- Dicembre 2017: il grande primate più recente del mondo, l'orango di Tapanuli, è stato ufficialmente classificato come "in pericolo critico" dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) in quanto la specie, per generazioni, ha perso oltre l'80% della sua popolazione globale a causa della perdita di habitat.
- La classificazione dell'orango è arrivata in concomitanza con la pubblicazione da parte della IUCN della Lista Rossa di Specie Minacciate a cui ne sono state aggiunte migliaia, sia animali che vegetali.
- Questa lista contiene sia delle buone che delle cattive notizie per la conservazione.
L’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis) di Sumatra è sia la specie di grande primate più recente conosciuta al mondo e la più minacciata, dopo essere stata ufficialmente classificata a dicembre come “in pericolo critico”, ovvero quasi estinta in natura.
Nel mese di novembre 2017 i ricercatori l’hanno proclamata l’ottava specie al mondo di grande primate, distinguendola dall’orango di Sumatra (Pongo abelii) e dall’orango del Borneo (Pongo pygmaeus); anche queste ultime due specie sono ritenute in pericolo critico dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Il report è giunto alla conclusione che in natura rimangono circa 800 oranghi Tapanuli; si tratta pertanto del grande primate più raro al mondo.
“A causa degli elevati livelli di conversione e frammentazione degli habitat e delle uccisioni illegali, si stima che il Pongo tapanuliensis abbia subito una significativa riduzione della popolazione negli ultimi decenni”: questo secondo, la IUCN, che ha constatato che la specie, nel corso di tre generazioni, ha perso l’83% della sua popolazione.
L’orango vive in solitudine nell’area frammentata di 1338 km quadrati dell’ecosistema di Batang Toru, nella provincia di Sumatra Settentrionale.
Mentre la topografia montuosa della zona la rende inadatta all’agricoltura, le estese strisce di terra degli habitat degli oranghi sono minacciati da altre forme di sfruttamento. La più grande minaccia è costituita dalla realizzazione di una centrale idroelettrica di 510 megawatt in una zona con la più alta e nota concentrazione di oranghi di Tapanuli. Secondo quanto affermato dai ricercatori che hanno descritto l’orango, il progetto, se ultimato, potrebbe danneggiare l’8% dell’habitat del grande primate.
Secondo la IUCN, “per garantire la sopravvivenza a lungo termine del Pongo tapanuliensis, è necessario attuare rapidamente le misure di conservazione”.
Il Ministero dell’ambiente e delle politiche forestali dell’Indonesia ha riconosciuto l’esistenza del problema e promesso una valutazione del potenziale impatto del progetto della centrale elettrica sull’habitat dell’orango. Un alto funzionario ha dichiarato che il Ministero sarebbe inoltre stato più giudizioso circa l’approvazione dei futuri progetti di sviluppo nella regione.
La classificazione dell’orango di Tapanuli, la prima realizzata della IUCN per questa specie, è stata pubblicata il 5 dicembre 2017 come parte di un aggiornamento della Lista Rossa della IUCNa cui sono state aggiunte altre 1514 specie animali e vegetali alle seguenti categorie di minaccia: “Vulnerabili”, “Minacciate” o “In Pericolo Critico”.
L’aggiornamento, pubblicato a Tokyo, ha valutato le condizioni di 91523 specie e ne ha individuate 866 prossime all’estinzione.
Tra queste, tre specie di rettili che si trovano solo nell’Isola di Natale australiana: lo scinco delle foreste dell’Isola di Natale (Emoia nativitatas), lo scinco dalla coda blu (Cryptoblepharus egeriae) e il geco di Lister (Lepidodactylus listeri).
“L’estinzione di tre rettili sull’isola di Natale rappresenta un intrigante giallo, dato che la causa resta incerta”: queste le parole di John Zichy-Woinarski, professore di biologia della conservazione presso la Charles Darwin University in Australia e membro della commissione della IUCN.
“Queste estinzioni ci ricordano l’importanza dell’identificazione delle cause principali del declino delle specie, per ideare monitoraggi e programmi di conservazione efficaci a favore delle specie minacciate e in declino. In questo caso, la portata e la gravità del calo sono state scoperte troppo tardi per salvare i rettili di quest’isola”.
Il clima sempre più caldo e secco dell’Australia degli ultimi dieci anni ha portato anche a una diminuzione della popolazione del coda ad anello occidentale (Pseudocheirus occidentalis) di oltre l’80%, facendolo avanzare di due categorie: da Vulnerabile a In Pericolo Critico.
In Giappone, un terzo di 46 specie endemiche di rettili rischia l’estinzione, dovuta principalmente alla perdita di habitat, ai predatori e alla caccia per il commercio di animali da compagnia.
Anche la situazione del delfino di Irrawaddy (Orcaella brevirostris) e della neofocena (Neophocaena asiaeorientalis) è peggiorata: entrambe le specie sono passate dalla categoria Vulnerabile a Minacciate dopo un calo significativo del loro numero dovuto alla pesca bycatch e alla perdita di habitat.
“Il delfino di Irrawaddy è venerato da molte comunità e il turismo legato a quest’ultimo è una caratteristica importante delle economie locali in certe zone dell’India e della Cambogia,” afferma Randall Reeves, presidente del Gruppo Specialista per i Cetacei della Commissione per la Salvaguardia delle specie (SSC) della IUCN.
“Mentre la protezione di entrambe le specie significa che la caccia o la cattura deliberata è rara o inesistente, la protezione dall’impigliamento e da altre minacce è completamente assente o è perlopiù inefficace. Senza soluzioni concrete a questo problema, il declino di delfini e focene è destinato a continuare in futuro”.
Inoltre, secondo la IUCN, 26 specie di grano selvatico, 25 specie di riso selvatico e 44 specie di igname selvatico (varianti perenni di alcune delle più importanti colture alimentari coltivate al giorno d’oggi) sono diventate a rischio estinzione a causa dell’agricoltura intensiva, della deforestazione e dell’espansione urbana incontrollata.
Queste le parole del direttore generale della IUCN, Inger Andersen: “Le specie di colture selvatiche, ad esempio, mantengono la diversità genetica delle colture agricole che riescono ad adattarsi al cambiamento climatico e a garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale”.
L’aggiornamento non è poi così terribile, dopotutto. Ci sono buone notizie per i kiwi della Nuova Zelanda, dove gli sforzi per la conservazione hanno portato a un aumento costante della popolazione sia del kiwi bruno di Okarito (Apteryx rowi) che del kiwi bruno dell’isola del Nord (Apteryx mantelli). La situazione di entrambe le specie è migliorata, passando da in pericolo a vulnerabile.
“Fortunatamente, il miglioramento della situazione del kiwi mostra che c’è speranza”, ha detto Ian Burfield, coordinatore scientifico a livello mondiale per BirdLife International.
Immagine banner: L’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis) in Indonesia, recentemente descritto. Foto di Maxime Aliaga.