Gli attacchi ai coralli delle stelle corone di spine li hanno fatti calare del 42 per cento tra il 1985 e il 2012. Foto di: Katharina Fabricius, Australian Institute of Marine Science.
Secondo un nuovo studio pubblicato oggi sul PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), il giornale ufficiale dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, negli ultimi 27 anni la Grande Barriera Corallina ha perso metà dei coralli che ha in superficie. Da oltre 2.000 indagini effettuate dal 1985 a oggi emerge che questa preoccupante perdita è riconducibile a tre conseguenze: i danni del ciclone tropicale, gli attacchi di stelle corone di spine che divorano i coralli e lo sbiancamento dei coralli.
“Non possiamo fermare le tempeste, ma il surriscaldamento degli oceani, che è la prima causa dello sbiancamento dei coralli, è una delle conseguenze principali del cambiamento climatico mondiale. Tuttavia, possiamo agire per ridurre l’impatto delle corone di spine,” dice John Gunn, direttore dell’AIMS, Australian Institute of Marine Science, l’Istituto Australiano di Scienze Marine, che ha condotto la ricerca.
Negli ultimi decenni, nella Grande Barriera Corallina, si sono registrati diversi attacchi di stelle corone di spine (Acanthaster planci), la seconda stella marina più grande al mondo e noto predatore di coralli. Si crede che gli attacchi degli invertebrati che divorano coralli siano cresciuti da uno ogni 50-80 anni a uno ogni 15 anni: per gli scienziati questo si collega in parte ai deflussi di fertilizzanti e di sostanze chimiche dalla terra ferma.
In totale i ricercatori hanno scoperto che il 42 per cento della perdita di coralli si potrebbe collegare agli attacchi di corona di spine, il 48 per cento ai cicloni tropicali e il 10 per cento allo sbiancamento dei coralli. Anche la perdita annuale di copertura di coralli è cresciuta velocemente, con una media dell’1,45 per cento annuale dal 2006.
Questa pesante sconfitta, che si sta verificando troppo velocemente perché le numerose barriere possano riprendersi, fa sì che la Grande Barriera Corallina attualmente registri una copertura totale di coralli di meno del 14 per cento, mentre nel 1985 era al 28 per cento.
Le scoperte sono simili ai dati registrati in altre barriere coralline del mondo, come quella caraibica, che è scesa al 10 per cento attuale dal 55 per cento del 1977. Tuttavia, la Grande Barriera Corallina è considerata da molto tempo un raro lato positivo nella conservazione dei coralli.
“Le Grandi Barriere Coralline sono state classificate come le barriere di coralli meno minacciate al mondo grazie alla distanza che le separa dai piccoli insediamenti umani e alla intensa salvaguardia legale,” fanno notare gli autori. Tuttavia, nonostante le severe misure protettive, i ricercatori temono che la copertura di coralli potrebbe scendere al 7 per centro entro il 2022.
Per far guadagnare tempo alla Grande Barriera Corallina, i ricercatori suggeriscono una “azione diretta” per mitigare gli effetti dell’inquinamento ed eliminare le stelle corone di spine.
“Lo studio dimostra che se mancassero le corone di spine, la copertura dei coralli aumenterebbe dello 0,89 per cento all’anno, quindi ci sarebbe una lenta ripresa perfino con le perdite dovute ai cicloni e allo sbiancamento,” dice Gunn.
Infine, tuttavia, gli scienziati sostengono che si dovrà affrontare la questione del cambiamento climatico se vogliamo che la Grande Barriera Corallina, come il resto dei coralli del mondo, possa avere un’opportunità di sopravvivere.
“L’intensità dei cicloni sta aumentando con l’innalzamento delle temperature degli oceani, sebbene si prevede che gli aumenti saranno maggiori per l’emisfero settentrionale che per quello meridionale. La recente frequenza e intensità dello sbiancamento di massa dei coralli sono motivo di gravissima preoccupazione e sono direttamente collegati all’aumento dei gas serra nell’atmosfera,” scrivono gli scienziati, e aggiungono che “mitigare il riscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani è fondamentale per garantire un futuro alla Grande Barriera Corallina.”