- Secondo una recente ricerca, il cambiamento climatico può portare a cicloni tropicali più letali.
- In base alle stime sui decessi causati in passato dalle tempeste in Messico, per cinque modelli di cambiamento climatico su sei, il numero di decessi causato da tempeste è destinato ad aumentare e per uno di tali modelli questo aumento sarà addirittura pari al 52 per cento.
- Secondo un possibile scenario climatico, il tasso di mortalità associato agli uragani può diminuire se l'aumento della pericolosità degli uragani è controbilanciato da una minore frequenza con cui si verificano.
- I paesi in via di sviluppo sono particolarmente vulnerabili ai cicloni resi più pericolosi dal cambiamento climatico a causa della povertà e di uno scarso coordinamento a livello governativo.
Dopo alcune settimane dal passaggio del micidiale ciclone Idai che ha colpito il Malawi, lo Zimbabwe e il Mozambico, non è ancora stato completamente calcolato il numero delle vittime. Intere comunità sono ancora allagate, oltre un migliaio di persone ha perso la vita (oltre 600 nel luogo più duramente colpito dall’uragano, la città costiera di Beira, in Mozambico) e i focolai di colera continuano a flagellare centinaia di famiglie. Con oltre 3 milioni di persone finora colpite, il ciclone tropicale è uno dei più devastanti ad essersi abbattuti sull’emisfero sud. Si tratta solo di un assaggio di ciò che ci può attendere con il riscaldamento climatico? Secondo un nuovo studio, i fenomeni atmosferici simili al ciclone Idai potrebbero divenire la norma, in quanto è possibile che le tempeste tropicali divengano più pericolose con l’aggravarsi del cambiamento climatico.
“Il ciclone Idai è un altro tragico esempio del potenziale distruttivo delle tempeste di vento. Tali disastri possono essere particolarmente devastanti nei paesi in via di sviluppo, dove le infrastrutture sono meno resistenti ed è minore la capacità degli Stati di reagire, ha dichiarato Todd Pugatch, professore associato di economia presso la Oregon State University nonché autore della nuova ricerca pubblicata sulla rivista World Development.
Le tempeste tropicali iniziano quando l’umidità e i venti violenti ad alta velocità girano vorticosamente intorno a sacche d’aria a bassa pressione sopra acque oceaniche calde. Il nome preso da tali fenomeni atmosferici dipende dal punto in cui si formano: uragani nell’Atlantico settentrionale e nel Pacifico nord-orientale, cicloni nel Pacifico meridionale e nell’Oceano Indiano.
Queste tempeste nate nell’oceano sono una fonte di distruzione inimmaginabile quando si abbattono sulla terra. Tuttavia, secondo la ricerca di Pugatch, a causa del riscaldamento globale è quanto mai probabile che divengano più letali per le persone nei paesi in via di sviluppo, con un aumento dei decessi causati dalle tempeste che potrebbe attestarsi addirittura al 52 per cento.
Per esaminare il nesso tra i decessi dovuti alle tempeste e il cambiamento climatico, Pugatch ha analizzato congiuntamente le previsioni future per i vari tipi di tempesta in base ai modelli di cambiamento climatico esistenti e le proprie previsioni sul numero di decessi umani. Per giungere alla sua conclusione, si è basato sui dati storici relativi ai decessi avvenuti su un arco di 22 anni in tutto il Messico, paese in via di sviluppo noto per l’elevata qualità della documentazione conservata.
“Non ho usato relazioni sui decessi [causati dalle tempeste] elaborate dal governo o dai media perché possono essere influenzate per attrarre flussi di aiuti supplementari o per far apparire le autorità più abili di quel che sono realmente”, afferma Pugatch.
Ha invece analizzato i dati meteorologici mensili del periodo compreso tra il 1990 e il 2011 per quantificare la variazione della pericolosità delle tempeste in Messico. Laddove i decessi registrati su base mensile hanno superato i livelli storici consueti per un determinato Stato messicano, il suo modello ha imputato tali decessi supplementari alle tempeste.
In totale, Pugatch stima che, in Messico, 1.598 decessi siano stati causati dalle tempeste nel corso dei 22 anni oggetto del periodo di studio: circa 600 decessi in più rispetto a quelli segnalati dall’International Disaster Database per lo stesso lasso di tempo. Non è sempre semplice capire se gli scienziati o gli enti per lo sviluppo siano in grado di identificare il nesso tra un determinato decesso e una tempesta. Pugatch afferma di ritenere che la discrepanza tra le sue stime relative ai decessi e quelle calcolate in passato possa essere dovuta al fatto che gli altri non hanno tenuto conto dei decessi causati dalle tempeste più piccole o dei decessi provocati indirettamente da esse, ad esempio quelli causati dal peggioramento delle condizioni mediche preesistenti.
Tuttavia, per cinque dei sei scenari simulati di cambiamento climatico, il numero dei decessi causati dalle tempeste sarebbe stato anche maggiore. Secondo i modelli di Pugatch, il bilancio dei morti sarebbe stato più grave se, a parità del numero di tempeste registrate, il vento avesse avuto una velocità superiore del 10 per cento: tale situazione climatica avrebbe portato alla morte di 832 persone in più in Messico tra il 1990 e il 2011.
“Si tratta senza dubbio di una variazione allarmante” ha dichiarato James Kossin, climatologo presso la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA, agenzia statunitense che si occupa di ricerche oceanografiche e atmosferiche), parlando dei risultati di Pugatch. “È fondamentale valutare i nessi tra le possibili variazioni future riguardanti, da una parte, la frequenza e l’intensità degli uragani e, dall’altra parte, i tassi di mortalità e questo studio compie buoni progressi in tal senso”.
Kossin, che non ha preso parte a questo specifico studio, ha svolto ricerche di notevole rilevanza per capire come i cicloni tropicali saranno influenzati dal cambiamento climatico. Con le sue ricerche ha dimostrato che i cicloni hanno già iniziato a rallentare a seguito del riscaldamento globale, provocando precipitazioni più intense con il loro passaggio e abbattendosi più a lungo sugli edifici con forti raffiche di vento, causando la devastazione e la distruzione tipiche delle tempeste tropicali.
“Tutti i pericoli associati agli uragani dureranno più a lungo se questi ultimi si muovono più lentamente e ciò non è positivo”, afferma Kossin. “Gli uragani Harvey e Florence rispettivamente in Texas e nel Carolina del Nord nonché, più di recente, il ciclone Idai in Mozambico, si sono spostati tutti lentamente e, per questo motivo, hanno causato devastanti inondazioni da record”.
Non è però molto chiaro il modo in cui il cambiamento climatico influenzerà i cicloni. Gli scienziati ritengono che l’aumento del livello dei mari aggraverà le inondazioni causate dalle onde di tempesta e che la frequenza delle precipitazioni provocate dai cicloni tropicali aumenterà con il riscaldamento climatico perché quest’ultimo porta a una maggiore evaporazione dell’acqua marina.
“Siamo meno certi del fatto che l’intensità degli uragani sia destinata ad aumentare e la loro dimensione dovrebbe essere relativamente contenuta”, dichiara Tom Knutson, esperto di uragani della NOAA, aggiungendo che un aumento della temperatura di 2 °C (3,6 °F) porterà probabilmente a un aumento medio dell’intensità degli uragani pari a circa il 5 per cento.
“Le future variazioni nella frequenza dei cicloni tropicali sono molto meno certe”, afferma Knutson. I modelli climatici suggeriscono che, nel mondo, il riscaldamento climatico può portare a una riduzione nel numero di uragani ma che la percentuale degli uragani più devastanti (quelli con intensità 4 o 5) è destinato ad aumentare.
Con la simulazione dei decessi in vari scenari realistici di cambiamento climatico, le stime di Pugatch descrivono una serie di possibili effetti che il riscaldamento globale potrebbe avere sulle capacità basilari di sopravvivenza delle persone. In uno dei suoi modelli, le morti causate dalle tempeste sono in realtà diminuite del 10 per cento. Ciò accadrebbe però solo qualora la riduzione del numero di tempeste abbia maggiore rilevanza rispetto all’incremento nella forza del vento. Secondo un altro modello, in cui la forza simulata delle tempeste è incrementata solamente di un ventesimo e senza alcun aumento nella loro frequenza, il bilancio dei morti aumenterebbe comunque di circa 400 decessi.
“Si tratta di un modo valido e trasparente per fornire tali informazioni”, afferma Kossin aggiungendo che “se il rischio di mortalità è in aumento, si tratta di un importante invito ad agire”.
I tentativi a livello globale per contenere gli aumenti della temperatura evitando l’utilizzo del carbone, lasciando i combustibili fossili sepolti nel terreno o promuovendo gli sforzi per intrappolare il carbonio presente nell’atmosfera potrebbero limitare i disastri causati dalle future tempeste tropicali.
Oltre alla necessità di ridurre rapidamente le emissioni, i governi e gli enti internazionali possono anche adottare misure preparatorie per aumentare il livello di resilienza e di capacità di adattamento delle società quando si abbattono le tempeste.
“Una previsione accurata delle traiettorie seguite dalle tempeste in arrivo, unitamente a evacuazioni avvedute programmate dai decisori politici, potrebbe contribuire a ridurre i decessi causati dalle tempeste future indotte dal cambiamento climatico”, ha scritto Pugatch nel suo articolo.
Purtroppo, un pericoloso mix di povertà e scarso coordinamento a livello governativo rende i paesi in via di sviluppo meno preparati e fa correre loro il rischio maggiore di incorrere in tempeste aggravate dalle condizioni climatiche nonostante, da un punto di vista storico, siano i paesi meno responsabili per il riscaldamento globale.
“Spero che il risultato più importante della mia ricerca sia una maggiore consapevolezza del potenziale distruttivo delle tempeste nel contesto del cambiamento climatico, affinché i governi possano predisporre soluzioni a livello locale”, spiega Pugatch.
Citazioni:
Pugatch, T. (2019). Tropical storms and mortality under climate change. World Development, 117, 172-182. doi:10.1016/j.worlddev.2019.01.009
Kossin, J. P. (2018). A global slowdown of tropical-cyclone translation speed. Nature, 558(7708), 104-107. doi:10.1038/s41586-018-0158-3
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/05/climate-change-may-make-hurricanes-and-cyclones-deadlier-study-finds/