- In occasione della visita del presidente in Europa nel maggio scorso, Papa Francesco ha consegnato a Trump una copia della sua enciclica sulla protezione dell’ambiente del pianeta. Una settimana dopo Trump si è tirato fuori dall’accordo di Parigi.
- Nonostante la maggioranza dei cattolici americani abbia votato per Trump e si sia mostrata meno favorevole al Papa dopo la pubblicazione della Laudato Si’, il coraggioso appello del pontefice a salvare la terra continua a motivare i leader di tutte le religioni.
- Gli esempi sono molti: a maggio 55 “leader religiosi emergenti” provenienti da 17 paesi si sono incontrati in Brasile per individuare energie rinnovabili fattibili e progetti sostenibili per le proprie nazioni. Sempre a maggio, nove grandi organizzazioni cattoliche di tutto il mondo hanno annunciato il disinvestimento in carbone, gas e petrolio.
- I leader spirituali induisti stanno incoraggiando l’abbandono del carbone a favore di energia alternativa e la diminuzione dell’inquinamento nei templi. Il Marocco si è impegnato a convertire 15.000 moschee alle energie rinnovabili entro il 2019. I leader spirituali giordani si sono invece impegnati ad abbracciare l’energia solare. Secondo alcuni il cambiamento potrebbe essere ancora più rapido, ma è comunque in atto.
Il 24 maggio un sorridente Papa Francesco ha consegnato una copia autografata dell’enciclica Laudato Si’al presidente Trump in occasione della sua visita a Roma. Il presidente americano, che ha definito “una bufala” i cambiamenti climatici, ha promesso di leggere l’enciclica, un appello spirituale e secolare a salvare la terra dalla distruzione ambientale.
Una settimana dopo, Trump ha annunciato le sue intenzioni di tirar via gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi del 2015, il cui prologo era stato influenzato dai principi contenuti proprio nella Laudato Si’. Così facendo, Trump non solo ha ripudiato gli impegni di 195 nazioni a ridurre la propria impronta di carbonio per attenuare i pessimi effetti dei cambiamenti climatici; ma anche Papa Francesco e la sua enciclica.
A due anni dalla pubblicazione della Laudato Si’, dopo che la grande attenzione mondiale che ha suscitato si è spenta, vale la pena chiedersi: questo documento educativo cattolico, inflessibile e senza precedenti, aggregando i leader di tutte le religioni, e i loro miliardi di seguaci, per agire in maniera decisiva sul clima per la “cura della nostra casa comune”, soddisfa le aspettative del Vaticano?
La risposta è un“sì” con riserva, basato sulle prove fornite da interviste a una serie di leader religiosi, conferenze recenti, impegni formali e una marea di iniziative concrete, grandi e piccole, da parte di congregazioni e seminari di tutto il mondo.
“Si pensa che, se i leader religiosi fanno parlare il Papa [di protezione dell’ambiente], si darà inizio a un rapido cambiamento su larga scala,” sostiene Fletcher Harper, direttore esecutivo di GreenFaith, organizzazione interreligiosa di attivismo ambientale di portata internazionale che ha sede negli Stati Uniti.
“Si tratta di pura fantasia. Non è così che va il mondo. Ci vuole disciplina nel determinare un lavoro a lungo termine da parte dei gruppi religiosi. Non rapidamente come vorrei, ma sta accadendo,” ha ammesso.
Harper ha presentato la propria organizzazione come esempio di progresso incrementale. A maggio, GreenFaith ha condotto una sessione di formazione in Brasile con 55 “leader religiosi emergenti” provenienti da 17 paesi. L’obiettivo: promuovere la consapevolezza ambientale e indentificare energia rinnovabile e progetti sostenibili che possano essere realizzati in ciascuna nazione. Tuttavia, per raccogliere i frutti dei semi piantati in questo incontro internazionale, ci vorranno molto tempo e molta energia.
Iniziative contrastanti tra i cattolici
Negli Stati Uniti la chiesa cattolica ha accolto in ritardo l’enciclica e il suo appello all’azione. Con il rilascio dell’enciclica, il 28 giugno 2015, la popolarità del Papa è calata; secondo i cattolici, sono pochi i parroci che dal pulpito parlano di protezione ambientale nelle omelie; inoltre, i sondaggi rivelano che la maggioranza dei cattolici degli Stati Uniti ha votato per Trump.
Il Cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che ha supervisionato le ricerche e la stesura della Laudato Si’, in un’intervista del 2016 ha dichiarato: “Siamo consapevoli che in alcuni luoghi l’enciclica abbia portato delle tensioni.” Considerando che i ricchi benefattori cattolici tendono a essere politicamente conservatori, Turkson si rammarica, “Non si può sputare nel piatto in cui si mangia, ma speriamo di cambiare questa situazione.”
Lentamente, il cambiamento sta arrivando.
Il 10 maggio, nove grandi organizzazioni cattoliche, una di fama interazionale, cinque italiane, due americane e una britannica, hanno annunciato il proprio disinvestimento da carbone, petrolio e gas con quello che dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima è stato considerato “il maggiore disinvestimento cattolico dai combustibili fossili mai realizzato.”
“Questa dichiarazione vuole essere il primo impegno concreto nella logica dell’ecologia integrale e della cura della nostra casa comune a cui Papa Francesco ci ha chiamati,” afferma Tommaso Valentinetti, Arcivescovo della diocesi di Pescara-Penne.
Suor Sheila Kinsey, che vive a Roma e fa parte del comitato direttivo del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, aggiunge: “La Laudato Si’ e il suo spirito sono ancora attuali e sempre più importanti, considerando che l’azione per il clima è una questione fondamentale nell’agenda politica internazionale.”
Inoltre, ci ricorda che il 27 gennaio più di 125 organizzazioni internazionali, comprese molte organizzazioni cattoliche, università e gruppi ambientalisti come Greenpeace e 350.org, si sono riunite a Roma in occasione della conferenza intitolata “ Laudato Sì’ e investimenti cattolici.”
Nel frattempo in Benin, in Africa occidentale, dove ogni diocesi cattolica sostiene una propria azienda agricola, è in aumento il numero dei centri di formazione in agricoltura sostenibile ispirati dall’enciclica. In Australia, invece, numerose scuole hanno dato ascolto all’appello del Vaticano e investono in pannelli solari per tagliare le emissioni di carbonio e risparmiare sui costi energetici.
Un appello interreligioso
“Il Papa non si aspetta che questo sia un movimento esclusivamente cattolico,” ha dichiarato il vaticanista veterano Robert Mickens, direttore del La Croix International a Roma. “L’aspetto straordinario dell’enciclica è che promuove un progetto che può coinvolgere l’intera razza umana. Cosa unisce tutta l’umanità? L’ambiente. Ѐ la nostra casa comune, il nostro interesse comune.”
E per evidenziare questo punto, 33 gruppi religiosi provenienti da tutto il mondo hanno sottoscritto la Dichiarazione Interreligiosa consegnandola ai leader mondiali presenti alla Conferenza Mondiale sul Clima delle Nazioni Unite di Marrakesh, Marocco, svoltasi nel novembre 2016, con la quale promettono di impegnarsi a perseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi e, per estensione, della Laudato Sì’.
Gopal Patel è il direttore del Bhumi Project, progetto con sede a Oxford partito nel 2009 che, tra i suoi obiettivi, ha quello di proporre alle comunità induiste dei metodi per abbandonare il carbonio a favore delle energie rinnovabili, per migliorare la gestione dei rifiuti e per ridurre l’inquinamento attorno ai templi: anche lui ha firmato la Dichiarazione Interreligiosa alla COP22.
“Tutte le religioni si occupano dell’ambiente da molto tempo,” ha dichiarato Patel. “La Laudato Si’ ha contribuito, e continua a farlo, a dare ascolto alle voci di tutte le religioni nell’ampio spazio del clima. Ѐ il più grosso appoggio che il movimento religioso potesse avere per dimostrare che abbiamo qualcosa da dire sulla cura del nostro pianeta.”
Patel non ha potuto non fare riferimento al dono di Papa Francesco a Trump: “Il Papa avrebbe potuto offrigli molte cose in dono. Un pugno in faccia? Anche. Ma ha dato a Trump la Laudato Si’, giusto? Una nuova opportunità che ha la comunità di fede per affermare: ‘Contiamo ancora qualcosa e il messaggio è questo.’”
Inoltre, Patel è convinto che il documento scritto dai leader del pensiero cattolico si avvicini molto ai principi fondamentali dell’induismo: ”L’induismo crede in un ecosistema universale, non solo su questo pianeta ma in tutto il creato. Il mondo ha una struttura e un ordine universale. Ne sono parte le persone, così come gli alberi e le montagne, gli uccelli e i pesci.”
Riprendendo un tema costante della Laudato Si’, aggiunge: “Una delle responsabilità principali degli esseri umani è assicurare la conservazione di quell’armonia e di quell’equilibrio universale che è la creazione.”
Ispirazione per i musulmani
Nana Firman, co-fondatrice del Global Muslim Climate Network, ricorda che all’inizio del 2015, prima che Papa Francesco rivelasse la propria intenzione di produrre la Laudato Si’, i leader ambientalisti musulmani stavano abbozzando una dichiarazione a supporto delle negoziazioni sul clima delle Nazioni Unite che si sarebbero tenute a Parigi alla fine dello stesso anno.
“Stavamo discutendo su come portare alla ribalta la nostra posizione, quando il Papa ha pubblicato la Laudato Si’ [giugno 2015] e siamo rimasti tipo… perfetto! Ci ha stimolati e ci ha ispirati,” ha detto. “Due mesi dopo abbiamo pubblicato la Dichiarazione sui Cambiamenti Climatici.”
Da allora, sottolinea Firman, “sono successe molte cose, nonostante la dichiarazione non abbia ricevuto una grande attenzione da parte dei media.”
“Stiamo promuovendo una campagna per moschee a energia pulita in Medioriente e in Africa settentrionale,” ha aggiunto. “Il governo del Marocco si è impegnato a convertire le 15.000 moschee del paese alle energie rinnovabili entro il 2019. La Giordania ha preso lo stesso impegno a convertirsi all’energia solare.”
Firman ha descritto gli “hardware” (i progetti) e i “software” (i capi musulmani) che si stanno mobilizzando per aiutare i poveri e tutti coloro che sono maggiormente vulnerabili a causa dei cambiamenti climatici. Ha parlato di partecipazione alla guerra contro la deforestazione sfrenata in Indonesia e della necessità di fare qualcosa per le zone basse del Bangladesh minacciate dall’aumento del livello del mare. Infine, ha ammesso che altre sfide li attendono anche nelle zone dell’Africa subsahariana soggette a siccità.
“Stiamo formando gli imam a diventare ambientalisti esperti che, dal pulpito, parlano alla comunità e al pubblico,” aggiunge Firman. “Quando i fedeli vanno nelle moschee, osservano i pannelli solari e apprendono il perché della loro importanza. Tutto questo è collegato alla nostra fede religiosa. Siamo come degli steward su questa terra.”
Velocità del cambiamento e fede
In tutti gli episodi a testimonianza del progresso, risuona un sottotono di impazienza tra le comunità religiose , così come tra i leader ambientalisti. Le emissioni di carbonio sono ancora in aumento; la Terra fa registrare temperature record di anno in anno; il livello dei mari sale e le temperature estreme sono ormai la norma.
Quasi ovunque la portata degli investimenti e la velocità dei mutamenti sociali tengono il passo sempre più rapido dei cambiamenti climatici.
Negli Stati Uniti dozzine di seminari, per lo più protestanti, comprendono l’educazione ambientale all’interno della formazione teologica. Una giovane e più numerosa generazione di ecclesiastici viene incoraggiata ad accelerare, in ogni parrocchia, l’urgenza di azioni locali e nazionali a favore del clima.
Ciononostante, la speranza e la promessa della Laudato Si’ rischiano di rimanere al di sopra delle capacità umane senza dei leader religiosi ancora più energici e impegnati che mobilitino i miliardi di fedeli, che rappresentano in ogni angolo del globo, a fare pressione ai capi politici e ad agire in prima persona.
“I miei studenti sono entusiasti e vogliono battersi, ma le sfide sono enormi,” ha dichiarato Tim Van Meter, professore associato di ecologia e giustizia alla Methodist Theological School in Ohio. “La gente è semplicemente stanca. Il collasso sembra ormai inevitabile.”
Poi, in un secondo, Van Meter scaccia via questa prospettiva pessimista: “Una delle convinzioni basilari di un uomo di fede è che non ci si deve abbandonare alla disperazione. Bisogna vivere di speranza. Per quanto stanchi possiamo essere, so che stiamo lavorando per un bene maggiore e continueremo a farlo.”
Justin Catanoso è professore di giornalismo alla Wake Forest University in North Carolina e collabora stabilmente con Mongabay. Si trova su Twitter: @jcatanoso.