Fattoria biologica in Montana. Foto di Jeremy Hance.
Con gli effetti peggiori del cambiamento climatico stiamo testimoniando come l’inquinamento danneggia sia la salute umana che quella ambientale, ma ci sono buone notizie: un nuovo studio mostra come l’agricoltura biologica immagazzini più gas serra nel suolo rispetto all’agricoltura non biologica. Passando a metodi biologici molti agricoltori in tutto il mondo potrebbero aiutare a risolvere la crisi climatica e allo stesso tempo migliorerebbero la qualità del suolo ed eviterebbero l’uso di pesticidi.
“L’agricoltura biologica è molto più che la semplice produzione di alimenti buoni e salutari. Fa anche bene alla qualità del suolo e alla fertilità e all’adattamento e alla mitigazione del cambiamento climatico” ha dichiarato l’autore dello studio Andreas Gattinger del Research Institute of Organic Agriculture.
Gattinger e il suo gruppo di ricerca hanno effettuato una meta-analisi di altri studi sull’agricoltura biologica valutati tra pari che quantificavano il carbonio immagazzinato dalle fattorie biologiche. La meta-analisi è un tipo di studio “a volo d’uccello” che aggrega i risultati di numerosi studi. Andreas ha spiegato a mongabay.com che mentre i risultati in un singolo studio possono essere oscurati in una ricerca sulle tendenze, da una buona meta-analisi è sempre possibile “offrire i dati fondamentali dei singoli studi per dare a tutti la possibilità di rintracciarli e ripetere i calcoli” in modo da “presentare dati quantitativi comprovati su un certo effetto o fenomeno”.
I risultati della meta-analisi di Gattinger mostrano una tendenza generale mondiale positiva verso l’aumento dell’agricoltura biologica (37 milioni di ettari o lo 0,9 per cento della terra agricola mondiale totale). La meta-analisi degli autori suggerisce che l’agricoltura biologica permette l’immagazzinamento nel suolo di una quantità di carbonio maggiore rispetto all’agricoltura convenzionale. Invece di riscaldare l’atmosfera, il carbonio viene immagazzinato nel suolo, che agisce come un pozzo di carbonio.
Andreas Gattinger verifica la qualità del suolo nella sua fattoria biologica in Germania. Foro di Karen Heinen. |
I ricercatori stimano che usando una combinazione di bestiame e rotazione delle colture (agricoltura mista), si può immagazzinare più carbonio nel suolo ad agricoltura biologica che in qualsiasi sistema agricolo che si basi sull’uso di fertilizzanti all’azoto e prodotti chimici per la protezione delle piante. I loro risultati mostrano che ogni anno venivano sequestrati 0,37 gigatoni di carbonio nel mondo (0,03 gigatoni di carbonio in Europa, 0,04 gigatoni di carbonio negli Stati Uniti), compensando così il 3% delle emissioni di gas serra totali attuali (2,3% per l’Europa, 2,3% per gli Stati Uniti), o il 25% delle emissioni agricole totali attuali (23% per l’Europa, 36% per gli Stati Uniti). In realtà i ricercatori scrivono che la mitigazione attraverso l’agricoltura biologica fino al 2030 contribuirebbe con un 13% alla riduzione cumulativa che sarebbe allora necessaria per restare sulla buona strada per evitare che le temperature aumentino di due gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali entro il 2100. I ricercatori sostengono che questa meta-analisi fornisce un forte argomento a favore dell’agricoltura biologica.
“[Poiché] gli usi della terra incontaminata possono alimentare soltanto cacciatori e raccoglitori e a volte pastori. L’agricoltura biologica è in qualche modo a metà strada tra […] l’agricoltura intensiva e [lo] stato originale della terra” ha dichiarato Gattinger a mongabay.com.
Eppure restano ancora molti ostacoli per una veloce transizione all’agricoltura biologica a diffusione industriale. Brian Baker, anche lui del Research Institute of Organic Agriculture, ha dichiarato a mongabay.com che negli Stati Uniti ”bisogna analizzare ogni sistema di coltivazione, ogni sistema di produzione animale, ogni prodotto alimentare e ogni per individuare eventuali ostacoli”.
Baker ritiene che le principali barriere all’adozione dell’agricoltura biologica siano economiche, educative, tecniche e istituzionali.
L’economia dell’agricoltura biologica al momento favorisce l’agricoltura industriale che riceve molti sussidi. Baker sostiene che “se [a tali] operazioni fosse richiesto di pagare gli interi costi per la conformità con le leggi ambientali non sembra che tali fattorie industriali sarebbero economicamente sostenibili”.
Baker spiega che gli agricoltori che scelgono il biologico hanno il peso di provare che effettivamente producono in maniera biologica e pagano i costi di queste transazioni.
Crescita dell’agricoltura biologica dal 2000. |
“Se agli agricoltori non biologici fosse richiesto allo stesso modo di rispondere ed essere trasparenti sula sostenibilità delle loro pratiche e di pagare per gli impatti ambientali prodotti, allora l’agricoltura biologica sarebbe un’alternativa più invitante.
Chiunque compri gli alimenti al mercato sa che i prodotti biologici costano di più. Ma Baker sostiene che questo sia un problema di scorrettezza nei prezzi.
“I prodotti biologici hanno costi di produzione più alti. I prodotti non biologici hanno dei costi nascosti, come l’inquinamento da pesticidi e fertilizzanti chimici. Gli agricoltori che usano questi prodotti chimici non pagano per l’inquinamento delle acque, l’aumento dei casi di cancro per l’esposizione ad agenti cancerogeni – o meno direttamente l’aumento delle emissioni di gas serra dalla manifattura di prodotti chimici per l’agricoltura […]” ha dichiarato, aggiungendo che “Se la produzione dei prodotti biologici costasse di meno di quella dei prodotti non biologici, molte più persone li mangerebbero e molte più persone li coltiverebbero. Se si cambiassero i prezzi dei pesticidi e dei fertilizzanti per pagare i problemi che causano si ridurrebbe il loro uso, i costi di produzione dei prodotti non biologici aumenterebbero, e il cibo biologico sarebbe più competitivo”.
Baker sostiene anche che la crisi dell’agricoltura biologica sia inoltre un problema culturale ed educativo, sintomo di una società che ha investito pesantemente in approcci industriali ad alta intensità energetica e di fattori di produzione piuttosto che in approcci tradizionali, biologici, che si basano sulla presenza di un mentore, il che rende difficile una transizione su larga scala. Baker ha anche detto a mongabay.com che sebbene si stia finalmente prendendo in considerazione una transizione verso l’agricoltura biologica, non si può realizzare un cambiamento di cultura da un giorno all’altro.
“L’agricoltura biologica è stata per lo più insegnata da agricoltori che facevano da mentore e oggi non ce ne sono molti in giro […] essa richiede una comprensione più profonda dei sistemi ecologici e una gestione più intensiva” spiega Baker. “I corsi universitari di agraria hanno cominciato solo di recente a riconoscere l’agricoltura biologica come un metodo legittimo […], la maggior parte dei finanziamenti per la ricerca sull’agricoltura è andata alla ricerca riguardante approcci che non sono biologici o sostenibili […]. Per più di 60 anni la ricerca si è concentrata su approcci ad alta intensità di fattori di produzione che non erano compatibili con i sistemi di agricoltura biologica. Poiché le risorse naturali si stanno riducendo, ci si sta rendendo sempre più conto adesso che questo approccio non sarà sostenibile a lungo termine”.
Baker crede che sia possibile effettuare una transizione all’agricoltura biologica “pagando i veri costi della produzione alimentare, insegnando a coloro che vogliono diventare agricoltori i metodi di agricoltura biologica, [aumentando] la ricerca su tecnologie e innovazioni che diano beneficio a tutti gli agricoltori, anche a quelli biologici, e siano almeno alla pari con i programmi governativi che adesso sostengono l’agricoltura non biologica”.
Questo studio dovrebbe avere una grande importanza per coloro che prendono le decisioni, come l’International Panel on Climate Change (IPCC), che utilizzandone i dati potrebbe cominciare a quantificare il ruolo che l’agricoltura biologica potrebbe avere nella risoluzione della crisi climatica. Gattinger spera che lo studio “abbia un impatto sulle politiche agricole, ambientali, e climatiche e sui relativi finanziamenti, che dovrebbero tenere in maggiore considerazione il contributo dell’agricoltura biologica”.
La tabella mostra l’area totale della terra utilizzata per l’agricoltura biologica: nonostante i dati siano positivi, è evidente che c’è molto spazio per la crescita.