- In un saggio pubblicato la terza settimana di novembre 2017 su BioScience, gli scienziati hanno dato un secondo avvertimento all'umanità affinché essa adotti delle pratiche più eco-sostenibili e controlli come il mondo se la passa da quando il primo avvertimento fu pubblicato nel 1992.
- Hanno scoperto che negli ultimi 25 anni la maggior parte dei problemi ambientali sono peggiorati di molto.
- Il saggio propone delle modalità con cui l'umanità potrebbe migliorare il suo rapporto con la natura. Se non ci attiviamo, gli scienziati avvertono che stiamo “mettendo a rischio il nostro futuro”.
- Più di 15.000 scienziati da 180 paesi hanno firmato il saggio in suo sostegno.
Gli scienziati hanno pubblicato un secondo avvertimento di incombente disastro per la natura se l’umanità non adotta dei cambiamenti significativi su come trattiamo il pianeta. L’avvertimento è stato presentato in un saggio pubblicato la terza settimana di novembre 2017 su BioScience e funge da ulteriore conferma di una dichiarazione simile fatta dagli scienziati nel 1992.
Il primo “Avvertimento degli Scienziati del Mondo all’Umanità” fu scritto nel 1992 dalla Union of Concerned Scientists (UCS) e fu firmato da 1.700 scienziati, compresa la maggior parte delle persone insignite del Premio Nobel nelle scienze ancora in vita. Chiamava a gran voce la “rotta di collisione” tra gli umani e la natura, indicando le prove di uno “stress critico” dei vari sistemi del pianeta, dall’oceano e l’atmosfera alle foreste e il suolo. Descriveva come questo stress si manifestava nella riduzione dell’ozono, dell’acqua, dei banchi di pesci, della produttività del suolo e della biodiversità.
Insistevano sulla necessità impellente di apportare dei cambiamenti radicali per evitare la catastrofe. Tra questi: spostarsi dall’utilizzo di combustibili fossili verso le fonti di energia rinnovabili, fermando la deforestazione e la perdita di specie, gestendo le risorse in maniera più efficiente, stabilizzando la popolazione umana, eliminando la povertà e assicurando l’equità di genere.
“Si richiede un grande cambiamento nella nostra gestione della Terra e nel nostro stile di vita, se si vuole evitare la miseria umana ed evitare che la nostra dimora globale su questo pianeta venga irrimediabilmente mutilata” affermava la dichiarazione del 1992.

Nel “World Scientists’ Warning to Humanity: A Second Notice”, Bill Ripple, direttore del Programma Cascata Trofica all’Università Statale dell’Oregon e i suoi colleghi hanno osservato come l’umanità si è comportata negli ultimi 25 anni riguardo agli obiettivi presentati. Con una sola eccezione (la stabilizzazione dello strato di ozono grazie una stretta regolazione dei chimici che ne riducono lo spessore), hanno scoperto che non si sono raggiunti abbastanza progressi per allontanarsi dai gravissimi problemi ambientali evidenti alla fine del XX secolo.
Anzi, hanno scoperto che la maggior parte di questi problemi sono gravemente peggiorati.
Due grosse tendenze si sono rivelate “particolarmente preoccupanti” per i ricercatori. La prima è l’aumento delle emissioni di gas serra dalla combustione di combustibili fossili, dalla deforestazione e dalle pratiche agroalimentari. La seconda è l’estinzione.
Il rilascio di gas serra come l’anidride carbonica sta portando al surriscaldamento globale. Le foreste sono dei dissipatori di carbonio e la deforestazione è stata ampiamente riconosciuta come una delle maggiori fonti di carbonio atmosferico. Eppure, mentre i programmi internazionali per la tutela dell’ambiente come REDD+ stanno tentando di tenere a freno la deforestazione e, con essa, il cambiamento climatico, stiamo ancora perdendo le foreste a una velocità sempre crescente. Una recente analisi dei dati satellitari ha mostrato che la perdita di copertura boschiva globale è cresciuta di più del 50% dal 2015 al 2016.
Dal 1992, il mondo si è lanciato a capofitto in estinzioni di massa, il sesto fenomeno di questo tipo in 540 milioni di anni. I ricercatori hanno stimato che le specie si stanno estinguendo a una velocità almeno 100 volte superiore rispetto ai livelli storici, con la perdita di habitat, la troppa caccia e il cambiamento climatico come solo alcuni dei fattori causati dall’uomo dietro a questi eventi.
Gli scienziati avvisano che queste conseguenze non saranno sentite solo dal mondo naturale, ma interesseranno anche noi.
“All’umanità in questo momento è stato dato un secondo avvertimento, come illustrato da queste preoccupanti tendenze” scrivono Ripple e i suoi colleghi nella loro dichiarazione. “Stiamo mettendo a repentaglio il nostro futuro non tenendo a freno il nostro intenso, ma geograficamente e demograficamente ineguale consumo dei materiali e non accorgendoci come la rapida e continuata crescita della popolazione porti a molte minacce ecologiche e perfino sociali.
Gli scienziati implorano nuovamente l’umanità a cambiare il proprio comportamento prima che sia troppo tardi. Come nel primo “Avvertimento”, Ripple e i suoi co-autori propongono più di una dozzina di obbiettivi concreti. Questi includono: la delimitazione di aree protette efficaci che comprendano una porzione significativa di habitat terrestri, acquatici e aerei, per fermare la degradazione delle foreste e di altre coperture terrestri originarie e per restaurare quelle che si trovano già in stato di degrado; lo spostare le diete alimentari verso cibi di origine vegetale; ridurre i tassi di fertilità assicurando l’accesso a servizi di pianificazione familiare; e sviluppare nuove tecnologie verdi.
Il saggio è stato ampiamente appoggiato a livello internazionale, con più di 15.000 scienziati da 180 paesi che hanno firmato a suo sostegno.
“Presto sarà troppo tardi per deviare dalla nostra traiettoria fallimentare e il tempo si sta esaurendo” scrivono Ripple e i suoi colleghi. “Dobbiamo riconoscere, nella nostra vita di tutti i giorni e nelle nostre istituzioni governative, che la Terra con tutta la sua vita è la nostra unica casa.”
Citazioni:
- Ripple, W. J., Wolf, C., Galetti, M., Newsome, T. M., Alamgir, M., Crist, E., … & Laurance, W. F. World Scientists’ Warning to Humanity: A Second Notice.
Foto introduttiva: Martin Pescatore Micronesiano (Todirhamphus cinnamominus), attualmente estinto allo stato selvatico.