- Un nuovo studio ha rilevato che solo al 9% delle specie di rettili commerciate viene riconosciuto un certo livello di protezione da parte di CITES, la convenzione sul commercio internazionale della fauna selvatica; una situazione che potrebbe consentire lo sfruttamento eccessivo delle popolazioni selvatiche.
- Lo studio ha inoltre scoperto che circa il 90% delle specie di rettili trafficate comprende un certo numero di individui provenienti dalla natura e non da uno stato di cattività, e che le specie recentemente individuate spesso compaiono in commercio entro un anno dalla pubblicazione degli studi che le hanno identificate.
- Gli autori dello studio richiedono un cambiamento del processo CITES per consentire il commercio solo di alcune specie e vietarne quello di tutte le altre.
Nel 2019, la scienziata della conservazione Alice Hughes si è recata a Ginevra per partecipare a una riunione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), un accordo multilaterale mirato a proteggere la fauna e flora selvatiche in via di estinzione, vietando o limitando il loro commercio internazionale. Quando i membri hanno proposto di dare protezione a diverse specie di uccelli asiatici canori e pesci tropicali, intensamente venduti come animali domestici esotici, queste proposte sono state respinte, ha raccontato Hughes. Al contrario, l’attenzione è rimasta sugli animali più carismatici e “di alto valore”.
“In entrambi i casi, si è risposto che sarebbe troppo costoso inserire quel numero di specie, cosa che, in sostanza, mi ha fatto pensare: “Bene, se queste specie chiaramente minacciate dal commercio non vengono protette, quante altre specie non lo sono?”, ha detto Hughes a Mongabay.

Queste preoccupazioni hanno spinto Hughes e altri due colleghi, Benjamin Marshall e Colin Strine, a intraprendere uno studio sul commercio mondiale di fauna selvatica, concentrandosi in particolare sui rettili, per capire come gli scambi non regolamentati, e sotto-regolamentati, possano influenzare le popolazioni selvatiche. I risultati sono stati pubblicati il mese scorso su Nature Communications.
“I rettili rappresentavano il soggetto ideale in quanto solo il 9% è monitorato dalla CITES e gran parte del commercio avviene online”, ha spiegato Hughes.
I ricercatori hanno raccolto dati da tre fonti principali: il portale di CITES, i registri di importazione della fauna selvatica dal database LEMIS (Law Enforcement Management Information System) dello US Fish and Wildlife Service e da un webscrape online di rivenditori di rettili grazie al quale si sono esaminate 25.000 pagine web basandosi su parole chiave in cinque lingue diverse.
Si è scoperto che tra il 2000 e il 2019, quasi 4.000 specie di rettili sono state coinvolte nel commercio, comprese molte specie in via o in pericolo di estinzione, specie con un limitato raggio di distribuzione, nonché specie senza dati sulla popolazione o sulle valutazioni riguardanti la loro tutela. Se una specie non è protetta dalla CITES, o da altre misure di protezione internazionale, il suo commercio è totalmente legale.

Lo studio ha rilevato che circa il 90% delle specie di rettili commerciate comprendevano alcuni individui provenienti dallo stato selvatico, e che circa il 55% degli individui di rettili venduti proveniva dalla natura piuttosto che da uno stato di cattività. Secondo lo studio, per quanto riguarda le lucertole, il 75% è stato prelevato dall’ambiente naturale. Ha anche sottolineato che le specie più recentemente scoperte comparivano in vendita online poco dopo essere state identificate da studi pubblicati.
“Ero già a conoscenza del fatto che le descrizioni delle specie venivano utilizzate per identificare specie potenzialmente adatte a diventare nuovi animali domestici, ma abbiamo scoperto che dal 2000, oltre 130 specie descritte erano già in commercio, con alcune nello stesso anno in cui vengono descritte”, ha dichiarato Hughes. “Siamo rimasti sbalorditi perché, ovviamente, queste specie non hanno una regolamentazione di base”.
Sandra Altherr, co-fondatrice di ProWildlife, un gruppo tedesco dedicato al benessere degli animali e alla protezione delle specie, ha affermato che i risultati di questo studio non sono inaspettati, poiché la stessa ProWildlife ha scoperto che la maggior parte delle specie di rettili commercializzate non sono coperte da misure di protezione internazionale.
“Quello che ci ha sorpreso è l’enorme numero di specie registrate da Marshall e dai suoi colleghi”, ha detto Altherr in una e-mail a Mongabay. “Quasi 4.000 specie di rettili coinvolte nel commercio di animali domestici è un risultato sconvolgente, soprattutto se si considera che la maggior parte di esse non è protetta dalla CITES e quindi lo sfruttamento delle popolazioni selvatiche non è né regolamentato né registrato. La CITES è uno strumento utile per limitare il commercio di specie minacciate, ma il processo è troppo lento per combattere l’enorme numero di specie minacciate non protette e le dinamiche commerciali, che si stanno spostando costantemente verso nuove specie”.

Hughes ha affermato che insieme ai suoi colleghi stanno sostenendo un cambiamento del processo di regolamentazione della CITES: invece di consentire alle specie di essere messe in commercio liberamente fino a quando non ricevono protezione dalla CITES, vogliono che CITES crei un elenco di specie che possono essere scambiate legalmente, e vieti il commercio di tutte le altre.
“Finché avremo un sistema in cui si deve aspettare che un regolamento CITES dica che una specie può, o non può, essere messa in commercio, avremo uno sfruttamento insostenibile”, ha affermato Hughes. “Ciò di cui abbiamo bisogno è che CITES definisca un elenco di specie che possono essere commerciate, sia che provengano dalla cattività o dallo stato selvatico”.
“Sosteniamo pienamente la conclusione degli autori e la raccomandazione secondo cui sarebbe necessaria un’inversione dello status quo, richiedendo la prova della sostenibilità prima che ne venga consentito il commercio”, ha detto Altherr. “Gli erpetologi sul campo temono di pubblicare le località dove si trovano nuove specie perché potrebbero essere immediatamente prese di mira dai collezionisti, molto prima che CITES possa reagire e molto prima che possano essere introdotte altre misure di protezione “.
Citazioni:
Marshall, B. M., Strine, C., & Hughes, A. C. (2020). Thousands of reptile species threatened by under-regulated global trade. Nature Communications, 11(1). doi:10.1038/s41467-020-18523-4
Immagine di copertina: Una specie di Cyrtodactylus recentemente identificata in Myanmar e velocemente entrata nel commercio globale di animali domestici. Immagine di Benjamin Marshall.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/10/tradable-by-default-reptile-trafficking-flourishes-amid-lack-of-protection/