- Nel 2003, un’ondata di caldo marina ha devastato le comunità coralline nel Mar Mediterraneo, tra cui anche quelle della Riserva naturale di Scandola; una regione protetta al largo della Corsica.
- Più di 15 anni dopo, le barriere coralline di Scandola non si sono ancora riprese.
- Gli studiosi hanno accertato che le ondate di caldo marine ricorrenti, ormai un fenomeno annuale nel Mediterraneo, impediscono alle barriere coralline a crescita lenta di Scandola di riprendersi.
- Il colpevole è il cambiamento climatico causato dall’uomo. Le temperature in continuo aumento negli oceani hanno reso le ondate di caldo marine un fenomeno abituale non solo nel Mediterraneo, ma negli oceani di tutto il mondo.
Per anni Joaquim Garrabou ha indossato la muta e si è immerso nelle acque della Riserva naturale di Scandola, in Corsica, per trovare un paradiso. A venti metri (66 piedi) dalla superficie si trovavano barriere coralline tappezzate di soffice corallo rosso (Corallium rubrum) e dei ventagli della gorgonia rossa (Paramuricea clavata), il tutto gremito di pesci e altre creature marine. Fin quando, nel 2003, Scandola non è stata colpita da un’ondata di caldo marina che ha portato alla morte di numerose barriere coralline. Più di 15 anni dopo, i coralli non si sono ancora ripresi.
Adesso, le immersioni di Garrabou a Scandola sono dominate dagli scheletri di coralli un tempo floridi.
In una video intervista, Garrabou ha raccontato a Mongabay “È come vedere una persona ammalata di una patologia senza cura. Speri che un giorno si possa trovare una soluzione, ma sai che non c’è molta speranza.”
In seguito all’ondata di caldo marina del 2003, Garrabou e i suoi colleghi hanno iniziato a monitorare le barriere coralline di Scandola per controllarne la ripresa. Tuttavia, dopo aver raccolto dati su coralli e temperature nel corso di molti anni, sono giunti alla conclusione che quello che si trovavano a monitorare era piuttosto il collasso delle barriere. I risultati del loro studio a lungo termine sono stati pubblicati di recente in Proceedings of the Royal Society B.
L’autore principale dello studio ed ecologo marino all’Institut de Ciències del Mar di Barcellona, Daniel Gómez-Gras, ha riferito a Mongabay nel corso di una video intervista che “Sapevamo che i coralli di tutto il mondo stavano attraversando un momento difficile, ma non ci aspettavamo una crisi di tutte le popolazioni studiate. Il motivo per cui abbiamo osservato queste popolazioni così a lungo era mostrarne la ripresa sul lungo termine. Ci aspettavamo che sarebbero state in grado di riprendersi; magari non in cinque anni ma in 15 o 20. Tuttavia, quello a cui assistiamo è il loro collasso.”
‘Noi non lo chiamiamo sbiancamento’
I dati dimostrano che tra il 2003 e il 2018 ci sono state ondate di caldo marine ogni anno in varie parti del Mediterraneo. Per 12 anni, sono state raggiunte temperature superiori ai 23 °C (73,4 °F) a profondità di 20 metri. Questa è considerata una soglia subletale per i coralli. Per quattro anni (2009, 2016, 2017 e 2018) le temperature a quella profondità hanno superato la soglia letale dei 25 °C (77 °F).
I ricercatori hanno scoperto che questo calore continuo ha impedito alle barriere coralline a crescita lenta di ripristinarsi.
Garrabou ha affermato “Sinceramente, non avrei mai pensato di assistere a questo evento, e sta succedendo molto in fretta.”
Le specie di coralli molli nel Mediterraneo non si “sbiancano” allo stesso modo di quelli tropicali, afferma Gómez-Gras. Questo perché i coralli mediterranei non hanno una relazione simbiotica con le zooxantelle, le alghe che i coralli tropicali espellono quando soffrono a causa del calore.
“Non si parla di sbiancamento per le specie mediterranee perché queste non sbiancano. Muoiono direttamente a causa della perdita di tessuti e dell’esposizione dello scheletro.”
Mentre i risultati dello studio sono significativi per molte comunità coralline nel Mediterraneo, i ricercatori hanno scelto di concentrare l’attenzione su Scandola poiché dal 1975 questa è un’area marina protetta (AMP) ed è quindi rimasta relativamente libera da influenze umane quali la pesca e l’inquinamento. Ciò ha aiutato a eliminare altre possibilità alla base del collasso della popolazione delle barriere coralline e a identificare le ondate di caldo marine come la sua ragione principale.
I ricercatori ritenevano che le barriere coralline di acque profonde potessero proteggere i coralli dal calore. Tuttavia, diventa sempre più chiaro che non è così né nel Mediterraneo né in altre parti del mondo, inclusi i siti delle barriere coralline del Pacifico.
Garrabou afferma che “stiamo osservando che, pur andando più a fondo, ci sono ancora ripercussioni”.
‘La nuova norma’
I cambiamenti climatici causati dall’uomo sono alla base del riscaldamento degli oceani, le cui acque continuano a diventare sempre più calde. Secondo un altro studio, gli oceani di tutto il mondo hanno battuto il record di riscaldamento per il sesto anno di fila. Con l’aumentare delle temperature marine, il calore penetra più in profondità; ciò continuerebbe anche se le emissioni finissero domani, ha riferito a Mongabay a gennaio Kevin Trenberth, coautore di questo studio separato.
Uno studio collegato ha messo in evidenza che, con l’avanzare dei cambiamenti climatici e dei loro effetti globali, le ondate di caldo marine sono diventate la nuova norma negli oceani di tutto il mondo.
Il Mediterraneo potrebbe essere soggetto al cambiamento climatico anche più di altre parti del mondo. Un report pubblicato l’anno scorso dal WWF evidenzia che il Mediterraneo sta assistendo a un riscaldamento più veloce del 20% rispetto agli oceani nel resto del mondo.
Gómez-Gras ha affermato che il riscaldamento accelerato nel Mediterraneo è in parte dovuto alla sua natura di bacino semichiuso. Sebbene ciò sia specifico per la regione, il Mediterraneo mostra che cosa accadrà in altre parti dell’oceano a causa dei cambiamenti climatici.
Gómez-Gras afferma “Le ondate di caldo marine stanno diventando la nuova norma nel Mediterraneo. Potete quindi immaginare che nel futuro potrebbe diventare la norma anche [in altre parti] del mondo.”
Georgios Tsounis, biologo marino della California State University il cui lavoro si è concentrato sul Mediterraneo per 11 anni ma che non ha preso parte a questa ricerca, ha apprezzato il nuovo studio in Proceedings of the Royal Society B per il suo “valido approccio”.
In un’email, Tsounis ha detto a Mongabay che “Abbiamo bisogno di più studi demografici a lungo termine come questo per comprendere meglio l’evoluzione futura del nostro ambiente.”
Anche se lo studio si concentra sulle comunità di coralli molli del Mediterraneo, Tsounis crede che la ricerca possa aiutarci a comprendere come le altre comunità coralline “possano riprendersi o meno dallo stress ripetuto in un periodo di 15 anni.”
Tsounis afferma “Assistiamo alla mortalità dei coralli anche in altre parti del mondo. Ogni anno, si scrivono articoli tristi sulle barriere coralline tropicali, ma quello che ci preoccupa di più nei tropici sono i coralli duri costruttori di barriere (in contrapposizione a quelli molli in questo studio sul Mediterraneo). Il range di temperatura e l’intero meccanismo di causa-effetto sono diversi per i due esempi. Quello che la maggior parte di questi scenari hanno in comune è che per lungo tempo i coralli si sono adattati a una gamma limitata di condizioni ambientali, come per la temperatura, e sono molto sensibili ai cambiamenti.”
‘Deve succedere al più presto’
I ricercatori sono alla ricerca di “refugia” nel Mediterraneo; posti che potrebbero offrire alle barriere coralline protezione dallo stress termico. Uno dei luoghi plausibili per Garrabou è al largo delle Calanques, vicino Marsiglia, in cui sembra arrivare abbastanza acqua fredda da proteggere i coralli. Nonostante ciò, le comunità coralline hanno comunque subito una decimazione a causa delle ondate di caldo marine nel 1999 e nel 2003. Ma da allora, la regione non ha subito riscaldamenti eccessivi e i coralli sono riusciti a riprendersi lentamente.
Sebbene ci siano attualmente molti refugia per le comunità coralline in tutto il mondo. Un nuovo studio ha scoperto che la maggior parte di questi luoghi scomparirà una volta che si sarà toccato l’aumento di 1,5 °C (2,7 °F) rispetto alle temperature preindustriali, cosa che potrebbe accadere nel prossimo decennio.
Ma non è solo il cambiamento climatico a mettere sotto pressione il Mediterraneo; la pesca e l’inquinamento contribuiscono a sollecitare negativamente questa regione. Garrabou afferma che è quindi necessario creare AMP con rigide misure di protezione per aumentare la resilienza delle comunità coralline.
Al momento ci sono più di 1200 Currently, there are more than 1,200 AMP nel Mediterraneo, ma la pesca è proibita tutto l’anno solo in circa lo 0,02% della loro area.
Sebbene il futuro sembri infausto per le barriere coralline, Garrabou dice di nutrire delle speranze per la spinta alla creazione di AMP, specialmente per gli sforzi mondiali verso la protezione del 30% degli oceani entro il 2030.
“Quando le forniamo le giuste condizioni e gli strumenti adatti, la natura può essere davvero generosa e dimostrarci che è capace di tornare in forma.”
Ma Garrabou afferma che le AMP devono essere create il prima possibile perché gli oceani possano trarne beneficio. “Deve succedere, e deve succedere al più presto.”
Citazioni:
Bongaerts, P., Ridgway, T., Sampayo, E. M., & Hoegh-Guldberg, O. (2010). Assessing the ‘deep reef refugia’ hypothesis: Focus on Caribbean reefs. Coral Reefs, 29(2), 309-327. doi:10.1007/s00338-009-0581-x
Cheng, L., Abraham, J., Trenberth, K. E., Fasullo, J., Boyer, T., Mann, M. E., … Reagan, J. (2022). Another record: Ocean warming continues through 2021 despite La Niña conditions. Advances in Atmospheric Sciences. doi:10.1007/s00376-022-1461-3
Dixon, A. M., Forster, P. M., Heron, S. F., Stoner, A. M., & Beger, M. (2022). Future loss of local-scale thermal refugia in coral reef ecosystems. PLOS Climate, 1(2), e0000004. doi:10.1371/journal.pclm.0000004
Gómez-Gras, D., Linares, C., López-Sanz, A., Amate, R., Ledoux, J. B., Bensoussan, N., … Garrabou, J. (2021). Population collapse of habitat-forming species in the Mediterranean: A long-term study of gorgonian populations affected by recurrent marine heatwaves. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, 288(1965). doi:10.1098/rspb.2021.2384
Jeffries, E., & Campogianni, S. (2021). The climate change effect in the Mediterranean. Six stories from an overheating sea. Retrieved from WWF website: https://www.wwf.de/fileadmin/fm-wwf/Publikationen-PDF/Meere/WWF-Report-The-Climate-Change-Effect-in-the-Mediterranean-2021.pdf
Tanaka, K. R., & Van Houtan, K. S. (2022). The recent normalization of historical marine heat extremes. PLOS CLIMATE. doi:10.1371/journal.pclm.0000007
Immagine di apertura: Una gorgonia rossa (Paramuricea clavata) morente a causa di un’ondata di caldo marina. La parte sinistra è ancora in vita, mentre quella destra è morta e lo scheletro è esposto. Immagine di Eneko Aspillaga.
Elizabeth Claire Alberts è scrittrice per Mongabay. Puoi trovarla su Twitter@ECAlberts.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/02/theres-not-much-hope-mediterranean-corals-collapse-under-relentless-heat/