- Secondo un nuovo studio, i “rifugi” termici corallini, luoghi che hanno storicamente protetto le barriere coralline dagli stress termici, subiranno un notevole declino quando il riscaldamento globale sarà di 1,5 °C al di sopra dei livelli preindustriali; con 2°C la maggior parte di questi rifugi scomparirà.
- La perdita di questi rifugi esporrà i coralli a uno stress termico che, molto probabilmente, porterà a una perdita di barriere coralline su larga scala, minacciando così sia la biodiversità marina che la sicurezza alimentare.
- Gli autori suggeriscono che gli sforzi di gestione dovrebbero rifocalizzarsi sull'adattamento delle barriere coralline al riscaldamento degli oceani e sulla migrazione degli organismi verso località più ospitali.
- Gli sforzi fatti per aiutare i coralli ad adattarsi all'aumento delle temperature potrebbero risultare inutili se le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare.
Nel 2015 e 2016, un aumento da record delle temperature degli oceani causò in tutto il mondo espisodi di sbiancamento dei coralli. Dalle Hawaii ai Caraibi all’Australia, i polipi che compongono i coralli si trasformarono in scheletri spettrali. Tuttavia, alcune barriere riuscirono a rimanere intatte, grazie all’effetto di raffreddamento di alcune correnti marine.
Secondo un nuovo studio, queste speciali barriere coralline, dette “rifugi”, potrebbero scomparire in un futuro molto prossimo a causa dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.
Al momento, circa l’80 per cento delle barriere coralline di acque poco profonde è costituito da rifugi termici, definiti nello studio come luoghi che hanno 10 anni di tempo per riprendersi dagli stress termici. Se la Terra, però, si riscalderà fino a superare di 1,5°C i livelli preindustriali, cosa che potrebbe accadere nel giro di sei anni se le emissioni non vengono ridotte, secondo l’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), i rifugi corallini diminuiranno fino allo 0,2 per cento. Con un aumento di 2°C, che si potrebbe raggiungere in circa vent’anni, lo studio conclude che non ci saranno più rifugi termici.
Adele Dixon, una biologa marina e climatologa presso l’Università di Leeds (Gran Bretagna) e autrice principale dello studio, spiega che questa ricerca non indica che la perdita di rifugi risulterà automaticamente in mortalità, ma mostra che i coralli saranno esposti a livelli di stress termico che “in passato non sono stati in grado di sopportare”.
“Sappiamo da tempo che un riscaldamento di 1,5 °C sarà una catastrofe per le barriere coralline,” ha detto Dixon in un’intervista a Mongabay. “I nostri risultati lo confermano e mostrano anche le conseguenze saranno peggiori di quello che si pensava fino ad ora.”
Secondo uno studio simile, gli oceani, negli ultimi sei anni, sono diventati più caldi di quanto siano mai stati nella storia recente, a causa del cambiamento climatico causato dall’uomo, così come riportato in un articolo su Mongabay all’inizio di febbraio. Un’altra ricerca mostra come il calore estremo degli oceani sia ormai diventato la normalità. L’aumento di temperatura ha portato a un aumento delle correnti marine calde che intensifica lo stress termico sulle barriere coralline.
“Un destino tragico”
Il gruppo di ricerca ha utilizzato un modello di simulazione climatico all’avanguardia per misurare i cambiamenti termici delle barriere con un maggiore dettaglio, cioé con una risoluzione spaziale di 1 kilometro. Questo approccio ha permesso loro di individuare differenze di temperatura in uno spazio geografico molto piccolo e di prendere in considerazione altre componenti oceanografiche presenti a livello locale, come il rimescolamento della colonna d’acqua e le correnti.
Lo studio dipinge un futuro per le barriere coralline ancora più cupo di quello presentato nel report dell’IPCC del 2018 sul riscaldamento globale, secondo cui il 70-90 per cento delle barriere coralline subirà un declino con un aumento della temperatura di 1,5°C e il 99 per cento con un aumento di 2°C. Secondo il nuovo studio, solo con un aumento di 1,5°C, oltre il 99 per cento delle barriere coralline sarà esposto a stress termici frequenti (uno o più episodi ogni dieci anni), ha detto Dixon.
“La risoluzione spaziale maggiore toglie ogni speranza di aver tralasciato qualche aspetto importante con il precedente approccio su larga scala, come piccoli rifugi locali,” ha detto a Mongabay Maria Beger, coautore dello studio e ricercatrice e conservazionista presso l’Università di Leeds. “Era noto che un aumento della temperatura di 1,5°C fosse negativo per le barriere coralline, ma si pensava che si trattasse comunque di una situazione gestibile. Ora stiamo scoprendo che, per la maggior parte delle specie e dei coralli in quanto ecosistema, non sarà possibile sopravvivere in quelle condizioni.”
Secondo il nuovo studio, con un aumento di 1,5°C, sarà in grado di sopravvivere solo una fetta molto piccola dei rifugi termici, quelli della regione del Triangolo dei Coralli nel Pacifico occidentale e quelli intorno alla Polinesia, nel Pacifico del Sud. Ma secondo lo studio, anche questi rifugi scompariranno se la temperatura aumenterà di 2°C.
Se le barriere coralline moriranno in massa, ci saranno gravi conseguenze per la biodiversità, ha spiegato Beger. Prima di tutto, i coralli sono biogenici, cioé sono formati da organismi viventi, il che significa che i coralli di una barriera seriamente danneggiata faranno fatica a riformarsi. Oltre a questo, ha spiegato la ricercatrice, i coralli dovranno affrontare l’impatto dell’aumento del livello dei mari mentre cercano di riformarsi.
Senza le barriere coralline, tutti gli organismi che dipendono da esse per protezione e cibo, come pesci, molluschi e crostacei, non potranno più esistere, ha detto Beger. Questa non è solo una minaccia alla biodiversità, ma anche alle popolazioni che hanno nelle barriere coralline la loro fonte di sostentamento.
“È un destino tragico, l’Apocalisse dei coralli, direi,” ha detto Beger. “I nostri risultati non prevedono nulla di buono per il futuro della biodiversità delle barriere coralline.”
Possiamo ancora salvare le barriere coralline?
David Obura, direttore e fondatore di CORDIO East Africa, un’organizzazione che lavora con le barriere coralline e la sostenibilità, ha dichiarato che questo nuovo studio, in cui lui non ha partecipato, aiuta a enfatizzare la brutta situazione in cui si trovano le barriere coralline. Ha detto, in ogni caso, che studi di questo tipo presentano sempre un certo livello di incertezza riguardo a quando le barriere coralline potrebbero “finire nel baratro”, ma aggiunge che ci stiamo avvicinando velocemente a questo punto.
“Potrebbe essere a 1,5 o 1,8°C,” ha detto Obura in un’intervista a Mongabay. “Non lo sappiamo. Stiamo in ogni caso andando verso un riscaldamento maggiore di questo.”
Secondo Dixon, uno dei limiti dello studio è che mostra quando le barriere saranno esposte a stress termico, ma non necessariamente come queste reagiranno allo stress.
“Abbiamo utilizzato un limite pertinente dal punto di vista ecologico, basato su ciò che ha causato gli episodi di sbiancamento nel passato, ma si tratta di un unico limite per l’intero pianeta,” ha detto. “Sappiamo che alcune regioni e alcune specie potrebbe avere dei limiti più elevati rispetto ad altre e quindi la risposta effettiva a questo livello di esposizione potrebbe essere molto più positiva.”
Nonostante questo livello di variazione tra barriere coralline, gli autori dello studio sostengono che la gestione delle barriere deve focalizzarsi sull’aiutare i coralli ad adattarsi al riscaldamento degli oceani e assistere nella migrazione verso luoghi con condizioni più favorevoli. Secondo Beger, parte di questo processo comporta la rimozione di altri fattori di stress, come le pratiche di pesca distruttiva e l’inquinamento, per fare in modo che i coralli siano resilienti e abbiano una diversità genetica sufficiente.
Vengono fatti anche molti sforzi nel tentativo di ripristinare le barriere coralline. Ad esempio, alcuni scienziati in Australia stanno allevando in laboratorio dei coralli resistenti al calore, con l’idea di trasferirli in alcune zone della Grande barriera corallina. Esiste anche uno studio secondo cui somministrare un certo tipo di probiotico alle barriere coralline le aiuti a riprendersi dagli stress termici. Nonostante questo, secondo Beger queste strategie hanno dei limiti e potrebbero non essere sufficienti a salvare le barriere coralline del pianeta.
Inoltre, secondo Beger, si deve spostare l’attenzione verso le cause principali del riscaldamento climatico. “Niente [di tutto questo] servirà a meno che non vengano diminuite le emissioni,” ha dichiarato.
Secondo la teoria dei confini planetari, esistono nove processi a livello mondiale che contribuiscono a rendere il nostro pianeta stabile, ma ognuno di questi confini ha un limite che, se sorpassato, potrebbe portare la Terra verso uno stato di instabilità. Il cambiamento climatico è un confine che abbiamo superato già nel 1988, quando abbiamo sorpassato le 350 parti per milione (ppm) di anidride carbonica presente nell’atmosfera. Nel dicembre 2021, abbiamo raggiunto le 417 ppm. La biodiversità è un altro confine planetario che sembra essere stato sorpassato. La perdita di barriere coralline e di tutte le specie che le abitano potrebbe esacerbare ulteriormente la condizione di instabilità della Terra.
Secondo Obura è importante preparare le barriere coralline esistenti ai cambiamenti in arrivo. “Le barriere coralline presenti oggi ospiteranno un nuovo ecosistema,” ha spiegato. “Quindi bisogna investire nella gestione del cambiamento in questi luoghi, non solo per la biodiversità che verrà…mantenuta o che si adatterà, ma anche per le popolazioni che dipendono da questi luoghi.
“Abbiamo creato il problema, un grosso problema e adesso non riusciamo a risolverlo,” ha aggiunto. “Dobbiamo quindi capire come trarre il meglio dalla situazione attuale o da quella che dovremo affrontare nel futuro.”
Citazioni:
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Dixon, A. M., Forster, P. M., Heron, S. F., Stoner, A. M., & Beger, M. (2022). Future loss of local-scale thermal refugia in coral reef ecosystems. PLOS Climate, 1(2), e0000004. doi:10.1371/journal.pclm.0000004
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Didascalia immagine di copertina: Una tartaruga embricata nel Mar Rosso. Immagine di Cinzia Osele Bismarck/Ocean Image Bank.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/02/safe-havens-for-coral-reefs-will-disappear-as-oceans-warm-study-says/