- A seguito di due anni di frontiere chiuse e pochi ingressi turistici, molte strutture per la fauna selvatica in cattività di tutto il mondo sono in difficoltà.
- Lo Zoo di Phuket in Tailandia ha di recente chiuso definitivamente, eppure il ricollocamento delle sue undici tigri e dei suoi due orsi si è dimostrato una sfida.
- Una no-profit locale, Wildlife Friends Foundation Thailand, è intervenuta per intraprendere il più grande salvataggio singolo di tigre nella storia del Paese e finora ha trasferito un esemplare femmina presso il proprio centro di recupero.
Il futuro dello Zoo di Phuket era incerto molto prima che la pandemia da COVID-19 chiudesse le frontiere della Tailandia ai turisti stranieri. Gli attivisti per i diritti degli animali avevano spesso sollevato preoccupazioni sulle condizioni della struttura e il numero di visitatori era già in diminuzione. Ora, dopo due anni di ingressi pari quasi a zero, lo zoo ha definitivamente chiuso.
La maggior parte degli animali in cattività sono stati spostati nei vicini parchi naturali, ma le 11 tigri e i due orsi dello zoo (un orso nero asiatico e un orso del sole malese) si sono dimostrati più difficili da ricollocare. I costi legati all’alimentazione e alla cura dei grandi mammiferi sono proibitivi per i centri di fauna selvatica del paese che stanno lottando per nutrire i propri animali in seguito alla perdita delle entrate legate al turismo.
Intenzionati a trovare una soluzione, i proprietari dello zoo si sono rivolti a Wildlife Friends Foundation Thailand (WFFT), un centro no-profit per il salvataggio della fauna situato a Phetchaburi, a otto ore di auto a nord di Phuket. Sebbene il WFFT avesse realizzato una campagna contro le pratiche dello Zoo di Phuket in passato, l’organizzazione ha accettato di accogliere tutti gli animali presso il suo santuario di fauna selvatica, attraverso quello che sarà il più grande salvataggio singolo di tigri nella storia della Tailandia.
Una soluzione non sostenibile
In netto contrasto con il loro habitat naturale, le tigri e gli orsi in cattività presso lo zoo hanno vissuto all’interno di piccoli recinti in cemento dove gli spettatori hanno riferito di averli visti legati con corte catene a piattaforme fotografiche per ore e ore, costretti a posare per i selfie tanto amati dai turisti.
Secondo gli esperti di benessere animale, questa situazione è solo un esempio dei rischi che corrono gli animali nell’industria del turismo legato alla fauna selvatica in cattività, non solo in Tailandia, ma in tutto il mondo.
«Le strutture commerciali che ospitano animali selvatici i cui introiti dipendono dal flusso turistico, stanno tutte quante lottando economicamente e perlopiù chiudendo i battenti», ha riferito Jan Schmidt-Burbach di World Animal Protection a Mongabay. «Quelli che ne soffrono davvero sono gli animali [e] in molti casi non hanno un posto in cui andare».
Nonostante il ricollocamento delle tigri e degli orsi dello Zoo di Phuket presso un santuario rispettabile sia una buona notizia, Schmidt-Burbach sostiene che tale strategia non possa essere vista come una soluzione all’eccessiva dipendenza di questo tipo di strutture dalle entrate legate al turismo. Il problema è estremamente diffuso in Tailandia, dove più di 50 strutture in tutto il paese ospitano più di 2.000 tigri, e circa 2.700 elefanti sono tenuti in “campi” turistici. La vita di tutti questi animali è stata messa in pericolo negli ultimi due anni.
«I santuari possono prendersi cura di un gruppo selezionato di animali, ma se parliamo di 2.000 tigri nella sola Tailandia, per esempio, non c’è nessun santuario che possa prenderne [così tante]», ha detto Schmidt-Burbach.
Il via a un salvataggio storico
Fondato nel 2001, il centro di recupero WFFT si estende su 80 ettari (quasi 200 acri) e ospita circa 700 animali, tra cui 30 orsi, diverse decine di elefanti e sei specie di gibbone, oltre a macachi, lori, langur, gatti selvatici, lontre, uccelli e rettili. La maggior parte degli animali sono stati confiscati dal commercio illegale di fauna selvatica, dall’industria degli animali domestici e dall’industria del turismo e del divertimento, e quelli che possono essere riabilitati saranno restituiti alla natura.
Negli ultimi due anni il centro ha ricevuto molte richieste di aiuto da parte di centri in difficoltà ospitanti animali selvatici, ma lo stesso WFFT ha subito un duro colpo dalla pandemia in quanto gran parte dei suoi finanziamenti proviene dal “volonturismo”. «Cerchiamo di aiutare quanti più [centri] possibile», ha detto il direttore del WFFT Edwin Wiek, «il fatto è che senza sostegno finanziario non possiamo aiutarne di più».
Negli ultimi mesi l’organizzazione ha raccolto fondi per sponsorizzare la costruzione di nuovi recinti per animali selvatici per ospitare le tigri e gli orsi salvati. Le nuove strutture sono in fase di completamento. Ci sono tre grandi recinti all’aperto per le tigri, ciascuno con spazi più piccoli comunicanti per la sorveglianza e i controlli sanitari. Il recinto delle tigri più grande è di circa 2 ettari (5 acri) e tutti sono progettati per ospitare un ambiente il più naturale possibile. Ci sono stagni e pozze di fango in cui i grandi felini possono immergersi così come alberi, bambù e strutture su cui arrampicarsi per cercare l’ombra e per stimolare comportamenti naturali come l’inseguimento e il gioco.
Il 9 febbraio la squadra del WFFT ha iniziato l’operazione di salvataggio trasferendo la tigre più debole, una femmina di 12 anni di nome Pinthongta con problemi di deambulazione, nella sua nuova casa grazie a un’ambulanza per animali selvatici dotata di aria condizionata. La squadra è ora in attesa dei permessi per accogliere le restanti 10 tigri e due orsi.
«Potrebbe costituire uno shock per alcuni di loro, soprattutto per gli individui più anziani che non conoscono null’altro che essere confinati in una gabbia minuscola e incatenati per qualche ora al giorno», ha dichiarato Wiek.
Gli orsi, entrambi femmine adulte, vivranno in un recinto circa sei volte più grande rispetto a quello attuale nello Zoo di Phuket.
Un modo migliore di agire
Sebbene sia da tempo che il WFFT svolge campagne contro il maltrattamento degli animali negli zoo della Tailandia, Wiek ha detto che non considera la chiusura dello Zoo di Phuket e il salvataggio delle tigri e degli orsi come una svolta significativa. Ha dichiarato che se non fosse stato per la pandemia, lo zoo sarebbe probabilmente ancora in funzione e gli animali starebbero ancora soffrendo.
«Purtroppo, terminata la pandemia, quando la Tailandia ricomincerà a ricevere turisti, dovremo probabilmente riprendere con le campagne contro posti come questo, in quanto non molto è cambiato», ha spiegato.
Un grande ostacolo al cambiamento è la continua richiesta di incontri con la fauna selvatica. Ironicamente, quando il team del WFFT ha visitato Phuket a febbraio per fare i preparativi per il salvataggio di Pinthongta, si è imbattuto in un gruppo di turisti che ha subito chiesto loro consigli su dove ottenere un buon selfie con la tigre.
«[Alcuni turisti] non vedono un problema nelle questioni [di benessere animale]», ha detto Wiek. «Temo quindi che una volta che la pandemia sarà finita, alcuni posti resteranno chiusi per sempre, ma altri torneranno di nuovo operativi».
Ciononostante, Wiek è fiducioso che il salvataggio storico delle tigri e degli orsi in questione, fornirà ai proprietari di zoo e ai politici tailandesi un nuovo modo di pensare.
«Potrebbe essere un’opportunità per la Tailandia di dimostrare che può fare meglio», ha dichiarato Wiek. Questo salvataggio «potrebbe avere un effetto domino su altri zoo e strutture simili per migliorare la vita dei loro animali».
«Chissà», ha aggiunto, «che questo non possa trasformarsi in qualcosa di ancora più grande».
Immagine di apertura: Pinthongta, una tigre femmina di 12 anni è stato il primo animale ad essere salvato dal WFFT dallo Zoo di Phuket nel febbraio 2022. Era molto debole e riusciva a malapena a camminare. Immagine per gentile concessione del Wildlife Friends Foundation Thailand.
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/03/tiger-and-bear-rescue-spotlights-captive-wildlife-tourism-woes-in-thailand/