- Le soluzioni basate sulla natura hanno un ruolo importante nell'affrontare il cambiamento climatico, ma anche i rischi che quest'ultimo comporta per le foreste devono essere calcolati, secondo quanto dice un recente articolo pubblicato su Science.
- Per costituire un buon investimento per la rimozione del carbonio dall'atmosfera, le foreste devono essere relativamente stabili, cosicché gli alberi e il suolo possano assorbire carbonio e tenerlo intrappolato per decine o centinaia di anni. Questa condizione di stabilità viene minacciata dal cambiamento climatico.
- Per valutare la stabilità delle foreste, gli autori hanno prodotto un piano d'azione che include dati sulla copertura forestale, telerilevamento e modelli sulla vegetazione terrestre.
- Gli autori incoraggiano i decisori politici a far sì che le soluzioni alla crisi climatica basate sulla natura e sulle foreste vengano messe in atto basandosi sulle migliori conoscenze scientifiche a disposizione. Parallelamente, i ricercatori vengono spinti a migliorare le proprie tecniche di comunicazione per diffondere le informazioni a diversi gruppi al di fuori del mondo scientifico.
Investire nelle foreste per combattere il cambiamento climatico sembrerebbe essere una scommessa sicura. Gli alberi assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera, emettono ossigeno e vivono per decenni. Che cosa può andare storto?
La risposta, secondo un recente articolo pubblicato su Science, è: molte cose. Incendi, temperature in aumento, malattie, parassiti e l’uomo costituiscono tutti una minaccia per le foreste e mentre il cambiamento climatico si inasprisce, lo stesso si può dire di queste minacce. Se le soluzioni basate sulla natura e sulle foreste devono poter rivestire un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico, è importante anche considerare i rischi che le foreste devono affrontare a causa del cambiamento climatico.
“I rischi attuali non vengono esaminati con attenzione né tenuti in conto e questo è ancor più vero per l’aumento dei rischi a cui le foreste andranno incontro per mano del surriscaldamento globale,” ha dichiarato a Mongabay William Anderegg, biologo presso l’Università dello Utah e autore principale del nuovo articolo.
Mentre le società di tutto il mondo si battono per raggiungere gli obiettivi climatici come quelli stabiliti dall’accordo di Parigi, che punta a limitare il riscaldamento medio globale “ben al di sotto” di 2°C entro il 2100, negli ultimi anni, l’interesse a piantare, proteggere e gestire le foreste (strategie definite come soluzioni climatiche naturali) basate sulle foreste) è aumentato. Un numero di iniziative e politiche come la Trillion Tree Campaign, sostenuta dalle Nazioni Unite, così come aziende private, hanno lanciato progetti di rimboschimento.
Ad oggi, fino al 30% delle emissioni globali viene rimosso dall’atmosfera grazie a piante terrestri. Per costituire un buon investimento per la rimozione del carbonio dall’atmosfera, le foreste devono essere relativamente permanenti, cosicché gli alberi e il suolo possano assorbire carbonio e tenerlo intrappolato per decine o centinaia di anni. Il cambiamento climatico inasprisce molte tra queste minacce alla stabilità delle foreste.
“Sarà difficile evitare un aumento di 2 o 2,5°C delle temperature senza una soluzione naturale per ridurre il carbonio che sia robusta,” ha spiegato a Mongabay Daniel Nepstad, presidente e fondatore dell’Earth Innovation Institute, non coinvolto nella stesura dell’articolo. “L’articolo ci aiuta a mettere in prospettiva le aspettative realistiche date dall’utilizzo delle foreste come approccio alla mitigazione dei cambiamenti climatici.”
Si stima che il 44% delle foreste sia minacciato da disturbi di tipo sostitutivo come incendi ad alta intensità, uragani o malattie che potrebbero uccidere la maggior parte, se non tutti, degli alberi maturi in una foresta. Gli effetti combinati di molteplici disturbi, come siccità e malattie o siccità e incendio, accelerano la distruzione della foresta.
“Il cambiamento climatico andrà a sovraccaricare i rischi che le foreste devono affrontare,” ha spiegato Anderegg. “In un clima più caldo ci saranno più incendi, più episodi di siccità e più parassiti e patogeni.”
I recenti incendi boschivi in Australia e in Amazzonia hanno costituito un campanello d’allarme globale a proposito dell’instabilità delle foreste e degli incendi boschivi in quanto minaccia crescente in un pianeta surriscaldato. Si stima che il 12% dei disturbi di tipo sostitutivo nelle foreste di tutto il mondo sia dovuto agli incendi, che costituiscono una minaccia in particolar modo nelle aree a clima mediterraneo, nelle foreste boreali, in Australia e negli Stati Uniti occidentali. Nel corso degli ultimi trent’anni, il rischio incendi negli Stati Uniti è già raddoppiato.
Anche la siccità mette in pericolo le foreste di tutto il mondo. Si stima che un episodio di siccità verificatosi in California tra il 2011 e il 2015 abbia ucciso 140 milioni di alberi, trasformandone così l’ecosistema, precedentemente neutrale, in una fonte netta di carbonio.
Anche agenti biotici come parassiti e malattie delle piante rappresentano una grande sfida per le foreste e per la loro gestione. Lo scarabeo del pino di montagna (Dendroctonus ponderosae), ad esempio, è responsabile della morte di miliardi di alberi nelle foreste di conifere delle zone temperate e boreali. Ad oggi, la scienza non dispone di una buona metodologia per poter prevedere dove, quando e in quale misura queste minacce si verificheranno.
Anderegg e un gruppo di esperti a livello globale si sono riuniti nel 2019 per discutere di soluzioni al cambiamento climatico basate sulla natura. Si sono chiesti: come possiamo valutare i rischi per la stabilità delle foreste? In che modo la scienza può contribuire a far sì che le soluzioni forestali basate sulla natura siano un buon investimento per il clima? E come possiamo comunicare queste informazioni ai gestori dei terreni e ai decisori politici?
L’articolo pubblicato recentemente su Science è stato uno dei risultati di quell’incontro. In esso, gli autori suggeriscono un piano d’azione per valutare i rischi per la stabilità delle foreste. Ad oggi, dati sulla copertura forestale, il telerilevamento e i modelli sulla vegetazione terrestre sono alcuni tra i migliori strumenti scientifici disponibili.
Unire ad esempio dati satellitari a lungo termine con dati sulla copertura forestale può fornire delle previsioni affidabili su futuri episodi di stress e disturbo. Anche i modelli computerizzati sui rischi climatici, sulla crescita degli alberi e sugli incendi stanno diventando sempre più avanzati.
Tuttavia, poichè la maggior parte dei dati sulla copertura forestale provengono da foreste temperate, vi sono ampie lacune nei dati disponibili e nel monitoraggio delle foreste tropicali. Inoltre, al di fuori della comunità scientifica, molti di questi strumenti e tecniche di ultima generazione non vengono utilizzate, che significa che le decisioni politiche vengono talvolta basate su risultati scientifici vecchi di decenni.
Gli autori invitano i decisori politici a far sì che le soluzioni al cambiamento climatico basate sulla natura, in particolar modo quelle basate sulle foreste, siano messe in atto alla luce delle migliori conoscenze scientifiche a disposizione. Parallelamente, i ricercatori vengono spinti a migliorare le proprie tecniche di comunicazione per diffondere le informazioni a diversi gruppi al di fuori del mondo scientifico.
Un elemento di priorità è costituito da strumenti open-source, cioè disponibili al pubblico e semplici da utilizzare, per poter collegare i decisori politici alla ricerca e ai dati, qualcosa su cui Anderegg e colleghi stanno lavorando. La speranza è che questi strumenti facciano in modo che i processi decisionali locali si basino sui risultati scientifici più recenti.
Oltre a valutare i rischi per le foreste, gli autori sottolineano l’importanza di investire in esse in modi ecologicamente e socialmente accettabili.
“Alcuni modi per fare questo sono piantare alberi di specie locali, magari una varietà di specie di alberi, coinvolgere le comunità locali in queste iniziative forestali, rispettare le popolazioni indigene e i loro diritti,” ha detto Anderegg.
Un ulteriore punto chiave è fare attenzione a come e dove vengono piantate le foreste. Ad alti latitudini come in Canada o in Russia, ad esempio, il potere riflettente della neve raffredda il pianeta. Piantare alberi in queste zone, coprendo così la neve, finirebbe in realtà per riscaldarlo.
Infine, i programmi che compensano le emissioni di anidride carbonica, creando e proteggendo foreste, sebbene siano di importanza critica, non devono far dimenticare l’urgenza di dover, allo stesso tempo, ridurre le emissioni derivanti dai combustibili fossili.
“Durante questi anni si è verificata una tendenza, che talvolta si ripresenta, a riporre troppe speranze nelle foreste o nel rimboschimento come soluzioni al cambiamento climatico,” ha spiegato Nepstad. “Prima di tutto è necessario decarbonizzare l’economia e abbandonare i combustibili fossili e questo è il messaggio che viene dato da questo articolo.”
“Non bisogna dimenticare che esistono molti altri motivi per proteggere, conservare e forse ripristinare le foreste,” ha detto Anderegg. “come ad esempio i benefici alla biodiversità, aria e acqua pulita, i servizi ecosistemici, il turismo…Le foreste fanno molto di più che assorbire carbonio.”
Citazione: Anderegg, W. R. L., Trugman, A. T., Badgley, G., Anderson, C. A., Bartuska, A., Ciais, P., … Randerson, J. T. (2020). Climate-driven risks to the climate mitigation potential of forests. Science, 368(6497). doi:10.1126/science.aaz7005
Immagine banner di un incendio boschivo nel parco forestale nazionale Bitterroot in Montana. Immagine di John McColgan, modificata da Fir0002, per gentile concessione dell’USDA.
Liz Kimbrough è una giornalista di Mongabay. La trovi su Twitter: @lizkimbrough_
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/06/forests-are-a-solution-to-global-warming-theyre-also-vulnerable-to-it/