- Secondo due psicologi, le persone si affidano ad una serie di strumenti cognitivi, sviluppati per aiutarci a costruire relazioni interpersonali, per controllare le proprie scelte che influenzerebbero il clima globale.
- Coloro che acquistano prodotti alimentari etichettati come “biologici” possono essere inclini ad acquistarne in grandi quantità, considerandola una compensazione, quando, in realtà, ogni tipo di consumo ha un impatto sul clima.
- Il gruppo di ricerca suggerisce un sistema di etichettatura più preciso che potrebbe aiutare i consumatori a capire quali scelte sono “meno cattive”, invece di “buone”, per l'ambiente.
Calcolare quanto ognuno di noi contribuisce ad alimentare il cambiamento climatico è un compito scoraggiante. Per rendere le decisioni più semplici, suggeriscono due psicologi, ci affidiamo ad alcuni compromessi ed espedienti cognitivi e comportamentali che controllano le nostre relazioni interpersonali.
“La reciprocità e l’equilibrio sono stati fondamenti della cooperazione sociale e, di conseguenza, della capacità di sopravvivenza ed è per questo che il cervello umano si è specializzato, attraverso la selezione naturale, nel calcolare e ricercare questo equilibrio,” ha detto in una dichiarazione Patrik Sörqvist, autore principale e professore di psicologia ambientale presso l’Università di Gävle, in Svezia. ”Ma, applicato al cambiamento climatico, questo pensiero del dare e avere sociale ci porta a pensare erroneamente che le scelte “verdi” possano compensare quelle non sostenibili.”
L’uomo ha sviluppato una serie di strumenti legati al buonsenso chiamati “euristici”, che aiutano ad indirizzarne il pensiero di fronte a determinati problemi. Questi strumenti sono rapidi, non richiedono molta energia e “generalmente funzionano, quando applicati al tipo di problema che dovrebbero risolvere,” scrivono gli autori.
Tuttavia, se questi strumenti non vengono applicati al tipo di problema che il cervello sta provando a risolvere, possono portare a errori di valutazione. Ad esempio, per molte persone il cambiamento climatico risulta più verosimile quando fa caldo, hanno scritto Sörqvist e la collega Linda Langeborg, psicologa presso l’Università di Gävle, sulla rivista scientifica Frontiers in Psychology il 4 marzo.
Paragonare le nostre relazioni personali al nostro contributo al cambiamento climatico è un parallelismo sbagliato. Ci si può dimenticare del compleanno di un’amica e rimediare invitandola a cena fuori più avanti. Ma questo tipo di calcolo morale non funziona, laddove anche le azioni “eco-compatibili” hanno un costo dal punto di vista delle emissioni di carbonio.
“Le persone potrebbero acquistare generi alimentari in eccesso perché etichettati come “ecologici”; pensano di poter giustificare il viaggio in aereo per le vacanze all’estero perché vanno al lavoro in bicicletta; o docce più lunghe perché hanno diminuito la temperatura dell’acqua,” ha detto.
Sörqvist ha inoltre puntato il dito sugli scambi di quote di emissione e sui programmi di rimboschimento, di cui le imprese si servono per negare le loro impronte di carbonio. Sörqvist e Langeborg scrivono che queste norme potrebbero addirittura legittimare un comportamento irresponsabile da parte di coloro che sono disposti a pagare.”
“Intanto, la cosa migliore che tutti potremmo fare per l’ambiente sarebbe, ovviamente, consumare complessivamente meno,” ha detto Sörqvist.
Un breve video spiega il concetto di impronta di carbonio. Video di simpleshow tramite YouTube (CC 3.0 Unported).
Gli psicologi suggeriscono che un migliore controllo sui messaggi pubblicitari da parte dei governi potrebbe aiutare i consumatori e le imprese a compiere scelte migliori.
“Termini come ‘eco-compatibile’ o ‘verde’ alimentano la visione che oggetti, comportamenti e decisioni etichettati in questo modo siano “buoni”, piuttosto che”meno cattivi” per l’ambiente,” ha detto Langeborg in una dichiarazione.
“Dovremmo offrire ai consumatori un riscontro immediato su quanto impatto ambientale aggiuntivo hanno i prodotti “eco-compatibili”, o meno, che stanno acquistando. I supermercati potrebbero fornire un calcolo totale dell’impronta di carbonio insieme allo scontrino finale, ha aggiunto.
Anche le scelte “verdi” non aiutano a compensare quelle con una maggiore portata inquinante, malgrado quello che ci stanno dicendo i nostri cervelli, scrivono gli autori.
“Non ci si può riconciliare con l’ambiente,” ha detto Sörqvist. “Volare ai Caraibi ti renderà un enorme peso dal punto di vista ambientale, non importa quanti “Meat Free Monday” fai.
Immagine in copertina: Un depuratore alimentato ad energia solare in Spagna, immagine di Chixoy tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0).
Citazione
Sörqvist, P., & Langeborg, L. (2019). Why People Harm the Environment Although They Try to Treat It Well: An Evolutionary-Cognitive Perspective on Climate Compensation. Frontiers in Psychology, 10, 348.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/03/our-brains-lead-us-astray-when-trying-to-make-eco-friendly-decisions/