- Alla data del 9 aprile, la copertura di ghiaccio nell'Artico era di circa 13,6 milioni di chilometri quadrati (5,3 milioni di miglia quadrate), una misura nettamente al di sotto di qualsiasi registrazione per lo stesso periodo negli anni passati, e quasi due settimane in anticipo rispetto ai precedenti record registrati a inizio aprile nel 2017 e nel 2018.
- Le implicazioni di una tale bassa quantità di ghiaccio marino in questo periodo dell'anno preoccupano gli scienziati. Tuttavia, predire lo scioglimento dei ghiacci stagionali è molto difficile, e i cambiamenti nel clima artico potrebbero causare uno stop allo scioglimento precoce, o persino invertire il processo in qualche misura.
- Altri due nuovi studi sull'Artico destano preoccupazioni. I ricercatori hanno scoperto che tra il 1998 e il 2017, il 17% in meno di ghiaccio è uscito dalle piattaforme continentali – dei “vivai” per il ghiaccio marino - per raggiungere l'Oceano Artico centrale e lo stretto di Fram. Questa perdita di ghiaccio trasportato potrebbe comportare gravi implicazioni per lo scioglimento dei ghiacci nell'Artico e potrebbe incidere anche sulla biodiversità.
- Un secondo studio ha rilevato che l'innalzamento delle temperature dell'aria nell'Artico sta determinando un cambiamento in tutto l'ecosistema. Le temperature più calde stanno influenzando le stagioni di crescita delle foreste e della tundra, aumentando gli incendi, incrementando la pioggia e le nevicate e sciogliendo il ghiaccio – facendo passare così la regione dalle condizioni del ventesimo secolo a uno stato senza precedenti.

Quando il ghiaccio artico ha raggiunto la sua massima estensione invernale il 13 marzo, il mondo ha prestato poca attenzione. Il 2019 ha segnato il settimo livello invernale più basso nei 40 anni di registrazione del satellite – una statistica trascurabile in un periodo in cui i record si susseguono uno dopo l’altro.
Ma come hanno notato gli scienziati in quel momento, il Mare di Bering, che separa l’Alaska e la Russia, era insolitamente libero dai ghiacci. Nelle settimane trascorse dai deludenti titoli di marzo, l’Artico ha sorpreso quasi tutti: l’estensione dei ghiacci marini è precipitata di oltre un milione di chilometri quadrati (386.000 miglia quadrate) in quello che si può definire un insolito declino.
L’Artico registra ora circa 13,6 milioni di chilometri quadrati (5,3 milioni di miglia quadrate) di copertura di ghiaccio, una misura nettamente inferiore a qualsiasi altro anno nello stesso periodo, e quasi due settimane in anticipo rispetto ai precedenti record di inizio aprile registrati nel 2017 e nel 2018. Mentre ci dirigiamo verso la stagione estiva di scioglimento, le implicazioni sono preoccupanti.


Anche se l’estensione finale dei ghiacci marini estivi è in gran parte dettata dai modelli meteorologici, siamo a più di un milione di chilometri quadrati sotto la misura rilevata a metà di aprile 2012; quell’anno abbiamo sperimentato la più bassa estensione di ghiaccio marino estivo registrata fino ad oggi, e abbiamo già superato il 2007, il 2011 e il 2016 per questo periodo dell’anno, che rappresentavano rispettivamente il secondo, il terzo e il quarto più basso per le estensioni minime di settembre.
“È una rapida perdita di ghiaccio”, afferma Walt Meier, ricercatore senior presso il National Snow and Ice Data Center. “La maggior parte della perdita di ghiaccio nelle ultime due settimane si è verificata nel mare di Bering. All’inizio di marzo quella regione era per la maggior parte priva di ghiaccio, poi ci sono state un paio di settimane di crescita in cui l’estensione del mare di Bering è aumentata un po’. Ma … il ghiaccio è molto sottile, quindi non ci è voluto molto perché si rompesse e/o sciogliesse”.
Quello che sta accadendo nel mare di Bering in questo momento è emblematico dei cambiamenti molto più grandi in atto nell’Artico globale. Due studi pubblicati nelle ultime settimane forniscono uno sguardo sconcertante sul passato, presente e futuro di questa vulnerabile regione.
Quando i ricercatori dell’Istituto Alfred Wegener hanno compilato i dati satellitari dal 1998 al 2017, hanno scoperto che il 17% in meno di ghiaccio proveniente dalle piattaforme continentali della Russia – tra cui Kara e Laptev – sta raggiungendo lo stretto di Fram (situato tra Groenlandia e Svalbard) dove il ghiaccio esce dall’Artico verso il Nord Atlantico.

Quei bassi mari costieri sono considerati una sorta di “vivaio” dei ghiacci e producono una grande quantità di ghiaccio marino che, in circostanze passate, si sarebbe riversata successivamente nel vasto Oceano Artico centrale, quindi fuori attraverso Fram. Sebbene questi mari producano ancora la stessa quantità di ghiaccio, una massa sempre maggiore si scioglie prima che possa uscire dalla zona costiera.
A causa di questo ghiaccio più sottile e leggero, la Transpolar Drift – la corrente che trasporta dai mari delle piattaforme continentali all’Oceano Artico centrale – sta acquistando più velocità. Anche se questa nuova tendenza ha indotto alcuni a ipotizzare che un aumento della velocità potrebbe compensare il calo della copertura di ghiaccio, poiché il ghiaccio rimanente si allontana ancora più velocemente, Thomas Krumpen, uno degli autori principali dello studio, afferma che non va così. Il ghiaccio giovane si sta ancora sciogliendo troppo velocemente perché una corrente più rapida possa compensare.
L’accelerazione della Transpolar Drift non ha un impatto solo sul ghiaccio, ma potrebbe anche influire sulla biodiversità artica. Molti fiumi si riversano nell’Oceano Artico nei mari poco profondi, il che significa che il ghiaccio formato lì è ricco di sostanze nutritive e sedimenti, oltre che di sostanze inquinanti. In condizioni normali, queste particelle rivestite di ghiaccio vengono trasportate dalle zone costiere all’Oceano Artico centrale. Ma se il ghiaccio non sopravvive dopo aver lasciato il vivaio, quelle sostanze nutritive non raggiungono le specie distanti che dipendono da loro e anche gli inquinanti non vengono dispersi.

“Si rilasciano nutrienti, ma anche cose come microplastiche, localmente piuttosto che in un’area più ampia”, conclude Krumpen.”Ancora non sappiamo quali saranno le conseguenze di tutto questo.”
I ricercatori sanno che ad un certo punto, in un futuro non troppo lontano, l’Oceano Artico sperimenterà estati senza ghiaccio. La maggior parte parla di un periodo intorno al 2030 o al 2040, ma alcuni dicono che potrebbe arrivare prima. Quando ciò accadrà, il materiale intrappolato nel ghiaccio marino sarà in grado di viaggiare per un massimo di otto o nove mesi – la durata della vita del ghiaccio stagionale prima di sciogliersi.
“Un’estate senza ghiaccio interrompe praticamente tutti i tipi di trasporto”, spiega Krumpen.”Non è sorprendente. Ciò che non sapevamo è che sta già succedendo. Le piattaforme continentali russe stanno già perdendo il collegamento con lo stretto di Fram.”

Un altro studio pubblicato la scorsa settimana su Environmental Research Letters, rivela che l’innalzamento delle temperature dell’aria nell’Artico è la componente chiave che guida il cambiamento in tutto l’ecosistema. Nei mesi estivi, l’Artico si riscalda 1,7 volte più velocemente rispetto al resto dell’emisfero settentrionale. Nei mesi invernali, si arriva a 2,8 volte più velocemente.
Queste temperature più calde hanno un impatto su tutto il nord – spostano le stagioni di crescita delle foreste e della tundra, aumentano gli incendi della tundra, incrementano la pioggia e le nevicate e, naturalmente, lo scioglimento dei ghiacci. Inoltre, come altri studi hanno dimostrato, questi radicali cambiamenti degli ecosistemi a livello regionale hanno a loro volta un impatto negativo sulla fauna selvatica.
“Il sistema Artico sta passando dal suo stato del ventesimo secolo a uno stato senza precedenti, con implicazioni non solo all’interno, ma anche al di là della regione artica,” afferma un altro degli autori, Jason Box, del Geological Survey of Denmark and Greenland.
Citazioni:
Box, Jason E., et al. Key indicators of Arctic climate change: 1971–2017. Environ. Res. Lett. 2019; 14 (045010).
Krumpen, Thomas, et al. Arctic warming interrupts the Transpolar Drift and affects long-range transport of sea ice and ice-rafted matter. Scientific Reports, 2019; 9 (1).
Immagine di copertina: Trivellazione e campionamento del ghiaccio artico. Immagine di Mario Hoppmann / AWI.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/04/arctic-in-trouble-sea-ice-melt-falls-to-record-lows-for-early-april/