- La ricerca mostra che il Nepal e l'India hanno fatto enormi progressi nel ripopolamento delle tigri nel corso dell'ultimo decennio. Tuttavia, queste azioni hanno avuto conseguenze negative sugli altri predatori.
- In Nepal, specie come i leopardi e gli orsi labiati sono state spinte ai limiti delle aree protette ottimizzate per le tigri. Ciò ha portato a un aumento degli scontri tra l'essere umano e la fauna selvatica.
- Uno studio dimostra che dare fuoco all'erba alta e sradicare gli alberi appena germogliati per fornire più erba a cervi e antilopi e più prede alle tigri non va nemmeno a favore di quest'ultime.
- Gli ambientalisti ribadiscono la necessità di un approccio alla gestione dell'habitat che permetta la coesistenza di più specie di prede e predatori.
KATHMANDU – In Nepal la stagione dei monsoni dovrebbe iniziare nella seconda settimana di giugno. Ciò significa che le autorità locali si danno da fare negli habitat primari per le tigri del Bengala (Panthera tigris tigris). Il loro lavoro consiste nel dare fuoco all’erba alta cresciuta nel corso dell’anno e sradicare eventuali alberi germogliati nelle praterie. Tutto questo per garantire un habitat ospitale per il resto dell’anno alle specie in estinzione.
Secondo le autorità, questi interventi aiutano a liberarsi dell’erba secca favorendo la nascita di germogli più nutrienti per erbivori come cervi e antilopi, le prede scelte dalle tigri in libertà, favorendo quindi la salvaguardia di tali specie.
Ramesh Kumar Thapa, ex guardiano del Bardiya National Park nel Nepal occidentale afferma: “Le tigri sono una specie ombrello. Ciò significa che gestendo l’habitat delle tigri giocheremo automaticamente a favore anche di altri animali e piante selvatiche. Seguiamo questo principio da tempo e sembra che funzioni.”
Gli ambientalisti che concordano con Thapa ritengono che questo stile di gestione dell’habitat abbia avuto il merito di rendere il Nepal uno dei pochi paesi al mondo in cui il numero delle tigri è raddoppiato nell’ultimo decennio. Sostengono anche che questo approccio riproduca la tradizione delle popolazioni indigene, cacciate dalla loro terra natia quando fu creato il parco, di tagliare e bruciare l’erba alta per controllare la crescita degli alberi e favorire l’erba nuova.
Ma alcuni ambientalisti, supportati da un numero crescente di studi sulle roccaforti delle tigri in Nepal e India, affermano che ciò che è positivo per le tigri non sempre lo è per tutti gli animali, soprattutto gli altri predatori con cui queste condividono l’habitat.
Questo metodo ricorda gli sforzi fatti in Cina per la protezione della specie ombrello simbolo del paese: il panda gigante. Uno studio del 2020 ha rivelato che per altre specie come leopardi (Panthera pardus), leopardi delle nevi (Panthera uncia), lupi (Canis lupus) e cuon alpini (Cuon alpinus) a partire dagli anni ’60 è avvenuta una riduzione drastica del loro habitat nelle aree protette frequentate dai panda giganti.
Quando si tratta di protezione delle tigri, ad avere la peggio sono sempre le stesse specie: leopardi, lupi e cuon, ma anche orsi labiati (Melursus ursinus), gatti viverrini (Prionailurus viverrinus), iene (Hyaena hyaena) e sciacalli (Canis aureus).
“Mentre ci concentriamo sulle tigri, le altre specie non ricevono le giuste attenzioni.” afferma Maheshwar Dhakal, ex guardiano del Chitwan National Park e adesso membro segretario della President Chure-Terai Madesh Conservation Development Board. “Abbiamo sempre più prove del fatto che la gestione delle praterie in funzione delle tigri potrebbe non essere favorevole per tutti gli animali dell’ecosistema, soprattutto quelli che condividono le stesse prede delle tigri. Prendiamo ad esempio il leopardo comune, che caccia quasi le stesse prede delle tigri. Anche per questa specie la perdita di habitat e altre pressioni antropogeniche costituiscono un problema, ma il tradizionale metodo di gestione delle praterie non risponde alle loro esigenze.”
L’espansione dell’habitat delle tigri spinge i leopardi ai margini delle aree protette, dove è più probabile che vengano coinvolti in conflitti con la gente locale, afferma Dhakal.
La situazione è simile per gli orsi labiati residenti nelle pianure alluvionali del Terai Arc Landscape, che si espande dal Nepal all’India. Un recente studio sulle specie elusive ha messo in luce che una gestione dell’habitat in funzione delle tigri nelle aree protette potrebbe rendere più difficile la protezione dei vulnerabili orsi labiati.
“Gli orsi labiati hanno necessità specifiche in termini di alimentazione e habitat. La loro fonte di cibo principale sono le termiti degli alberi da frutta” afferma Babu Ram Lamichhane, uno dei co-autori dello studio. Lo studio afferma che, per questo motivo, gli orsi labiati non riescono ad adattarsi facilmente ai cambiamenti del loro habitat. Lamichhane afferma: “Tutta questa attenzione alle praterie e agli habitat delle tigri significa che loro trovano meno termiti da mangiare.”
Quando delle risorse limitate vengono concentrate nella gestione degli habitat per le tigri, anche i piccoli felini come i gatti viverrini soffrono, afferma Rama Mishra, dottoranda presso la University of Antwerp e co-fondatrice della Wildlife Conservation Nepal. I gatti viverrini sono in pericolo e necessitano di un habitat diverso da quello delle tigri.
Un report del 2018 della National Tiger Conservation Authority e del Wildlife Institute in India indica, inoltre, che gli habitat di specie come orsi labiati, iene, cuon, lupi e sciacalli sono sempre più piccoli e che le misure prese per la salvaguardia delle tigri potrebbero non salvarli.
Lamichhane crede che certe specie come i binturong, conosciuti anche come gatti orsini (Arctictis binturong), e altri animali elusivi che non sono ancora stati registrati potrebbero essere presenti nelle aree protette del Terai Arc Landscape, e che un approccio concentrato sulle tigri potrebbe non essere adatto a loro.
Pratiche attuali non ottimali nemmeno per le tigri
Secondo un nuovo studio, mentre i governi e le ONG si concentrano sulle tigri e sul loro habitat, tali pratiche potrebbero andare a sfavore dei grandi felini.
L’autore principale Shyam Kumar Thapa, del National Trust for Nature Conservation nepalese, afferma: “Abbiamo scoperto che dare sommariamente fuoco alle praterie per gestire l’habitat delle tigri potrebbe non essere ottimale.”
Thapa e colleghi, che hanno studiato gli incendi controllati nel Bardiya National Park, hanno scoperto che varie specie di cervi e altri erbivori utilizzano le praterie in momenti diversi dopo che queste erano state bruciate. Alcuni cervi ne hanno fatto un uso immediato, mentre per altri ci sono volute settimane prima che andassero a brucare lì.
Lo studio mostra che singoli incendi su larga scala potrebbero non soddisfare i requisiti nutrizionali di tutte le specie di cervi in queste praterie monsoniche subtropicali. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che i requisiti nutrizionali degli erbivori differiscono in base alle loro dimensioni ed esigenze fisiologiche: mantenimento, riproduzione e allattamento.
Secondo Thapa lo studio dimostra l’importanza di mantenere habitat variegati per sfruttare al meglio le abitudini di pascolo delle varie specie erbivore e fornire loro una dieta adeguata. Questo mosaico di habitat avrebbe al suo interno praterie in diverse fasi di sviluppo, aree con alberi e acqua e altri habitat per animali specifici. Le tigri ne trarrebbero un beneficio diretto grazie a una maggiore disponibilità di prede. Thapa afferma che un tale mosaico di habitat sarebbe adeguato anche ad altre specie.
Per Dhakal un’alternativa a questo approccio concentrato sulle tigri includerebbe decisioni basate su dati per quanto riguarda la gestione degli habitat nelle aree protette.
“Abbiamo bisogno di dati sui requisiti nutrizionali di ciascuna specie e su come soddisfare questi requisiti tramite altre specie. Una volta in possesso di tali dati, possiamo pianificare le nostre azioni al meglio.”
Immagine di apertura: Una tigre del Bengala nel Chitwan National Park in Nepal. Immagine di AceVisionNepal77 tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0).
Citazioni:
Jhala, Y. V., Qureshi, Q., & Nayak, A. K. (2019). Status of tigers, copredators and prey in India 2018. Retrieved from Indian Ministry of Environment, Forest and Climate Change website: https://moef.gov.in/wp-content/uploads/2020/07/Tiger-Status-Report-2018_For-Web_compressed_compressed.pdf
Li, S., McShea, W. J., Wang, D., Gu, X., Zhang, X., Zhang, L., & Shen, X. (2020). Retreat of large carnivores across the giant panda distribution range. Nature Ecology & Evolution, 4(10), 1327-1331. doi:10.1038/s41559-020-1260-0
Paudel, R. P., Kadariya, R., Lamichhane, B. R., Subedi, N., Sashika, M., Shimozuru, M., & Tsubota, T. (2022). Habitat occupancy of sloth bear Melursus ursinus in Chitwan National Park, Nepal. Ecology and Evolution, 12(3). doi:10.1002/ece3.8699
Thapa, S. K., Jong, J. F., Hof, A. R., Subedi, N., Joshi, L. R., & Prins, H. H. (2022). Fire and forage quality: Postfire regrowth quality and pyric herbivory in subtropical grasslands of Nepal. Ecology and Evolution, 12(4). doi:10.1002/ece3.8794
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/05/tiger-centric-conservation-efforts-push-other-predators-to-the-fringes/