- L’anno scorso Greta Thunberg ha dato inizio a un movimento giovanile che sciopera ogni venerdì per promuovere azioni a favore del clima.
- Sono i giovani di oggi, coloro nati dopo il 1995, a dirci il nome della loro generazione: la Generazione Clima.
- La Generazione Clima subirà gli impatti su larga scala del riscaldamento globale dopo 30 anni di inerzia.
- Questo post fa parte di “Saving Life on Earth: Words on the Wild,” rubrica mensile di Jeremy Hance, uno dei primi membri dello staff di Mongabay.
Venerdì 15 marzo, il giorno delle Idi, decine di migliaia di studenti di tutto il mondo hanno scioperato dalla scuola. Si è trattato del più grande tra tutti i “venerdì di sciopero per il clima,” un movimento iniziato lo scorso anno da Greta Thunberg a Stoccolma, in Svezia, nel tentativo di far fare qualcosa, qualsiasi cosa, a noi adulti di tutto il mondo contro l’aggravarsi quotidiano della crisi del clima, l’eredità che lasceremo a loro, ai diciottenni di oggi, alla Generazione Clima.
La giovane generazione di oggi, formata dai ragazzi nati più o meno negli ultimi vent’anni, non ha ancora un nome. È stata soprannominata Generazione Z o iGen (sembra che tentiamo di dare un nome a intere generazioni come a una linea di prodotti), ma sono stati loro stessi a trovarsi un nome più adatto: Generazione Clima.
Stranamente, non ci sono regole ferree per stabilire quando una generazione inizia o si conclude, anche se, di solito, la generazione dei post-millennial viene fatta iniziare tra il 1995 e il 2000. Quando si concluda, invece, è ancora oggetto di discussione. Forse nel 2010? O forse non è ancora terminata. Comunque, qualsiasi siano le date che stabiliranno gli storiografi, i post-millenial sono la prima generazione a essere nata in un mondo dove la catastrofe climatica è un dato di fatto.
Quando i primi appartenenti alla Generazione Clima sono venuti al mondo, non solo la testimonianza di Hansen [davanti al senato americano] era già una storia vecchia, ma il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite aveva già pubblicato due relazioni, una nel 1990 e una nel 1995, dove venivano descritte le basi della scienza del clima e veniva delineata, nella seconda relazione, “la possibilità che le attività umane alterino il clima della Terra fino a un punto senza precedenti per la storia dell’uomo.”
La Generazione Clima trascorrerà l’età adulta in un mondo che è già di un grado Celsius più caldo di quanto dovrebbe essere, e dove le concentrazioni di anidride carbonica superano quelle viste da tutte le generazioni precedenti. Nel 2013, quando la Generazione Clima comprendeva dai bambini piccoli ai diciottenni, le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera hanno toccato le 400 parti per milione (ppm) per la prima volta da quando l’uomo è comparso sulla terra. Adamo ed Eva non hanno mai visto un clima del genere.
La Generazione Clima subirà anche gli effetti della nostra inerzia come nessun’altra. Dal momento che alcuni vivranno abbastanza per vedere l’anno 2100, è la generazione che assisterà alla scomparsa delle barriere coralline dalla faccia della Terra, che assisterà a un Artico completamente privo di ghiacci e al mare che ingoierà isole e coste di tutto il mondo. Questa è la generazione che potrebbe assistere a carestie diffuse dovute a perdite di raccolti e desertificazione. Questa è la generazione che potrebbe assistere a profondi sconvolgimenti sociali e politici, a cominciare da migrazioni di massa, conflitti e collassi sociali causati da un clima destabilizzato. La Generazione Clima non avrà colpa per questi eventi, erediterà il mondo che noi, in maniera consapevole, abbiamo creato.
Ci sono stati concessi 30 anni per far fronte alla crisi del clima, trent’anni e tre generazioni di governanti: la Generazione Silenziosa, i Baby Boomer e la più recente Generazione X. Se l’obiettivo principale è diminuire le emissioni di anidride carbonica, allora possiamo affermare che finora abbiamo fatto ben poco. Sebbene per qualche anno siamo riusciti a far calare il livello di emissioni, lo scorso anno è stato toccato un nuovo record massimo.
Infatti, si può dire che i governanti di queste tre generazioni abbiano sentito parlare tante volte dei problemi del clima e abbiano fatto esattamente l’opposto di ciò che avrebbero dovuto: hanno concesso nuove aree alle perforazioni petrolifere, hanno costruito altre centrali a carbone, hanno sprecato altro denaro pubblico in sussidi a favore dei combustibili fossili. Questi governanti hanno scelto tante volte la deregolamentazione laddove era necessario un maggiore controllo e un capitalismo laissez-faire laddove al capitalismo andava messo il guinzaglio. O forse la museruola.
La misura più importante per combattere i cambiamenti climatici, probabilmente, è stato l’Accordo di Parigi. Questo accordo, però, non è un punto di arrivo bensì solo un punto di partenza, sotto molti aspetti la parte più facile. La parte più difficile, la grande trasformazione, un paese alla volta, si deve ancora realizzare. E solo pochi paesi, finora, sembrano seriamente intenzionati a compiere il grande passo.
Non importa cosa ci riserva il prossimo ventennio, se riusciremo a risolvere seriamente la catastrofe climatica o se continueremo a ignorare le nostre responsabilità: la Generazione Clima dovrà far fronte alle conseguenze di 30 anni di negligenza. E i loro governanti non potranno più permettersi il lusso di farsi da parte.
Quando gli studenti lasciano gli zaini a casa e sollevano i cartelli, quando affollano le strade cantando i loro slogan, ricordiamoci che stanno manifestando per la loro generazione. Per il loro futuro. Ci stanno dicendo di smetterla di tirarci indietro. È la Generazione Clima e dovremmo proprio ascoltarla.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/03/its-generation-climate/