Può un santuario in Indonesia salvare dall’estinzione il rinoceronte più a rischio del pianeta?
“L’un per cento della popolazione mondiale,” afferma il veterinario Zulfi Arsan e fa un cenno col capo a Bina, rinoceronte di Sumatra femmina di 30 anni e 714 chili che mastica tranquillamente dei ramoscelli, tutti interi. Mansueta e docile, Bina, con le sue sfumature rosate, non sembra preoccuparsi dei due ominidi bipedi che le scattano fotografie e provano stupore a ogni suo movimento all’interno del Santuario del Rinoceronte di Sumatra, nel Way Kambas National Park in Indonesia. Se non altro, non interrompono la sua colazione.
Bina è uno dei circa cento (non si sa con certezza) esemplari di rinoceronte di Sumatra rimasti su tutto il pianeta ma, in questo momento, ciò non sembra turbarla. Oggi il rinoceronte di Sumatra (Dinoceorhinus sumatrensis) probabilmente si trova nella condizione più triste di tutte le cinque specie di rinoceronte esistenti, anche se i 100 ettari del Santuario del Rinoceronte di Sumatra potrebbero rappresentare l’unico luogo di serenità, specialmente dopo la nascita di un cucciolo nel 2012. Il piccolo maschio, Andatu, è stato solo il quarto rinoceronte nato in cattività negli ultimi cento anni e il primo all’interno del Santuario.
“Non riuscivamo a smettere di sorridere,” mi ha scritto per e-mail Susie Ellis, direttore generale della International Rhino Foundation (IRF). Ellis, la cui organizzazione finanzia il Santuario, era presente alla nascita.
Bina fa colazione al Santuario del Rinoceronte di Sumatra. Foto di: Tiffany Roufs.
Il piccolo Andatu si gode un bagno di fango. Foto per gentile concessione di IRF.
“Assistere al raggiungimento di un tale traguardo è stato l’apice della mia carriera, considerati gli sforzi che sono stati necessari. A volte ci siamo detti che la gravidanza è durata quindici anni.”
Tuttavia, la felicità di vedere Andatu crescere e diventare un giovane maschio in salute, negli ultimi tre anni, è stata offuscata da una serie di cattive notizie per la specie.
Ellis ha definito la situazione del rinoceronte di Sumatra “davvero drammatica.”
In primo luogo, nel 2013, meno di un anno dopo la nascita di Andatu, è stato annunciato che in tutto il mondo invece di 250 rinoceronti di Sumatra, ne rimanevano solo 100. Nel 2014, una femmina di rinoceronte di Sumatra è stata catturata in Borneo a scopo riproduttivo. Inizialmente i conservazionisti hanno pensato che fosse già incinta, finché hanno scoperto che aveva l’utero pervaso di tumori. Si tratta di un problema comune tra le femmine di rinoceronte che non si sono accoppiate spesso, che rende impossibile la riproduzione con metodi naturali. Nello stesso anno, poi, una giovane femmina di rinoceronte di Sumatra è morta all’improvviso allo zoo di Cincinnati.
Ma la notizia peggiore è arrivata all’inizio di quest’anno (2015 N.d.T), quando lo stato di Sabah, in Borneo, ha dichiarato estinta la specie allo stato selvatico nel proprio territorio, il che significa, di fatto, che le sottospecie del Borneo sono rappresentate solo da tre esemplari in cattività e forse da uno o due allo stato selvatico nello stato del Kalimatan, nel Borneo Indonesiano. Con la quasi totale perdita della sottospecie del rinoceronte del Borneo, la cui sopravvivenza dipende ora dalla tecnica in-vitro, tutte le speranze per le specie sono rivolte al rinoceronte di Sumatra e, sempre di più, agli sforzi del team del Santuario.
Il Santuario
Durante il viaggio per andare a incontrare Bina, lungo la strada che attraversa i cento ettari del Santuario del Rinoceronte a Way Kambas, non ho potuto fare a meno di sentirmi come in Jurassic Park. La nostra jeep era circondata dal verde intenso e lussureggiante della foresta pluviale di pianura di Way Kamba, talmente fitta che riuscivo a vedere solo pochi metri all’interno delle tenebre verde smeraldo. La strada era costeggiata, su ciascun lato, da un recinto elettrificato per proteggere l’antica megafauna all’interno e per tenere lontane le persone estranee, fatta eccezione per i custodi del rinoceronte. Sinceramente, per un momento, ho pensato che non mi avrebbe sorpreso vedere un triceratopo sbucare dalla vegetazione. Sebbene siano assolutamente lontani dalla storia evolutiva dei dinosauri, i rinoceronti di Sumatra sono la più antica specie di rinoceronte vivente. Ci sono segni evidenti che fanno pensare che i rinoceronti di Sumatra appartengano a un ceppo di rinoceronti che si è staccato dagli altri circa 25 milioni di anni fa e che, per questo, non ha seguito l’indiscusso splendore dell’evoluzione e della diversità del rinoceronte. C’è stato un momento in cui sulla terra erano presenti quasi 30 generi di rinoceronte diversi. Oggi ce ne sono solo tre. I rinoceronti di Sumatra sono gli unici rappresentanti viventi del loro antico ceppo, che appartiene al genere Dicerorhinus. Alcuni scienziati ritengono che i rinoceronti di Sumatra possano essere i parenti più prossimi ancora in vita del rinoceronte lanoso, ormai estinto, di Europa e Asia.
Zulfi Arsan, veterinario al Santuario del rinoceronte di Sumatra. Foto di Tiffany Roufs. |
“I rinoceronti di Sumatra e i rinoceronti di Giava sono le uniche specie di rinoceronte che vivono nella foresta pluviale. Le orecchie e il corpo ricoperti di peluria sono caratteristiche uniche del rinoceronte di Sumatra,” spiega Ellis.
Il rinoceronte di Sumatra è anche il più piccolo al mondo, ma Bina, quando la vedo, non sembra affatto piccola. Ѐ massiccia, tanto da incutere timore, e ha una leggera peluria dalle sfumature rosate. Bina, l’unico rinoceronte che abbiamo incontrato questa mattina, è anche l’esemplare più anziano di rinoceronte di Sumatra in cattività. I conservazionisti hanno stimato che abbia circa 30 anni, e la durata della vita media di un rinoceronte in cattività è di 35 anni.
All’esterno del recinto di Bina, Zulfi Arsan ci riferisce che questa femmina anziana ha ormai cicli riproduttivi irregolari, ma ci sono ancora speranze che possa riprodursi. Arsan, un bell’uomo con una barba da fare invidia a qualsiasi hipster in America, è uno dei veterinari del santuario e, questa mattina, ci fa da guida. Ha cominciato a lavorare al Santuario appena l’anno scorso, ma parla già dei rinoceronti come di cari amici.
Sebbene Bina, in teoria, possa ancora avere un cucciolo, ci sono delle difficoltà. Arsan ci racconta che quando il team del Santuario ha cercato di farla accoppiare con l’unico potenziale candidato, Andalas, Bina è diventata violenta. Osservandola mentre mangia placidamente, è difficile immaginare la docile Bina che attacca qualsiasi cosa, ma il sesso può trasformare persino questo dolce gigante in una furia in preda agli ormoni. Le baruffe prima dell’accoppiamento sono comuni per gli animali selvatici, ma gli esperti sono riluttanti a mettere in pericolo uno dei loro rinoceronti. Perciò, con Bina, pensano di ricorrere all’inseminazione artificiale. Una scelta che deve ancora portare i suoi frutti.
Widodo Ramono, esperto di rinoceronti di Sumatra e direttore generale di Yayasan Badak Indonesia (YABI, Fondazione indonesiana per il rinoceronte), mi ha raccontato per e-mail che uno degli aspetti distintivi del rinoceronte di Sumatra è un “comportamento riproduttivo unico,” poiché le femmine sono disponibili all’accoppiamento durante un solo giorno del ciclo estrale. Non sorprende che questa caratteristica abbia reso la salvaguardia del rinoceronte indonesiano “unica e impegnativa,” come mi ha scritto.
Bina sgranocchia la sua colazione. Video di Tiffany Roufs.
Si potrebbe definire anche esasperante e pressoché impossibile. Negli anni ’80 e ’90 i conservazionisti elaborarono un programma alquanto temerario per salvare le specie dall’estinzione e catturarono 40 esemplari selvatici. All’epoca, però, non si sapeva esattamente come prendersi cura di loro o come farli riprodurre. E gli scienziati, naturalmente, non anticiparono tutti i problemi che ne sarebbero derivati. Dei 40 animali selvatici catturati, soltanto una coppia è riuscita a riprodursi, mentre gli altri sono tutti morti senza piccoli. L’unico esemplare sopravvissuto di quel gruppo è Bina, catturata nel 1991, che non ha ancora avuto alcun cucciolo e ormai ha raggiunto una certa età.
Nonostante i conservazionisti abbiano ammesso che la cattura di esemplari selvatici si sia rilevata un fallimento, una catastrofe a dire il vero, il programma almeno ha consentito ai ricercatori di acquisire le attuali conoscenze sulla riproduzione. E proprio grazie a queste conoscenze sono nati i tre rinoceronti allo zoo di Cincinnati, compresi Andalas e suo figlio Andatu, la generazione successiva, al Santuario del Rinoceronte di Sumatra.
Anche quando la riproduzione ha successo, però, il lavoro per salvare le specie richiede molto, molto tempo. I rinoceronti si riproducono lentamente, più lentamente degli esseri umani. La gravidanza di un rinoceronte di Sumatra dura 15-16 mesi. Una volta nato, il cucciolo cresce rimanendo con la madre diversi anni, durante i quali i conservazionisti evitano che questa si accoppi di nuovo. Per esempio, Andatu è stato separato dalla madre, Ratu, soltanto di recente. La separazione è avvenuta, secondo Arsan, quando i due, più che come madre e figlio, hanno cominciato a comportarsi come possibili partner. Detto questo, Arsan ha aggiunto che i conservazionisti, di solito, devono aspettare dai quattro ai cinque anni dopo la nascita del piccolo prima di far accoppiare di nuovo la madre.
Oggi, al Santuario, Andalas ha tre possibili compagne: Bina, Rosa e Ratu (la madre di Andatu). Ratu, che è stata catturata nel 2005 dopo aver vagabondato nel villaggio, si è dimostrata la compagna perfetta per Andalas, ma ci è voluto del tempo. Per prima cosa Andalas, che aveva trascorso i primi sei anni della sua vita allo zoo di Cincinnati, si è dovuto abituare alla sua nuova casa a Sumatra. Ha dovuto imparare a non essere troppo schizzinoso con il cibo (i rinoceronti di Sumatra selvatici si nutrono di oltre 200 specie di piante diverse), ha dovuto sviluppare nuovi anticorpi adatti alla giungla e ha dovuto sconfiggere i parassiti, ha raccontato Arsan.
Ratu è finora l’unica femmina a essersi riprodotta al Santuario del Rinoceronte di Sumatra. Foto per gentile concessione del SRS.
Rosa, invece, l’ultimo rinoceronte al SRS, è un caso completamente diverso. Rosa è stata catturata nel 2003, quando aveva preso l’abitudine di bazzicare nei villaggi circostanti e di avvicinarsi agli esseri umani. Grazie alle continue intrusioni in società, Rosa era abituata agli esseri umani. Quando gli chiedo di lei, infatti, Arsan fa un gesto con la mano che lascia intendere che Rosa è psicologicamente disorientata. “Ama stare tra le persone mentre ha molta paura degli altri rinoceronti,” rivela Arsan.
Il team sta cercando di invertire il comportamento di Rosa allontanando gli esseri umani e presentandole Andalas come possibile compagno. Arsan mi dice che, seppure molto lentamente, sta facendo progressi.”
Sebbene Andalas sia al momento l’unico maschio del SRS adatto alla riproduzione, non è l’unico esemplare maschio di rinoceronte di Sumatra in età da riproduzione al mondo. Harapan, il suo fratellino più piccolo, si trova ancora allo zoo di Cincinnati. Harapan ha appena raggiunto la maturità sessuale, ma purtroppo il resto dei suoi simili vive a migliaia di miglia di distanza. Il progetto di trasferire Harapan al SRS si fa strada velocemente perché, secondo Ramono, “se resta negli Stati Uniti, non potrà assolutamente contribuire alla conservazione della sua specie.”
Il problema del Borneo
Harapan non è l’unico potenziale nuovo arrivo al SRS. Un altro santuario nel Borneo malese ospita altri tre rinoceronti di Sumatra: un maschio, Tam, e due femmine, Puntung e Iman. I conservazionisti hanno voluto mantenere distinto il programma di riproduzione del Santuario del Rinoceronte del Borneo (SRB) da quello del SRS, in parte perché i rinoceronti del Borneo sono considerati una sottospecie distinta: Dicerorhinus sumatrensis harrissoni.
Ma situazioni disperate richiedono misure disperate. Nel 2009 gli esperti hanno deciso di considerare le due sottospecie come un’unica specie. Quattro anni dopo, il governo malese e il governo indonesiano, in occasione di un summit sul rinoceronte, hanno deciso di mettere insieme i rinoceronti del Borneo e di Sumatra per farli accoppiare ma, a tutt’oggi, non è stato fatto molto per spostare i rinoceronti del Borneo all’estero.
Tam, rinoceronte del Borneo, è tra gli ultimi esemplari della sua specie e, probabilmente, l’ultimo maschio. Foto di Jeremy Hance.
All’inizio di quest’anno (2015, N.d.T.) Benoit Goossens, un conservazionista di Sabah che nel 2013 si era dichiarato a favore dell’unione delle sottospecie, ha attribuito la colpa del ritardo all’Indonesia.
Goossens mi ha scritto per e-mail:“l’Indonesia si sta tirando indietro! Lo stato di Sabah ha fatto di tutto per far accoppiare i tre rinoceronti con i rinoceronti indonesiani ma l’Indonesia si è mostrata riluttante,” e ha aggiunto che “ne pagheranno le conseguenze…Se pensano di poter essere capaci di tenere i loro 100 rinoceronti allo stato selvatico, si sbagliano. A loro succederà la stessa cosa (l’estinzione allo stato selvatico) entro i prossimi 20-30 anni!”
Per Susan Ellis, però, la situazione era molto più complicata.
“Non ha senso accusare l’Indonesia per l’inerzia della Malesia,” ha detto, sottolineando che Sabah non detiene un record stellare riguardo i rinoceronti.
Secondo Ellis, infatti, durante un incontro tenutosi nel 2009, Borneo Rhino Alliance (BORA), che dirige il SRB, ha comunicato ai partecipanti che Sabah ospitava almeno 20-30 rinoceronti di Sumatra.” Tre anni dopo, BORA ha ridotto il numero tra 10 e 22 e solo un anno dopo ha comunicato che erano rimasti solo quattro rinoceronti selvatici.
Mamma-rinoceronte, Emi, con il suo piccolo, Harapan, nel 2007. Emi è morta nel 2009 dopo aver avuto tre cuccioli in cattività, una pietra miliare nella conservazione del rinoceronte di Sumatra. Oggi Harapan è rimasto l’unico allo zoo di Cincinnati e in tutto l’emisfero occidentale. Foto di W.Alan Baker/Creative Commons 3.0. |
“E oggi, la specie è stata dichiarata estinta in Sabah,” nota Ellis e aggiunge che lo stato quasi disperato degli animali in Sabah ha portato a “opinioni drasticamente discordanti sull’approccio alla riproduzione in cattività.”
L’Indonesia è interessata maggiormente alla riproduzione naturale, mentre la Malesia, a causa dei seri problemi di fertilità di tutti e tre i suoi rinoceronti, dipende dalla tecnologia, non ancora sperimentata, della fecondazione in-vitro. BORA deve ancora produrre un embrione in grado di sopravvivere nonostante John Payne, a capo di BORA, abbia dichiarato a Mongabay che riusciranno a produrne uno entro la fine dell’anno. Payne, però, ha dovuto ammettere che “sarà dura.”
Dal canto suo, Ellis rimane scettica sulla strategia adottata da BORA. Per prima cosa, sostiene che queste procedure comportano rischi elevati a causa delle numerose anestesie, senza avere la certezza di successi concreti.
“La riproduzione assistita dei rinoceronti, su cui la Malesia ha dovuto puntare, è ancora di bassa qualità,” ha rivelato, aggiungendo che “nonostante le buone intenzioni di tutte le parti coinvolte, è altamente improbabile che venga perfezionata in tempi utili per salvare i rinoceronti di Sumatra.”
Tuttavia, se gli ultimi rinoceronti del Borneo non saranno riuniti ai loro parenti di Sumatra e le tecniche di riproduzione assistita dei conservazionisti non avranno successo, la linea che distingue geneticamente la sottospecie del Borneo andrà persa per sempre. Nel caso riuscissero a mischiarsi, tale linea di distinzione si conserverebbe almeno in parte. Per esempio, oggi il bisonte europeo sopravvive su due linee: una razza di pianura e un’altra che deriva dall’unione della razza di pianura con una sottospecie del Caucaso. Infatti, nonostante questa sottospecie sia estinta, parte del suo patrimonio genetico sopravvive in animali ancora in vita. Una vittoria scialba, ma è meglio di niente. Dopotutto, la combinazione delle due specie di rinoceronte potrebbe apportare una potente iniezione di diversità genetica necessaria ad animali estremamente rari.
Comunque, Ellis sostiene che la decisione finale di portare i rinoceronti del Borneo a Sumatra non spetta a delle ONG, bensì “a un livello governativo superiore.”
Una terza sottospecie di rinoceronte di Sumatra, il Dicerorhinus sumatrensis lasiotis, un tempo si poteva trovare in India, Bangladesh, Bhutan e Birmania. Oggi è considerata quasi del tutto estinta, anche se alcuni conservazionisti sperano che nella remota Birmania sia sopravvissuta una popolazione.
E i rinoceronti selvatici?
I tentativi per far riprodurre i rinoceronti in cattività rappresentano solo una parte, probabilmente anche la meno importante, degli sforzi effettuati per salvare il rinoceronte di Sumatra dall’estinzione. Al di fuori dei recinti elettrificati del Santuario del Rinoceronte di Sumatra, nelle sempre più ristrette aree selvatiche dell’isola, vagano ancora circa cento rinoceronti di Sumatra. A differenza, per esempio, dei rinoceronti di Giava, questi esemplari sono divisi in piccole popolazioni indipendenti. I conservazionisti ritengono che i rinoceronti di Sumatra ancora in vita siano tra i 94 e i 138. Pochi, letteralmente davvero pochi, potrebbero sopravvivere nel Borneo indonesiano (Kalimantan), ma la maggior parte si trova in tre parchi a Sumatra: Bukit Barisan Selatan, Gunung Leuser National Park e Way Kambas. Purtroppo queste popolazioni non sono legate tra loro ma, addirittura, sono divise in circa dieci sottogruppi che comprendono dai due ai cinquanta individui ciascuno.
Bina mentre fa colazione. Bina ha circa trent’anni ed è il rinoceronte di Sumatra più anziano in cattività. Foto di Tiffany Roufs. |
In queste condizioni gli esemplari delle popolazioni selvatiche rimanenti rischiano di estinguersi completamente uno a uno.
“I modelli ci consentono di sapere che queste popolazioni non possono tollerare alcun tipo di caccia di frodo e che gruppi con meno di 40 individui, se non sono in crescita, non hanno molte probabilità di sopravvivere,” ha dichiarato Ellis. Le popolazioni più forti si trovano in Way Kambas e Gunung Leuser, mentre quella in Bukit Barisan Selatan è “al limite della capacità di sopravvivenza,” ha aggiunto.
Una soluzione per riunire questi gruppi isolati consiste nel creare dei corridoi di habitat naturale, anche se sia per Ellis che per Ramono, in questo caso, ciò non è fattibile.
Sumatra ha uno dei più alti tassi di deforestazione al mondo. Un articolo pubblicato l’anno scorso da Nature Climate Change riporta che tra il 2000 e il 2012 l’isola ha perso 2,86 milioni di ettari di foresta, un’area grande quanto Haiti. In totale, l’isola ha perso circa l’85% delle sue foreste naturali in appena 50 anni. L’olio di palma e l’industria cartaria sono i responsabili di gran parte di questa distruzione che ha messo a rischio non solo i rinoceronti, ma anche la maggior parte dei grandi mammiferi di Sumatra, tra cui gli elefanti, gli oranghi e i gibboni. I rinoceronti, però, rimangono i più a rischio.
La perdita così diffusa di foresta, assieme alla crescita della rete stradale e del numero dei villaggi e ad altri progetti di nuove infrastrutture, rende impossibile riavvicinare queste popolazioni frammentate di rinoceronti. Nel corso di diversi incontri tra febbraio e maggio di quest’anno (2015, N.d.T.), gli esperti di rinoceronti sono invece giunti a una soluzione alternativa: vogliono consolidare tutti i rinoceronti rimasti in due o tre grandi popolazioni.
Un rinoceronte di Sumatra. Foto per gentile concessione di IRF.
“Il consolidamento delle popolazioni ha funzionato bene in Africa, India e Nepal con il rinoceronte bianco, il rinoceronte nero e il più grande rinoceronte unicorne e, al tal proposito, abbiamo ottenuto la consulenza di esperti provenienti, in particolare, dall’Africa,” ha detto Ellis.
Ramono ha aggiunto che “gli individui relitti con poche possibilità di sopravvivenza” verranno portati all’interno di queste aree di consolidamento “per aumentare le possibilità per rinoceronti di incontrarsi e, quindi, di riprodursi.”
Per farlo, però, i conservazionisti hanno bisogno di avere un’idea più chiara di quanti rinoceronti siano rimasti, di dove si trovino e se si stiano riproducendo.
L’interno del Santuario del Rinoceronte di Sumatra. Foto di Tiffany Roufs. |
Nonostante la stazza poderosa, i rinoceronti di Sumatra sono animali notoriamente schivi e timidi, a tal punto che persino le guardie forestali della Rhino Protection Unit, sezione gestita dal governo che giorno per giorno salvaguarda la megafauna da bracconieri e trappole, non vedono quasi mai gli animali che proteggono. Contarli, quindi, risulta particolarmente difficile. E mentre il team spera di condurre uno studio accurato delle tre popolazioni, ha ancora bisogno di ricevere i finanziamenti necessari.
“Ci stiamo mettendo un sacco di tempo per esigere i fondi necessari a svolgere il lavoro, che comprende lo studio del terreno, il posizionamento di foto-trappole e l’analisi del DNA fecale,” ha confessato Ellis.
Il lato positivo è che il team ha avuto prova che le popolazioni selvatiche di rinoceronte di Sumatra si stanno ancora riproducendo, almeno nei parchi nazionali di Way Kambas e Bukit Barisan Selatan.
Durante i recenti incontri, i partecipanti si sono trovati d’accordo sulla necessità di aumentare le guardie forestali per evitare che nemmeno un singolo rinoceronte venga ucciso dai bracconieri.
“Ogni animale ha valore,” commenta Ellis e continua affermando che potrebbe sembrare che la Rhino Protection Unit abbia messo un freno alla caccia di frodo, ma è impossibile individuare il 100% dei casi. “Non abbiamo trovato prove di bracconaggio negli anni passati, ma nella foresta pluviale le carcasse si decompongono così velocemente che non abbiamo trovato neanche animali morti per cause naturali.”
Determinazione
Dopo aver gironzolato e sgranocchiato la sua colazione per un’ora, a meno di un tiro di schioppo da noi e con un solo recinto a separarci, con andatura dondolante, Bina ritorna nel verde profondissimo. Ogni rinoceronte ha un proprio territorio recintato di circa 4 ettari. Ѐ andata a farsi una nuotatina nel suo pantano. Arsan ci spiega che i rinoceronti trascorrono presumibilmente dalle quattro alle sei ore nelle pozze di fango” e ogni area recintata ha almeno due pantani per la gioia dei rinoceronti. Ѐ comprensibile, dato il caldo della foresta durante il giorno, il gran numero di insetti e il probabile effetto soporifero che provoca la digestione di tante piante.
Con il congedo da Bina termina la nostra mattinata al SRS. Torniamo al nostro rifugio e, proprio come lei, schiacciamo un pisolino.
Il SRS ha accolto i primi rinoceronti nel 1996. Dopo vent’anni il suo compito è diventato ancora più difficile: salvare il rinoceronte di Sumatra dall’estinzione. Tuttavia Ellis ha spiegato che il santuario ha consentito a scienziati e conservazionisti “di studiare una specie la cui biologia basilare risultava ancora sconosciuta.”
“Adesso la nostra conoscenza sulla nutrizione, sulla biologia basilare, sulla riproduzione e sul comportamento è a un livello mai raggiunto prima d’ora,” ci ha spiegato. “La vera sfida consiste nel mettere in pratica questa conoscenza, in modo tale che la popolazione del SRS possa aiutare le popolazioni selvatiche.”
Soprattutto, decenni di lavoro al SRS e allo zoo di Cincinnati hanno reso possibile, se non quasi facile, la riproduzione.
“Siamo riusciti a risolvere il problema, sappiamo come far riprodurre i rinoceronti di Sumatra ed è una cosa fattibile,” afferma Ellis, “ma ci vorranno enormi risorse, oltre a un appoggio politico all’interno dell’Indonesia, considerati i rischi che [il salvataggio della specie] comporta.”
Ratu assieme ad Andatu, il suo cucciolo di quattro giorni. Il SRS è riuscito a ottenere la nascita di un piccolo, ma potrà fare di più? Foto per gentile concessione di IRF.
Tra qualche tempo, probabilmente decenni, il team spera di riuscire a mettere in libertà rinoceronti nati all’interno del SRS per accrescere le popolazioni selvatiche e aumentare la diversità genetica.
La conservazione richiede sempre tempi lunghi. Nel caso dei rinoceronti di Sumatra i tempi sono ancora più lunghi. A causa della considerevole durata delle vite di questi animali, della loro riproduzione lenta e di uno stato selvatico sempre più in pericolo, i conservazionisti che hanno dedicato la propria vita a questa specie non vedranno mai il risultato dei loro sforzi. Per questo, sono costretti a vivere di fede e di speranza.
Tornato ai rifugi, ho pensato a questi conservazionisti. Quasi mi stupisce che non siano scoraggiati, ma al contrario, determinati. I numeri non sono dalla parte dei rinoceronti di Sumatra, ma la determinazione umana li ha già sconfitti in passato. E forse, chissà, può farlo ancora.
Bina walking in her forest enclosure. At 0:19 she vocalizes. Sumatran rhinos are incredibly vocal animals with a wide-range of sounds. Video by: Tiffany Roufs.
Incontrare un rinoceronte di Sumatra è come tornare indietro nel tempo a un’altra epoca. Questa è Rosa. Foto di Willem V. Strien/Creative Commons 2.0
Bina nella sua casa recintata, ma pur sempre nella foresta naturale. Foto di Tiffany Roufs.
Andatu diventa grande. Foto per concessione del SRS.