- In un nuovo studio pubblicato il 23 settembre su Nature, i ricercatori affermano che, a livello globale, gli indici sul potenziale sequestro di carbonio delle foreste calcolati dal Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) sono stati sottostimati del 32%. Considerando solo le regioni tropicali, il valore ha raggiunto il 53%.
- Tuttavia, lo studio ha rilevato che la capacità massima di mitigazione dei cambiamenti climatici delle nuove foreste (2,43 miliardi di tonnellate) è inferiore dell'11% rispetto a quanto precedentemente calcolato. Ciò è emerso per il fatto che lo studio ha esaminato le caratteristiche delle possibili aree di riforestazione in modo più dettagliato rispetto a quanto fatto dall'IPCC che ha applicato i calcoli in modo più uniforme a tutto il pianeta.
- Lo studio mostra che le potenzialità maggiori dal punto di vista del sequestro del carbonio fuori terra sono in Cina, Brasile e Indonesia, nelle possibili aree di riforestazione, seguiti a breve distanza da Russia, Stati Uniti, India e Repubblica Democratica del Congo.
La riforestazione rappresenta uno strumento importante tra quelli che abbiamo a disposizione contro il riscaldamento globale ma la portata dei suoi effetti non è ancora completamente chiara. Un nuovo studio pubblicato il 23 settembre su Nature fa luce sulla quantità di carbonio assorbibile dalle nuove foreste nonché sugli obiettivi verso cui dovrebbero tendere gli sforzi per essere quanto più efficaci possibile e fa notare che le nuove foreste hanno una maggiore capacità di assorbimento del carbonio (sebbene la quantità totale del carbonio assorbito sia inferiore) rispetto a quanto precedentemente calcolato.
Lo studio è stato svolto da scienziati che lavorano per più di una decina di organizzazioni, tra cui The Nature Conservancy e World Resources Institute, con sede negli Stati Uniti, i quali hanno combinato i dati di oltre 250 studi precedenti al fine di creare una mappa che raffigura l’accumulo del carbonio fuori terra nelle foreste di tutto il mondo (indicano di fatto quanto e con quale velocità crescono gli alberi). Hanno poi esaminato i diversi fattori ambientali che potrebbero aver influito sulla loro crescita, ad esempio il clima, la composizione del suolo e la presenza di alture nelle regioni, per valutare le potenzialità di crescita delle foreste/sequestro di carbonio nelle aree degradate che potrebbero essere sottoposte a operazioni di ripristino delle foreste.
“Conosciamo già i numerosi vantaggi offerti dalla riforestazione a livello globale (dalla cattura del carbonio alla pulizia dell’aria e dell’acqua, dalla creazione di habitat per gli animali selvatici all’offerta di opportunità di sviluppo sostenibile per le comunità locali)”, ha affermato Susan Cook-Patton, caporedattrice di The Nature Conservancy. “Non avevamo però ancora dati validi e utilizzabili per i responsabili delle decisioni in materia ambientale al fine di capire dove abbia più senso ripristinare gli habitat naturali per affrontare i cambiamenti climatici. Il nostro studio cercherà di dare una svolta a questa situazione”, ha aggiunto la dottoressa Cook-Patton.

Nel complesso, i loro risultati mostrano che, a livello globale, gli indici sul sequestro del carbonio delle foreste calcolati dal Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) sono stati sottostimati del 32%. Considerando solo le regioni tropicali, il valore ha raggiunto il 53%. Ciò significa che la riforestazione potrebbe essere un mezzo più potente del previsto per combattere i cambiamenti climatici.
Ad ogni modo, se si esamina la questione in modo più approfondito emerge una situazione più complessa. Gli indici standard dell’IPCC sono meno sensibili alle variazioni, in quanto prendono in considerazione meno fattori. Con l’analisi delle situazioni effettive dei vari luoghi effettuata in modo più dettagliato dal nuovo studio, è emerso che gli indici dell’IPCC sovrastimano in realtà le capacità di accumulo del carbonio di alcune aree. Lo studio giunge alla conclusione che il potenziale massimo di mitigazione dei cambiamenti climatici offerto dalla riforestazione (2,43 miliardi di tonnellate di carbonio assorbito) è inferiore dell’11% rispetto a quanto precedentemente calcolato. Gli autori dello studio riconoscono inoltre che la realizzazione di tale potenziale richiederà di per sé notevoli cambiamenti, ad esempio la riduzione del consumo di carne a livello globale, che secondo gli autori permetterebbe il ripristino delle foreste in terreni precedentemente destinati al pascolo e alle coltivazioni utilizzate come mangime per il bestiame.

Cook-Patton e i suoi colleghi dichiarano che tali sfide non dovrebbero comunque distogliere l’attenzione dalle potenzialità offerte dalla riforestazione considerata come metodo dai costi ridotti e dagli effetti significativi per far fronte ai cambiamenti climatici e affermano che i loro risultati sono a favore degli sforzi di riforestazione attuati di concerto con altre strategie.
“Grazie al set di dati più corposo mai creato prima in questo settore, la nostra mappa mette in evidenza i luoghi in tutto il mondo nei quali il ripristino delle foreste naturali può rappresentare una soluzione efficace, naturale ed economica in termini di costi a favore del clima”, ha dichiarato il co-autore Bronson Griscom di Conservation International. “La nostra ricerca costituisce quindi anche un promemoria provvidenziale sulle elevate potenzialità del ripristino delle foreste naturali attuato nel contesto di una serie più ampia di soluzioni naturali a favore del clima, che comprende la protezione, il ripristino e una migliore gestione delle foreste, delle paludi, delle praterie e dei terreni agricoli”.
I risultati dello studio sono riportati sull’atlante mondiale delle soluzioni naturali per il clima. Tale atlante mostra che, a livello nazionale, le potenzialità maggiori in termini di sequestro del carbonio fuori terra si registrano in Cina, Brasile e Indonesia, nelle possibili aree di riforestazione, e che le potenzialità di tali Paesi sono di poco superiori a quelle di Russia, Stati Uniti, India e Repubblica Democratica del Congo.

“Sappiamo che non esiste una soluzione unica e adatta a tutti per far fronte ai cambiamenti climatici. Con questo studio ci siamo proposti di mostrare i luoghi in cui le foreste possono provvedere da sole a catturare il carbonio nel modo più veloce possibile, ai fini di una strategia di mitigazione che integra la conservazione delle foreste”, ha affermato la coautrice Nancy Harris del World Resources Institute.
“Se le lasciamo agire, le foreste possono fare per noi parte del lavoro che dovremmo svolgere per mitigare i cambiamenti climatici”.
Nota dell’editore: Mongabay ha ricevuto un contributo economico dal World Resources Institute (WRI) ma quest’ultimo non ha alcuna influenza editoriale sui contenuti di Mongabay.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/09/new-study-shows-where-we-should-grow-more-forest-to-fight-climate-change/