- Uno studio ha rilevato che in Europa ci sono 3,4 milioni di acri (13,760 chilometri quadrati) che corrispondono alla definizione di foresta vergine della FAO.
- Queste foreste sono sparse in tutta Europa e costituiscono un habitat importante per la fauna selvatica.
- Ma i ricercatori mettono in guardia: meno della metà di queste foreste è protetta in modo adeguato, il che significa che la maggioranza è invece esposta al diboscamento.
- Essi esortano l'UE ad aumentarne il livello ufficiale di protezione.
L’Europa che conosciamo oggi è allo stesso tempo urbana e bucolica, punteggiata da centri storici su uno sfondo di campi e di terreni adibiti al pascolo. Ma dove oggi le pecore pascolano su colline erbose, una volta c’erano i bisonti, che vagavano per le foreste; dove oggi vediamo girasoli e tulipani, una volta cacciavano i lupi. E le fiabe mettevano in guardia i bambini sui pericoli del bosco, suggerendo loro di starne alla larga.
Ma i boschi che un tempo coprivano l’Europa ora sono in gran parte spariti, rasi al suolo dagli umani per coltivare cibo e costruire insediamenti, a partire da circa 6000 anni fa. E con i boschi sono spariti anche gli animali che vi abitavano. I lupi grigi, i bisonti europei e gli orsi bruni eurasiatici sono ora relegati in piccole aree in cui l’habitat si è conservato. In Europa rimane soltanto un ampio tratto di foresta planiziale intatta – un’oasi di foresta primaria al confine tra Polonia e Bielorussia, salvata dalla distruzione solo perché fu indicata come un’area adibita alla caccia dei reali nel XV secolo.
Tuttavia, secondo un nuovo studio pubblicato di recente sulla rivista Diversity & Distributions in Europa potrebbero esserci più aree di foresta “primaria” rispetto a quanto si credesse in precedenza. Gli autori dello studio affermano che queste foreste forniscono un importante rifugio per molte specie, ma credono anche che la mancanza di protezione adeguata le stia lasciando esposte al pericolo della deforestazione.
Lo studio è stato condotto da alcuni ricercatori in istituzioni europee e americane. Per le ricerche essi hanno utilizzato banche dati riguardo la distribuzione di alberi e intervistato migliaia di esperti di foreste europee per determinare quali foreste possano essere considerate primarie.
“Abbiamo contattato centinaia di scienziati, esperti e attivisti di ONG provenienti da tutta Europa e abbiamo chiesto loro di condividere informazioni su dove trovare queste foreste nel loro paese”, ha dichiarato Francesco Maria Sabatini, scienziato dell’Università Humboldt di Berlino e principale autore dello studio. “Senza il loro impegno diretto non avremmo mai potuto costruire il nostro database, che è il più completo mai realizzato per l’area europea”.
Cosa rende una foresta “primaria” è ancora dibattuto. Le foreste pluviali tropicali vengono generalmente considerate tali se non c’è nessuna traccia dell’intervento umano, mentre in Europa la definizione è meno rigorosa.
Ai fini dello studio, i ricercatori hanno utilizzato la definizione stabilita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) nel 2005, che classifica la foresta primaria in Europa come foresta “primordiale, vergine, centenaria e intatta”. In pratica, seguendo questa definizione, una foresta si qualifica come primaria se non c’è stato alcun intervento umano negli ultimi 60 anni.
I ricercatori hanno scoperto che 3,4 milioni di acri (13.760 chilometri quadrati) in Europa si adattano a questa definizione.
Sabatini afferma che è difficile credere che l’uomo non abbia mai messo mano su queste foreste. “Tuttavia”, continua lo studioso, “queste sono foreste dove l’attività umana non ha lasciato segni visibili. Forse perché la naturale dinamica dei processi ecologici ha reso invisibile qualsiasi traccia di interventi effettuati decine e decine di anni fa”.
Secondo gli autori dello studio questa naturale dinamica ecologica permetterebbe a queste foreste di fornire habitat a più specie rispetto a foreste che hanno subito alterazioni più recentemente. Tuttavia i ricercatori avvertono anche che questa abilità persisterà solo se la foresta continuerà a rimanere intatta, che potrebbe non essere ancora a lungo.
Quando i ricercatori hanno mappato queste foreste hanno anche scoperto che esse corrispondevano ad aree già protette, e che pertanto l’89% di queste aree gode già di protezione ufficiale. Ma per meno della metà – il 46% – è garantita una protezione rigorosa, il che significa che la maggior parte potrebbe essere legalmente diboscata.
“In molte zone di montagna vengono attualmente abbattuti alberi in ampie zone di foresta primaria, ad esempio in Romania e Slovacchia e in alcuni paesi balcanici”, ha dichiarato Miroslav Svoboda, scienziato presso l’Università di Scienze della vita a Praga e coautore dello studio. “Un incremento nella domanda di bioenergia e tassi elevati di disboscamento illegale stanno portando alla distruzione di questo patrimonio naturale insostituibile, spesso senza che nemmeno si sappia che la foresta che si sta distruggendo è una foresta primaria”.
Secondo i ricercatori queste scoperte potrebbero aiutare ad indirizzare gli sforzi conservazionistici in Europa, dove è più necessario e richiesto. Hanno anche individuato altre aree boschive in cui il livello di utilizzo del suolo è basso, che potrebbe indicare l’esistenza di più tratti di foreste primarie.
“Le foreste primarie hanno un valore eccezionale, sia ambientale che culturale”, ha affermato Svoboda, “e preservare la loro integrità dovrebbe essere una priorità di qualsiasi strategia ambientale dell’UE”.
Immagine del banner: Dopo essersi estinto in natura, il bisonte europeo (Bison bonasus bonasus) è stato reintrodotto nella foresta di Białowieża in Polonia / Bielorussia. Foto di Michael Gäbler tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0)
Fonte: Sabatini, F. M., Burrascano, S., Keeton, W. S., Levers, C., Lindner, M., Pötzschner, F., … & Debaive, N. Where are Europe’s last primary forests?. Diversity and Distributions.