- Per due volte quest'anno, forti venti del sud hanno spinto la banchisa al largo della costa settentrionale della Groenlandia e, forse, si tratta di qualcosa senza precedenti.
- Difficilmente registreremo un nuovo record minimo di superficie della banchisa nell'Oceano Artico nel settembre 2018. La superficie della banchisa nell'Artico è attualmente a quota 5,396 milioni di chilometri quadrati (circa 2,1 milioni di miglia quadrate). Questa è la buona notizia.
- Ma lo scioglimento a Nord della Groenlandia ha implicazioni preoccupanti per il futuro. Se anche il ghiaccio più spesso e più antico è ormai influenzato dal maggiore riscaldamento e dai cambiamenti climatici, che speranza c’è per il resto dell'Artico?
All’inizio di agosto, per la seconda volta quest’anno, si è formato uno specchio d’acqua lungo la costa Nord della Groenlandia con un’ampiezza superiore a 100 chilometri (oltre 62 miglia). Secondo alcuni esperti sulle banchise, per la prima volta nella storia dell’uomo, il ghiaccio si è fuso quasi a sufficienza da rendere il paese insulare circumnavigabile. Ora, gli scienziati affermano che il ghiaccio più antico e più spesso dell’Artico sta cominciando a rompersi.
Difficilmente la banchisa nell’Oceano Artico farà registrare un nuovo record di estensione minima nel settembre 2018, nonostante il periodo di fusione estivo sia iniziato con una superficie di ghiaccio inferiore a quella del 2012, anno in cui si è registrato il record di estensione minima. L’estensione della banchisa nell’Artico è attualmente pari a 5,396 milioni di chilometri quadrati (circa 2,1 milioni di miglia quadrate). Questa è la buona notizia (nel 2012 il record si è attestato a 3,387 milioni di chilometri quadrati registrati il 17 settembre). Ma lo scioglimento a Nord della Groenlandia ha implicazioni preoccupanti per il futuro. Se anche il ghiaccio più spesso e più antico è ormai influenzato dal maggiore riscaldamento e dai cambiamenti climatici, che speranza c’è per il resto dell’Artico?
Le acque intorno a Capo Morris Jesup sulla costa settentrionale della Groenlandia sono solitamente così ghiacciate da essere note come “l’ultima zona di ghiaccio”. Si immaginava che questa regione sarebbe stata l’ultimo bastione per la banchisa intaccata dal riscaldamento globale. Eppure, quest’estate, la superficie dello specchio d’acqua si è ampliata dallo Stretto di Fram al Mare di Lincoln.
Anche se quest’anno le aperture nel ghiaccio sono state causate più dal vento che dalle maggiori temperature, i futuri picchi di temperatura sono fonte di preoccupazione. In febbraio, la stazione meteo di Capo Morris Jesup ha registrato una temperatura superiore a quella di congelamento per 10 giorni — in un luogo in cui si registrano di solito temperature inferiori a -20 gradi centigradi (-4° fahrenheit) in quel periodo dell’anno.
“Non si sa per certo se ciò sia accaduto anche in passato”, ha dichiarato a Mongabay Walt Meier, ricercatore presso il National Snow and Ice Data Center, centro di ricerca sulla criosfera. I dati raccolti dai satelliti che tengono traccia di questo genere di informazioni risalgono solo al 1979. “Se è accaduto in passato, si è trattato di situazioni estremamente insolite”. Ha aggiunto che l’apertura nel ghiaccio all’inizio di quest’anno — verso febbraio, quando il ghiaccio sta quasi raggiungendo la sua massima estensione — è stata ancora più insolita.
La banchisa è in costante movimento nell’Artico. La corrente di deriva transpolare dell’Oceano Artico spinge il ghiaccio lontano dalla Siberia e lo accumula intorno alla Groenlandia settentrionale e all’Arcipelago canadese, come detriti su alti crinali all’incirca spessi da quattro a cinque metri. Alcuni punti sono spessi anche 20 metri. Siccome questo ghiaccio accumulatosi anno dopo anno continua a essere spinto contro la costa, non può spostarsi. “È un ghiaccio piuttosto resistente e robusto”, ha detto.
Ma quest’estate, i venti del sud in un contesto di alta pressione hanno spinto il ghiaccio al largo della costa, creando un’apertura non prevista. Nonostante nella zona siano più spesso i venti del nord a soffiare, i venti del sud non sono del tutto nuovi e ciò significa che potrebbe accadere nuovamente.
Anni fa, il ghiaccio era troppo resistente per seguire la direzione del vento o per uno spostamento rilevante. Tuttavia, quest’estate ha dimostrato che “l’ultima zona di ghiaccio” è significativamente più debole di quanto non fosse stata in passato.
Anche se questa frattura si fosse già formata in passato, ora è probabile che possa formarsi in condizioni meno estreme. “Basta un periodo prolungato di venti che soffiano verso Nord o Nord-Ovest, et voilà, si può quasi circumnavigare la Groenlandia. Da ciò emergono informazioni sullo stato del ghiaccio”, ha affermato Neven Curlin, appassionato di banchise, nel suo blog sulle banchise artiche.
Meier è stato dello stesso parere: “Il ghiaccio presenta più fratture. È più sottile. È meno resistente al vento. Si tratta di un cambiamento piuttosto radicale nell’Artico e in quella regione in particolare”.
È anche un cambiamento che probabilmente non coinvolge solo le acque della Groenlandia.
Al largo della costa di Barrow e Prudhoe Bay, in Alaska, c’è un’altra area di spesso ghiaccio accumulatosi anno dopo anno, ma è separata dalla banchisa principale, e si sposta nell’oceano da sola. In un anno normale, la banchisa fonderebbe dalla costa verso l’interno — uno specchio d’acqua lungo la costa, seguito da una banchisa impenetrabile al largo, nell’oceano. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, si è assistito sempre più frequentemente a frammenti più spessi che vanno al largo da soli e, data la loro maggiore superficie, fondono più facilmente.
Dopo che, in febbraio, sono cessati i venti del sud che avevano creato un’apertura nella costa settentrionale della Groenlandia, la regione si è ricongelata — anche se con uno strato di ghiaccio più sottile che ha favorito, in agosto, il secondo periodo in cui era presente uno specchio d’acqua. Curlin ha tuttavia rilevato che ciò non accadrà di nuovo. “Non fino a settembre”, ha scritto. “Se si chiude nuovamente, sarà per venti del nord che rimandano indietro il ghiaccio verso la costa della Groenlandia”.