- Il Regno Unito e l'Unione europea stanno fissando degli obiettivi per eliminare completamente le emissioni di carbonio entro il 2050. Secondo gli analisti il piano per raggiungere questo obiettivo ha molti difetti, perché le Nazioni Unite non tengono in considerazione il carbonio prodotto dalle centrali elettriche che bruciano pellet di legno.
- Se tagliare gli alberi e convertirne il legno in pellet per produrre energia è un'attività a zero emissioni di carbonio, il processo di ricrescita degli alberi, se ripiantati in quantità uguale a quelli tagliati, richiede da 50 a 100 anni. Questo significa che i pellet di legno che vengono bruciati oggi e nei prossimi decenni aggiungeranno un enorme carico di carbonio all'atmosfera.
- Quel carbonio contribuirà in modo significativo al riscaldamento globale, portando all'innalzamento del livello del mare, ad estreme condizioni meteorologiche e da ultimo a una catastrofe climatica, nonostante il conteggio ufficiale delle Nazioni Unite fornisca un fuorviante senso di sicurezza, facendoci credere che stiamo effettivamente riducendo le emissioni di carbonio per arginare il cambiamento climatico.
- A meno che non venga affrontato questo problema delle biomasse, c'è un alto rischio che gli obiettivi dell'Accordo di Parigi vengano mancati, e che le temperature aumentino ben oltre il limite di sicurezza di 1,5 gradi. Al momento, non esiste ufficialmente un piano per affrontare questo problema.
Lo scorso giugno il Regno Unito ha annunciato l’intenzione di approvare una legge che fissi un obiettivo a livello nazionale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra da raggiungere entro il 2050. La dichiarazione è arrivata a seguito di una direttiva della Commissione Europea, il braccio esecutivo dell’UE, che esorta tutte le 28 nazioni dell’Unione a fissare obiettivi per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050.
Dato che le riduzioni nazionali di carbonio stabilite dall’accordo di Parigi sono su base volontaria, alcuni sostenitori dell’azione per il clima accolgono con favore la possibilità che le strategie per arginare il cambiamento climatico del Regno Unito e dell’UE possano presto trasformarsi in leggi.
“In qualità di primo grande paese industrializzato a emettere una legge per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050, il Regno Unito dimostra la leadership di cui il mondo ha disperatamente bisogno”, ha dichiarato la baronessa Btyony Worthington, direttrice esecutiva dell’Environmental Defense Fund Europe. “Anche gli altri paesi possono e devono prendere provvedimenti per accrescere le loro ambizioni”.
La falla della biomassa
Tuttavia, alcuni scienziati e ambientalisti non sembrano entusiasmarsi troppo per la notizia; essi esprimono anzi la profonda preoccupazione che le leggi sulle emissioni possano essere viziate a causa della mancanza, nei conteggi, del carbonio emesso tramite la combustione di pellet.
Mentre il Regno Unito si è impegnato a non bruciare più carbone dopo il 2025, si stanno anche accelerando i piani per sostituirlo con pellet di legno o biomasse in 4 delle 6 maggiori centrali elettriche del paese, situate nel North Yorkshire e operate da Drax Power, il maggior fornitore del Regno Unito.
Se una legge da un lato potrebbe far sì che si raggiungano gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, secondo gli esperti questo porterebbe comunque al rilascio di una gran quantità di carbonio nell’atmosfera, accelerando e intensificando il riscaldamento globale.
Quello che preoccupa gli ambientalisti ulteriormente, è il fatto che anche altre centrali elettriche europee che erano in principio alimentate a carbone, si stanno convertendo rapidamente al pellet di legno, spinte da una falla nel conteggio delle quantità di carbonio nell’atmosfera, falla che non è stata chiusa durante la stesura del libro delle regole di Parigi lo scorso dicembre durante il ventiquattresimo Summit sul clima delle Nazioni Unite in Polonia.
In realtà gli studi dimostrano che la combustione di pellet di legno produce più diossido di carbonio rispetto a quella del carbone, perché la quantità di pellet richiesta per produrre la stessa quantità di energia è maggiore. Tuttavia, dato che il pellet di legno è classificato dalle Nazioni Unite come risorsa rinnovabile, al pari di altre fonti di energia rinnovabile come l’energia eolica e l’energia solare, le emissioni di gas a effetto serra di Drax e di altre centrali elettriche convertite sono e continueranno ad essere considerate a impatto zero, e per questo non saranno neanche considerate delle emissioni.
Non si può ingannare la natura.
Secondo l’esperta Kelsey Perlman e Fern, un’organizzazione per la difesa delle foreste e del clima, i governi possono sostenere che i pellet siano a impatto zero, ma come molti altri gruppi hanno provato a spiegare, il nostro è un problema di tempo. “Rilasciare troppo carbonio nell’atmosfera troppo velocemente farà saltare gli obiettivi” [di riduzione del carbonio].
L’accordo di Parigi ha l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale e far sì che si mantenga al di sotto di 1,5°C (2,7°F) oltre la temperatura dei livelli preindustriali entro il 2100, uno sforzo non indifferente, dato che il livello delle emissioni globali non ha ancora raggiunto il suo picco massimo. Come ha reso noto il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’ONU (IPCC) nell’ottobre del 2018, questo è un obiettivo di vitale importanza. Lo stesso Gruppo ha infatti segnalato che abbiamo solo 12 anni per ridurre drasticamente e in modo permanente le emissioni di carbonio (nella realtà, non solo sulla carta), pena il rischio di un impatto climatico catastrofico. .
Riduzione delle emissioni – realtà o finzione?
Ecco in cosa consiste la logica – o l’inganno, in base alla prospettiva che si adotta – delle biomasse: secondo i sostenitori delle biomasse (compresi i lobbisti dell’industria dei prodotti forestali), si possono abbattere alberi ricchi di carbonio per trasformarli in pellet e bruciarli, e poi piantare nuovi alberi per assorbire il carbonio rilasciato dall’abbattimento e dalla combustione degli alberi.
Esiste un generale consenso scientifico sulla plausibilità che questo approccio sia a impatto zero, ma secondo i critici non è così, né quando si brucia il pellet, né quando vengono piantati i nuovi alberi.
I ricercatori stimano invece che ci vorranno da 50 a 100 anni agli alberi piantati oggi per assorbire le emissioni attuali e raggiungere l’obiettivo corrispondente all’impatto zero. E tutto dipende dal fatto che nuovi alberi siano effettivamente piantati, che ad oggi non è richiesto da nessun governo.
Inoltre, raggiungere zero emissioni tra 5 o 10 decenni, non sarà d’aiuto con l’emergenza climatica in rapida ascesa a cui assistiamo oggi; non preverrà l’aumento delle emissioni nei prossimi 12 anni, perché la combustione di pellet di legno contribuisce allo scioglimento dei ghiacci, all’innalzamento del livello del mare, e genera eventi climatici estremi e devastanti, esattamente come l’utilizzo di combustibili fossili.
Questa falla relativa alle biomasse “fondamentalmente mina la nostra capacità di ridurre realmente le emissioni e di aumentare la presenza di serbatoi di assorbimento di carbonio [che vengono creati mantenendo e ripristinando le foreste]; è un danno duplice”, riferisce la scienziata Mary Booth, direttrice della Partnership for Policy Integrity negli USA, e una dei principali esperti sulle biomasse. “Se dovessi pensare ad un modo per minare il progresso nella lotta al cambiamento climatico, non c’è modo migliore che quello di abbattere le foreste e bruciarle”.
L’organizzazione non governativa “Forests of the World” di Copenaghen riporta l’esempio della Danimarca: il paese europeo emette annualmente 45 milioni di tonnellate di carbonio, che vengono conteggiate e dichiarate dall’ONU. Tuttavia, si verificano anche emissioni per altri 17 milioni di tonnellate dovute alla combustione della biomassa. Queste emissioni vengono conteggiate, ma non sono dichiarate nei rapporti ufficiali dell’ONU. Questo significa che la Danimarca emette quasi il 30% di carbonio in più rispetto a quanto richiesto. La natura, questo lo sa.
“Per ogni tonnellata di carbonio che le nazioni si impegnano a ridurre, ci sono almeno una o due tonnellate di carbonio che vengono emesse dietro la falsa pretesa che bruciare biomasse sia a impatto zero” ha dichiarato Tim Searchinger, esperto di biomasse e ricercatore all’Università di Princeton. Pochissime persone lo capiscono. E questo è un problema da non sottovalutare.”
Crederci ancora
Al momento, non sembra esserci alcuna soluzione in vista. A marzo, gli ambientalisti hanno fatto causa a Bruxelles contro l’UE per risolvere la questione della falsa “carbon neutrality” del pellet. Secondo gli esperti sarebbe addirittura improbabile che i querelanti riusciranno a perseguire il caso davanti alla corte internazionale.
“Il fatto è questo”, ha riferito Gry Bossen con Forests of the World a dicembre, durante il summit sul clima in Polonia. “I responsabili politici credono davvero che bruciare alberi sia a impatto zero. Non considerano neanche l’eventualità che possa non esserlo”.
Il motivo di questo, quando a molti la questione appare ovvia, e la minaccia al pianeta concreta, risiede nell’abitudine politica e nell’agire di comodo.
- La “carbon neutrality” della combustione di biomassa legnosa per l’energia è stata stabilita nel Protocollo di Kyoto più di 20 anni fa; i paesi si sono abituati.
- Circa il 40% dell’energia rinnovabile del Regno Unito proviene dalla combustione di biomassa nelle centrali elettriche esistenti, che non richiede grandi nuove infrastrutture. Quindi il Regno Unito non deve investire troppo per rispettare i suoi obiettivi “green”.
- La produzione di pellet di legno è un’attività redditizia, e secondo l’Environmental Paper Network, la domanda dovrebbe aumentare del 250% solo nel prossimo decennio. Fanno parte dell’industria del legno anche gruppi commerciali nazionali e internazionali che puntano tutto sul “bio” delle biomasse, sottolineando l’impatto zero del pellet sostenuto dalle politiche UE e del Regno Unito e promuovendolo come mezzo di produzione energetica sostenibile e non dannoso all’ambiente.
Ma questo non è tutto. Secondo Kelsey Perlman e Fern, la bilancia pende ancora di più a favore di questa falla. Per raggiungere la neutralità netta di carbonio entro il 2050, la commissione europea ha fornito due percorsi contraddittori per quanto riguarda l’utilizzo della terra: migliorare la gestione delle foreste e piantare alberi e utilizzare più biomassa legnosa, cioè alberi, per la produzione di energia. L’unico modo possibile per raggiungere apparentemente entrambi gli obiettivi è con le piantagioni a scopo di produzione di biomassa, che non risolve il problema della neutralità di carbonio fra 50 o 100 anni.
“Non abbiamo più a disposizione molte opzioni, perché abbiamo già una direttiva sulle energie rinnovabili che permette la combustione di pellet, attività che verrà considerata neutrale (e quindi non conteggiata) sotto le politiche UE” ha riferito Perlman. “È una rappresentazione fuorviante di ciò che davvero deve essere fatto”.
Una calamità in gran parte sconosciuta
Chiaramente, le strategie di riduzione delle emissioni del Regno Unito e dell’Unione Europea non si limitano alla produzione di energia. I paesi stanno investendo in energia eolica e solare. È richiesta efficienza energetica negli edifici e nei trasporti. Si sta promuovendo un’agricoltura intelligente e sostenibile. Le emissioni caleranno se queste strategie avranno successo, ma non abbastanza velocemente.
Inoltre, le riduzioni delle emissioni non saranno così decisive come dovrebbero essere, perché grandi quantità di carbonio entreranno nell’atmosfera a causa della falla di cui si è parlato. Ma come ha sottolineato Searchinger della Princeton University, la maggior parte delle persone non è a conoscenza di questa crescente calamità ambientale. E poiché tali emissioni di biomassa saranno invisibili ai calcoli delle Nazioni Unite, le persone si sentiranno fallacemente confortate dal fatto che i numeri sulla neutralità di carbonio si avvicineranno allo zero nei decenni a venire.
In una teleconferenza per parlare della minaccia climatica nei Caraibi, Simon Stiell, Ministro della resilienza climatica di Grenada, ha riferito ai giornalisti: “Sono impressionato dall’obiettivo del Regno Unito di raggiungere l’obiettivo della carbon neutrality entro il 2050. Speriamo che altri paesi sviluppati seguano il loro esempio.”
Stiell ha dichiarato di non essere a conoscenza della questione della biomassa, e ha prontamente sottolineato la posta in gioco per quanto riguarda l’accuratezza del conteggio delle emissioni: “In quanto piccolo stato insulare in via di sviluppo, posso affermare che qualsiasi obiettivo venga fissato, deve essere significativo. Non si tratta di trovare scappatoie da sfruttare. La scienza alla base dei cambiamenti climatici è inconfutabile in termini di cause e di riduzione dei danni. Non dovremmo e non possiamo imbrogliare” ha continuato Stiell.
“Che ci siano dei risultati sulla carta, ma a Grenada i livelli del mare continuino ad aumentare, i venti continuino a intensificarsi e le persone continuino a soffrire, è inaccettabile” ha concluso il ministro. “Deve esserci piena trasparenza sulle azioni che possono fare la differenza e che sono credibili, e su quelle che non lo sono”.
Justin Catanoso è un collaboratore regolare di Mongabay e professore di giornalismo alla Wake Forest University nel North Carolina, negli Stati Uniti. Seguilo su Twitter @jcatanoso
Immagine banner: I produttori di pellet dicono di utilizzare solo scarti di segherie, rami e alberi rovinati per la produzione di pellet di legno. I critici del settore sostengono invece che le aziende taglino sempre più alberi nelle foreste per soddisfare la crescente domanda. Perdere foreste sane significa perdere smaltitori naturali di carbonio, biodiversità e protezione da inondazioni e tempeste. Credito fotografico: USDAgov su Visual Hunt / CC BY.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/06/carbon-to-burn-uk-net-zero-emissions-pledge-undermined-by-biomass-energy/