- Due pulcini di pinguini africani sono nati in una riserva naturale del Sud Africa, dove i conservazionisti sono da anni all’opera per indurre la riproduzione degli uccelli a rischio di estinzione.
- La colonia era stata abbandonata oltre 10 anni fa, dopo che un caracal aveva ucciso diversi pinguini.
- La schiusa recente è avvenuta in un periodo in cui le prospettive di sopravvivenza degli unici pinguini residenti in Africa appaiono grigie, particolarmente a causa delle diminuite scorte di cibo.
- D’altronde, incoraggiare nuove colonie in siti vicini ad abbondanti fonti di cibo potrebbe aiutare a recuperare le specie dall’orlo del baratro.
Due pulcini di pinguini africani sono emersi dal loro nido, da sotto a un masso, in un sito del Sud Africa dove i conservazionisti hanno usato pinguini-esca realistici e hanno trasmesso richiami di pinguini per indurre i pinguini adulti a riprodursi.
Christina Hagen, membro ‘Pamela Isdell’ del Penguin Conservation del BirdLife del Sud Africa, nonché leader del progetto, si trovava in una delle sue visite regolari di monitoraggio al sito della riserva naturale di De Hoop, nella provincia del Capo occidentale del Sud Africa, quando li ha notati.
“Mentre osservavo i pinguini sulle rocce, all’improvviso ho notato la sagoma di un piccolo batuffolino vicino a un pinguino adulto,” ha raccontato a Mongabay.
“Guardando più da vicino, mi sono accorta che si trattava di un pulcino. Mentre continuavo a guardare, un altro li ha raggiunti da sotto una roccia dove avevano fatto il nido.”
Il lavoro è iniziato sul serio quattro anni fa come parte di un programma per proteggere i pinguini africani (Spheniscus demersus) a rischio di estinzione lungo la costa del Sud Africa.
Il declino dell’unica specie di pinguino residente in Africa è iniziata nel 1800. La gente raccoglieva le loro uova e il loro guano, che si era accumulato nel corso di secoli, per esportarlo come fertilizzante. Ciò ha lasciato gli uccelli sprovvisti di luoghi dove potessero scavarsi delle tane per proteggere se stessi, le loro uova e i loro pulcini dal caldo e dai predatori.
A peggiorare la situazione, negli ultimi 30 anni circa, il cambiamento climatico e la pesca commerciale hanno esaurito le scorte di acciughe e sardine, principali prede del pinguino, e hanno spinto banchi di pesci a migrare altrove. Il basso tasso di sopravvivenza dei pinguini sia adulti che giovanili in colonie di allevamento-chiave sulle isole di Dassen and Robben sono collegate alla scarsità di sardine a largo delle coste occidentali del Sud Africa, sostengono i ricercatori.
Dal 1989, la popolazione totale di pinguini africani è calata di quasi il 65%. Secondo le stime attuali, ci sarebbero ora meno di 10.000 coppie riproduttive nel Sud Africa, il minimo storico, e circa 5.000 coppie in Namibia, ha dichiarato Hagen.
Considerata la preferenza dei pinguini africani per le isole, convincerli ad annidarsi sulla terra ferma, in siti quale il De Hoop, può essere un’impresa lunga e difficile. D’altronde, Hagen e i colleghi del CapeNature e della Fondazione sudafricana per la Conservazione degli uccelli costali (SANCCOB), si sono stabiliti sulla riserva naturale proprio per via delle ricche scorte di pesce nelle acque di questa area marina protetta.
Pinguini cui sono stati applicati dispositivi di localizzazione GPS sono stati filmati mentre raggiungevano De Hoop a nuoto, lungo tutto il tratto dall’isola di Dassen, a una distanza di 400 chilometri ( 250 miglia). Dovevano ingrassare prima della loro muta post-riproduttiva, periodo questo in cui rimangono a terra mentre sostituiscono i loro piumaggio e perdono metà della loro massa corporea perché non possono andare in mare a nutrirsi.
“Il fatto che facevano un viaggio così lungo ci ha dato la certezza che ci fosse pesce in abbondanza in quest’area”, ha spiegato Hagen.
Tuttavia, riprodursi sulla terra ferma comporta dei rischi. I pinguini sono estremamente vulnerabili agli attacchi letali: caracal, cani, gatti, manguste e persino le api risultano avere ucciso i pinguini.
La riserva di De Hoop ha ospitato 18 coppie riproduttive e fino a 100 pinguini appollaiati 2003-2008. Tuttavia, questi hanno abbandonato l’area dopo che un predatore, che si sospetta fosse un caracal (Felis caracal), ne ha uccisi in gran numero.
“Ciò che capita spesso con i predatori felini è che scatenano un massacro”, ha spiegato Hagen. “I pinguini, a loro volta, sono piuttosto ingenui verso i predatori, infatti rimangono lì senza sapere cosa fare. Ciò manda in delirio il predatore”.
Quattro anni fa, molto prima che ci fosse un segno che i pinguini volessero tornare, Hagen e colleghi hanno sigillato il sito di riproduzione di De Hoop, situato su un promontorio roccioso, innalzando una recinzione alta 2.4 metri (7-8 piedi) con fili elettrificati in alto e in basso.
La recinzione era monitorata 24 ore al giorno, mentre Hagen teneva d’occhio costantemente qualsiasi possibile invasione sull’app del suo telefono. Ci fu una sola invasione, nel 2019, da parte di un leopardo (Panthera pardus). Ciò però avvenne prima del ritorno dei pinguini, ha aggiunto Hagen, e l’incidente le ha permesso di individuare un punto debole nel recinto, che da allora è stato rafforzato.
“Sono abbastanza fiduciosa sull’abilità del recinto di tenere fuori i predatori”, ha dichiarato.
Uno strumento-chiave nel ripristinare De Hoop come sito riproduttivo è stato il rilascio di pinguini giovani, oltre 140 dal 2021. Questi sono uccelli che erano stati abbandonati come uova o pulcini e dunque allevati a mano dalla SANCCOB in un’unità specializzata gestita dalla fondazione stessa, a Città del Capo.
I pinguini giovani ritornano nel luogo dove sono stati allevati. Si spera che i pinguini rilasciati identificheranno De Hoop come la loro casa-colonia e che ci ritornino come adulti fra tre o quattro anni.
Questo è il motivo per cui la vista di pulcini di pinguino a fine ottobre è giunta come una sorpresa per Hagen. “Sono rimasta senza parole”, ha dichiarato. “È avvenuto più velocemente del previsto”.
Qualche mese prima, lei e colleghi avevano scoperto con entusiasmo tre pinguini adulti sul sito. Non c’era però nessun segno che vi stessero preparando il nido.
Hagen attribuisce il merito al recente aggiornamento di un altoparlante che trasmette, quasi di continuo, le chiamate dei pinguini con l’aiuto di un minicomputer e un amplificatore a energia solare. Ritiene, infatti, che la trasmissione più forte possa finalmente avere attirato l’attenzione dei pinguini in cerca di un posto dove stabilirsi. È probabile che anche i realistici pinguini esca di cemento sparsi per il promontorio abbiano avuto un ruolo, dando loro l’impressione che il sito fosse già occupato.
Anche i cormorani del capo (Phalacrocorax capensis) e le sterne rondone (Sterna bergii) avevano recentemente iniziato a radicarsi nella zona, il che “probabilmente ha dato loro il segnale che era sicuro muoversi in questa zona”, ha spiegato.
L’allevamento di pinguini nella riserva di De Hoop è un’ottima notizia, ha dichiarato Lorien Pichegru, direttore ad interim dell’Istituto di Ricerca Costiera e Marina presso la Nelson Mandela University, non coinvolta nel progetto di De Hoop.
“Può aiutare ad aumentare la resilienza dei pinguini di fronte ai cambiamenti nella disponibilità di cibo nei terreni tradizionali”, ha spiegato a Mongabay.
Le colonie di pinguini, comunque sia, crescono lentamente. Pichegru ha indicato i siti a Stony Point, vicino alla città costiera di Betty’s Bay, e Boulders Beach, nella città di Simon, anch’essi fondati da uno o due coppie riproduttive all’inizio degli anni ‘80. I due siti ora ospitano rispettivamente circa 1.600 e 1.000 coppie riproduttive.
“Ci vorrebbero almeno 10 anni o più per avere una colonia di più di poche centinaia di coppie [al De Hoop]”, ha affermato.
“Cercare di spostare i pinguini in altre nuove colonie lontano dalle loro isole non è una soluzione a lungo termine; conservare le loro scorte di cibo lo è”, ha affermato Pichegru. “Occorrono azioni urgenti per aumentare la disponibilità di cibo per i pinguini in modo che la popolazione nel suo insieme possa sopravvivere in natura e non estinguersi funzionalmente”.
Una popolazione si estingue funzionalmente quando le manca la diversità genetica per sopravvivere a lungo nel futuro. Uno studio del 2018, di cui Pichegru è co-autore insieme ad oltre una dozzina di altri scienziati, ha previsto che senza un’azione tempestiva per proteggere le scorte alimentari, i pinguini africani potrebbero estinguersi funzionalmente, con meno di 50 coppie, lungo la costa occidentale del Sud Africa entro il 2035.
“È una statistica spaventosa, ma non significa che i pinguini scompariranno del tutto” ha dichiarato Hagen. “Siamo ancora in tempo per ribaltare la situazione e ci sono molte persone che lavorano sodo per far sì che ciò si verifichi”.
Attirare i pinguini per riprodursi in luoghi con ricche scorte di cibo non è l’unico modo in cui gli umani stanno intervenendo. Sono in corso ricerche per perfezionare le cassette nido che replicano le vecchie tane di guano per mantenere i pinguini freschi e al sicuro in un mondo in cui il clima sta diventando più caldo e meno prevedibile.
Hagen riconosce che, mentre una singola coppia riproduttiva di pinguini africani a De Hoop non farà molto per contribuire alla conservazione della specie, è comunque un’importante misura di successo.
Il prossimo indicatore, ha aggiunto, sarà un numero crescente di coppie nidificanti ogni anno, come è successo a Stony Point e Boulders Beach negli ultimi 40 anni.
“Spero che il successo che abbiamo visto a De Hoop rivitalizzi gli ambientalisti che lavorano sui pinguini africani, per dimostrare che c’è speranza, che possiamo provare a salvare questa specie”.
Citazioni:
Sherley, R. B., Barham, B. J., Barham, P. J., Campbell, K. J., Crawford, R. J., Grigg, J., … Votier, S. C. (2018). Bayesian inference reveals positive but subtle effects of experimental fishery closures on marine predator demographics. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, 285(1871), 20172443. doi:10.1098/rspb.2017.2443
Sherley, R. B., Ludynia, K., Dyer, B. M., Lamont, T., Makhado, A. B., Roux, J. P., … Votier, S. C. (2017). Metapopulation tracking juvenile penguins reveals an ecosystem-wide ecological trap. Current Biology, 27(4), 563-568. doi:10.1016/j.cub.2016.12.054
Sherley, R. B., Crawford, R. J., de Blocq, A. D., Dyer, B. M., Geldenhuys, D., Hagen, C., … Winker, H. (2020). The conservation status and population decline of the African penguin deconstructed in space and time. Ecology and evolution, 10(15), 8506-8516. doi:10.1002/ece3.6554
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/11/breeding-success-raises-hopes-for-future-of-endangered-african-penguin/