali foreste (secche, temperate, umide, di mangrovie e conifere), praterie (pampa, boscaglie, arbusti montani, savana, deserti e boscaglie xerofiti) e zone umide (Pantanal). Secondo lo studio il cambiamento verificatosi in gran parte della vegetazione ha interessato le aree forestali e in particolare quelle pluviali tropicali e alcune foreste secche meno conosciute. Il maggiore aumento nell’area di vegetazione arborea riguarda invece i deserti e le boscaglie.
La deforestazione lorda ha raggiunto i 542.000 chilometri quadrati mentre la riforestazione ha interessato un’area di 362.000 chilometri quadrati.
La distribuzione dei nuclei di deforestazione e riforestazione nei dieci maggiori biomi dell’America Latina e dei Caraibi secondo Olson et al. (2001). Nella leggenda i nomi originali dei biomi, i nomi utilizzati in AIDE ET AL 2012 e l’area di ciascun bioma calcolata da AIDE ET AL 2012 in base ai confini comunali. Ad ogni punto corrisponde uno dei 2513 comuni interessati da un notevole processo di riforestazione nel periodo compreso tra il 2001 e il 2010.
Immagine e leggenda per gentile concessione di AIDE ET AL 2012. Clicca sull’immagine per ingrandire.
La deforestazione netta di maggior intensità si è verificata in Argentina, dove la perdita ha toccato i 101.734 chilometri quadrati colpendo soprattutto le foreste secche (67.140 chilometri quadrati) e le praterie (15.729 chilometri quadrati). Segue il Brasile con una diminuzione di 99.424 chilometri quadrati che ha interessato in maggior misura le foreste umide (145.511 chilometri quadrati). Nello stesso periodo in Brasile si è registrata la perdita netta di vegetazione più elevata (245.767 chilometri quadrati), bilanciata in parte dal record di riforestazione lorda (146.342 chilometri quadrati).
In Messico si è rilevato il maggiore aumento netto dell’area dei biomi che ha raggiunto i 96.089 chilometri quadrati in seguito all’incremento della superficie di deserti e boscaglie xerofiti (79.085) e al rimboschimento delle foreste secche (12.810) e di conifere (11.907).
Lo studio si basa sull’analisi dei dati satellitari forniti dal sensore MODIS della NASA in circa 16.000 comuni dell’America del Sud e dei Caraibi, escluse piantagioni e zone agricole di larga scala.
Cambiamento della copertura forestale in America del Sud, 2001-2010. Clicca sull’immagine per ingrandire.
Cambiamento della copertura forestale in America Centrale, 2001-2010. Clicca sull’immagine per ingrandire.
Cambiamento della copertura forestale nelle Isole dei Caraibi, 2001-2010. Clicca sull’immagine per ingrandire.
Nell’insieme, i risultati del saggio mostrano che l’80% della deforestazione ha interessato solamente quattro paesi, ovvero Brasile, Argentina, Paraguay e Bolivia e la causa principale viene riconosciuta in una politica agricola volta all’esportazione.
“Uno dei principali fattori responsabili della deforestazione in America del Sud è l’aumento della domanda mondiale di prodotti a base di carne, che ha portato ad un’intensificazione del disboscamento per il pascolo e l’agricoltura su larga scala”, afferma Mitchell Aide dell’Università di Porto Rico e tra i principali autori dello studio. “L’esportazione di carne di manzo ha subito un aumento drastico e anche la produzione di soia ha registrato una crescita improvvisa. La soia in questione non viene utilizzata per produrre tofu e latte ma per alimentare maiali e pollame in Cina e Europa”.
Lo studio dimostra che la riforestazione è avvenuta in regioni dove clima secco e impraticabilità hanno impedito l’agricoltura industriale, risultato in linea con altri saggi di recente pubblicazione nei quali si avanzano le ipotesi di migrazioni rurali in alcune aree marginali e di una crescente transizione da deforestazioni in aree ristrette a disboscamenti industriali.
L’aumento della copertura vegetale ha interessato in maggior misura i deserti e boscaglie xerofiti nella parte settentrionale del Messico e nord orientale del Brasile.
“Nonostante siano necessarie analisi più dettagliate per comprendere meglio queste tendenze, siamo dell’idea che l’aumento della vegetazione arborea sia associato ad una diminuzione delle attività agricole e di pascolo e ad un incremento delle precipitazioni nelle regioni interessate nel corso dell’ultimo decennio”, afferma Matthew Clark, co-autore dello studio e attivo presso la Sonoma State University.
La copertura di vegetazione dell’America Latina è la più estesa al mondo.
Citazioni: Aide, T. M., M. L. Clark, H. R. Grau, D. López-Carr, M. Levy, D. Redo, M. Bonilla-Moheno, G. Riner, M. J. Andrade-Núñez, and M. Muñiz. Online August 3, 2012. Deforestation and reforestation of Latin America and the Caribbean (2001-2010). Biotropica. DOI: 10.1111/j.1744-7429.2012.00908.x