- Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha pubblicato un rapporto sull'impatto del cambiamento climatico sull'uomo, elencando le aree più vulnerabili e i passaggi necessari all'adattamento ai cambiamenti portati dal riscaldamento globale.
- Il rapporto, il secondo in una serie di tre pubblicati nell'ambito della sesta valutazione dell'IPCC, sottolinea l'importanza delle culture locali e indigene nella lotta contro il cambiamento climatico e i suoi effetti sul clima, sulla disponibilità di acqua potabile e di cibo.
- Il rapporto fa anche notare che alcuni tra i settori più vulnerabili della nostra società dovranno affrontare le conseguenze degli effetti portati dal cambiamento climatico.
- Gli autori del rapporto, insieme ad altri ricercatori, sottolineano l'importanza di agire rapidamente, sia per gestire le cause del cambiamento climatico che per migliorare la resilienza delle popolazioni di fronte ai suoi effetti.
Secondo un rapporto pubblicato il 28 febbraio dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo il benessere del pianeta, dell’umanità, delle specie e degli ecosistemi che assicurano la vita sulla Terra. La posta in gioco per il nostro pianeta non è mai stata così alta, ha detto ad una conferenza António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. “Il rapporto è…un avvertimento disperato sulle conseguenze che sta avendo l’inerzia di fronte alle minacce che il cambiamento climatico sta ponendo al nostro benessere e a quello del nostro pianeta.”
L’IPCC è l’organo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Il rapporto è il secondo in una serie di tre documenti che andranno a formare la sesta valutazione dell’IPCC dall’anno della sua fondazione nel 1988, che sarà pubblicata nella seconda metà del 2022. Il rapporto si basa su dati da 34.000 studi raccolti da 270 esperti allo scopo di descrivere in che modo le popolazioni e gli ecosistemi sono vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici e come questi stanno cercando di farvi fronte.
La prima parte della sesta valutazione dell’IPCC è stata pubblicata nell’agosto 2021. Basandosi su ricerche fisico-scientifiche, gli autori definiscono “inequivocabile” il collegamento tra le attività umane e il cambiamento climatico e sostengono che le temperature globali sono aumentate di 1,1ºC rispetto all’era preindustriale.
In questa nuova pubblicazione focalizzata sugli impatti, gli adattamenti e la vulnerabilità al cambiamento climatico, gli esperti dell’IPCC sostengono che sia fondamentale diminuire drasticamente le emissioni di gas serra come l’anidride carbonica e il metano per preservare la salute dell’umanità e quella degli ecosistemi. Secondo il rapporto, è importante anche trovare modi per poter adattare e sostenere la resilienza di entrambi, in particolare di quelle popolazioni che stanno facendo i conti con le conseguenze del cambiamento climatico. Gli autori sottolineano che il 90 per cento dei finanziamenti viene investito nella mitigazione dei danni provocati dal cambiamento climatico e non in progetti volti all’adattamento.
In occasione della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi nel 2021 a Glasgow, i leader mondiali si sono impegnati a seguire un percorso per mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto di 1,5ºC rispetto all’epoca preindustriale.
Tuttavia, secondo alcuni ricercatori, i livelli di emissioni attuali indicano che ci sarà un aumento di 3ºC entro la fine del secolo, che significherebbe un rischio di estinzione per la biodiversità dieci volte più alto e la cancellazione di molte delle possibilità di adattamento che ad oggi risultano ancora fattibili.
Kaisa Kosonen, esperta di clima presso Greenpeace Nordic, ha dichiarato che “i limiti per l’adattamento sono già stati raggiunti e a subirne le conseguenze sono le popolazioni in condizioni già vulnerabili e allo stesso tempo le meno responsabili dello stato di crisi attuale.” Greenpeace è un osservatore ufficiale dell’IPCC.
Più di tutti i precedenti, questo rapporto mira a incorporare il più possibile le conoscenze indigene e a riconoscere l’ingiustizia intrinseca al cambiamento climatico che lascia i popoli più poveri del pianeta ad affrontarne le conseguenze. Questo porterà un miglioramento nelle azioni di adattamento al cambiamento climatico, ha detto a Mongabay Edward Carr, geografo, antropologo e professore presso la Clarke University nel Massachussets, Stati Uniti.
“Se non coinvolgiamo un ampio spettro di persone, una delle cose di cui ci accorgeremo sarà che non abbiamo gestito al meglio la situazione,” ha spiegato Carr, uno degli autori principali del Capitolo 18 del rapporto sui percorsi di sviluppo resilienti al clima. “Finalmente il rapporto sta dando spazio alle popolazioni indigene e le loro preoccupazioni stanno venendo a galla.”
Oltre a stimolare l’aumento di eventi climatici estremi e incendi boschivi sempre più grandi, il calore, di per sé, è fonte di stress, causa di malattie e decessi in tutto il mondo. Ma l’umanità deve affrontare altri problemi riguardanti la salute e la sopravvivenza, in particolar modo per le popolazioni più vulnerabili. A causa dello scioglimento dei ghiacci, anche sulle cime più alte del pianeta, dette anche “torri d’acqua”, la scarsità di acqua sta diventando smepre più frequente. Questo, insieme alle siccità causate dal cambiamento climatico, ha un effetto negativo sulla sicurezza alimentare. A sua volta, lo scioglimento delle calotte polari fa aumentare il livello del mare, mettendo in pericolo le comunità costiere.
“Non possiamo continuare a prendere questi colpi per poi curarci le ferite,” ha detto ad una conferenza stampa virtuale Inger Andersen, direttore esecutivo del programma ambientale delle Nazioni Unite. “Queste ferite diventeranno presto troppo profonde per poter essere guarite. Riducendo le emissioni di gas serra possiamo alleviare e rallentare questi colpi, ma dobbiamo anche ammortizzarli aumentando i nostri sforzi volti all’adattamento, che invece sono stati blandi per troppo tempo.”
L’adattamento al cambiamento climatico richiede un ampio ventaglio di misure e iniziative, ha detto a Mongabay Wake Smith, ricercatore e professore aggiunto presso l’Università di Yale.
Non esiste un’unica soluzione ottimale per risolvere questo problema. Servono diversi approcci contemporaneamente, ha continuato Smith, autore del libro Pandora’s Toolbox: The Hopes and Hazards of Climate Intervention (non ancora disponibile in italiano, n. d. T.).
Il rapporto dell’IPCC prende in considerazione una serie di misure diverse, dal settore agro-forestale, che permetterebbe di produrre cibo e allo stesso tempo di mantenere gli ecosistemi e la biodiversità a loro legata, a nuovi metodi di pianificazione urbanistica volti a tenere sotto controllo il caldo con cui miliardi di persone residenti in zone urbane dovranno fare i conti. Gli autori fanno anche notare che misure di adattamento inefficaci si possono rivelare controproducenti. Una diga marina, ad esempio, può proteggere le comunità locali dall’aumento del livello del mare, ma potrebbe essere un’arma a doppio taglio, se a farne le spese per la loro costruzione sono le barriere coralline e le foreste di mangrovie, buffert naturali contro le mareggiate, nonché habitat di importanza fondamentale per pesci e animali selvatici.
Gli autori sottolineano inoltre quanto sia urgente prendere al più presto provvedimenti per portare avanti il lavoro di adattamento ai cambiamenti climatici.
“Gli effetti del cambiamento climatico si stanno già facendo sentire in tutto il mondo, per evitare il peggio abbiamo un bisogno urgente di riduzione delle emissioni e di “giustizia climatica”, ha detto Kosonen, di Greenpeace Nordic. Servono investimenti per le misure di adattamento, serve uguaglianza, misure di compensazione e assicurazione per i danni e le perdite subiti e la promozione di percorsi di sviluppo resilienti al clima, a cui tutti possono partecipare. Perché questo accada, occorre che i maggiori Paesi inquinatori riducano le proprie emissioni secondo quanto raccomandato dalla ricerca.”
Nonostante lo scenario difficile, Carr e gli altri autori si dicono ottimisti per quanto riguarda la capacità delle popolazioni mondiali di ridurre le emissioni per fermare il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti.
“L’uomo è sempre stato in grado di trasformare il mondo in cui vive,” ha detto Carr. “Ce la possiamo fare.”
Immagine del banner: un’inondazione nel Kalimantan centrale, Indonesia, nel 2021. Immagine© Pram/Greenpeace.
Citation:
IPCC (2022). Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability. Contribution of Working Group II to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change. Retrieved from https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg2/.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/02/climate-change-a-threat-to-human-well-being-and-health-of-the-planet-new-ipcc-report/