- Il fungo Batrachochytrium dendrobatidis - abbreviato in Bd - provoca una malattia chiamata chitridiomicosi che colpisce la capacità di una rana di assorbire attraverso la sua pelle acqua ed elettroliti. Entro il 2007, il Bd si era diffuso in tutto il mondo ed era implicato nel declino, o addirittura nell'estinzione, di circa 200 specie.
- Un nuovo studio ha scoperto che l'ibridazione tra un ceppo nativo di Bd e quello che ha provocato la pandemia globale può aumentare i tassi di infezione e la forza della malattia, rispetto a quanto possano fare i due ceppi da soli.
- Lo studio è stato condotto da ricercatori provenienti da università brasiliane e statunitensi che hanno esaminato l'infezione in diverse specie di rane nella foresta atlantica del Brasile. Hanno scelto quella regione per via della sua elevata biodiversità anfibia (nonostante sia uno degli ecosistemi più deforestati del pianeta), e perché è l'unica area conosciuta al mondo in cui coesistono e si ibridano più ceppi di Bd.
- I ricercatori affermano che i loro risultati indicano che le rane potrebbero affrontare un futuro ancora più terribile del previsto, dato che diversi ceppi di Bd si stanno diffondendo in tutto il mondo e si combinano in forme sempre più dannose. Chiedono quindi di aumentare gli sforzi di monitoraggio globale per rilevare questi cambiamenti prima che portino a nuovi focolai.
Secondo una nuova ricerca, un fungo che ha decimato le popolazioni di rane in tutto il mondo potrebbe diventare ancora più mortale. Lo studio ha scoperto che l’ibridazione di diversi tipi del fungo crea ceppi che possono causare una maggiore mortalità nelle rane e avverte inoltre che la deforestazione potrebbe peggiorare questo impatto.
Il fungo si chiama Batrachochytrium dendrobatidis– abbreviato in Bd – e provoca una malattia chiamata chitridiomicosi che colpisce la capacità di una rana di assorbire attraverso la sua pelle acqua ed elettroliti. Gli scienziati hanno iniziato a prestarvi attenzione negli anni ’70 quando le popolazioni di rane nell’America centrale e meridionale hanno cominciato a scomparire. Negli anni ’90 il Bd si era diffuso in tutto il mondo, probabilmente aiutato dal commercio di animali da laboratorio di rane artigliate africane e dalle invasioni di rane toro americane. Entro il 2007 il fungo era implicato nel declino, o addirittura nell’estinzione, di circa 200 specie.
Oggi i biologi lo considerano una delle più grandi minacce agli anfibi a livello globale.
Alcune ricerche hanno offerto un po’ di speranza per le rane grazie a uno studio pubblicato all’inizio di quest’anno su Science, secondo cui le popolazioni potrebbero essere in grado di sviluppare una certa resistenza al Bd.
Tuttavia, un anuovo studio pubblicato la scorsa settimana su Scientific Reports, aggiunge un altro ostacolo per le rane, avendo constatato che l’ibridazione tra un ceppo di Bd nativo del Brasile e quello che ha causato la pandemia globale, può aumentare i tassi di infezione e la forza della malattia, rispetto a quanto facciano i due ceppi da soli.
Lo studio è stato condotto da ricercatori provenienti da università in Brasile e Stati Uniti che hanno esaminato l’infezione in diverse specie di rane native della foresta atlantica del Brasile. Hanno scelto quella regione per via della sua elevata biodiversità anfibia (nonostante sia uno degli ecosistemi più deforestati del pianeta) e perché è l’unica area conosciuta al mondo in cui coesistono e si ibridano più ceppi di Bd.
Gli scienziati ritengono che il ceppo brasiliano di Bd (Bd-Brasile) si sia evoluto insieme alle popolazioni di anfibi e, per questo motivo, non sia dannoso per loro come il ceppo pandemico globale (Bd-GPL). Ma quando il team ha confrontato i tassi di infezione e malattia dei due tipi di Bd e di un terzo ibridato, hanno scoperto che quest’ultimo ha avuto un impatto significativamente peggiore su due delle tre specie di rana esaminate.
I ricercatori affermano che questo effetto può essere dovuto a un fenomeno chiamato “vigore ibrido” (noto anche come “eterosi”), tramite il quale l’improvvisa impennata della diversità genetica causata dall’ibridazione porta a un’espressione più drammatica di tratti fisici vantaggiosi. Prendiamo ad esempio, i muli, che tendono ad essere più forti (e più intelligenti, secondo almeno uno studio) rispetto ai loro genitori cavalli o asini. Lo stesso potrebbe accadere per il Bd. Combinare i geni delle diverse varietà di Bd potrebbe creare un ibrido più resistente di Bd-GPL.
Un altro motivo per cui l’ibrido Bd può colpire le rane così profondamente è la riduzione della diversità genetica nelle rane stesse. Gli autori spiegano che la rana goccia d’oro (Brachycephalus ephippium), una delle specie di rana che ha sperimentato alti tassi di mortalità quando infettata dal ceppo, vive in habitat isolati e irregolari che “potrebbero aver limitato la sua esposizione ai patogeni nel corso della sua storia evolutiva o abbassato la sua diversità immunogenetica.”
I risultati dello studio sembrano essere già presenti nel mondo reale, lo dimostra una precedente ricerca del team in cui si è scoperto che le popolazioni di rane stanno diminuendo e scomparendo più rapidamente nella zona in cui è noto che i due ceppi di Bd si ibridano.
Lo studio avverte inoltre che la deforestazione “potrebbe far pendere ulteriormente l’equilibrio tra patogeno e ospite a favore del primo”, perché la perdita di habitat sta sempre più isolando le popolazioni di rana, riducendo ulteriormente la loro diversità genetica, mentre “anche i paesaggi più frammentati della foresta atlantica” non sembrano rappresentare una barriera per il Bd.
I ricercatori affermano che i loro risultati indicano che le rane potrebbero affrontare un futuro ancora più terribile del previsto, dato che diversi ceppi di Bd si stanno diffondendo in tutto il mondo e si combinano in forme sempre più dannose. Chiedono quindi di aumentare gli sforzi di monitoraggio globale per rilevare questi cambiamenti prima che portino a nuovi focolai.
“Con la globalizzazione che facilita la diffusione del patogeno attraverso i continenti, l’ibridazione di chitridi potrebbe portare a nuove ondate epidemiche che riducono la biodiversità degli anfibi nelle regioni tropicali e temperate”, ha detto il coautore dello studio, Gui Becker, ricercatore di scienze biologiche all’Università dell’Alabama.
Citazione: Greenspan, S. E., Lambertini, C., Carvalho, T., James, T. Y., Toledo, L. F., Haddad, C. F. B., & Becker, C. G. (2018). Hybrids of amphibian chytrid show high virulence in native hosts. Scientific Reports, 8(1), 9600.