Coal truck in western China. Photo by: Rhett A. Butler.
Secondo una recente analisi condotta nell’ambito del progetto globale per il carbonio (Global Carbon Project), quest’anno le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) di origine industriale toccheranno un nuovo massimo. L’analisi, pubblicata dalla rivista Nature Climate Changes, preannuncia infatti un ulteriore aumento delle emissioni di CO2, che raggiungeranno così i 35,6 miliardi di tonnellate. Secondo gli scienziati, ascese così elevate anno dopo anno rivelano una chiusura nei confronti di un accordo globale che impedisca un innalzamento delle temperature di 2 gradi Celsius (3,6 Fahrenheit) rispetto ai livelli pre-industriali.
“Dal momento che le emissioni continuano ad aumentare, sembra che nessuno dia ascolto all’intera comunità scientifica,” dichiara Corinne Le Quéré, co-autrice dell’articolo e direttrice del Centro di Ricerca Tyndall sui cambiamenti climatici.” “Temo che un tale andamento delle emissioni comporti rischi troppo elevati di gravi mutamenti climatici.” L’analisi ha rivelato che la produzione di CO2 nel 2011 si è impennata del 3% a causa del costante aumento delle emissioni della Cina che, cresciute di uno sconcertante 9,9 % nel 2011, sono le maggiori al mondo. L’India, un altro paese dalle emissioni in crescita, le ha incrementate del 7,5%. Una recente indagine ha rivelato che questi due paesi, India e Cina, hanno in cantiere complessivamente 818 nuove centrali a carbone. Tuttavia, le loro emissioni pro-capite rimangono inferiori a quelle dell’UE e degli Stati Uniti. A differenza di India e Cina però, le emissioni degli Stati Uniti e dei paesi dell’UE sono diminuite nel corso dell’ultimo anno. Infatti, a causa della crisi economica e grazie alla sostituzione del carbone con i gas naturali e al sempre maggiore impiego di energie rinnovabili, nel 2011 le emissioni degli Stati Uniti sono calate dell’1,8% mentre quelle dell’UE del 2,8 %. La Cina ha superato gli Stati Uniti al primo posto tra i paesi inquinatori già nel 2006 e lo scorso anno è stata responsabile del 28% delle emissioni mondiali di CO2 di origine industriale, contro il 16% degli Stati Uniti, l’11% dell’UE e il 7% dell’India. Nel documento si legge che “se non si compiono subito sforzi ampi e coordinati, l’obiettivo di rimanere al di sotto i 2 gradi C diventerà presto irraggiungibile.” I ricercatori spiegano che, se si vogliono evitare al pianeta cambiamenti di clima dannosi a livello globale, bisogna effettuare drastiche riduzioni delle emissioni di gas serra entro il 2020. Ciononostante, i governi che hanno preso parte alla Conferenza dell’ONU sul Clima a Doha, nel Qatar, hanno discusso un accordo globale sul clima che entrerebbe in vigore nel 2015 e non subirebbe modifiche fino al 2020 – troppo tardi, per gli scienziati, per qualsiasi possibilità concreta di tener fede all’impegno di rimanere al di sotto dei 2 gradi C. “Se proseguiamo sulla strada dello sfruttamento intensivo dei combustibili fossili, andiamo verso i 4, 5 o anche 6 [gradi Celsius di riscaldamento],” ha aggiunto Le Quéré. “C’è bisogno di un progetto radicale.”
Centrale a carbone di Castle Gate, nello Stato americano dello Utah. Negli Stati Uniti quasi la metà dell’energia elettrica proviene dal carbone, la fonte energetica a maggiore emissione di anidride carbonica. Foto di David Jolley. |
Una recente relazione della Banca Mondiale traccia uno scenario apocalittico di un pianeta più caldo di 4 gradi: innalzamento del livello del mare, dissolvimento delle barriere coralline per effetto dell’acidificazione degli oceani, condizioni meteorologiche estreme più intense in tutto il mondo, ondate di calore all’ordine del giorno, enormi rischi per l’agricoltura, declino massiccio delle specie viventi e altri effetti ancora.
Tra i dati positivi, l’articolo del Nature Climate Change cita l’esempio di alcuni paesi europei (ossia Belgio, Danimarca, Francia, Svezia e Regno Unito) che da decenni stanno diminuendo le proprie emissioni di un 5% annuo grazie alla “transizione energetica” dal nucleare al rinnovabile. “Diffondendo queste transizioni energetiche in più paesi si può iniziare una mitigazione climatica del pianeta a basso costo,” sostiene l’autore principale Glen Peters del Centro di Ricerca Internazionale sul Clima e l’Ambiente di Oslo. “Per diffondere e sostenere queste transizioni energetiche ad ampio raggio sono necessari leader politici aggressivi.” Invece, fin’ora, le richieste di reazioni più aggressive avanzate alla Conferenza dell’ONU sul Clima sono rimaste inascoltate.
CITATION: G.P. Peters, R.M. Andrew, T. Boden, J.G. Canadell, P. Ciais, C. Le Quéré, G. Marland, M.R. Raupach, C. Wilson. The mitigation challenge to stay below two degrees. Nature Climate Change. 2012.