- Due scienziati marini dell’Università della California di Santa Barbara hanno pubblicato una classifica delle dieci notizie sul mare più rilevanti del 2017.
- Nuovi grandi parchi marini e i progressi compiuti verso un trattato internazionale per la tutela delle acque internazionali hanno fatto ben sperare.
- Intanto, la decisione degli Stati Uniti di abbandonare l’accordo di Parigi per ridurre le emissioni di gas serra e una stagione di uragani atlantici particolarmente distruttiva hanno riportato alla ribalta che la minaccia dei cambiamenti climatici è in atto.
- Questo post è un commento a delle notizie. Le idee espresse appartengono agli autori, non necessariamente a Mongabay.
1. Gli Stati Uniti abbandonano Parigi
Nella nostra top ten 2015 delle notizie sul mare avevamo proclamato l’adesione all’accordo di Parigi un enorme traguardo per il rallentamento del riscaldamento, l’acidificazione e la deossigenazione degli oceani. Nel 2017, i paesi che mancavano all’appello come l’Afghanistan, il Nicaragua e la Siria hanno ratificato l’accordo, portando il totale dei paesi aderenti a 171. Tuttavia, con un brusco voltafaccia della leadership mondiale nell’azione per il clima, l’amministrazione Trump ha annunciato ufficialmente il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi adducendo, come motivazione, conseguenze sfavorevoli per l’economia americana.
2. La stagione degli uragani più costosa mai avuta
A seguire la posizione precedente di questa classifica non potevano che esserci gli uragani. Nell’oceano Atlantico, la stagione degli uragani di quest’anno ha prodotto 17 tempeste alle quali è stato dato un nome e 10 uragani, con ben tre tempeste di categoria 4 che, per la prima volta nella storia, hanno colpito gli Stati Uniti. In aggiunta, la modellazione delle catastrofi ha consentito di valutare i danni causati dagli uragani del 2017 in poco più di 200 miliardi di dollari: la stagione più costosa di sempre per gli Stati Uniti. Sebbene i singoli uragani non possano essere attribuiti direttamente ai cambiamenti climatici, potrebbe esserci invece una relazione con gli aumenti di attività e intensità che sono stati osservati.
3. La vaquita contro l’estinzione
Il 2017 ha visto il lancio di un audace e disperato programma di collaborazione, il VaquitaCPR, per salvare dall’estinzione la piccola focena vaquita, in grave pericolo. Con appena 30 vaquita (Phocoena sinus) rimaste sulla Terra, il VaquitaCPR ha cercato per mesi di catturare degli esemplari di questa specie inafferrabile con l’intento di proteggerli e magari allevarli in cattività fino al termine del pericolo di estinzione. Tuttavia, dopo la morte di un esemplare in cattività, il VaquitaCPR ha messo fine al programma e ha fatto appello a una maggiore attenzione all’applicazione del divieto messicano alle reti da posta, la causa principale della morte della vaquita nel suo piccolo habitat, situato nella parte settentrionale del Golfo della California.
4. Inquinamento da plastica
Quest’anno ha portato un certo numero di notevoli progressi nella conoscenza di come la plastica colpisce i nostri mari e un forte aumento di azioni per affrontare questo problema che minaccia sempre più la salute del mare e dell’uomo. Quest’estate, i ricercatori hanno prodotto la prima stima globale di tutta la plastica mai prodotta a livello di massa giungendo alla conclusione che, fino ad oggi, è stata prodotta l’enorme quantità di 8 miliardi di tonnellate di plastica vergine. Forse ancora più allarmante è il fatto che i ricercatori hanno calcolato che solo il 9 percento dei rifiuti in plastica viene riciclato, un dato aggravato dall’annuncio fatto in estate dalla Cina di voler ridurre drasticamente l’importazione di plastica e di altri rifiuti da riciclare. La buona notizia è che filantropi, personaggi famosi e le Nazioni Unite hanno lanciato di una serie di campagne molto interessanti per promuovere la diminuzione della plastica monouso e istituito premi “innovazione” per ridurre i rifiuti di plastica. Sul fronte politico, invece, il 2017 ha anche visto la messa al bando dei sacchetti di plastica in California, dei prodotti in polistirolo di molti stati della Malesia e l’entrata di vigore, in Kenya, di un divieto nazionale ai sacchetti di plastica.
5. L’iceberg A-68
Tra il 10 e il 12 luglio 2017, un blocco di ghiaccio del peso di oltre mille miliardi di tonnellate si è staccato dalla Penisola Antartica. Nonostante non abbia causato l’innalzamento del livello degli oceani, questo distacco ha suscitato un grande interesse sulle future conseguenze che simili eventi possano avere sulla calotta polare antartica e sul livello dei mari del pianeta. Rimane ancora da stabilire se il distacco dell’iceberg, chiamato A-68, sia un evento “normale” o se, al contrario, presagisce l’indebolimento o la rottura della piattaforma di ghiaccio Larsen C alla quale l’iceberg era attaccato.
6. Spiare la distruzione della barriera corallina
In un anno di yin e yang, la ricerca marina ha fatto progressi emozionanti nella capacità di osservare dallo spazio gli impatti degli esseri umani su mari e, in questo modo, ha accertato che sono davvero disastrosi. In un importante studio del 2017, per esempio, i ricercatori hanno sviluppato delle tecniche per l’utilizzo di flotte di nuovi satelliti della dimensione di una scatola di scarpe documentando che la costruzione di una base militare in porzioni del Mar Cinese Meridionale ha portato una riduzione fino al 70 percento delle barriere coralline locali.
7. Prima estrazione mineraria in un’ampia area dei fondali marini
Questo è stato anche l’anno in cui l’uomo ha messo in atto l’innovativo progetto della prima estrazione mineraria su una vasta superfice nell’oceano. Il progetto, condotto dal Giappone, è partito a sette miglia nautiche (130 chilometri) dall’isola di Okinawa, a una profondità di circa 1.600 metri, nei pressi di una venuta idrotermale non più attiva. Il Giappone ha intenzione di intraprendere l’estrazione industriale di minerali come zinco, oro, rame e piombo entro il 2020. Adesso è possibile tracciare online le attività estrattive delle imbarcazioni coinvolte in questo progetto come pure delle esplorazioni per fini estrattivi condotte nei fondali oceanici di tutto il mondo. Un altro evento degno di nota è rappresentato dagli importanti progressi compiuti dall’Autorità Internazionale per i Fondali Marini (International Seabed Authority) nell’elaborazione di un codice minerario mondiale per le acque internazionali: in questo modo l’estrazione mineraria in vaste aree di fondali oceanici in acque internazionali è più vicina.
8. Divieto di pesca nell’Artico
Da sempre lo spessore del ghiaccio ha ostacolato la pesca commerciale nel Mar Glaciale Artico centrale. Tuttavia, la recente e accelerata perdita di ghiaccio nel periodo estivo ha sollevato interrogativi sul futuro della pesca in queste fragili regioni polari. Alla fine del mese di novembre 2017, l’Unione Europea e altri nove paesi hanno compito una mossa previdente raggiungendo un accordo che vieta la pesca nel Mar Glaciale Artico centrale per i prossimi 16 anni, fino a quando si saprà di più sull’ecologia e sugli effetti potenziali della pesca in questa regione.
9. Nuovi mega parchi marini
Un’altra bella notizia sul mare è rappresentata dall’istituzione di vaste aree marine protette. Il Messico ha creato un’area protetta grande quanto la Grecia attorno a una serie di isole vulcaniche nell’arcipelago delle Revillagigedo, che ospita mante, squali e tartarughe marine. Il governo cileno e gli abitanti dell’isola di Pasqua hanno confermato la creazione, avvenuta sempre quest’anno, di un’area marina protetta ancora più vasta, all’incirca delle dimensioni del Cile continentale, che per la prima volta fu annunciata nel 2015. Inoltre, la riserva marina del Mare di Ross, in Antartide, grande quanto la Mongolia e istituita nel 2016, è diventata ufficiale dal 1 dicembre.
10. Passi in avanti verso un trattato sulle acque internazionali
Quest’anno le Nazioni Unite hanno compiuto progressi promettenti nella tutela della vita marina nelle acque internazionali, le immense distese di mare aperto non soggette alla giurisdizione di alcuna nazione che comprendono i due terzi delle acque marine dell’intero pianeta. A luglio, un comitato di programmazione dell’ONU ha proposto ufficialmente di dare inizio alle negoziazioni per il trattato. Per chiudere il 2017, il 24 dicembre il comitato ha stabilito di dare inizio al processo di negoziazione e ha fissato quattro riunioni tra il 2018 e la metà del 2020. Il testo finale del trattato è atteso per la fine del 2020. Si spera che questo processo porti all’adozione di strategie migliori e alla creazione di nuovi strumenti di azione politica, come aree protette da sanzioni internazionali, che possano contribuire alla tutela della biodiversità presente in queste acque.
Douglas McCauley ha iniziato la propria carriera come pescatore per poi passare alle scienze marine. Oggi presta servizio come Assistant Professor all’Università della California di Santa Barbara e come ricercatore borsista della Sloan Foundation in Scienze Marine. McCauley studia il funzionamento degli ecosistemi marini e i metodi di gestione ottimali per la salute dei mari. Paul DeSalles lavora come scienziato al progetto McCauley Lab. Ha studiato le mante e si occupa di come gli organismi influenzino gli ecosistemi in cui vivono.
Immagine iniziale: una manta nel Mar Cinese Meridionale. Foto di Greg Asner/Divephoto.org.