Nuovi studi pubblicati di recente su Proceedings of the National Academy Science quantificano il declino di insetti a livello globale.Si stima che in media tale declino si aggiri intorno all’1-2% all’anno o al 10-12% per decennio. Le perdite si registrano su quasi ogni continente, persino entro i confini di aree protette.Il rapido declino di insetti è accelerato dall’aumento della popolazione umana e dai progressi in campo tecnologico che ci spingono ad oltrepassare dei limiti planetari critici tra cui la perdita di biodiversità, il cambiamento climatico, la nitrificazione e l’inquinamento. Oltrepassare questi confini significa mettere a rischio la sopravvivenza della vita su questo Pianeta.Per frenare e invertire tale declino sono obbligatori piani d’azione su ampia scala (politica internazionale, nazionale e a livello pubblico e privato) e su piccola scala (sostituire i prati con habitat idonei alla sopravvivenza degli insetti). È altamente probabile che i prodotti dell’incessante lavoro degli insetti finiscano ogni giorno sulla nostra tavola. Il caffè o il tè che sorseggiamo sono frutto dell’impollinazione dagli insetti, così come lo sono le mele, le arance, i cavoli, gli anacardi, le ciliegie, le carote, i broccoli, le angurie, l’aglio, la cannella, il basilico, i semi di girasole, le mandorle e l’olio di colza. Il miele, le vernici e persino alcuni vaccini necessitano degli insetti per poter essere impiegati dall’uomo. Gli insetti sono indispensabili per la rete trofica planetaria e per il ciclo dei nutrienti. Li troviamo anche ben inseriti in campo industriale. Più guardiamo da vicino più ci rendiamo conto dell’importanza vitale degli insetti nel mantenere il sistema “vita”. A tal proposito, nel 1987 il ben noto entomologo E.O. Wilson scrisse: “se gli invertebrati dovessero scomparire, dubito che la specie umana possa sopravvivere per più di un paio di mesi”. Ragione per cui il rapido declino degli insetti sta sollevando allarmismi. Il tasso di declino delle popolazioni di insetti si sta riducendo in misure diverse nello spazio e nel tempo, ma in media si aggira intorno all’1-2% all’anno, o 10-20% per decennio. Bombus affinis è una specie di bombo a rischio di estinzione all’interno del suo areale di distribuzione in Nord America. Foto di Jill Utrup/USFWS (CC BY 2.0) “Immaginate un proprietario terriero con una casa da un milione di dollari edificata sulle sponde di un fiume”, spiega David Wagner, entomologo presso l’Università del Connecticut, in un’intervista con Mongabay. “Immaginate che ogni decennio vada incontro a una perdita di suolo pari al 10-20%. È a dir poco terribile. Significa perdere tutto quanto nel giro di un secolo”. Questo è il pericolo che ci troviamo ad affrontare. Wagner ha da poco pubblicato un articolo estremamente dettagliato su Proceedings of the National Academy of Science dal titolo Declino Globale degli Insetti nell’Antropocene in cui 56 ricercatori presentano studi scientifici, opinioni e notizie sulla moria di insetti. L’articolo offre visioni sugli aspetti ecologici, tassonomici, geografici e sociologici che concernono il declino degli insetti, insieme a suggerimenti su come procedere per studiare e invertire questa perdita di biodiversità. Strage di insetti L’articolo si apre con una panoramica sulle probabili cause del declino degli insetti. Tra i principali responsabili troviamo i cambiamenti nell’utilizzo del suolo (in particolare la deforestazione), l’agricoltura, il cambiamento climatico, la nitrificazione, l’inquinamento e l’introduzione di specie alloctone. Tuttavia, gli scienziati non possiedono ancora piena comprensione del peso assunto da ciascun fattore di stress e di come questi interagiscano tra loro. “È pieno di ottimi scienziati che ad oggi non riescono a capire quale sia la causa di tale declino”, spiega Wagner, prendendo come esempio il caso ben noto delle api mellifere. “Si parla di un’attività che vale miliardi di dollari e non riusciamo a capire come mai sia colpita così duramente. Reputo che il motivo risieda nella perdita di migliaia di individui colpiti da quattro o cinque fattori di stress che agiscono in modo sinergico”. Le cause del declino dalle ore 10 alle ore 3 sono legate al cambiamento climatico. Tra gli insetti presentanti abbiamo: Speyeria idalia al centro, Bombus affinis in centro a destra e Cicindela puritana in basso. Si tratta di specie di insetti in pericolo che rappresentano raggruppamenti più vasti molti dei quali contengono specie appartenenti alla Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo (ad esempio: estinte a livello globale, in pericolo e minacciate). Illustrazione di Virginia R. Wagner (artista) da Wagner et al. 2020. Gli articoli che seguono la sezione di apertura dello studio si concentrano sulle cause principali di alcune delle più grandi perdite conosciute: Uno studio condotto da Wagner e Peter Raven, presidente emerito del Missouri Botanical Garden, ha concluso che il declino di insetti a livello di biomassa e biodiversità è legato all’intensificazione dell’agricoltura negli ultimi 50 anni. La ricerca portata avanti da Dan Janzen e Winnie Hallwachs, entrambi biologi dell’Università della Pennsylvania, che si definiscono “attenti osservatori di bruchi, dei loro parassiti e loro simili”, si focalizza sul cambiamento climatico in qualità di agente del declino. È dagli anni ’70, scrivono gli autori, che si osservano morie di insetti nelle foreste decidue, nebulose e pluviali della Guanacaste Conservation Area in Costa Rica a causa dell’aumento della temperatura, stagionalità irregolari e scarse precipitazioni. L’immagine in alto mostra un normale assembramento di falene negli anni ’80 presso una trappola luminosa nella foresta decidua della Guanacaste Conservation Area in Costa Rica. L’immagine in basso è stata scattata nel medesimo punto nell’anno 2019 durante lo stesso periodo del ciclo lunare. L’autore spiega che “questo drastico cambiamento in densità e ricchezza di specie di falena è diventato un’immagine classica di ciò che le trappole luminose raccolgono nelle foreste decidue all’inizio della stagione delle piogge”. Foto di Janzen e Hallwachs 2020. Un altro studio presentato nell’articolo dal titolo Insetti e il Recente Cambiamento Climatico, sostiene che il clima possa star giocando un ruolo ancora più decisivo nel declino di insetti rispetto al cambiamento nell’utilizzo del suolo (presente in tutto il mondo e causato all’espansione dell’agribusiness). Le scoperte degli autori si basano su di un caso di studio sulle farfalle condotto nella California del nord dove il declino ha raggiunto cifre considerevoli persino in aree soggette a perdita ridotta dell’habitat. Perdite simili all’interno di aree ben protette si sono inoltre registrate in Germania e Portorico. In modo analogo, anche le popolazioni di farfalle in Europa stanno affrontando simili difficoltà. Negli UK il numero di farfalle è calato del 50% negli ultimi 50 anni. L’8% delle specie residenti conosciute sono andate estinte. Più del 20% di specie sono andate perse in Olanda, e in Belgio la percentuale ammonta al 29%. I ricercatori suggeriscono che la perdita di habitat, la degradazione delle terre e i contaminanti chimici siano i principali fattori responsabili di tale perdita. Gli autori forniscono soluzioni per la conservazione e suggeriscono cambiamenti a livello politico al fine di proteggere le farfalle e altri insetti. Purtroppo, la volontà politica è stata fino ad ora insufficiente. Passando dagli insetti volatori diurni a quelli notturni, Wagner e colleghi forniscono un quadro generale sullo stato di declino globale delle falene. Queste sono estremamente diversificate e cosmopolite. “Per ciascuna farfalla che i lettori di Mongabay osservano durante il giorno, ci sono 19 specie di falene che volano durante la notte”, precisa Wagner. Nonostante il numero di falene sia calato in alcune aree tra cui parti dell’Europa e America Centrale, in altre, per la maggior parte zone temperate, molti taxa di falene stanno registrando un aumento a livello di abbondanza. Un altro studio ha scoperto che negli ultimi anni l’abbondanza complessiva di artropodi nell’Artico è aumentata. Secondo i ricercatori tale aumento sarebbe dovuto al cambiamento climatico che porta a registrare sia vinti che vincitori. All’aumentare delle temperature nelle fasce più settentrionali, nuovi habitat si rendono disponibili agli insetti. Le conseguenze dell’espansione dell’areale e i conflitti che potrebbero verificarsi con le piante e le specie di insetti che già occupano tali aree sono ancora da analizzare. Eurythyrea quercus è una delle specie di coleottero più a rischio in Europa che per sopravvivere necessita di querce adulte e asciutte ormai diventate sempre più rare. Foto di Frank Vassen via Flickr (CC BY 2.0) Il declino di insetti è rappresentativo di un problema ancora più grande: la Terra si trova ad affrontare quella che alcuni chiamano “sesta estinzione di massa”. Uccelli, anfibi, molluschi d’acqua dolce e grandi mammiferi hanno tutti assistito a un declino. Come ha dichiarato Wagner, la domanda che si pongono gli entomologi è se il declino degli insetti stia avvenendo più rapidamente o meno rispetto ad altri gruppi, questo perché gli insetti sono solitamente il target diretto delle azioni distruttive dell’uomo ad opera di pesticidi ed erbicidi. Sarah Cornell, scienziata presso lo Stockholm Resilience Centre (SRC), solleva un’altra questione molto importante restando nell’argomento ‘insetti’, ovvero: “Possono esserci state molte altre estinzioni di massa. Vediamo segni di estinzioni quando queste lasciano delle tracce… come scheletri… Le persone [dicono] che ‘siamo di fronte alla sesta estinzione di massa’. D’accordo, ma come siamo in grado di fare tale affermazione? Forse siamo sull’orlo della diciassettesima… Potremmo estinguerci prima ancora di raggiungere questa famigerata sesta estinzione”. Superare i limiti planetari La perdita di abbondanza di insetti, a seconda di dove e quanto velocemente si verifica, potrebbe avere impatti molto più gravi e imprevisti rispetto alla perdita di caffè o anacardi. La trasformazione degli ecosistemi globali, innescando il declino di massa degli insetti, potrebbe spingere la Terra oltre quello che gli scienziati hanno definito un “limite planetario”. La struttura dei limiti planetari, ipotizzata da un gruppo di scienziati internazionali nel 2009, cerca di fissare i limiti ambientali entro i quali la vita può funzionare in sicurezza e pone la domanda: Quanto disturbo causato dall’uomo può sopportare il pianeta senza muoversi verso una nuova o più rischiosa condizione? Secondo un’analisi del 2016, l’umanità ha superato la soglia limite planetaria definita “sicura” per “l’incolumità biotica”, una misura della diversità funzionale e genetica (biodiversità). Gli autori affermano che l’incolumità biotica è diminuita su almeno il 65% della superficie terrestre, specialmente nelle praterie e negli hotspot di biodiversità. “Il modo in cui le persone utilizzano la terra sta cambiando la capacità degli ecosistemi di continuare a svolgere le loro normali funzioni”, ha dichiarato Cornell, un ricercatore sul cambiamento globale presso la SRC che ha lavorato a un aggiornamento del 2015 del quadro dei limiti planetari. “Questo andamento di perdita di biodiversità sta minando il nostro benessere nel lungo periodo”. Un esemplare di Empusa pennata in Portogallo. A causa della sua ridotta densità di distribuzione, è difficile trovare questa specie in natura. Foto di Frank Vassen via Flickr (CC BY 2.0) È molto probabile che il declino di insetti peggiorerà prima che questi possano avere occasione di riprendersi, precisa Wagner. Questo è dovuto al fatto che il cambiamento climatico, un limite planetario critico, peggiora rapidamente e sia la popolazione umana che il consumo umano saliranno alle stelle con un conseguente aumento nell’utilizzo del suolo e dell’inquinamento (due altri limiti planetari). È importante sottolineare che ciò che rende speciale il Declino Globale degli Insetti nell’Antropocene è l’identificazione di lacune critiche nelle nostre conoscenze. Per cominciare, abbiamo solo scalfito la superficie dell’identificazione e della descrizione della biodiversità esistente per quanto riguarda gli insetti presenti sul Pianeta. Gli entomologi stanno lavorando duramente affinché la nostra comprensione possa progredire attraverso il ‘deep learning’ e la visione artificiale, grazie all’utilizzo di una varietà di telecamere e sensori, nonché di iniziative ambiziose come un piano per l’inventario e il codice a barre del DNA dell’intero biota del Costa Rica nei prossimi dieci anni. Tutti possiamo contribuire alla salvaguardia degli insetti L’articolo non solo fa risuonare il campanello d’allarme per gli insetti, ma offre anche molti suggerimenti su come conservare e proteggere questi piccoli invertebrati. I processi decisionali internazionali, nazionali e aziendali devono avvenire e anche rapidamente. Alla fine dell’articolo i ricercatori espongono “otto semplici azioni che le persone possono intraprendere per salvare gli insetti dal declino globale.” Una delle azioni proposte spinge le persone a convertire i prati, o qualsiasi spazio verde esterno, in habitat naturali più diversificati. Un esemplare di A. incarnata in una palude dell’Idaho su un’euforbia lattaiola. Le popolazioni di farfalle monarca sono diminuite drasticamente e la specie in questione rientra nell’Endangered Species Act (ESA). Foto per gentile concessione di Stephanie McKnight / Xerces Society. L’articolo raccomanda di coltivare piante autoctone utilizzando meno erbicidi e pesticidi, di limitare l’uso dell’illuminazione artificiale esterna, di diminuire il dilavamento dovuto al lavaggio di veicoli e edifici, di lavorare contro l’avversione nei confronti degli insetti, di educare le persone su questi artropodi e di farsi coinvolgere nella politica locale, sostenere la scienza e votare. “Penso che se lo facessimo tutti insieme … farebbe una grande differenza”, ha dichiarato a Mongabay Akito Kawahara, autore principale dell’articolo sulle ‘otto semplici azioni’. “Prendiamo per esempio l’azione di convertire i prati… prendere un pezzetto minuscolo del tuo giardino e trasformarlo in un habitat naturale … l’impatto che ogni piccolo frammento di spazio può avere su larga scala è enorme”. I giardini di farfalle e altri spazi simili arricchiscono inoltre le nostre vite e offrono opportunità educative per risvegliare la curiosità nei bambini. “Questi articoli sugli insetti… incentrarsi sulle piccole cose… è un ritorno meraviglioso a un modo di pensare ecologico”, ha detto Cornell a Mongabay. “Non si tratta solo di domandarsi: Quanti insetti? Quante estinzioni? Ma piuttosto dobbiamo chiederci: Come sta cambiando il mondo?” In un mondo in cui il declino degli insetti è fuori controllo, la risposta potrebbe essere: più di quanto osiamo immaginare. Citazione: Wagner, D. L., Grames, E. M., Forister, M. L., Berenbaum, M. R., & Stopak, D. (2021). Insect decline in the Anthropocene: Death by a thousand cuts. Proceedings of the National Academy of Sciences, 118(2). doi: 10.1073/pnas.2023989118 Immagine di apertura: Esemplare di Cryptocephalus aureolus di Frank Vassen via Flickr (CC BY 2.0) Liz Kimbrough è scrittrice per Mongabay. La trovate su Twitter @lizkimbrough Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/01/death-by-1000-cuts-are-major-insect-losses-imperiling-life-on-earth/