- Poiché l'innalzamento delle temperature della superficie del mare porta a episodi sempre più frequenti e intensi di sbiancamento dei coralli in tutto il mondo, i modelli globali hanno spesso predetto che tra un secolo a partire da oggi, rimarranno poche barriere coralline sane negli oceani tropicali. Tuttavia, un nuovo studio rivela che le barriere coralline presso, o vicino, all'Equatore della Terra, sono in realtà meno colpite dal riscaldamento degli oceani rispetto ad altre.
- Il sondaggio globale sui coralli che ha fornito informazioni per lo studio, comprende oltre 3.300 siti di studio in 81 Paesi ed è stato eseguito dalla NGO Reef Check, con sede negli Stati Uniti, tra il 1998 e il 2017.
- I risultati dei ricercatori mostrano che lo sbiancamento dei coralli era più comune in aree che più frequentemente hanno registrato temperature anomale dell'acqua più alte. Hanno anche dimostrato che lo sbiancamento dei coralli era molto meno comune nelle aree con elevata variabilità delle temperature superficiali marine e che, nell'ultimo decennio, lo sbiancamento dei coralli si è verificato a temperature di circa 0,5° Celsius in più rispetto al decennio precedente.
Poiché l’innalzamento delle temperature della superficie del mare porta a episodi sempre frequenti e intensi di sbiancamento dei coralli in tutto il mondo, i modelli globali hanno spesso predetto che tra un secolo a partire da oggi, rimarranno poche barriere coralline sane negli oceani tropicali. Tuttavia, il lavoro sul campo ha dimostrato che, rispetto a quanto previsto dai modelli, tra le varie regioni geografiche c’è una variabilità considerevolmente maggiore nel modo in cui i coralli rispondono allo stress provocato dai cambiamenti di temperatura.
Secondo gli autori di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications nelle scorse settimane, “Questa discrepanza tra i modelli globali e i risultati sul campo sottolinea l’urgente necessità di sviluppare modelli migliori che prevedano con precisione l’eterogeneità geografica dello sbiancamento dei coralli mentre essi reagiscono al riscaldamento degli oceani.”
La discrepanza evidenzia inoltre la necessità di modelli che prevedano in modo più accurato le risposte dei sistemi delle barriere al riscaldamento delle acque: lo studio degli autori ha scoperto infatti che le barriere coralline presso, o vicino, all’Equatore della Terra sono in realtà meno colpite dal riscaldamento degli oceani rispetto ad altre.
L’autrice principale dello studio, Shannon Sully, dottoranda presso il Florida Institute of Technology, ha guidato un gruppo di ricerca che ha utilizzato osservazioni sul campo raccolte nel corso di due decenni per analizzare i modelli di sbiancamento dei coralli. Il sondaggio globale sui coralli che ha fornito informazioni per lo studio, comprendeva oltre 3.300 siti in 81 Paesi ed è stato eseguito dalla NGO Reef Check, con sede negli Stati Uniti, tra il 1998 e il 2017.
I risultati di Sully e il team mostrano che lo sbiancamento dei coralli è più comune in aree che più frequentemente hanno riscontrato temperature anomale più alte. Ma hanno anche dimostrato che lo sbiancamento dei coralli era molto meno comune nelle aree con un’alta variabilità delle temperature della superficie dell’acqua.
“È significativo notare che un maggiore sbiancamento dei coralli si è verificato nei siti a latitudine medio-tropicale, tra i 15° e 20° a nord e sud dell’Equatore, rispetto alle regioni equatoriali, dove la diversità dei coralli è più elevata”, Sully e i co-autori scrivono nello studio.
Il fatto che lo sbiancamento dei coralli fosse più comune a 15-20° a nord e a sud dell’equatore non era tuttavia il risultato di temperature dell’acqua più elevate a quelle latitudini. “Abbiamo scoperto che le barriere coralline vicino all’Equatore erano meno colpite dallo sbiancamento che altrove, nonostante livelli simili di stress termico nei siti equatoriali”, ha spiegato in una nota il coautore dello studio Deron Burkepile, dell’Università della California, Santa Barbara.
Precedenti studi della regione hanno concluso che si registra un minore sbiancamento nelle aree equatoriali con alta diversità di corallo, ma Sully e la squadra non hanno trovato conferma – i siti equatoriali che hanno studiato sono tra i più diversi al mondo. I ricercatori hanno formulato tre ipotesi che spiegano queste discrepanze: potrebbero essere dovute a una differente composizione di specie nei sistemi corallini in diverse aree; maggiore diversità dei coralli a latitudini basse, il che significa che potrebbero esserci tipi di corallo meno sensibili allo stress termico; o i coralli alle latitudini più basse si sono “preadattati allo stress termico” perché sono soggetti a temperature dell’acqua costantemente più calde. “Queste ipotesi non si escludono a vicenda e molti di questi meccanismi potrebbero operare in concerto, con conseguente minore sbiancamento dei coralli a basse latitudini”, scrivono i ricercatori.
Precedenti studi regionali hanno determinato anche che un intervallo di temperatura giornaliero ridotto era la migliore metrica per prevedere gli episodi di sbiancamento. Le scoperte di Sully e del team supportano questa conclusione: “I nostri risultati suggeriscono che le località che comunemente vivono grandi intervalli giornalieri, settimanali o stagionali [della temperatura della superficie delle acque] possono ospitare coralli e ceppi di simbionti corallini, che sono più resistenti alla [temperatura superficiale marina] estrema.” Il team chiede ulteriori ricerche per esaminare “fino a che punto l’acclimatazione e l’adattamento contribuiscano a ridurre la diffusione di sbiancamento dei coralli”.
Un altro risultato chiave: nell’ultimo decennio, lo sbiancamento dei coralli si è verificato a temperature di circa 0,5° Celsius superiore rispetto al decennio precedente. “Nelle migliaia di siti esaminati, la media [della temperatura superficiale dei mari] registrata durante lo sbiancamento dei coralli nel primo decennio del dataset, dal 1998 al 2006, era di 28.1° C, mentre la media [della temperatura superficiale marina] registrata durante lo sbiancamento dei coralli durante il secondo decennio, dal 2007 al 2017, era di 28,7° C.”
Ciò suggerisce che gli eventi di sbiancamento del passato hanno già abbattuto i coralli che sono “suscettibili al calore” e le restanti popolazioni di coralli sono in grado di sopportare temperature più elevate senza sbiancarsi. Ancora una volta, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le implicazioni di questo risultato, scrivono gli autori: “Anche le comunità coralline possono essersi acclimatate all’aumento delle temperature superficiali marine, evidenziando la necessità di ulteriori ricerche per capire il contesto di questa tendenza verso una maggiore soglia di temperatura.”
Un’azione immediata per ridurre le emissioni di carbonio è necessaria in tutto il mondo se vogliamo evitare ulteriori diminuzioni delle barriere coralline, ha detto in un comunicato il coautore dello studio Rob van Woesik, professore e direttore dell’Istituto per l’Ecologia Globale presso il Florida Institute of Technology. “Non siamo sicuri del motivo per cui le scogliere equatoriali sono più tolleranti nei confronti dei recenti stress dovuti alla temperatura, ma sappiamo che dobbiamo proteggere queste barriere – e non solo – da altre perturbazioni, per non perdere le barriere coralline che proteggono gli abitanti costieri dalle ondate di tempesta e aiutano a sfamare milioni di persone in tutto il mondo.”
CITAZIONI
• Sully, S., Burkepile, D. E., Donovan, M. K., Hodgson, G., & van Woesik, R. (2019). A global analysis of coral bleaching over the past two decades. Nature communications, 10(1), 1264. doi:10.1038/s41467-019-09238-2
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/03/global-analysis-of-coral-bleaching-finds-equatorial-reefs-less-impacted-by-ocean-warming/