- Fin da bambino aveva dimostrato di avere nel suo DNA la biologia: aveva scoperto una nuova specie di vipera ed era stato un protagonista chiave nello studio dell’erpetofauna della Loxicha, una regione del Messico imbavagliata da una violenza che la deteriora ormai da anni.
- Lo scorso 7 maggio, lo studente di biologia di 21 anni è stato assassinato con arma da fuoco nella comunità di Tierra Blanca, nel comune di San Agustín Loxicha, dove stava trascorrendo la quarantena imposta dalla pandemia di COVID-19.
C’era un ragazzo che in una regione del Messico toccava “le vipere del diavolo”. Le maneggiava con una naturalità che stupiva la gente. E così, quando qualcuno trovava uno di questi serpenti, lo chiamavano subito e lui correva per impediré che lo uccidessero.
Eugui Roy Martínez Pérez è nato e cresciuto nella regione zapoteca della Loxicha, nello stato messicano di Oaxaca. Sua sorella, Rosalinda Martínez, ricorda che le donne del posto si spaventavo quando vedevano suo fratello armeggiare con la vipera chatilla (Loxocemus bicolor).
Nei racconti che si fanno della Loxicha si parla di superstizioni —alcune vincolate proprio a questo tipo di vipera—, della presenza di nahuales [spiriti benigni che si presentano sotto forma di animali, protettori degli esseri umani e delle divinità] e di altri spiriti. Si parla anche di guerriglia e caciques [capi locali che esercitano un potere politico non necessariamente formalizzato dalla legge dello stato], di imboscate e massacri. Secondo varie persone consultate da Mongabay Latam, la Loxicha è una zona stigmatizzata e ridotta al silenzio: i molti eventi tragici che la segnano sono praticamente sconosciuti al di fuori della regione.

Dall’immagine di Eugui che, con immenso affetto, prende tra le mani un serpente temuto dalla gente del luogo, emerge lo scontro tra la violenta realtà della Loxicha e il mondo di un giovane che viveva assorto nella scienza e affascinato dai rettili. Un giovane che camminava da solo per le montagne come se fosse il protagonista di una favola.
Le donne intimorite dalla vipera chatilla dicevano che si trattava di un rettile “malvagio”. Eugui —raccontano le sue persone care— non vedeva il male in nulla e in nessuno. “Bisogna essere decostruiti per avere a che fare con questi animali e, nello specifico, bisogna conoscere profondamente questo esemplare”, dice il suo migliore amico, Rogelio Simón.
Eugui Roy Martínez è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco lo scorso 7 maggio nel comune di San Agustín Loxicha, nella comunità di Tierra Blanca. Immerso nello studio di rettili e anfibi, stava trascorrendo da solo la quarantena imposta dalla pandemia di COVID-19.

Un biologo innato
Nelle ultime chiacchierate con Eugui, sua madre aveva scherzato dicendogli che portasse via di casa le vipere così lei sarebbe potuta andare a trovarlo.
Eugui le aveva raccontato dei girini che teneva sotto osservazione: alcuni erano già pronti a “schiudersi” per continuare con il proprio ciclo di vita.
Aveva 21 anni e frequentava il secondo semestre di biologia all’“Instituto Tecnológico del Valle de Oaxaca”. Il suo omicidio ha indignato la comunità studentesca e diversi docenti: biologi che avevano svolto lavoro di campo con lui e che si dedicano alla conservazione delle specie. Grazie al livello di conoscenza che aveva raggiunto, Eugui aveva incontrato diversi ricercatori e condiviso con loro momenti importanti.
Aveva giocato un ruolo fondamentale nella riscoperta della rana Charadrahyla altipotens, una specie dichiarata estinta 50 anni fa: era stato lui a fare da guida all’équipe di scienziati, e sempre lui aveva trovato l’esemplare. Aveva inoltre scoperto una nuova specie di vipera e stava lavorando ad un articolo per presentarla alla scienza. I suoi amici, che custodiscono questo ritrovamento, lo renderanno pubblico a tempo debito.
Il giovane biologo stava scrivendo un libro con informazioni dettagliate su 40 specie che abitano la Sierra Loxicha. Voleva far conoscere i nomi in zapoteco —la lingua originaria della regione— e le espressioni vernacolari usate per definire questi animali. Ora di questo progetto si sono presi cura i suoi amici. Il libro, però, porterà solamente la firma di Eugui Roy Martínez Pérez.
La sua prima collaborazione in una ricerca scientifica era avvenuta nel 2012, quando aveva 13 anni. Si trattava di un progetto sulle lucertole realizzato con Raúl Gómez Trejo —il primo tutor di Eugui— e altri tre ricercatori. Un anno più tardi aveva partecipato a uno studio sulla morfologia dei girini e la presenza di chytridiomycosis —una malattia che colpisce gli anfibi— nella Sierra meridionale di Oaxaca. Nello stesso anno aveva fatto parte di un’équipe dedicata a registrare i canti delle rane della regione.

Il ricercatore della Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM), Raúl Gómez Trejo, racconta che Eugui aveva fatto “un salto quantico nel suo sapere”; molti studiosi riconoscevano che aveva la stoffa giusta per diventare un importante ricercatore a livello nazionale.
Nel 2017 aveva collaborato con Alejandro Calzada e Víctor Jiménez Arcos, entrambi ricercatori della UNAM, ai progetti: “Ecologia delle rane arboricole della Sierra Loxicha” e “Distribuzione e valutazione del rischio di estinzione per cambio climatico della lucertola Sceloporus tanneri”.
La lista delle collaborazioni di Eugui potrebbe continuare a lungo; ultimamente aveva partecipato al progetto “Ecologia termica delle lucertole del genere Xenosaurus di Oaxaca”, diretto dal professore Guillermo Woolrich Piña dell’Instituto Tecnológico Superior di Zacapoaxtla.
Come ricorda Raúl Gómez Trejo, Eugui aveva fatto da guida a molti ricercatori. Sul campo si muoveva come se fosse una delle tante creature che popolano l’ecosistema della regione. Per questo il suo omicidio resta incomprensibile agli occhi di amici, familiari e scienziati. Un crimine che lascia molte domande in sospeso: “Perché è successo a lui se andava d’accordo con tutti? È stato testimone di qualcosa che non doveva vedere durante le sue camminate notturne? Non saprei nemmeno di chi sospettare”, dice il suo amico Rogelio.
Per quelli che la Loxicha la conoscono in profondità, un crimine di questo tipo è parte del panorama tragico che caratterizza la zona da più di un secolo e mezzo. Le domande che avvolgono l’omicidio di Eugui sono le stesse che aleggiano intorno a molti altri casi di cui si sa poco.
“Da quelle parti togliersi la vita gli uni con gli altri è diventata una sorte d’abitudine”, dice Israel Ochoa, avvocato difensore di 150 persone accusate di aver realizzato azioni guerrigliere come parte dell’Esercito Popolare Rivoluzionario (EPR).

Passato e presente nella Loxicha
Anche solo domandare cosa succede nella Loxicha può essere complicato.
“Si trattata un luogo complesso, complesso, complesso. Si ha scritto poco di questa zona. La guerriglia è stata molto dura e il tema è raccapricciante. La regione si è riempita di narcotrafficanti”, dice una persona di cui, per motivi di sicurezza, si omette l’identità.
L’avvocato dell’EPR conosce la Loxicha da vicino. È stato testimone del “forte deterioro sociale” che si riflette nella totale diffidenza della gente. Si stupisce che Eugui Martínez Pérez non sia stato assassinato in un’imboscata, la maniera in cui generalmente avvengono le uccisioni nella zona.

Il professor Francisco Abardía conosce la regione dagli anni settanta, quando ci arrivò per svolgere varie attività di tipo comunitario. La sua esperienza e testimonianza aprono uno spiraglio sulla regione in cui è stato ucciso Eugui: “È impressionante come cambia il paesaggio quando ti avvicini a San Agustín. All’inizio del tragitto ci sono campi che per mesi rimangono spogli e che a giugno e luglio, quando il mais è ormai cresciuto, diventano meravigliosi. Quando si supera San José Pacífico —conosciuto per i funghi allucinogeni—, ci sono boschi di pino che la luce del sole non riesce a penetrare”.
Si raggiunge poi una regione frondosa, di mezza montagna, dove spiccano delle grandi coltivazioni di caffè, vestigio dell’epoca di prosperità del secolo XIX. “Quando il caffè fu introdotto nella Loxicha, arrivarono anche i grossi compratori che pagavano una miseria”, la disuguaglianza economica si fece passo: in pochi si arricchirono mentre la maggior parte della popolazione venne ridotta in povertà.
Questo è il panorama che Francisco Abardía trovò nel decennio degli anni settanta. Secondo Abardía, bisogna incastonare la Loxicha in questo contesto di profonde disuguaglianze e sopraffazioni. Negli anni settanta, racconta, “sono venuto a conoscenza di eventi molto violenti tra i cacicazgos. Arrivavano addirittura ad assediare interi paesi, sparavano dagli aerei, stanavano gli abitanti dei villaggi e li tassavano”.
Ricorda di un’imboscata dei caciques alle autorità municipali di San Agustín Loxicha; quella volta era dovuto andare a “raccogliere le anime”. Si erano celebrate delle cerimonie religiose per riportare le anime delle persone defunte al villaggio affinché si rincontrassero con i proprio corpi seppelliti: “perché se l’anima non ha un buon riposo, non potrà mai stare tranquilla”.
Dopo quella violenza ce ne sono state altre ed altre ancora. Il 28 agosto 1996, l’EPR attaccò delle installazioni militari e delle banche negli stati di Oaxaca e Guerrero e a Città del Messico. Secondo i rapporti ufficiali i morti furono 15, la maggior parte poliziotti; 12 di questi omicidi avvennero nello stato di Oaxaca.

Da quel giorno, nella Loxicha, epicentro dell’EPR, si sono registrate sparizioni forzate, omicidi per mano dei gruppi armati controinsorgenti nati dopo gli attacchi, arresti di massa, accuse di terrorismo e ribellionen.
Le 150 persone accusate, originarie quasi tutte della Loxicha e delle zone limitrofe, hanno ricevuto condanne fino a 30 anni di reclusione; per la popolazione civile quella è stata un’epoca tetra. “Per il governo tutti erano attivamente coinvolti. Da queste parti molte persone sono state uccise senza che si sapesse nulla, le comunità si sono disgregate. La diffidenza che esiste deriva da tutte queste morti”, spiega Israel Ochoa.
Per il momento, il tempo delle anime tranquille non è ancora arrivato a San Agustín Loxicha.
Essere “la chiave” della Loxicha per la scienza
A 11 anni Eugui aveva conosciuto un biologo. Si trattava di Raúl Gómez Trejo, ricercatore dedito allo studio di un gruppo di lucertole che, senza saperlo, era entrato nel terreno della famiglia di Eugui. Raúl era rimasto cinque giorni nella casa del bambino. Aveva saputo che da quelle parti si diceva: “se stai cercando animali devi andare con Eugui, un ragazzo di scuola media”.
Una delle prime cose che il ricercatore ricorda sono le cinque vipere che Eugui Martínez aveva catturato; le aveva studiate e stava documentando il loro comportamento. Durante quei giorni avevano percorso la montagna insieme, si erano scambiati libri e materiali vari. Avevano catturato gamberi ai piedi di una cascata.
Rosalinda racconta che l’arrivo inaspettato di Gómez Trejo ha significato l’inizio della relazione tra suo fratello e l’ambiente accademico.
Rogelio Simón, che ha conosciuto Eugui anni dopo, assicura che il suo amico e compagno di scuola era come un lasciapassare per entrare in quella zona della Sierra e fare ricerca.

Quando i suoi due amici e sua sorella lo ricordano, sembra che parlino di un piccolo mago delle montagne che ammaliava le persone con le sue storie. Una volta, ricorda Raúl, erano andati a un matrimonio e ad un certo punto nel bel mezzo della festa Eugui aveva attorno a sé cinque signori intenti ad ascoltare le “sue storie di rane, uccelli, tartarughe, e del bosco mesofilo, che è il più danneggiato del Messico”.
In un’altra occasione Eugui aveva chiesto ai ricercatori di fermare la gip della UNAM perché aveva adocchiato una lucertola e voleva scendere per cercarla. “Dava lezione ai suoi maestri. Aveva un grado di conoscenza che non ho visto in molti studenti di dottorato. La sua capacità discorsiva era molto alta e mi stava già insegnando moltissime cose”, racconta Raúl Gómez.

“Siamo diventati molto amici. Passavamo anche 15 giorni accampando nelle montagne. Un volta ci ha sorpreso un uragano nella Sierra Norte di Oaxaca, la regione più pluviale del Messico, e abbiamo camminato per 25 chilometri tutti bagnati e con gli zaini in spalla. Lui non sentiva nemmeno la fame”, ricorda Rogelio Simón.
“Ha toccato la vita di molte persone. Amava ogni lavoro che faceva: tuttofare in un ristorante, magazziniere, aiutante di ricercatori famosi. Non si è mai lamentato per i soldi”, narra Rosalinda.
Un’area naturale per combattere il silenzio
Il 18 maggio la rappresentanza in Messico dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha diffuso un comunicato condannando l’omicidio di Eugui Martínez Pérez. Anche la Facoltà degli Studi Superiori di Iztacala, della UNAM, ha distribuito un documento firmato da quattro accademici che hanno conosciuto Eugui in cui si denuncia che il crimine commesso contro il giovane biologo “danneggia gravemente la nostra società”.
“Era uno studente entusiasta che veniva da una comunità emarginata. Nonostante le ristrettezze economiche, aveva lottato per poter studiare. Appassionato da sempre di anfibi e rettili, ha fatto interessare a questi temi centinaia di bambini, giovani e adulti di diverse comunità di Oaxaca”, si legge nel testo.
Nel documento viene descritta l’importanza del suo lavoro: “Da dicembre del 2016 ci aiutava ad ottenere dati per valutare il rischio di estinzione della erpetofauna della Sierra Loxicha e per documentare e descrivere nuove specie di fauna. In un futuro vicino Eugui avrebbe potuto svolgere dei periodi di ricerca e ampliare le sue abilità nell’ambito scientifico della Facoltà di Iztacala”.

Secondo Raúl Gómez Trejo, Eugui aveva un obiettivo molto chiaro: conservare le specie attraverso la condivisione del sapere con i bambini. “Diceva cha lo strumento migliore sono i ragazzini. In ogni comunità che visitava c’era sempre qualcuno che poi lo invitava a fare da padrino per una prima comunione o in altre cerimonie!”
A inizio maggio, lo studente de biologia aveva trovato una cerva e il suo cerbiatto e si era messo d’accordo con un bambino della comunità per osservarli. La mattina del 7 maggio il bambino era andato a casa di Eugui che però gli aveva chiesto di tornare più tardi perché doveva finire di prepararsi. Minuti dopo si sono sentite detonazioni e grida.
I vicini avevano pensato che l’avesse morso una vipera, cosa che per altro non gli era mai successa in vita sua. Una signora era andata a controllare e lo aveva trovato morto. “L’assassino conosceva bene la proprietà perché è entrato e uscito molto rapidamente” ha detto una fonte di cui si mantiene l’anonimato.
Tra i tanti progetti di Eugui c’era quello di destinare il terreno di famiglia alla conservazione delle specie e di farlo dichiarare zona protetta. I parenti hanno assicurato agli amici del figlio che porteranno a termine il piano.
Se dieci anni fa Eugui era l’unico biologo a possedere “la chiave” della Loxicha, adesso Raúl Gómez e altri amici vogliono organizzare il Festival Eugui Roy Martínez per accogliere, ogni anno, centinaia di ricercatori, studenti e persone interessate nella conservazione delle specie.
L’uscio della casa di Eugui, la scena del delitto, non è stato protetto durante le ore successive al suo omicidio. Secondo la fonte anonima, il procuratore è arrivato passato mezzogiorno e non ha svolto nessuna inchiesta. Alle quattro di pomeriggio il corpo di Eugui si trovava ancora nel cassone di un pick-up della polizia.
C’erano gli elementi giusti per far sì che anche questo crimine cadesse nell’oblio della Loxicha. La famiglia ha però richiesto che il fascicolo d’inchiesta non restasse a San Agustín e, grazie anche alla pressione mediatica che ha suscitato il caso, il governo di Oaxaca si è impegnato ad investigare. Mongabay Latam ha sollecitato un’intervista con la Procura Generale dello Stato di Oaxaca; fino alla pubblicazione di questo testo non si è avuta risposta.
Durante la veglia funebre di Eugui, un gruppo di bambini conversava vicino al corpo. Raccontano i suoi amici che questi bimbi parlavano di “rane in amplesso” e di incontri con falsi serpenti corallo. Uno di loro spiegava agli altri: “Ho trovato un serpente dei ratti ma non mi ha fatto paura perché Eugui mi ha insegnato a conoscere il suo comportamento”.
Ed è così che questi piccoli esseri, come i girini che “si schiudono” per lanciarsi alla vita della Loxicha, dimostravano essere già pronti per moltiplicare il sapere donatogli da Eugui Roy Martínez Pérez
Immagine principale: il 7 maggio 2020, Eugui Roy Martínez Pérez é stato ucciso. Gli hanno sparato a San Agustín Loxicha, nello stato di Oaxaca.
Articolo originale: https://es-mongabay-com.mongabay.com/2020/05/eugui-biologo-asesinado-en-mexico/