- La Norvegia ha annunciato che abbatterà fino a 1.278 esemplari di balenottera minore (nota anche come balenottera rostrata) nella sua prossima stagione di caccia, la stessa quota degli ultimi due anni.
- Mentre il governo norvegese afferma che il suo programma di caccia alle balene è sostenibile, alcuni scienziati, ambientalisti ed esperti di benessere animale si oppongono ad una simile affermazione.
- Tali oppositori alla caccia alle balene indicano un numero crescente di prove che suggeriscono come le balene giochino un ruolo fondamentale nella regolazione dell'ecosistema marino e di come questi individui valgano più da vivi che da morti.
- Dal 1986 esiste una moratoria globale sulla caccia commerciale alle balene, eppure la Norvegia sceglie deliberatamente di non seguire questo divieto.
Secondo un recente annuncio da parte del ministero della pesca norvegese, quest’anno il Paese prevede di uccidere fino a 1.278 balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata). Si tratta della stessa quota dei due anni precedenti sommate tra loro, 503 nel 2020 e 429 nel 2019.
“La caccia alle balene norvegese è un nostro diritto di utilizzare le risorse naturali di cui disponiamo”, ha dichiarato Odd Emil Ingebrigtsen, ministro della pesca e delle risorse ittiche norvegesi. “Agiamo sulla base delle conoscenze scientifiche e in maniera del tutto sostenibile. Inoltre, le balene costituiscono un alimento sano e buono che i norvegesi vogliono nel loro piatto”.
Nel 1982, la Commissione baleniera internazionale (IWC) ha emesso una moratoria globale sulla caccia commerciale alle balene, che è entrata in vigore nel 1986. Ma la Norvegia, nonostante sia un membro dell’IWC, si è formalmente opposta a questa decisione, e dal 1993 continua a uccidere balene anno dopo anno.
Mentre i sostenitori affermano che il programma di caccia alle balene della Norvegia è sostenibile, alcuni scienziati, ambientalisti e sostenitori del benessere animale sono in disaccordo, dichiarando l’insostenibilità e la non eticità di tali pratiche che vanno in direzione opposta agli obiettivi di conservazione del paese.
“Quando si tratta di caccia alle balene, gli esseri umani hanno una pessima esperienza nel fare qualcosa di sostenibile, e non dovremmo continuare a permettere che queste azioni continuino per il semplice fatto che qualcuno dica che si possa fare in maniera sostenibile”, ha detto Ari Friedlaender della University of California, Santa Cruz, durante un’intervista con Mongabay. “Il fatto che dal 1986 ci sia un divieto internazionale sulla caccia commerciale alle balene indica che non esiste un modo per farlo in maniera sostenibile”.
Friedlaender, che ha studiato i cetacei in tutto il mondo, spiega come le balene giochino un ruolo fondamentale nella regolazione dell’ecosistema marino. Rimuoverle dagli oceani potrebbe avere un impatto negativo sull’ambiente in modi che non comprendiamo appieno.
“Più impariamo sulle balene, più ci rendiamo conto che esse forniscono servizi ecosistemici su vari livelli”, spiega Friedlaender. “La presenza e l’abbondanza delle balene possono effettivamente stimolare la ricchezza ecosistemica per via del modo in cui fanno circolare i nutrienti che sono limitanti nell’ambiente. Se ad esempio togliamo molti animali da una piccola area, si avrà un impatto sulla produttività dell’ecosistema con conseguente crollo dell’equilibrio dello stesso. Se togliamo un predatore significativo che si nutre di grandi quantità di pesce o di un certo tipo di preda, si danno opportunità ad altre specie di entrare e modificare la struttura dell’ecosistema, con conseguenze che non conosciamo”.
Elsa Cabrera, direttrice esecutivo del Cetacean Conservation Center in Cile, ha una visione simile a quella di Friedlaender. Le balene valgono più da vive che da morte, sostiene la direttrice, per via dei loro contributi alla regolazione dell’ambiente marino. Fa riferimento a un rapporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI) secondo cui le balene forniscono vari servizi come l’aumento della produzione di fitoplancton e il sequestro di carbonio.
“Non credo che nessun paese dovrebbe cacciare le balene”, ha dichiarato Cabrera in un’intervista a Mongabay. “Non si tratta più di discutere se le balene sono una specie carismatica, o se mangiare balene è un diritto culturale, o se l’uso sostenibile delle balene è corretto oppure no. Negli ultimi dieci anni, nuove scoperte scientifiche ci stanno mostrando il ruolo chiave delle balene nel funzionamento dell’ecosistema”.
Nonostante il suo programma di caccia alle balene continui ad attirare aspre critiche, la Norvegia ha lavorato per posizionarsi come leader nelle questioni di conservazione degli oceani. Per esempio, nel dicembre 2020, si è unita ad altre 13 nazioni nel rinomato Ocean Panel, impegnandosi a gestire in modo sostenibile il 100% dei loro oceani entro il 2025.
“Stanno facendo cose incredibili per quanto riguarda i rifiuti marini, la plastica negli oceani, le reti fantasma … ed è davvero interessante, perché hanno anche diffuso ottime linee guida su come salvare le balene che rimangono intrappolate nelle reti fantasma o nei recinti di acquacoltura”, ha detto Kate O’Connell, consulente per gli animali marini presso l’Animal Welfare Institute, in un’intervista condotta da Mongabay. “Se da una parte sono all’avanguardia su questi temi, dall’altra dicono: ‘Bene, andiamo a caccia di balene’”.
O’Connell ha inoltre mostrato preoccupazione per il crescente interesse della Norvegia verso la carne magra di balena, che ha portato a enormi sprechi.
“La carne di balena contiene molto lardo (il cosiddetto blubber), è per la maggior parte una carne grassa”, ha precisato O’Connell. “E così, ciò che abbiamo constatato è che, anche se stanno catturando più balene, stanno contemporaneamente producendo meno carne per individuo ucciso (e di conseguenza aumentando lo spreco)”.
Nel 2020, la domanda di carne di balena ha assistito a una leggera ripresa poiché i norvegesi si sono rivolti di più al cibo locale durante la pandemia da COVID-19. Il ministro Ingebrigtsen ha dichiarato di sperare che questa “tendenza al rialzo” continui durante tutto l’anno.
O’Connell ha detto di non aspettarsi di assistere a un comportamento simile.
“Come visto dal sondaggio che abbiamo condotto due anni fa, la domanda è molto limitata”, ha spiegato. “Perciò trovo difficile pensare che saranno in grado di mantenere un simile livello di interesse una volta che il mondo tornerà a una nuova normalità, qualunque essa sia”.
Esistono anche preoccupazioni legate al benessere degli animali intorno al programma di caccia alle balene della Norvegia, in particolare al tempo impiegato da una balena a morire dopo che è stata colpita da un arpione.
“Circa il 18% degli animali cacciati ogni anno in Norvegia non muore all’istante… alcuni impiegano ben 15 minuti”, ha spiegato O’Connell. “Se stessimo parlando di animali domestici, questo programma non sarebbe sicuramento approvato”.
In passato, il governo norvegese ha richiesto alle baleniere con licenza di superare un test di tiro per poter uccidere una balena con un fucile in caso fosse ancora viva dopo essere stata arpionata. L’anno scorso, questo requisito è stato eliminato a causa della pandemia da COVID-19, ma quest’anno è stato invece offerto un test virtuale.
“Ritengo che questo non sia all’altezza di ciò che è veramente necessario, ovvero assicurarsi che le persone siano testate sulla base delle condizioni che incontreranno in mare”, ha detto O’Connell. “E questo è uno dei motivi per cui noi, come organizzazione per il benessere degli animali, abbiamo sempre avuto problemi con la caccia alle balene. Quando ti trovi su una nave in cui tutto intorno a te si muove per via delle difficili condizioni in mare, è estremamente difficile assicurarti che l’animale venga ucciso all’istante senza alcuna sofferenza”.
La IUCN stima che ci siano circa 200.000 balenottere comuni nel mondo che rientrano nella categoria ‘rischio minimo’ (least concern). Secondo Justin Cooke, membro del gruppo di specialisti dei cetacei della IUCN Species Survival Commission e del comitato scientifico dell’IWC, la specie è divisa in quattro stock principali nell’Atlantico del Nord, con la Norvegia che mira principalmente alla popolazione dell’Atlantico nord-orientale. Cooke ha riferito che nel 2010, sulla base dei dati raccolti tra il 2008 e il 2013, la popolazione dell’Atlantico nord-orientale includeva circa 89.264 balene.
Le domande di quest’anno per prendere parte alla caccia alle balene sono ancora aperte. O’Connell prevede che si arriverà ad un totale di circa 13 navi, lo stesso di quello dell’anno scorso. La stagione di caccia inizierà ufficialmente ad aprile.
Dal 1993 la Norvegia ha ucciso più di 14.000 balenottere minori.
Citazione:
Chami, R., Cosimano, T., Fullenkamp, C., & Oztosun, S. (2019). Nature’s solution to climate change. Finance & Development, 56(4). Retrieved from https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2019/12/natures-solution-to-climate-change-chami.htm
Immagine di apertura: Esemplare di balenottera minore. Foto di Tom Benson / Flickr (CC BY-NC-ND 2.0).
Elizabeth Claire Alberts è scrittrice per Mongabay. Seguitela su Twitter @ECAlberts.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/03/minke-whales-for-dinner-norways-controversial-whale-hunt-is-still-on/