- Un nuovo studio presenta la mappa delle regioni del mondo in cui molto probabilmente si troverebbero le specie sconosciute alla scienza.
- Lo studio ha rivelato come le foreste tropicali di paesi quali il Brasile, l’Indonesia, il Madagascar e la Colombia possano con maggiore probabilità ospitare specie non ancora descritte, per lo più di rettili e anfibi.
- Secondo il capo-ricercatore di questo studio, il motivo principale per cui tali specie sono rimaste a lungo indefinite è la mancanza, in alcune parti del mondo, di fondi e di esperti di tassonomia.
- E specifica che, mentre è importante conoscere tante più specie possibili per proteggerle, le specie indefinite non vengono attualmente prese in considerazione da organizzazioni governative quali la Convenzione dell’UN sulla Diversità Biologica (CBD).
Nel 2012, i ricercatori hanno ‘descritto’ un microscopico camaleonte, grande quanto un’aspirina, la Brookesia nana, proveniente da una sottile striscia di foresta pluviale nel nord del Madagascar. Tale specie, ritenuta dagli esperti essere il più piccolo rettile al mondo, ha attirato l’attenzione della stampa a livello mondiale.
Mario Moura, ex ricercatore post-dottorato in ecologia e biologia evoluzionistica alla Yale University nonché attuale professore presso la Federal University di Paraíba in Brasile, afferma che è abbastanza comune trovare specie nuove alle scienze, soprattutto in parti del mondo quali il Madagascar.
“Penso che sia opinione comune che la scienza conosca la maggior parte delle specie della Terra…In realtà, nella migliore delle ipotesi, siamo a conoscenza soltanto del 20% delle specie terrestri”, ha dichiarato Moura in una intervista a Mongabay.
Moura e il suo collega Walter Jetz, professore di ecologia e biologia evoluzionista a Yale, hanno recentemente pubblicato uno studio su Nature Ecology & Evolution che esplora il potenziale inutilizzato delle specie mondiali sconosciute, focalizzandosi sui vertebrati terrestri, inclusi gli anfibi, i rettili, i mammiferi e gli uccelli. I due hanno creato una mappa del mondo che mostra le probabile localizzazione della maggior parte dei vertebrati terrestri indefiniti.
Mentre i precedenti studi si sono incentrati su quante specie indefinite ci siano, lo scopo di questo studio è quello di identificare la localizzazione di tali specie e a quali gruppi tassonomici esse appartengono.
“Sappiamo che l’80% delle specie terrestri è sconosciuto, ma dove si trovano?”, ha affermato Moura, aggiungendo: “siamo passati dal chiederci ‘quante specie ci siano’ a ‘ dove e quali esse siano’”.
I ricercatori hanno raccolto dati relativi a oltre 32.000 vertebrati terrestri utilizzando la Mappa della vita — una banca-dati globale delle specie note e della loro distribuzione, oltreché progetto guidato da Jetz, con lo scopo di capire quali specie devono ancora essere descritte e dove si trovano. Hanno altresì preso in esame numerosi fattori che potrebbero determinare la probabilità della presenza di specie sconosciuta in un’area, tra cui certe caratteristiche che renderebbero le specie difficilmente identificabili in una area particolare. Per esempio, specie con un corpo più piccolo con una distribuzione limitata, che vivono in habitat inaccessibili, sono probabilmente più difficili da trovare rispetto alle specie che hanno un corpo più grosso e un’ampia distribuzione.
“Se si pensa alle specie che vivono in aree simili, tali specie tendono a condividere anche caratteristiche e tratti simili”, ha spiegato Moura. E ha aggiunto: “Perciò, se una regione è nota per avere specie con tratti difficili da rilevare, …è molto probabile che quella regione ospiti molte specie indefinite”.
La mappa che ne risulta mostra come le foreste di paesi quali il Brasile, l’Indonesia, il Madagascar e la Colombia ospitano la quantità più considerevole di specie ignote, ammontando a circa un quarto delle scoperte potenziali. Lo studio ha anche rivelato che i rettili e gli anfibi costituiscono la maggior parte delle specie indefinite.
Mentre sono molti i fattori che possono contribuire al fatto che le specie rimangano indefinite, Moura sostiene che ciò sia dovuto soprattutto sia alla mancanza di finanziamenti che alla scarsità di esperti di tassonomia capaci di identificare con precisione le nuove specie in queste regioni. Comunque sia, ha sottolineato Moura, la descrizione di tali specie è fondamentale per la loro sopravvivenza, suggerendo che potrebbe contribuire ad informare i dibattiti nella prossima conferenza dell’UN sulla Biodiversità (CBD COP15) che si terrà a Kunming, China.
“Ci auspichiamo che [i partecipanti al CBD] …cercheranno di includere queste scoperte sulla biodiversità nascosta tra gli obiettivi o che almeno [acquisiscano] consapevolezza dell’esistenza di queste specie ignote dal momento che attualmente le specie indefinite non sono direttamente incluse tra obiettivi internazionali”, ha dichiarato Moura.
E ha aggiunto: “Ciò che mi soddisfa di questa ricerca è il fatto che… finalmente smettiamo di ignorare le specie indefinite nella pianificazione della conservazione potendo così fare qualcosa per evitare l’estinzione di queste specie nelle generazioni future”.
Secondo un altro studo, le specie indefinite fanno parte di circa il 15-19% delle attuali estinzioni, a seconda dell’esemplare preso in considerazione.
Boris Worm, biologo marino della conservazione, nonché co-autore di uno studio che quantifica il numero delle specie indefinite su terra e oceani, non coinvolto però nello studio di Moura, ha definito il nuovo articolo scientifico pubblicato su Nature Ecology & Evolution un lavoro “fenomenale”.
“[I ricercatori] scendono ancor più nei dettagli quanto al tipo di specie che ci si aspetta di scoprire e dove, e ciò ritengo sia estremamente utile”, ha dichiarato Worm in una intervista a Mongabay.
Worm ha aggiunto che, mentre aree quali la foresta atlantica brasiliana, le isole dei Caraibi, la Mesoamerica, il Madagascar e l’Asia Sudorientale sono già note come punti caldi di biodiversità, lo studio fornisce informazioni riguardo alle affiliazioni tassonomiche delle specie indefinite nelle suddette zone.
E aggiunge che alcune specie indefinite di anfibi e rettili potrebbero estinguersi a nostra insaputa.
“Non possiamo proteggerli…se non li conosciamo”, ha affermato Worm. E ancora: “Ci è sempre più chiaro il fatto che ogni specie del pianeta ha un suo ruolo che in un modo o nell’altro è collegato al nostro benessere attraverso il loro contributo nell’ambito degli ecosistemi”.
Citazioni:
Mora, C., Tittensor, D. P., Adl, S., Simpson, A. G., & Worm, B. (2011). How many species are there on Earth and in the ocean? PLOS Biology, 9(8), e1001127. doi:10.1371/journal.pbio.1001127
Moura, M. R., & Jetz, W. (2021). Shortfalls and opportunities in terrestrial vertebrate species discovery. Nature Ecology & Evolution. doi:10.1038/s41559-021-01411-5
Tedesco, P. A., Bigorne, R., Bogan, A. E., Giam, X., Jézéquel, C., & Hugueny, B. (2014). Estimating how many undescribed species have gone extinct. Conservation Biology, 28(5), 1360-1370. doi:10.1111/cobi.12285
Didascalia dell’immagine di banner: Il camaleonte pantera (Furcifer pardalis) fu scoperto nel Madagascar nel 2015. Immagine di Rhett A. Butler.
Elizabeth Claire Alberts è una dei cronisti di Mongabay. Seguitela su Twitter @ECAlberts.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/03/new-map-shows-where-the-80-of-species-we-dont-know-about-may-be-hiding/