- Secondo nuove ricerche, l’evento di sbiancamento di massa del 2016 che ha portato alla morte del 30 per cento dei coralli presenti nelle acque poco profonde della Grande Barriera Corallina ha avuto ripercussioni considerevoli anche sulle scogliere in acque profonde.
- Stando a uno studio pubblicato questo mese sulla rivista Nature Communications, le scogliere in acque profonde, note anche come scogliere mesofotiche, si trovano oltre i 30-40 metri di profondità rispetto alla superficie del mare e, in passato, si credeva fossero “rifugi ecologici in grado di proteggere dallo sbiancamento di massa”.
- I ricercatori sono tuttavia giunti alla conclusione che l’abilità delle scogliere in acque profonde di offrire un “rifugio ecologico” ai coralli presenta alcuni importanti limiti e che sia le scogliere sui fondali poco profondi sia quelle in acque profonde saranno in futuro a rischio di sbiancamenti di massa.
Secondo nuove ricerche, l’evento di sbiancamento di massa del 2016 che ha portato alla morte del 30 per cento dei coralli presenti nelle acque poco profonde della Grande Barriera Corallina ha avuto ripercussioni considerevoli anche sulle scogliere in acque profonde.
Stando a uno studio guidato da Pedro Fadre dell’Università portoghese di Algarve e pubblicato questo mese sulla rivista Nature Communications le scogliere in acque profonde, note anche come scogliere mesofotiche, si trovano a una profondità superiore ai 30-40 metri dalla superficie del mare e, in passato, erano ritenute “rifugi ecologici in grado di proteggere dallo sbiancamento di massa” grazie alla risalita di acqua fredda dalle profondità dell’oceano.
Nello studio, Fadre e il suo team fanno notare che mancano tuttavia analisi empiriche sulle ipotesi degli scienziati relative al riparo dalle temperature oceaniche più elevate che le scogliere in acque profonde possono offrire ai coralli. Si sono serviti di veicoli comandati a distanza per sistemare dei sensori fino a una profondità di circa 100 metri al fine di esaminare le differenze di temperatura tra le zone più profonde e quelle meno profonde e un team di sommozzatori ha poi effettuato analisi in vari punti della Grande Barriera Corallina settentrionale quando l’evento di sbiancamento dei coralli era al culmine.
I ricercatori hanno infine rilevato che l’abilità delle scogliere in acque profonde di offrire un “rifugio ecologico” presenta alcuni limiti considerevoli e che sia le scogliere in acque poco profonde sia quelle in acque profonde sono a rischio di futuri sbiancamenti di massa.
“Abbiamo notato che l’acqua risalente in estate dalle profondità oceaniche ha abbassato le temperature nelle zone mesofotiche superiori (40 m) ma è poi discesa e ciò ha generato temperature insolitamente elevate anche in profondità”, scrivono i ricercatori nello studio. Gli effetti dello sbiancamento sulle scogliere in acque profonde oggetto dello studio sono stati “gravi”, aggiungono, in quanto lo sbiancamento ha interessato il 40 percento dei coralli ed è stata registrata la morte del 6 per cento delle colonie a 40 metri di profondità.
Frade ha affermato che lui e i suoi colleghi erano sorpresi nello scoprire colonie di coralli sbiancati persino a una profondità di circa 40 metri. “È stato uno shock vedere i notevoli effetti su queste scogliere poco illuminate, in quanto speravamo che la profondità a cui si trovano le avrebbe protette da quell’evento devastante”, ha affermato in una dichiarazione.
Il team di ricercatori ha confermato che le scogliere in acque profonde riescono veramente a ridurre lo stress termico, in quanto i coralli sulle scogliere in acque profonde se la sono cavata molto meglio rispetto ai coralli in acque poco profonde tra i 5 e i 25 metri, in cui la percentuale di coralli sbiancati è compresa tra il 60 e il 69 percento e la percentuale di coralli morti è compresa tra l’8 e il 12 per cento. Tuttavia, le scogliere in acque profonde forniscono un riparo limitato: “sebbene confermiamo che le scogliere in acque profonde possano offrire un riparo dallo stress termico, sottolineiamo i considerevoli limiti in termini di natura transitoria della protezione e la loro limitata capacità di fornire un rifugio ecologico di ampia portata”, scrivono i ricercatori.
Questi ultimi hanno inoltre affermato che le scogliere in acque profonde non sembrano essere protette dalle “anomalie termiche” generate dal cambiamento climatico quando tali temperature rimangono elevate per periodi prolungati dell’anno, così come è accaduto con lo sbiancamento di massa del 2016.
“Durante l’evento che ha portato allo sbiancamento, la risalita di acque fredde dalle profondità oceaniche ha inizialmente raffreddato l’habitat delle scogliere in acque profonde”, ha affermato in una dichiarazione il Dott. Pim Bongaerts coautore dello studio e curatore del dipartimento di Zoologia degli invertebrati presso la California Academy of Sciences negli USA. “Tuttavia, quando tale risalita si è interrotta verso la fine dell’estate, le temperature sono aumentate a livelli record anche in profondità”.
Il team di ricerca ha inoltre rilevato che gli effetti sulle scogliere in acque profonde erano abbastanza rilevanti da provocare cambiamenti nella struttura della comunità corallina, che potrebbero compromettere l’abilità delle scogliere mesofotiche di favorire il recupero delle scogliere in acque poco profonde. I ricercatori prevedono di continuare a studiare come varia il processo di recupero tra le scogliere in acque profonde e quelle in acque poco profonde.
Il Dr. Ove Hoegh-Guldberg, coautore dello studio, della University of Queensland in Australia ha affermato in una dichiarazione che “sfortunatamente, questa ricerca evidenzia ulteriormente la vulnerabilità della Grande Barriera Corallina”. “Abbiamo già rilevato che le scogliere in acque profonde hanno un ruolo come rifugio generalmente limitato a causa della ridotta sovrapposizione di specie nelle scogliere in acque poco profonde. Tuttavia, a ciò si aggiunge un ulteriore limitazione in quanto è stato dimostrato che anche le stesse scogliere in acque profonde subiscono gli effetti delle temperature dell’acqua più elevate.
In un altro studio pubblicato all’inizio di quest’anno è stato rilevato che la Grande Barriera Corallina sta perdendo la sua capacità di riprendersi da problemi come lo sbiancamento.
CITAZIONI
• Frade, P. R., Bongaerts, P., Englebert, N., Rogers, A., Gonzalez-Rivero, M., & Hoegh-Guldberg, O. (2018). Deep reefs of the Great Barrier Reef offer limited thermal refuge during mass coral bleaching. Nature communications, 9(1), 3447. doi:10.1038/s41467-018-05741-0
• Ortiz, J. C., Wolff, N. H., Anthony, K. R., Devlin, M., Lewis, S., & Mumby, P. J. (2018). Impaired recovery of the Great Barrier Reef under cumulative stress. Science Advances, 4(7), eaar6127. doi:10.1126/sciadv.aar6127
FEEDBACK: Si prega di utilizzare questo modulo per inviare un messaggio all’autore di questo articolo. Se si desidera pubblicare un commento pubblico, è possibile farlo in fondo alla pagina.