- Un nuovo studio, esaminando la barriera corallina di 58 paesi, ha concluso che gli squali vi risultano assenti nel 20%, dimostrandone come essi siano funzionalmente estinti da tali ecosistemi.
- Un team di ricercatori ha registrato 15.165 ore di filmato atttraverso i BRUVS (stazioni video-remote sottomarine ad esca) analizzando, con i dati così raccolti, l’abbondanza di squali nei sistemi corallini mondiali.
- L’assenza degli squali è stata spesso correlata alla mediocre amministrazione dei vicini insediamenti umani, come l’attività ittica sregolata e distruttiva.
- Mentre in molte barriere coralline del mondo gli squali risultano assenti, altre aree vantano una popolazione sana di queste specie grazie ai rigorosi sforzi conservazionisti.
Gli squali sono i custodi dei sistemi corallini. In qualità di superpredatore, lo squalo, catturando i pesci piccoli e malati, lascia che i pesci più forti si riproducano salvaguardando così la salute e la vitalità dell’ecosistema marino. Tuttavia, secondo un nuovo studio pubblicato questa settimana su Nature, gli squali sono scomparsi da molte barriere coralline di tutto il mondo, segno questo di un calo diffuso del numero globale degli squali.
Lo studio di riferimento, che ha coinvolto 121 scienziati e 731 volontari completandosi nell’arco di sette anni, ha scandagliato la popolazione di squali nelle regioni costali del mondo usando video camere impiantate nelle barriere coralline. Il progetto è stato sostenuto da un numero di istituzioni e gruppi, tra cui Il Global FinPrint, un programma che valuta lo stato di salute della popolazione di squali attraverso un lavoro di censimento subacqueo.
In passato la ricerca si è affidata ai sommozzatori per il conteggio a vista degli squali, ma ciò, secondo lo studio, ha prodotto risultati imprecisi in quanto gli squali tendono a girovagare. Invece, nell’ambito del nuovo studio si sono utilizzate stazioni video-remote sottomarine ad esca (BRUVS) o “Chum cams” impiantate su 371 barriere coralline di 58 paesi e territori. I BRUVS sono sempre stati utilizzati di giorno lasciandolil sulla barriera corallina un’ora per volta.
Quando è stato possibile, i ricercatori hanno cercato di ispezionare in ogni paese due tipi diversi di siti corallini: un sito che era protetto e un sito aperto alla pesca.
“Così facendo, non abbiamo analizzato le barriere coralline mondiali in maniera casuale”, ha dichiarato a Mongabay Demina Chapman, co-autore dello studio e professore associato del dipartimento di scienze biologiche presso la Florida International University (FIU) nonché co-direttore del progetto Global FinPrint, che ha aggiunto: “Infatti, se avessimo esaminato le barriere coralline di tutto il mondo senza distinzione, avremmo per lo più trovato barriere coralline aperte alla pesca, dal momento che queste sono più diffuse delle aree protette, e saremmo così giunti alla conclusione che gli squali assenti fossero molto di più”.
Dopo avere raccolto 15.165 ore di video, il team di ricercatori ha concluso che gli squali sono assenti nel 20% delle barriere coralline ispezionate. In sei aree, tra cui la Repubblica Domenicana, le Indie Francesi Occidentali, il Kenya, il Vietnam, le Antille Windward danesi e il Qatar, soltanto tre squali sono stati osservati in circa 800 ore di riprese, il che dimostra che gli squali sono funzionalmente estinti in molte zone non potendo così più svolgere il loro ruolo normale nell’ecosistema marino.
Nei 38 paesi ripresi, tra cui le isole Fiji, il Madagascar e l’Indonesia, vi sarebbe solo un discreto numero di squali, il che è ulteriore motivo di preoccupazione, ha affermato Chapman.
E ha aggiunto: “Se questi paesi non adottano le misure di conservazione, finiranno male come è successo altrove”.
Nella maggior parte dei casi, secondo quanto suggerito dallo studio, l’assenza di squali è correlata alle condizioni “socio-economiche” dei vicini insediamenti urbani”, tra cui “la grandezza e la prossimità al mercato più vicino, la mediocre amministrazione e la densità della popolazione umana”. Per esempio, la pesca mal gestita, soprattutto quella che utilizza lenze lunghe o tramagli, spazza via facilmente le popolazioni locali di squali.“ Si tratta probabilmente di un monito per alcuni paesi affinché prendano seriamente in considerazione le raccomandazioni specifiche che potrebbero aiutare l’ecosistema a riprendersi”, ha dichiarato a Mongabay Michael Berumen, co-autore dello studio e professore di scienze marine presso la King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) nell’ Arabia Saudita.
Ma non ci sono solo brutte notizie. Il team di ricercatori ha scoperto che gli squali prosperano nelle scogliere di paesi quali le Bahamas, l’Australia continentale, le isole Solomon, gli stati federali di Micronesia e la Polynesia francese. Tale successo è spesso merito del divieto totale di pesca degli squali o comunque sia di una pesca ben gestita e basata sulla scienza.
L’abbondanza di squali in alcune zone è stata una piacevole sorpresa per Chapman, che ha dichiarato di tenersi stretto per una “foto più agghiacciante”.
“C’erano un bel po’ di posti che rimanevano ancora dispersi nell’oceano pacifico centrale”, ha aggiunto, e ancora: “Consideriamo tali posti fonti di speranza”.
Lo studio ha anche evidenziato che la popolazione di squali può essere mantenuta attraverso forti pratiche di conservazione, quali la gestione della pesca e la realizzazione di aree marine protette. Queste informazioni possono aiutare a rafforzare gli sforzi di conservazione globale per mantenere popolazioni di squali sani oltre ad aiutare a reintrodurre gli squali nelle zone in cui sono venuti a mancare.
“Gli squali possono in realtà diffondersi da quei luoghi [con popolazioni sane] e piantarne il proprio recupero in quelle aree in cui si sono messe in pratica le misure di conservazione,” ha affermato Chapman.
“È piuttosto sorprendente come ci sia tanto potenziale di ripresa”, ha dichiarato Berumen, e ancora: “Alcuni strumenti (della conservazione) potrebbero avere un impatto enorme e non sono difficili da impiegare. È bello constatare che per molte di queste popolazioni c’è motivo di speranza oltre che capacità di recupero”.
Chapman e colleghi condurranno un’ulteriore ricerca basata sui dati raccolti per questo progetto, tra cui uno studio per cercare di capire come la presenza degli squali influenzi altre popolazioni di pesci della barriera, dichiarando: “Siamo lontani dall’analisi completa di questi dati”.
Berumen sostiene che questo studio ispirerà gli sforzi di conservazione di molte parti del mondo, inclusi i Paesi Arabi, dove il governo sta sviluppando nuove economie eco-turistiche.
“Collaboriamo da vicino nei programmi specifici di sviluppo, solitamente con le autorità governative, aiutando tutti a capire il modo migliore per realizzare ciò con il minimo impatto e per mantenere il sistema corallino nelle condizioni migliori possibili”, ha dichiarato Berumen.
Lo studio ha rivelato che mentre ci sono popolazioni di squalo in declino presso i sistemi corallini di alcune parti del mondo, in altre aree si è riscontrato un grande potenziale di conservazione.
“Gli squali hanno bisogno di aiuto e della nostra attenzione,” ha aggiunto Berumen. “Mentre vi sono luoghi in cui tale questione è più urgente, dubito che la si possa comunque ignorare altrove”.
Citazioni:
MacNeil, M. A., Chapman, D., Heupel, M., Simpfendorfer, C. A., Heithaus, M., Meekan, M., … Cinner, J. E. (2020). Global status and conservation potential of reef sharks. Nature. doi:10.1038/s41586-020-2519-y
Didascalia dell’immagine del titolo: Squalo grigio della barriera in Australia. Immagine a cura di Global FinPrint.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/07/sharks-are-functionally-extinct-in-many-global-reef-systems-study-finds/