- Il Centro di Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone, in Italia, salva circa 50 tartarughe marine all'anno.
- Secondo il team del Centro, una tartaruga su due ha della plastica all'interno del proprio stomaco.
- Si stima che, ogni anno, finiscano negli oceani tra le 5 e le 13 milioni di tonnellate di plastica.
Alla fine di febbraio, una tartaruga con tre zampe, soprannominata Futura, è stata rilasciata in mare dagli operatori del Centro di Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone, in Italia. Futura, un esemplare di tartaruga Caretta caretta, era rimasta intrappolata in un groviglio di nylon e corde che le impediva di muovere uno degli arti anteriori. Il Centro di Recupero non ha potuto fare altro che amputare l’arto.
La plastica e i detriti che si trovano in mare, provenienti dalle attività di pesca, sono mortali per le tartarughe marine. Spesso la plastica viene scambiata per cibo, non solo a livello visivo, ma anche olfattivo, come dimostrato da un recente studio. La plastica può soffocare le tartarughe e perforarne gli organi interni. Quando restano impigliate nelle reti, le tartarughe spesso annegano, poiché non riescono a riaffiorare in superficie per respirare.
Ogni anno il Centro di Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone salva circa 50 tartarughe. Di queste, secondo Filippo Armorio, direttore del Centro, la metà ha ingerito della plastica. Le osservazioni di Armorio corrispondono a quelle di uno studio del 2015, secondo il quale il 52% delle tartarughe marine ha ingerito della plastica.
Armorio e i suoi colleghi devono affrontare diversi problemi contemporaneamente; spesso le tartarughe intrappolate nelle reti da pesca hanno anche ingerito della plastica. Per ridurre la quantità di plastica presente in mare, i volontari del Centro organizzano eventi settimanali di pulizia delle spiagge.
Alcuni studi mostrano che gli eventi di pulizia delle spiagge portano piccoli benefici a livello locale, ma non contribuiscono molto a risolvere il problema della plastica a livello globale. Si stima che, ogni anno, tra le 5 e le 13 milioni di tonnellate di plastica finiscano negli oceani. Tuttavia, i ricercatori concordano sul fatto che questi eventi di pulizia siano importanti per aumentare la consapevolezza del problema dell’inquinamento da plastica.
A Brancaleone, lo staff del Centro di Recupero spera che il pubblico possa aiutare a spingere le aziende a trovare soluzioni alternative agli imballaggi di plastica. Qualche anno fa, una tartaruga Caretta caretta ospite del Centro è morta, lo stomaco pieno di plastica. Il team vi ha trovato borse di plastica, tappi di tubetti di dentifricio e tappi di bottigliette.
“In media troviamo solo qualche grammo di plastica, circa 10, 20, 30 grammi,” dice Armorio, descrivendo la quantità di plastica che viene solitamente ritrovata all’interno dello stomaco di una tartaruga. “Ma in alcuni casi troviamo 70, 80 grammi. È un’impresa davvero titanica.”
Brancaleone si affaccia sullo Stretto di Messina, un tratto del Mar Mediterraneo che separa la Sicilia dal resto dell’Italia. La regione è ricca di pesce, il che attrae sia tartarughe che pescatori. Sebbene i rifiuti di plastica siano un grosso problema per lo staff del Centro di Recupero, gli addetti indicano la pesca come la causa principale di decesso nelle tartarughe.
Futura, ora una tartaruga a tre zampe, è sfuggita alla morte per poco. Le tartarughe marine hanno poche probabilità di sopravvivere, una volta intrappolatesi in una rete da pesca, perché sia la loro capacità di riemergere per respirare sia quella di procurarsi il cibo vengono ostacolate. Se l’infezione nell’arto di Futura si fosse estesa al resto del corpo, la tartaruga non sarebbe sopravvissuta. Dopo mesi di riabilitazione, è stata di nuovo rilasciata in mare.
“Da una parte è triste doversi separare da lei”, dice Giulia Mazzanti, una dipendente del Centro. “Ma si tratta anche di un momento molto felice perché ora la sua vita potrà ricominciare.”
Banner image. Immagine di copertina di una tartaruga Caretta caretta con una lenza impigliata nella bocca. Immagine di Monica Pelliccia.
CITAZIONI
Pfaller, J. B., Goforth, K. M., Gil, M. A., Savoca, M. S., & Lohmann, K. J. (2020). Odors from marine plastic debris elicit foraging behavior in sea turtles. Current Biology, 30(5), 213-214. doi:10.1016/j.cub.2020.01.071
Wyles, K. J., Pahl, S., Holland, M., & Thompson, R. C. (2016). Can beach cleans do more than clean-up litter? Comparing beach cleans to other coastal activities. Environment and Behavior, 49(5), 509-535. doi:10.1177/0013916516649412
Schuyler, Q. A., Wilcox, C., Townsend, K. A., Wedemeyer-Strombel, K. R., Balazs, G., Van Sebille, E., & Hardesty, B. D. (2015). Risk analysis reveals global hotspots for marine debris ingestion by sea turtles. Global Change Biology, 22(2), 567-576. doi:10.1111/gcb.1307
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/04/titanic-challenge-for-an-italian-hospital-rescuing-sea-turtles-from-plastic/