- Secondo uno studio condotto da più di 60 scienziati di tutto il mondo, la copertura mediatica degli incontri tra ragni ed esseri umani è piena di disinformazione.
- Hanno raccolto dati tratti da oltre 5.300 articoli di giornale da 81 paesi e hanno trovato che il 47% di essi conteneva veri e propri errori e il 43% erano sensazionalistici.
- Hanno anche riscontrato che le storie che citavano esperti di ragni tendevano a essere più accurate di quelle che citavano esperti di medicina o specialisti della disinfestazione, che non ricevono lo stesso livello di formazione.
- Gli autori di questo studio affermano che la rappresentazione negativa a livello mediatico dei ragni, dei serpenti e di altri animali di cui le persone hanno paura è dannosa nei confronti degli sforzi di salvaguardia di specie che giocano ruoli importanti nell’ecosistema.
La diffusione della disinformazione politica e scientifica all’interno dei mezzi di comunicazione è un argomento molto sensibile in questo periodo, e giustamente, in quanto può avere gravi conseguenze negative per la società. Nuovi studi dimostrano che nemmeno il regno animale è al sicuro dai pericoli della disinformazione: un nuovo studio ha quantificato la diffusione globale della disinformazione sui ragni, dando vita a suggerimenti su come limitare la circolazione di queste falsità.
Questa ricerca, pubblicata come preprint e attualmente in fase di revisione, è il risultato di un enorme sforzo da parte di oltre 60 scienziati di tutto il mondo, guidati dall’ecologo Stefano Mammola del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano. Hanno compilato un database tratto da 5.348 articoli di notizie sugli incontri tra ragni ed esseri umani provenienti da 81 Paesi e scritti in 41 lingue diverse.
Mammola e i suoi colleghi hanno analizzato ciascun articolo della banca dati, registrando se contenevano errori a proposito dei ragni o se utilizzavano parole e/o immagini sensazionalistiche, come “killer”, “terrore” e “incubo”, per descrivere questi incontri. Hanno riscontrato che gli articoli erano pieni di disinformazione: quasi la metà (47%) di essi conteneva veri e propri errori, mentre il 43% era sensazionalistico.
Secondo Mammola, i ragni sono l’esempio perfetto per analizzare la disinformazione scientifica nei mezzi di comunicazione perché suscitano forti emozioni (principalmente la paura) negli esseri umani. I mezzi di comunicazione sfruttano queste emozioni forti per far sì che i lettori clicchino sui loro articoli.
Catherine Scott, borsista presso il Lyman Entomological Museum della McGill University in Canada che ha partecipato alla scrittura dello studio, è d’accordo. “La gente ama odiare i ragni. Occupano questo posto nella nostra immaginazione e penso che sia dovuto a quanto sono diversi da noi. Sono quasi degli alieni… hanno otto zampe e molti occhi, si muovono in modo imprevedibile”, ha spiegato, facendo notare che anche alcuni entomologi, gli scienziati che studiano gli insetti (che hanno sei zampe), hanno paura di questi animali a otto zampe.
Scott afferma di empatizzare con coloro che hanno paura dei ragni. Durante l’infanzia e l’adolescenza aveva paura dei ragni, al punto di non riuscire a stare nella stessa stanza con un ragno. Ma la sua paura si è trasformata in curiosità quando ha avuto modo di studiare la comunicazione delle vedove nere durante l’università. Dopo aver osservato i loro complessi comportamenti e sistemi comunicativi, Scott ha cambiato prospettiva, “passando molto rapidamente dall’aracnofobia all’aracnofilia”. E c’è veramente molto da amare in questi animali: i ragni svolgono un importante ruolo ecologico come predatori di parassiti sia domestici che agricoli. Uno studio del 2017 ha stimato che a livello globale i ragni divorano collettivamente da 400 a 800 milioni di tonnellate di insetti e altre piccole prede ogni anno.
Oggi Scott studia i ragni e si concentra sulla lotta alla disinformazione a proposito di queste creature. “Per noi aracnologi vedere queste storie sensazionalistiche e la diffusione di falsa informazione nei mezzi di comunicazione sono fonti di una frustrazione costante”, ha aggiunto. Scott ha persino avviato un progetto su Twitter chiamato #RecluseOrNot per correggere la disinformazione sul ragno eremita marrone sui social media.
Un’altra scoperta fondamentale di questo studio è che, anche se gli errori e i sensazionalismi sono estremamente diffusi, la disinformazione è più rara quando i giornalisti interpellano esperti di ragni. Non è questo il caso quando vengono intervistati esperti medici o specialisti di disinfestazione, che non ricevono lo stesso livello di formazione rispetto agli esperti di ragni.
Per Mammola, questa scoperta prova quanto sia importante che i giornalisti contattino il giusto tipo di esperti per commentare le storie a carattere scientifico. Scott afferma che si tratta di una scoperta incoraggiante, perché “significa che la soluzione è semplice”. Il gruppo di ricerca sta attualmente creando linee guida per i giornalisti che si occupano di ragni. Il gruppo intende anche compilare un database di esperti di ragni disponibili a parlare con i media in modo che sia più facile per i giornalisti trovare fonti di buona qualità.
Essendo una squadra globale, Mammola e i suoi colleghi sono stati anche in grado di ricostruire come l’informazione e la disinformazione sui ragni si diffondono nel mondo. Hanno notato che anche storie locali molto specifiche si diffondono in tutto il mondo. Ha dichiarato: “Mi ha sorpreso vedere che un singolo evento causato da un ragno in una cittadina del Michigan può essere notato e diffuso dalla stampa mondiale.” Come mai può succedere? “Per esempio se una storia è particolarmente stupida”, ha spiegato Mammola, menzionando come esempio una storia che è diventata virale di un uomo che è stato morso da un ragno sui genitali.
Emily Geest, un’ecologista e borsista postdottoranda della Oklahoma State University che non ha partecipato allo studio, è stata particolarmente colpita dalla copertura globale. Ha affermato che “vedere questi andamenti a livello globale è veramente impressionante”.
Geest in passato ha pubblicato una ricerca sulla rappresentazione morale degli animali nei fumetti. È sicura che i ritratti mediatici di alcuni animali gettino benzina sul fuoco, in particolare nel caso di quelli che le persone sono predisposte a temere, come i serpenti e i ragni.
Questi ritratti negativi a livello mediatico hanno ripercussioni concrete per gli animali, specialmente dal punto di vista della loro tutela. “Il problema più grande è che passeremo sempre meno tempo e risorse a proteggere le diverse specie di ragno, soltanto perché ne abbiamo paura e abbiamo di loro questa percezione sociale e politica”, afferma Mammola.
Geest ha anche aggiunto di essere preoccupata dall’effetto della disinformazione sulla percezione pubblica dei finanziamenti per la protezione degli animali, che potrebbe danneggiare specie che sono ecologicamente importanti ma non popolari. “Si può notare che quando organizzazioni come zoo e acquari investono fondi nel cercare di proteggere specie impopolari, si crea un allontanamento nel momento in cui il pubblico non riconosce il valore di queste specie. E se il pubblico non ne riconosce il valore, non supporterà politiche a loro favore”.
La disinformazione può avere conseguenze economiche e a volte addirittura personali che vanno oltre la sfera della protezione degli animali. Lo studio cita come esempio le storie delle inutili chiusure di alcune scuole nel Regno Unito a causa di “invasioni” di ragni. In un altro caso, un uomo ha accidentalmente dato fuoco alla propria casa mentre stava cercando di eliminare le ragnatele dal suo giardino con una fiamma ossidrica.
Combattere e prevenire la disinformazione è fondamentale sia per i ragni che per gli esseri umani. Geest ritiene che, rispetto a questo obiettivo, un’importante forza di questo studio sia che è così facile immedesimarvisi: “Ognuno di noi ha una storia sui ragni”. Istruire le persone sul perché i ragni dovrebbero essere protetti e, più in generale, sulle interazioni positive tra gli esseri umani e la fauna selvatica, è fondamentale, poiché gli esseri umani continuano a violare gli habitat di altre specie. Come per la maggior parte (se non per tutte) delle specie animali, i ragni hanno più da temere da noi che noi da loro.
Anche se questo studio offre suggerimenti ai giornalisti su come evitare di creare disinformazione sui ragni, le sue lezioni sono applicabili anche al loro pubblico. Prima di tutto, è importante fare attenzione all’eccessivo allarmismo o emotività nel linguaggio e nelle immagini all’interno delle storie sulla fauna selvatica. È bene ricordarsi anche che è meno probabile che gli articoli sui ragni con commenti di veri esperti (come zoologi, aracnologi e ecologisti) contengano disinformazione rispetto agli articoli che citano medici o esperti di disinfestazione, che di solito non hanno una formazione sul comportamento o sull’ecologia dei ragni. Per esempio, esperti medici possono confondere i morsi di zecca o le infezioni della pelle con morsi di ragno. Quando questo errore arriva a fare notizia, diventa disinformazione.
Mammola spera di poter applicare la stessa metodologia di questo studio agli articoli che parlano di altre specie animali come scorpioni o meduse, per vedere se anche loro sono oggetto di disinformazione. Per il momento, chiunque legga notizie o i social media può applicare questa semplice regola: non credete a tutto quello che leggete su internet.
Immagine del banner: Un ragno vespa (Argiope bruennichi). Foto di Krzysztof Niewolny via Unsplash.
Citazioni:
Mammola, S., Malumbres-Olarte, J., Arabesky, V., Barrales-Alcalá, D. A., Barrion-Dupo, A. L., Benamú, M. A., … Scott, C. (2022). The global spread of (mis)information on spiders. doi:10.21203/rs.3.rs-1383492/v1
Mammola, S., Malumbres-Olarte, J., Arabesky, V., Barrales-Alcalá, D. A., Barrion-Dupo, A. L., Benamú, M. A., … Chuang, A. (2022). An expert-curated global database of online newspaper articles on spiders and spider bites. Scientific Data, 9(1). doi:10.1038/s41597-022-01197-6
Vetter, R. S. (2013). Arachnophobic entomologists: When two more legs makes a big difference. American Entomologist, 59(3), 168-175. doi:10.1093/ae/59.3.168
Nyffeler, M., & Birkhofer, K. (2017). An estimated 400-800 million tons of prey are annually killed by the global spider community. The Science of Nature, 104(3-4). doi:10.1007/s00114-017-1440-1
Geest, E. A., Knoch, A. R., & Shufran, A. A. (2021). Villainous snakes and heroic butterflies, the moral alignment of animal-themed characters in American superhero comic books. Journal of Graphic Novels and Comics, 1-16. doi:10.1080/21504857.2021.1998173
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/05/that-killer-spider-story-you-read-online-fake-news-most-probably/