- Secondo uno studio pubblicato il 9 maggio su Nature, solo un terzo dei 242 fiumi più lunghi del pianeta scorre ancora ininterrottamente, e la maggior parte di questi fiumi si trova in regioni remote dell'Artico, del bacino amazzonico e del bacino del Congo.
- Il team di ricercatori provenienti da tutto il mondo che ha realizzato lo studio, guidato da Günther Grill della McGill University in Canada, ha stabilito che, dei 91 fiumi più lunghi di 1000 chilometri che una volta sfociavano in un oceano, solo 21 scorrono senza interruzioni dalla sorgente al mare.
- Le principali cause di ostruzione sono costituite dalle dighe e dai serbatoi. Ci sono già quasi 60.000 grandi dighe nel mondo e ben 3700 dighe idroelettriche di grandi dimensioni sono attualmente in fase di progettazione o in costruzione.
- I fiumi in buona salute offrono numerosi vantaggi all'umanità, che vanno dalle attività ricreative alla sicurezza alimentare. Garantire la connettività dei restanti fiumi che scorrono senza interruzioni nel mondo è fondamentale anche per preservare la biodiversità nei sistemi di acqua dolce.
La prima analisi di questo tipo dei fiumi più lunghi della Terra ha rivelato che questi sono stati gravemente danneggiati dalle attività umane e indica dei modi in cui i vari paesi possono mantenere e contribuire alla rigenerazione dei fiumi di tutto il mondo.
Secondo uno studio pubblicato il 9 maggio su Nature , solo un terzo dei 242 fiumi più lunghi del pianeta scorre ancora senza interruzioni, e la maggior parte di questi fiumi si trova in regioni remote dell’Artico, del bacino amazzonico e del bacino del Congo. Secondo lo studio, nelle aree densamente popolate solo pochi fiumi continuano a scorrere senza interruzioni al loro flusso, come l’Irrawaddy e il Salween.
Il team di ricercatori provenienti da tutto il mondo che ha realizzato lo studio, guidato da Günther Grill della McGill University in Canada, ha stabilito che, dei 91 fiumi più lunghi di 1000 chilometri che una volta sfociavano in un oceano, solo 21 scorrono senza interruzioni dalla sorgente al mare.
Le principali cause di ostruzione sono costituite dalle dighe e dai serbatoi. Ci sono già quasi 60.000 grandi dighe nel mondo e ben 3700 dighe idroelettriche di grandi dimensioni sono attualmente in fase di progettazione o in costruzione.
“Per millenni, i fiumi hanno fornito cibo, acqua per uso domestico e agricolo, vie di trasporto e più recentemente, hanno permesso di produrre energia e contribuito alla produzione industriale”, scrivono Grill e gli altri autori nello studio. Per accedere ai beni e ai servizi forniti dai fiumi, gli esseri umani hanno costruito una grande quantità di infrastrutture, tra cui circa 2,8 milioni di dighe con bacini di oltre 103 metri quadrati e oltre 500.000 chilometri di fiumi e canali utilizzati come corridoi di navigazione e di trasporto. “Di conseguenza, i fiumi sono esposti a una pressione costante dovuta alla frammentazione e alla perdita di connettività fluviale, che limita la loro capacità di scorrere senza ostacoli, e che quindi influisce su molti processi e funzioni fondamentali dei fiumi sani, e che può portare ad un rapido declino della biodiversità e dei servizi ecosistemici essenziali”, continuano gli autori.
Grill ha anche dichiarato che i fiumi del mondo formano una rete complessa, che presenta collegamenti vitali con la terra, le falde acquifere e l’atmosfera. “I fiumi a flusso libero sono importanti sia per gli esseri umani che per l’ambiente, ma lo sviluppo dell’economia nel mondo sta facendo sì che siano sempre più rari. Grazie all’utilizzo di immagini satellitari e altri tipi di dati, il nostro studio esamina la portata di questi fiumi in modo più dettagliato che mai.”
Il coautore dello studio Michele Thieme, il principale scienziato per le ricerche di acqua dolce del WWF, ha dichiarato a Mongabay che, dato che non si può gestire ciò che non si comprende o che non si conosce, gli autori dello studio hanno sentito il bisogno di sviluppare un insieme di dati che potesse essere monitorato nel tempo, un inventario globale di fiumi che riflette una delle componenti principali della salute delle acque dolci.
Prima di valutare lo stato di connettività di 12 milioni di chilometri di fiumi in tutto il mondo, i ricercatori hanno dovuto definire un “fiume a flusso libero”.
“Non esisteva una definizione scientificamente condivisa di ciò che costituisse un fiume a flusso libero, quindi la prima cosa che abbiamo fatto è stato discutere e trovare una definizione con cui tutti ci trovassimo d’accordo”, ha riferito Thieme. Il team ha quindi definito che per essere “a flusso libero”, un fiume deve essere connesso in quattro modi: longitudinalmente, in modo che pesci e altre specie possano spostarsi a monte mentre l’acqua, le sostanze nutritive e i sedimenti possono spostarsi verso valle; lateralmente, in modo che il fiume possa spostarsi nella sua pianura alluvionale, e così facendo portare sostanze nutritive ai pesci in altri habitat e portare altri nutrienti nel suo stesso flusso; verticalmente, in modo che il fiume possa scorrere e interagire con le falde acquifere e le acque sotterranee; e stagionalmente, in modo che le importanti funzioni ecologiche che i fiumi forniscono non vengano compromesse nel tempo, come ad esempio gli impulsi di inondazione, che “comunicano” ai pesci di deporre le uova.
Il team ha quindi identificato degli indicatori su scala globale che riflettono ciascuno di questi componenti. La presenza di dighe, ad esempio, influisce sulle componenti longitudinali, laterali e stagionali della connettività, mentre le strade e le aree urbane costruite nelle pianure alluvionali sono spesso la causa della perdita di connettività laterale. I ricercatori hanno identificato i set di dati globali che potessero essere utilizzati come variabili per ogni componente della connettività fluviale e li hanno combinati tutti in un indice che hanno utilizzato per valutare lo stato connettivo di ciascuno dei fiumi più grandi del mondo, dalla sorgente allo sbocco.
L’interruzione della connettività fluviale minaccia i servizi ecosistemici critici
I fiumi in buona salute offrono numerosi vantaggi all’umanità, che vanno dal campo delle attività ricreative a quello della sicurezza alimentare. Permettono la pesca in acqua dolce, attività su cui fanno affidamento centinaia di milioni di persone, portano sedimenti che mantengono i delta costieri al di sopra del livello del mare e contribuiscono a mitigare l’impatto delle inondazioni e della siccità. Interrompere la connettività dei fiumi può minacciare e persino far scomparire del tutto questi importanti servizi ecosistemici. Ad esempio, Thieme sottolinea come decine di milioni di persone nel Sud-Est asiatico ottengano le loro proteine proprio dalla pesca nella parte bassa del fiume Mekong: “Con le dighe che sono state pianificate sul tronco principale del fiume, prevediamo che questa importante fonte proteica delle comunità locali scompaia del tutto, così come i loro mezzi di sostentamento”.
Garantire la connettività dei restanti fiumi che scorrono senza interruzioni nel mondo è fondamentale anche per preservare la biodiversità nei sistemi di acqua dolce. Il Living Planet Report del WWF del 2018 ha esaminato 16.704 popolazioni di animali selvatici in tutto il mondo e ha scoperto che le popolazioni di specie di acqua dolce hanno subito, in media, un calo dell’83% dal 1970, il più rapido declino di qualsiasi gruppo di vertebrati.
Secondo Thieme, le popolazioni di specie di acqua dolce stanno conoscendo un declino due volte più rapido delle popolazioni di specie marine e terrestri, e uno dei principali fattori di questo declino sarebbe proprio la perdita di connettività fluviale. La scienziata ritiene che la connettività dei fiumi sia fondamentale per le forme di vita contenute in queste acque, che sono altamente minacciate in molte parti del mondo.
Nello studio i ricercatori osservano anche come il cambiamento climatico ponga un’ulteriore minaccia alla salute dei fiumi, con le temperature in aumento che hanno già avuto effetto sui flussi fluviali, sulla qualità dell’acqua e sulla biodiversità. Quella di ricorrere all’energia idroelettrica è una soluzione che i paesi stanno adottando sempre di più, mentre cercano di affrontare l’emergenza climatica globale abbandonando le fonti di carbonio. Ma con 3700 nuove dighe idroelettriche già in cantiere e il ritmo dello sviluppo di energia idroelettrica in tutto il mondo che accelera, è ancora più urgente sviluppare sistemi energetici che abbiano un impatto minimo sul pianeta, ha affermato Thieme.
La scienziata ha anche ricordato che i costi dell’energia solare ed eolica sono in forte calo attualmente, il che significa che ci sono nuove opportunità per ricorrere a nuove fonti energetiche e soddisfare una gran parte del nostro fabbisogno di energia. “L’energia idroelettrica ha ancora un ruolo importante da svolgere, ma considerare l’utilizzo di altre fonti rinnovabili per andare incontro ai nostri bisogni e allo stesso tempo mantenere intatta la connettività di alcuni fiumi sarà la soluzione migliore per conservare tutti i benefici che i fiumi offrono”.
Thieme ha aggiunto che i dati e le informazioni compilati per lo studio possono costituire una base per identificare i fiumi più critici da proteggere o ripristinare. “Questa è un’opportunità affinché i paesi possano svilupparsi in modo migliore. Crediamo che sia possibile svilupparsi e allo stesso tempo mantenere intatta la connettività dei fiumi, ma bisogna essere realmente intelligenti e furbi per farlo. Cosa significa questo? Significa fondamentalmente collocare nuove infrastrutture in modo da limitare l’impatto sui fiumi”.
Ci sono una serie di esempi negli Stati Uniti e in Europa di infrastrutture che hanno causato danni ecologici a lungo termine, imponendo anche forti costi sociali ed economici, ha ricordato Thieme. Negli Stati Uniti è già stato avviato un movimento di rimozione di dighe, nell’ambito del quale sono state rimosse circa 1500 dighe, e l’Europa sta iniziando a intraprendere un processo simile. I dati sull’ubicazione e sull’estensione degli ultimi fiumi che scorrono liberamente nel mondo possono essere d’aiuto: “Questo tipo di informazioni, insieme ad altre informazioni sui perscorsi storici di migrazione dei pesci o su dove fossero collocate aree di grande importanza culturale, potrebbero fornire preziose indicazioni su dove si otterrebbe il massimo ritorno per quanto riguarda il ripristino della connettività fluviale”.
FONTE
• Grill et al. (2019). Mapping the world’s free-flowing rivers. Nature. doi:10.1038/s41586-019-1111-9
• WWF. (2018). Living Planet Report – 2018: Aiming Higher. Grooten, M. and Almond, R.E.A. (Eds). WWF, Gland, Switzerland.