- Un recente studio sulla Grande Chiazza di rifiuti del Pacifico ha rivelato che questo isolotto di plastica e immondizia pesa circa 79 000 tonnellate.
- La plastica ricopre circa 1,6 milioni di chilometri quadrati, un’area più grande della Mongolia.
- Circa il 75 per cento dell’immondizia è costituito da frammenti di plastica grandi più di 5 cm e il 46 per cento della massa totale della chiazza è formato da vecchie reti da pesca.
- I ricercatori hanno calcolato che le microplastiche costituiscono il 94 per cento degli 1,8 migliaia di miliardi di pezzi di plastica della chiazza.
La grande massa di rifiuti di plastica accumulatasi nell’Oceano Pacifico settentrionale è molto più estesa di ciò che era stato calcolato in stime precedenti e, secondo un nuovo studio, continua a crescere.
L’uomo utilizza e poi getta via milioni di tonnellate di plastica ogni anno e gran parte di questi rifiuti finisce negli oceani dove, secondo le stime dei ricercatori, uccide o ferisce 100.000 animali marini all’anno. Mentre parte di questa plastica si frammenta e finisce per andare a fondo, gli scienziati hanno scoperto che i vortici, zone dove le correnti degli oceani si incontrano formando forti mulinelli, raccolgono molti di questi rifiuti.
Un recente studio sulla Grande Chiazza di rifiuti del Pacifico, il più esteso di questi accumuli, ha rivelato che questa chiazza di plastica e immondizia pesa circa 79 000 tonnellate, cioè dalle quattro alle sedici volte più pesante di quello che le stime precedenti avevano calcolato. Poichè si continua a produrre sempre più plastica, la chiazza, secondo misurazioni effettuate nel corso degli anni, diventa sempre più pesante.
Come se non bastasse, la maggior parte della plastica, che ricopre più di 1,6 milioni di chilometri quadrati, un’area grande più della Mongolia, è formata da frammenti lunghi più di 5 cm, mentre circa il 46 per cento della massa totale è costituito da vecchie reti da pesca. Queste “reti fantasma” diventano, di fatto, delle trappole galleggianti mortali per la fauna marina
“Mi aspettavo di trovare molta attrezzatura da pesca, ma il 46 per cento è una quantità sorprendentemente alta,” ha dichiarato Laurent Lebreton, un oceanografo presso l’ONG Ocean Cleanup e principale autore dello studio, in un’intervista rilasciata al National Geographic News. “Inizialmente, pensavamo che l’attrezzatura da pesca fosse nell’ordine del 20 per cento.”
Ma in realtà, più della metà dei detriti catalogati dai ricercatori proviene da navi e barche. La chiazza si trova tra le Hawaii e la California. I ricercatori pensano che si sia accumulata così tanta plastica proprio in quel punto a causa della vicinanza con le coste densamente popolate dell’Asia orientale e con una zona di pesca intensiva.
Laurent e il suo gruppo sono riusciti a produrre una valutazione più completa della composizione della Grande Chiazza di rifiuti del Pacifico, aggiungendo una nuova dimensione alla loro indagine. Hanno pubblicato i loro risultati il 22 marzo sulla rivista Scientific Reports.
Precedenti ispezioni della chiazza avevano principalmente fatto affidamento su reti di campionatura e ispezioni visive effettuate a bordo di barche. Per questo studio, il gruppo di ricercatori ha fotografato la chiazza da un aereo. Grazie a questa prospettiva panoramica, hanno scritto gli autori, è stato possibile contare in modo più accurato i pezzi di plastica più grandi, come reti da pesca e bottiglie.
Hanno inoltre setacciato più di 1,1 milioni di detriti raccolti durante più di 650 campionamenti effettuati a bordo di una barca. Praticamente tutto quello che hanno raccolto dall’immensa flottiglia di immondizia era plastica. E anche se la maggior parte della massa era costituita da grossi pezzi, gli scienziati hanno calcolato che i frammenti più piccoli, le microplastiche, equivalevano al 94 per cento dell’1,8 migliaia di miliardi di pezzi di plastica raccolti nella chiazza.
Le microplastiche sono additivi presenti in alcuni cosmetici, ma anche tenaci frammenti di plastiche più grandi in via di deterioramento. Piccoli organismi come plancton e pesci possono ingerire queste schegge minuscole per poi venire a loro volta mangiati da animali più grandi. Le microplastiche si insinuano cosí fino al livello più alto della catena alimentare, raggiungendo i superpredatori marini, portando scompiglio nei loro apparati digerenti. Una volta raggiunto quel punto, le microplastiche si deteriorano in composti tossici, causando potenzialmente problemi seri per la salute di molte specie animali, che già si trovano a dover far fronte ad altri tipi di minacce alla loro sopravvivenza.
Un altro recente studio ha evidenziato che le microplastiche rappresentano un pericolo per animali filtratori come le mante e lo squalo balena (Rhincodon typus), il pesce più grande del mondo.
The Ocean Cleanup, con sede nei Paesi Bassi, ha lanciato un programma dal costo di svariati milioni di dollari, volto a sviluppare la tecnologia necessaria per ripulire metà della Grande Chiazza di rifiuti del Pacifico nei prossimi cinque anni. Ora, grazie alla conoscenza approfondita fornita da questo studio sui tipi di plastica intrappolati nella chiazza, affermano i ricercatori, possiamo capire meglio come impedire fin dall’inizio che la nostra plastica arrivi all’oceano.
“La parte interessante è che almeno metà del materiale trovato non è plastica destinata al consumo, al centro del dibattito odierno, ma attrezzatura da pesca,” ha detto l’ecologo marino George Leonard in un articolo apparso sul National Geographic News. Leonard, ricercatore capo presso l’Ocean Conservancy, non era coinvolto nello studio.
“Questa ricerca conferma che l’attrezzatura da pesca abbandonata o persa in mare è un’importante causa di mortalità per un intero gruppo di specie animali. È quindi necessario allargare il dibattito sulla plastica per far sì che questa parte del problema venga risolta,” ha dichiarato.
Immagine di copertina di uno squalo balena di Arturo de Frias Marques [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons.
CITAZIONI
Germanov, E. S., Marshall, A. D., Bejder, L., Fossi, M. C., & Loneragan, N. R. (2018). Microplastics: No small problem for filter-feeding megafauna. Trends in ecology & evolution.
Lebreton, L., Slat, B., Ferrari, F., Sainte-Rose, B., Aitken, J., Marthouse, R., … Reisser, J. (2018). Evidence that the Great Pacific Garbage Patch is rapidly accumulating plastic. Scientific Reports, 8(1), 4666.