Donne Maya in protesta contro i piani idroelettrici a Santa Cruz Barillas, Guatemala occidentale, il 16 Marzo 2014.L’opposizione locale alla costruzione di dighe ed altri progetti sulle risorse naturali dell’area hanno provocato un accanimento del governo contro gli attivisti. Fotografia di: Luis Miranda Brugos / Alba Sud Fotografia.
Il giovedi è uno dei due giorni di visita settimanali al centro maschile di detenzione preventive della città di Huehuentenango. Le donne dell’area (chiamata anche Huehuentenango) del Guatemala occidentale iniziano a fare la fila fuori alle prime ore del mattino, ed alle nove vengono ammesse una alla volta per vedere i loro parenti. I detenuti ed i visitatori si aggregano in gruppetti, seduti su sgabelli di plastica in uno dei due cortili di cemento della sovraffollata struttura, a pochi isolati dalla piazza centrale della città.
Saúl Méndez e Rogelio Velásquez non hanno altri visitatori oggi a parte il nostro reporter. Si trovano a otto estenuanti ore di bus a sud dalla loro casa nella municipalità di Santa Cruz Barillas, e le loro consorti sono impregnate ad accudire parecchi bambini mentre cercano di far quadrare i conti. Non è la prima volta che i due leader della comunità sono stati privati della loro libertà nella loro opposizione dal basso ai progetti di dighe idroelettriche di compagnie transnazionali – tra cui un progetto “bollino verde” per la vendita di carbon credit ad investitori internazionali.
“La nostra comunità è in prima linea in questa lotta.” Méndez sostiene, cercando di spingersi un po’ oltre per essere ascoltati nel chiasso del dibattito.
Saúl Méndez (a sinistra) e Rogelio Velásquez, fotografati in tribunal dopo un’udienza il 29 Aprile 2015, hanno trascorso gran parte dei tre anni passati in detenzione preventiva con vari capi d’accusa. Sono entrambi dei leader comunitari che si oppongono alle dighe idroelettriche a Santa Cruz Barillas, Guatemala. Fotografia di: Gustavo Illescas / Centro de Medios Independientes.
Al confine con il Messico e attraversato dalla più alta catena montuosa dell’America Centrale, il dipartimento di Huehuentenango è uno dei dipartimenti più variegate del Paese, e che ospita nove diversi popoli Maya. Gli attivisti rivelano che negli scorsi decenni il governo nazionale ha rilasciato delle licenze a diverse società di dighe idroelettriche nel Huehuentenango settentrionale senza consultare la popolazione locale o senza ottenerne il consenso. Secondo i dati governativi del 2012, sono state accordate o sono state in via d’approvazione licenze per otto progetti idroelettrici nel dipartimento.
Le comunità che si sono impegnate in una feroce resistenza ai progetti di diga stanno subendo diverse ripercussioni dal governo. Oltre a Méndez e Velásquez, altri Quattro uomini di Santa Cruz Barillas e due indigeni Maya, leader della comunità Q’anjob’al della vicina municipalità di Santa Eulalia sono in gabbia, apparentemente anche per il loro ruolo nell’opposizione ai progetti. Vi sono altre clamorose ordinanze di custodia cautelare per almeno altri dieci uomini e donne, tutti coinvolti nell’opposizione comunitaria ai progetti idroelettrici.
Inoltre, tre attivisti sono stati uccisi – due dei loro corpi mostravano segni di tortura.
“Stiamo lottando contro un mostro parecchio grande” sostiene Velásquez. I poveri sono stati sempre emarginati e i diritti degli indigeni non sono mai stati rispettati in Guatemala, afferma. “Speriamo di essere liberati un giorno e di goderci la nostra libertà.”
Il più combattuto dei progetti idroelettrici è la proposta di una diga sul fiume Canbalam a Santa Cruz Barillas che Hidro Santa Cruz, società controllata dalla compagnia energetica spagnola Hidralia Energía, ha cercato di far partire il progetto. Pare che la compagnia abbia ricevuto dei finanziamenti per il progetto dalla Banca Mondiale e dalla Banca Interamericana di Sviluppo (IDB). Il progetto idroelettrico Canbalam è anche certificato dall’ONU per la vendita di carbon credit (crediti per la riduzione delle emissioni di CO2 che danno incentivi economici a chi li produce) sotto il Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM). Originario di un’altra area del dipartimento di Huehuentenango, Rubén Herrera arrivò Santa Cruz Barillas con un’ondata di rifugiati e di sfollati interni del conflitto armato in Guatemala durato trentasei anni e conclusosi nel 1996. Ha lavorato sullo sviluppo giovanile, allenamento alla leadership ed altre iniziative per 17 anni ed è stato attivo nei movimenti locali, regionali e nazionali per proteggere la terra dalle miniere, dalle dighe idroelettriche ed altri progetti sulle risorse naturali. Attualmente coordina una coalizione di indigeni e comunità dal basso, la “Asamblea Departamental de Huehuentenango” (ADH) per la difesa del territorio. Quando le compagnie energetiche iniziarono ad arrivare a Santa Cruz Barillas con i loro piani per le dighe nel 2008, incontrarono in battuta la resistenza locale, racconta Herrera a mongabay.com in un’intervista al centro di ricerca di Huehuentenango.
Quando la Hidro Santa Cruz, società controllata da Hidralia Energía iniziò a contrattaccare la popolazione, vi era già una significativa opposizione al progetto”, rivela Herrera. L’anno precedente, nel 2007, più di 46 mila residenti di Santa Cruz Barillas avevano votato contro l’estrazione mineraria e lo sfruttamento delle risorse naturali in un processo di consultazione guidato dalle comunità, così come in più di ventiquattro municipalità nel solo dipartimento di Huehuentenango, i residenti spinsero le autorità municipali a tenere le consultazioni per far sentire la loro voce. Su una popolazione totale di circa 125 mila persone, soltanto nove di queste votarono a favore dell’estrazione mineraria a Santa Cruz Barillas.
“Quella consultazione unì ed aumentò la consapevolezza della maggior parte delle persone di Barillas”, sostiene Herrera.
Il movimento contro gli intenti di Hidralia Energía ed altre compagnie di costruire dighe sui fiumi del Huehuentenango settentrionale è cresciuto rapidamente, con Q’anjob’al, Akateco, Chuj, Popti, ed altri popoli non indigeni nella regione facenti fronte comune. Il governo guatemalteco ha continuato a supportare e concedere licenze ai progetti idroelettrici nonostante la chiara e schiacciante opposizione locale. Di conseguenza, nei cinque anni successivi all’arrivo delle compagnie energetiche nell’area, le comunità sono ritornate all’azione diretta.
Santa Cruz Barillas, Guatemala. Fotografia di: Luis Alejandro Jm.
I residenti sono usciti allo scoperto per impedire agli operai delle compagnie di condurre i loro lavori di ricerca sui fiumi, con il loro effettivo sequestro. In tale occasione, Herrera fu chiamato per aiutare nella mediazione ed assicurarsi del rilascio sicuro degli operai, ma in seguito fu accusato di sequestro di persona. Le tensioni erano alle stelle, ma nessun operaio fu toccato. Nel 2011, le comunità cacciarono fuori completamente la compagnia dalla regione. Non c’è più alcun altro progetto attivo sull’idroelettricità: tuttavia, Hidralia Energía non si è arresa e la sua società controllata mantiene una presenza minima sul territorio di Santa Cruz Barillas.
“Iniziò così una campagna diffamatoria di accuse contro tutti noi”, dichiara Herrera. L’ondata di accuse criminali contro i leader delle comunità iniziò alla fine del 2009, ma partì effettivamente nel 2011. Herrera ha un’esperienza diretta a tal proposito. Ha vissuto le accuse, è stato detenuto e assolto, ma alla fine è stato costretto a lasciare Santa Cruz Barillas a causa di minacce e persecuzione giudiziaria.
In molti altri casi, le accuse furono condotte contro dozzine di leader delle comunità locali e agli attivisti del movimento per qualunque cosa, dall’associazione illecita al terrorismo. Herrera, Méndez, Velásquez ed altri hanno trascorso mesi in carcere. Le procedure legali sono ancora in corso sia nei vari casi giudiziari degli otto capi delle comunità adesso dietro le sbarre, sia in quelli di altri al momento non detenuti. Ad oggi, tuttavia, tutti i casi giudziari contro gli oppositori dei progetti idroelettrici del Huehuentenango settentrionale che sono stati portati avanti si sono conclusi in assoluzione per mancanza di prove. Tutti tranne un caso – quello di Méndez and Velásquez.
Il 27 Agosto 2013, Méndez e Velásquez si erano recati in tribunale per l’udienza finale a conclusione del processo contro di loro. Erano stati liberati dal Gennaio di quell’anno, dopo otto mesi di detenzione. Quando uscirono fuori dalla corte di giustizia, tuttavia, furono entrambi detenuti. Con gran sorpresa di tutti, furono accusati di concorso in duplice omicidio che era del tutto slegato dal movimento contro le dighe idroelettriche.
Nell’Agosto 2010, i residenti di una comunità di Santa Cruz Barillas avevano sequestrate Mateo Diego Simón, un uomo conosciuto nella zona poiché membro di una banda di ladri che rubava alla popolazione locale. I residenti consegnarono l’uomo alla polizia, ma dopo esser stati avvisati che l’uomo sarebbe stato rilasciato il giorno seguente, la situazione sfuggì di mano. Alla fine della giornata, una folla di 500 persone legò e strangolò a morte Diego Simón e Guadalupe Francisco Felipe, la donna identificata come capobanda del gruppo.
Méndez e Velásquez affermano la loro estraneità al linciaggio dell’Agosto 2010, che non ebbe luogo nella loro propria comunità. Anni dopo il fatto, tuttavia, i due leader comunitari furono detenuti il giorno in cui un altro caso contro di loro veniva chiuso. Tra le stimate 500 persone coinvolte, i testimoni dichiarano di aver riconosciuto soltanto due figure: Méndez and Velásquez. A collegare i due uomini nel duplice omicidio del 2010 ci fu un complotto, dichiara Herrera.
Un cartello di protesta contro le dighe idroelettriche a Santa Cruz Barillas il 15 Marzo 2014. Il cartello si riferisce alla compagnia responsabile di una diga contesa che è stata collegata all’omicidio e alla detenzione di attivisti locali, e dice “Hidr Santa Cruz Fuori!!!Fuori!!!Fuori!!! dal nostro territorio” Fotografia di: Luis Miranda Brugos / Alba Sud Fotografia.
“Questo è il contesto reale della vicenda di Saúl e Rogelio: un tumultuoso incidente in cui più di 500 persone parteciparono. Soltanto loro vengono identificati, soltanto loro accusati, e soltanto loro processati e incarcerati preventivamente” dichiara Herrera.
Nel Novembre 2014, i due sono stati condannati a 33 anni di carcere. Il 15 Maggio 2015, una corte di Huehuentenango si è rifiutato di ratificare la sentenza e l’arresto e ha riaperto il processo. Gli uomini rimangono in carcere nel centro detentivo di Huehuentenango in attesa della riapertura del processo.
Méndez e Velásquez non sono i soli capi della comunità di Santa Cruz Barillas ad essere arrestati dopo aver concluso un’udienza per un caso non collegato. Il 2 Giugno 2015, Bernando Ermitaño López Reyes viene arrestato a Guatemala City, presente ad un udienza in segno di solidarietà verso altri tre uomini di Santa Cruz Barillas nella loro udienza in corso. López Reyes è uno dei nove uomini e quattro donne per cui fu prescritto un mandato di arresto il 3 Aprile 2015. Un leader conosciuto ed un candidato alle elezioni comunali di Santa Cruz Barillas, adesso è accusato di sequestro di persona e istigazione.
Sergio Beltetón, un avvocato che ha lavorato con l’organizzazione Comité de Unidad Campesina (CUC) per tre anni, ha visto nel tempo le stesse dinamiche venir fuori nei conflitti sulla terra, estrazione mineraria, dighe, ed altri progetti.
“ Il governo non si consulta mai con la popolazione, e a causa di ciò emerge il malcontento. Quando la gente si oppone alle dighe idroelettriche, i conflitti assumono un carattere violento” rivela Beltetón a mongabay.com. “Quello che fanno le compagnie è sfruttare la situazione per criminalizzare i capi, col tentative di soffocare i movimenti. E ne consegue una reazione a catena: niente consultazioni, pubbliche proteste, e la criminalizzazione delle proteste pubbliche.”
La convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (CERD) è arrivata a conclusioni simili nelle osservazioni periodiche sul Guatemala, pubblicata in spagnolo il 15 Maggio 2015.
“Il comitato è preoccupato sull’alto livello di malcontento che si solleva dalla concessione di licenze o permessi per lo sfruttamento idroelettrico delle risorse naturali, o per i progetti di monocoltura nelle terre e nei territori che appartengono alle popolazioni indigene o che sono state tradizionalmente occupate da loro. Il Comitato nota con preoccupazione che queste licenze sono state concesse senza rispettare il diritto delle popolazioni indigene di essere consultate” nota il CERD sulle sue osservazioni.
Il Comitato si rivolge anche ai capi d’accusa che spesso vengono fuori dalle proteste e dai conflitti collegati alle risorse naturali. “Il comitato nota che in molti casi gli attacchi e gli omicidi hanno luogo in un contesto di conflitti legati allo sfruttamento delle risorse naturali. Ciò che preoccupa il Comitato è che queste proteste generano spesso processi legali contro gli attivisti, con capi d’accusa come il terrorismo, sequestro di persona, istigazione alla violenza o all’illecito, che sbilanciano la gravità degli incidenti.” , scrive l’organo dell’ONU.
Il movimento contro i progetti idroelettriche nel Huehuentenango settentrionale ha dovuto scontrarsi con altre sfide oltre all’ondata di accuse di crimine. Gli attivisti sono stati uccisi, così come in altre parti del Guatemala. Agli inizi dell’anno, il 27 Marzo 2015, il corpo del leader di una comunità di Santa Cruz Barillas, Pascual Pablo Francisco, è stato trovato con dei segni di tortura quattro giorni dopo il suo rapimento.Il 7 Aprile 2013, il leader locale Q’anjob’al leader e il membro dellADH Daniel Pedro Mateo è stato rapito a Santa Eulalia. Il suo corpo è stato trovato con dei segni di tortura nove giorni dopo. Nessuno è ritenuto responsabile degli omicidi; tuttavia Herrera, Méndez, Velásquez, e molti altri credono che la compagnia sia dietro ai crimini.
Uno striscione in memoria di Daniel Pedro Mateo esposto in segno di protesta nel parco centrale di Santa Cruz Barillas il 14 Marzo 2014. Mateo, un leader internazionale oppostosi ai progetti locali di dighe idroelettriche, era stato rapito ed ucciso quasi un anno prima, ed il suo corpo venne trovato con evidenti segni di tortura. Lo striscione si riferisce a lui come un martire ed un eroe per la difesa dei diritti collettivi, del territorio, di Madre Natura, e lo cita dicendo:” Se mi uccideranno, fa che sia per una giusta causa.” Fotografia di: Luis Miranda Brugo / Alba Sud Fotografia.
Un altro omicidio ha dato luogo ad una catena di eventi nel 2012. Il primo maggio, Andrés Pedro Miguel fu ucciso a colpi di arma da fuoco, e Pablo Antonio Pablo and Esteban Bernabé furono feriti mentre facevano ritorno a casa dalla fiera locale a Santa Cruz Barillas. Il presunto omicida è una guardia di sicurezza di Hidro Santa Cruz, sebbene lui ed un’altra guardia della compagnia furono dichiarati innocenti l’anno seguente. Le tre vittiment dell’attacco si erano opposte ai piani di Hidralia Energía per le dighe idroelettriche del fiume Canbalam River, e Pablo in particolare era un esponente della comunità Q’anjob’al del movimento contro la diga che si era rifiutato di vendere il terreno alla compagnia.
La notizia dell’attacco si diffuse velocemente, facendo scoppiare un incredibile malcontento. Un hotel in cui gli operai della compagnia della diga erano alloggiati venne messo a soqquadro, e la gente prese il posto delle forze di sicurezza locali. Il governo guatemalteco dichiarò lo stato d’assedio a Santa Cruz Barillas lo stesso giorno, inviando centinaia di soldati e poliziotti. Le libertà e i diritti costituzionali furono sospesi, tra cui le libertà di movimento a di assemblea e i diritti dei detenuti e dei prigionieri.
Per molti adulti del Huehuetenango settentrionale, lo stato d’assedio riportò delle orribili memorie del conflitto interno armato durato 36 anni. Una commissione ONU concluse che le forze di sicurezza nazionali avevano portato avanti delle azioni di genocidio contro la popolazione civile Maya in diverse regioni del Paese. Tra il 1960 e il 1996, più di 200 mila persone furono uccise, decine di migliaia scomparvero, e si stima che un milione di persone abbia perso la propria dimora. Così come gran parte delle regioni collinari in cui la popolazione è Maya, il Huehuentenango fu duramente colpito durante il conflitto.
Al centro detentivo, Méndez and Velásquez spiegano come gli eventi del 2012 abbiano riportato i residenti di Santa Cruz Barillas indietro agli orrori della guerra. “Lo stato d’assedio non fu uno stato d’assedio; per noi fu un flash-back del 1981”, afferma Velásquez.
Molti residenti hanno avuto delle esperienze di terrore a causa dell’influsso massiccio delle forze di sicurezza nazionali nel Maggio 2012. Il padre di Méndez’s father, per esempio, si rifugiò nelle montagne durante lo stato d’assedio. Lo stesso Méndez era un bambino durante la fase peggiore del conflitto dei primi anni Ottanta, ma ricorda la paura in cui vise la sua famiglia quando suo zio sparì e fu probabilmente giustiziato.
“E’ qualcosa di parecchio doloroso”, afferma Méndez riferendosi alla militarizzazione del recente stato d’assedio. “Arrivarono per minacciare le persone. Chiesero alle persone di rivelar loro dove fossero i loro capi.”
Il 2 Maggio,Méndez and Velásquez furono detenuti per la prima volta. Erano 2 dei 12 leader delle comunità arrestati nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione dello stato d’assedio, che durò 17 giorni.
Il 2 Maggio,Méndez and Velásquez furono detenuti per la prima volta. Erano 2 dei 12 leader delle comunità arrestati nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione dello stato d’assedio, che durò 17 giorni.
“Aspettare una data ci tormenta un po’” dichiara Velásquez. “ Vogliamo che il processo inizi presto e che la verità venga fuori.”
Un rumore acuto risuona in tutto il centro di detenzione. E’ il primo di una serie di suoni, che informa che il tempo della visita di due ore sta per finire. E’ tempo per più di 200 detenuti di ritornare alle loro cinque celle sovraffollate per l’appello prima che i visitatori facciano la fila per uscire dalla struttura.
Questi ultimi nove mesi in carcere sono stati difficili per Méndez e Velásquez. Tuttavia, molte persone e molte organizzazioni li supportano, e le comunità sono unite nella lotta allo sfruttamento delle risorse naturali nel Huehuentenango del nord e oltre, e ciò dà loro speranza.
“Se continuiamo insieme, organizzati e uniti, ci sarà il cambiamento.” Sostiene Velásquez.
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