- Un progetto volto al salvataggio di una piccola focena gravemente in pericolo altresì nota come la vaquita del golfo di California è positivamente sfociato nella cattura a metà ottobre di un cucciolo di questo esemplare marino.
- I veterinari, notando nella piccola segni di stress, hanno deciso di rilasciarla nell’ambiente selvatico marino piuttosto che trattenerla in cattività all’interno di un recinto marino.
Per la prima volta, un team di scienziati ha catturato per poi rilasciare una vaquita (Phocoena sinus), una rara specie di focena endemica del golfo della California, come parte di un progetto denominato VaquitaCPR che ha lo scopo di recuperare le specie gravemente in pericolo dall’orlo dell’estinzione.
“Tale successo è da scrivere nelle pagine della storia della salvaguardia ambientale dal momento che dimostra come l’obiettivo della VaquitaCPR è fattibile”, ha dichiarato in un comunicato Raffaele Pacchiano, ministro della Tutela del Territorio e del Mare in Messico, aggiungendo: “nessuno mai fino ad ora aveva catturato e accudito la focena vaquita, neppure per un breve periodo”.
Il team della VaquitaCPR, formata da membri provenienti da almeno sette paesi, ha catturato lo scorso 19 ottobre un cucciolo di sei mesi grazie all’ausilio di un sistema di monitoraggio acustico sottomarino. I veterinari del team però hanno notato che l’animale mostrava segni di stress. Così, una volta prelevati campioni di tessuto per successivi test genetici, l’ hanno rilasciato esattamente dove l’avevano trovato.
“Se da un lato è stata una delusione non potere trattenere la vaquita nelle cure umane, dall’altro lato si è dimostrato che siamo in grado di localizzare e catturare tale animale”, ha dichiarato in un comunicato Lorenzo Rojas-Bracho, uno scienziato governativo a capo del VaquitaCPR. Il Vaquita CPR, abbreviazione di ‘Vaquita Conservation, Protection and Recovery’ (dall’inglese ‘salvaguardia, protezione e recupero della vaquita’), è un progetto governativo che ha lo scopo di trovare le focene nel loro habitat selvaggio e alloggiarle in recinti marini appositamente creati. Si tratta dell’ultimo disperato tentativo di salvare le rimanenti vaquite, il cui numero è diminuito a meno di 30, progetto questo che è stato raccomandato dalla Commissione Internazionale per il recupero della Vaquita, noto con il suo acronimo spagnolo, CIRVA.
I tramagli, attualmente banditi dal Golfo di California, costituiscono tuttora per le vaquite un continuo pericolo di imbrigliamento, sia che si tratti di reti ‘fantasma’ abbandonate o delle reti usate dai pescatori a caccia di una specie di pesce gravemente in pericolo chiamata totoaba (Totoaba macdonaldi). La vescica natatoria della totoaba frutta infatti al mercato della medicina asiatica tradizionale migliaia di dollari. Fondamentalmente, l’intenzione del team è di ospitare le vaquite all’interno di galleggianti recinti marini nelle vicinanze della città di San Felipe finché questi animali abbiano una maggiore probabilità di sopravvivenza. Gli equipaggi sono anche alla ricerca di illecite reti fantasma con l’ausilio di delfini addestrati dalla marina statunitense e di un’imbarcazione proveniente dal museo ‘de La Ballena’ di La Paz. Il VaquitaCPR ha dichiarato che l’imbarcazione è responsabile dell’estrazione dal mare di reti lunghe 274.320 metri (900.000 piedi).
L’animale è talvolta citato come ‘panda marino’ o con il suo appellativo spagnolo di vaquita marina, che tradotto significa ‘piccola vacca marina’.
Pacchiano ha affermato che questa esperienza lo ha reso fiducioso: “Sono sicuro che possiamo davvero salvare la vaquita dall’estinzione”.
Nel video: tentativi di salvataggio della vaquita nel Golfo di California, a cura del VaquitaCPR.
Nella foto di apertura: scienziati nell’atto di rilasciare la focena nel suo habitat selvatico, a cura del VaquitaCPR.