- Secondo un nuovo studio, per prevedere il rischio di deforestazione in un’area protetta bisogna osservare le condizioni delle foreste circostanti.
- Lo studio, analizzando immagini satellitari di foreste protette di tutto il pianeta, ha scoperto che la perdita forestale nelle zone attigue rappresenta il primo segnale di una futura deforestazione all’interno dell’area protetta.
- I ricercatori sostengono che le agenzie per la gestione dei parchi nazionali possano utilizzare il modello da loro proposto per prevedere il grado di vulnerabilità alla deforestazione delle aree protette del proprio paese e, in questo modo, stabilire le priorità delle azioni di conservazione.
- Tuttavia, secondo i ricercatori, nell’ambito della tutela delle foreste, queste agenzie dovrebbero tenere conto anche delle comunità locali che vivono nelle aree interessate.
Le foreste protette, come quelle all’interno dei parchi nazionali, hanno scarse probabilità di essere abbattute se sono circondate da aree di foresta intatta. Al contrario, se le aree attigue a una foresta protetta sono degradate, è probabile che la deforestazione si insinui anche all’interno dell’area protetta stessa. Questo è ciò che sostiene un nuovo studio.
Lo studio, che ha preso in esame immagini satellitari di foreste protette di tutto il pianeta, giunge alla conclusione che la copertura forestale del territorio che circonda un’area protetta è un indicatore attendibile della perdita forestale futura.
Dalla ricerca emerge che, quando le zone che circondano un’area protetta rimangono ricoperte da foresta, è molto probabile che subiscano una lieve, se non alcuna, deforestazione. Al contrario, se la copertura forestale adiacente diminuisce al di sotto del 20%, è probabile che anche l’area protetta subisca una perdita della stessa entità, come se non fosse protetta affatto.
I ricercatori, il cui lavoro è stato pubblicato ad agosto su Current Biology, hanno raccolto immagini satellitari di tutte le foreste protette del pianeta dal 2000 al 2018 e hanno utilizzato Google Earth per analizzare la relazione tra perdita forestale all’interno di aree protette e perdita forestale nelle zone che si estendono fino a 5 chilometri dai loro confini.
“Volevamo scoprire cosa accade alle foreste all’interno di aree protette quando c’è sempre meno foresta attorno ai loro confini, quando la loro zona cuscinetto comincia a manifestare diminuzioni di densità e ad apparire come un mosaico di foresta e campi,” ha dichiarato in un comunicato stampa Zuzana Buřivalová, autrice principale dello studio e professore di ecologia forestale e della fauna selvatica all’Università del Winsconsin-Madison.
“In base alla percentuale di copertura forestale attorno a una riserva naturale, ora siamo in grado di fare previsioni e affermare: ‘dunque, da oggi dobbiamo prestare maggiore attenzione’ oppure ‘non c’è ancora bisogno di allarmarsi,’ “ ha aggiunto.
Buřivalová spiega poi che i risultati della ricerca non vanno interpretati in termini di definizione di “obiettivi” ma piuttosto di “misurazione della temperatura” delle zone protette.
Infatti, a Mongabay ha dichiarato: “probabilmente mi preoccuperei se mi dicessero che [finché] abbiamo 5 chilometri di zona cuscinetto attorno all’area protetta va tutto bene, [perché, in questo caso] non si penserebbe a cosa accade oltre quei 5 chilometri e si potrebbe decidere di deforestare poco lontano dall’area protetta.”
Al contrario, Buřivalová ritiene che le agenzie che gestiscono le riserve naturali dovrebbero utilizzare i dati dello studio per individuare le foreste protette a rischio all’interno del proprio paese e dare loro la priorità nei progetti di conservazione. Il modello proposto dai ricercatori per prevedere la vulnerabilità alla deforestazione delle aree protette sulla base della copertura forestale delle zone circostanti è stato distribuito a uso gratuito e funziona su piattaforme pubblicamente accessibili come Google Earth.
“Il modello non richiede alcuna potenza di calcolo. Chiunque può inserire il nostro codice e Google analizzerà tutti i dati.”
I ricercatori, nel loro studio, hanno dimostrato questo approccio su larga scala. Infatti, con il loro modello sono riusciti a prevedere la perdita forestale in aree protette di tutto il pianeta fino al 2036, evidenziando i parchi nazionali più a rischio di deforestazione, tra cui l’Ankarafantsika e il Kirindy Mitea in Madagascar e il Virunga e il Bassin de la Lufira nel bacino del Congo.
Il team di ricercatori è giunto alla conclusione che, sebbene nelle varie regioni le foreste vengano abbattute o degradate per ragioni diverse, che vanno dal disboscamento su vasta scala all’industria agricola e all’agricoltura di sussistenza, fino agli incendi di incolto, la perdita forestale nelle aree limitrofe rappresenta sistematicamente il segnale precoce di una deforestazione futura in aree protette.
Per esempio, nel caso dell’industria agricola, Buřivalová spiega che le coltivazioni poste attorno a un’area protetta possono indurre la deforestazione in due modi: direttamente, quando le aziende non rispettano i confini territoriali e invadono le foreste protette, oppure indirettamente, quando le aziende occupano i terreni costringendo i piccoli agricoltori locali a spostarsi all’interno delle aree protette per praticare l’agricoltura di sussistenza.
Gli studiosi e coloro che si occupano di pianificazione forestale, ha aggiunto Buřivalová, devono tenere in considerazione i bisogni di questi ultimi anche nello stabilire le priorità per le misure di conservazione. “Gli agricoltori locali, infatti, praticano la deforestazione per un motivo ben preciso, non per divertimento. Vorrei perciò incoraggiare a utilizzare i risultati della nostra ricerca con la collaborazione e l’appoggio delle comunità locali piuttosto che usarli per arrecare loro un danno,” ha aggiunto.
Buřivalová ci ha raccontato che la sua ricerca è stata ispirata da un viaggio in Madagascar fatto 10 anni fa in aree protette istituite da poco. “Ho parlato con le persone che vivono lì vicino e mi hanno detto di essere stati messi in una zona cuscinetto di quest’area protetta, che era però molto più piccola di quanto avevano sperato di ottenere per i loro bisogni agricoli [futuri].”
“Queste persone si preoccupavano perché avrebbero dovuto cominciare a entrare nell’area protetta [se fossero rimasti senza terreni da coltivare]” ha aggiunto. “Ovviamente, da scienziata della conservazione, vorrei che tutti proteggessero le foreste, ma ero davvero turbata per queste famiglie.”
“L’idea che, proteggendo la natura, si potesse fare del male a qualcuno mi faceva stare male…questi conflitti e compromessi sono esattamente ciò su cui la conservazione della natura deve lavorare. Se li ignoriamo, non potremo fare progressi.”
Immagine del banner: abitanti del villaggio di Ambanizana, nei pressi del Masoala National Park, in Madagascar, 10 anni fa. Immagine gentilmente fornita da Zuzana Buřivalová.
Citazioni:
Buřivalová, Z., Hart, S. J., Radeloff, V. C. & Srinivasan, U. (2021) Early warning sign of forest loss in protected areas. Current Biology, 31, 1-7. doi: 10.1016/j.cub.2021.07.072
Nota dell’editore: questa storia viene sostenuta da XPRIZE Rainforest nell’ambito del concorso quinquennale per promuovere la conoscenza dell’ecosistema delle foreste pluviali. Nel rispetto della politica editoriale di Mongabay sull’indipendenza editoriale, XPRIZE Rainforest non ha diritto di cedere, correggere o modificare i contenuti pubblicati con il suo sostegno.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/10/to-predict-forest-loss-in-protected-areas-look-at-nearby-unprotected-forest/