Alcune specie animali hanno mostrato segni di ripresa dopo anni di declino.Nel 2016 il mondo ha protetto seriamente i nostri oceani istituendo alcune delle più grandi aree marine protette mai create.Alcuni paesi hanno agito per chiudere il mercato interno di avorio, mentre dei ricercatori hanno individuato l’albero più alto del mondo. Come sempre, Mongabay ha trattato diverse storie sull’ambiente quest’anno. Mentre alcune specie si sono estinte, ne sono state scoperte parecchie nuove. Alcune foreste sono state distrutte, ma altre sono state ripristinate. Proponiamo qui di seguito alcune delle notizie “più felici” del 2016 (in nessun ordine particolare), dall’istituzione di vasti parchi marini e specie animali in ripresa dopo anni di declino, a una riserva per i primati più grandi del pianeta e maggiori restrizioni per il traffico di fauna selvatica. 1. In ripresa animali quasi estinti Per alcuni animali il 2016 è stato un buon anno. Ad esempio, per l’urocione delle Channel Islands, in California. Ad agosto lo United States Fish and Wildlife Service statunitense ha proposto di rimuovere dalla Federal List of Threatened and Endangered Wildlife tre sottospecie di urocione delle Channel Islands che si trovano sulle isole di San Miguel, Santa Rosa e Santa Cruz. Secondo lo USFWS, questo è stato il più rapido recupero di una specie di mammiferi nella storia dell’Endangered Species Act, ottenuto grazie a un vigoroso piano di recupero. Un’altra specie della California, la rana della Sierra Nevada dalle zampe gialle, ha mostrato veloci segni di ripresa. Un tempo prossime all’estinzione, secondo uno studio recente il numero di queste rane sembra essere settuplicato negli ultimi 20 anni. Quest’anno l’efficacia delle misure di conservazione si è rivelata anche nel miglioramento dello stato di conservazione di specie come il panda gigante, l’antilope tibetana, il wallaby dalle briglie e il ratto dei nidi intrecciati maggiore. Il panda gigante, per esempio, è stato passato dalla lista rossa IUCN delle specie In Pericolo a quella delle specie Vulnerabili, mentre l’antilope tibetana è passata dalla lista delle specie In Pericolo a quella delle specie Quasi Minacciate. Anche le antilopi saiga, in Kazakistan, sembrano in ripresa dopo la catastrofe che l’anno scorso, nella regione del Betpak-Dala, ha ucciso quasi 200.000 esemplari di questi animali in pericolo. Un recente censimento aereo delle saighe ha rivelato una crescita di tutte e tre le popolazioni di saiga che vivono in Kazakistan, precisamente sugli Urali, in Betpak-Dala e nell’Ustyurt. Le popolazioni di urocione delle Channel Island si sono riprese grazie a un vigoroso piano di recupero. 2. L’anno dei parchi marini Nel 2016 il mondo ha protetto seriamente i nostri oceani con l’istituzione di alcune delle più grandi aree marine protette mai create. La Malesia, per esempio, dopo 13 anni di trattative, ha istituito il suo più esteso parco marino, il Tun Mustapha Park, al largo della provincia di Sabbah, in Borneo. In quasi un milione di ettari, il Tun Mustapha Park comprende oltre 50 isole e isolotti distribuiti tra i distretti di Kudat, Pitas a Kota Marudu. A settembre, il Presidente Obama ha annunciato la creazione del Northeast Canyons and Seamounts Marine National Monument, unico nel suo genere in tutto l’oceano Atlantico. Situato a 130 miglia al largo delle coste del New England, nella parte nordorientale degli Stati Uniti, il parco marino ha lo scopo di proteggere 4.913 miglia quadrate di oceano. Un mese prima, lo stesso Obama aveva comunicato l’ampliamento di 442.781 miglia quadrate del Papahānaumokuākea Marine National Monument che è diventato la più grande riserva marina delle Hawaii. 24 paesi e l’Unione Europea hanno compiuto un passo storico raggiungendo un accordo unanime per la creazione dell’area marina protetta più grande al mondo a largo dell’Antartide. La nuova riserva entrerà in vigore nel dicembre 2017 e avrà il compito di proteggere circa 1,55 milioni di chilometri quadrati (circa 600.000 miglia quadrate) del Mare di Ross, attorno all’Antartide. Anche il Messico ha annunciato la creazione della riserva marina più grande che abbia mai avuto, la Mexican Caribbean Biosphere Reserve, che, secondo le stime, dovrebbe coprire più di 5,7 milioni di ettari. In quasi un milione di ettari, il Tun Mustapha Park comprende barriere coralline, mangrovie, praterie oceaniche e fondali fertili distribuiti tra più di 50 isole e isolotti. Foto: Pixabay, pubblico dominio. 3. Scoperto l’albero più alto del mondo Foto dall’elicottero dell’albero più alto del mondo, ai tropici. Foto di Robin Martin, Carnegie Institution for Science. Quest’anno sono stati battuti molti record. A giugno i ricercatori hanno annunciato di aver scoperto l’albero tropicale più alto del mondo, un meranti giallo (Shorea faguetiana) in Sabah, stato del Borneo malese. L’albero gigante, che misura 89,5 metri, è di 1,2 metri più alto del detentore del record precedente, un altro meranti giallo del Tawau Hills National Park, ancora in Sabah. Poi, alcuni mesi dopo, Gregory Asner, della Carnegie Institution for Science dell’università di Stanford, ha dichiarato di aver individuato non solo uno, ma ben 50 alberi più alti del maranti giallo. Ora l’albero più alto, appartenente al genere Shorea, svetta a 94,1 metri e ha una chioma del diametro di 40,3 metri. Asner lo ha scoperto nella Danum Valley, ancora abbastanza intatta, sempre in Sabah. “Ho cercato di trovare un’analogia per dare un’idea dell’altezza di quest’albero, e ho visto che il più grande cetaceo munito di denti, il capodoglio, in media è lungo 16 metri,” ha dichiarato Asner a Mongabay. “Ebbene, quest’albero è alto sei volte tanto!” Glen Reynolds, direttore del Southeast Asia Rainforest Research Partnership, in una dichiarazione a Mongabay ha spiegato che la scoperta di tanti alberi così alti nella Danum Valley evidenzia quanto sia importante conservare le ultime aree rimanenti di foresta di pianura vergine. “Al di fuori della foresta primaria non esistono alberi di tali dimensioni: perciò è fondamentale proteggere le foreste che sostengono questi giganti ormai rari,” ha detto. 4. Paesi in azione per chiudere il mercato di avorio Al Congresso Mondiale per la Conservazione dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), tenutosi quest’anno alle Hawaii, i delegati hanno approvato una mozione per vietare ogni tipo di commercio nazionale di avorio. Il divieto non è legalmente vincolante, tuttavia dimostra che i vari paesi si stanno muovendo verso la lotta al traffico illegale di avorio. Ѐ stata “la prima volta che un importante organismo internazionale abbia fatto appello a tutti i paesi del mondo affinché chiudano il commercio legale di avorio di elefante,” ha dichiarato Andrew Wetzler, vice responsabile di programma al Natural Resources Defence Council. “Ѐ un momento davvero memorabile, una vittoria per gli elefanti che speriamo possa ripetersi questo mese alla prossima conferenza della CITES a Johannesburg.” Gli Stati Uniti, da parte loro, si sono mossi per interrompere il commercio di avorio annunciando un “divieto quasi assoluto” dei traffici commerciali di avorio di elefante. In precedenza, l’avorio poteva essere oggetto di scambio se importato prima del 1978. Tuttavia, l’ultima versione della norma, una revisione dell’Endangered Species Act, chiude questa scappatoia e limita il commercio legale a oggetti d’antiquariato con più di un secolo e a manufatti preesistenti contenenti meno di 200 grammi di avorio. Anche Hong Kong ha reso noto che il Direttore Generale del Consiglio Esecutivo ha approvato un piano in tre fasi per debellare il commercio di avorio entro la fine del 2021. Una parte del piano prevede la scadenza delle licenze commerciali per l’avorio il 31 dicembre 2021, in modo da consentire ai commercianti nazionali di esaurire le proprie scorte in 5 anni. Gioielli in avorio. Foto di USFWS Mountain-Prairie, su licenza CC BY 2.0/ Flickr. 5. Restrizioni al traffico di fauna selvatica Il commercio illegale ha devastato le popolazioni di specie selvatiche. Ma quest’anno, alla diciassettesima Conferenza delle parti (CoP17) della CITES, svoltasi a Johannesburg, in Sudafrica, i governi hanno votato a favore dell’aumento di restrizioni al commercio di alcune specie. I governi dei vari paesi hanno votato per mettere tutte le specie di palissandro appartenenti al genere Dalbergia sotto la protezione della CITES, dando il via alla restrizione al traffico illegale di legno di palissandro, che in Cina viene utilizzato per fabbricare mobili pregiati. Il legno di palissandro è il prodotto più commercializzato al mondo e il suo traffico illegale sta spazzando via le foreste, oltre a essere collegato a violenza e criminalità organizzata. Durante la conferenza è stato anche deciso di vietare l’intero traffico internazionale di pappagalli cenerini africani catturati in natura inserendo le specie nell’Appendice I della CITES, che rappresenta il più alto livello di protezione possibile per mezzo del diritto internazionale. Sarà consentito il commercio di uccelli allevati in cattività provenienti esclusivamente da allevamenti registrati alla CITES. Anche tutte le otto specie di pangolino saranno inserite nell’Appendice I CITES, dopo essere rimaste diversi anni sotto la protezione dell’Appendice II. I pangolini, che si trovano in Asia e Africa, sono considerati i mammiferi più commercializzati al mondo: sono catturati principalmente per le loro squame che vengono ridotte in polvere e utilizzate per curare diverse malattie, nonostante non ci sia alcuna prova scientifica a supporto di queste proprietà curative. Inoltre, i paesi presenti hanno approvato lo spostamento della bertuccia, l’unico primate non antropomorfo di origine europea, nell’Appendice I della CITES. Questi animali sono presenti in macchie di foresta in Algeria e Marocco, nell’Africa del nord e, in Europa, sulla Rocca di Gibilterra. Si tratta di scimmie molto richieste sul mercato europeo di animali esotici e, secondo i conservazionisti, il loro inserimento nell’Appendice I potrebbe proteggerle dal bracconaggio e dal traffico illegale. Pangolino arboreo (Manis tricuspis) nella Repubblica Democratica del Congo centrale. Foto di Valerius Tygart da Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0. 6. Successo per le misure di conservazione basate sulle comunità Spesso la chiave per la sopravvivenza di foreste e fauna selvatica è il supporto delle comunità locali. Quest’anno abbiamo pubblicato numerose storie su come le misure di conservazione comunitarie stiano aprendo la strada a una protezione efficace delle foreste e delle specie poco carismatiche. Ne è un esempio questa storia, che racconta come Purnima Devi Barman e Arvind Mishra abbiano trasformato la ripugnanza della comunità indiana verso il raro e “brutto” marabù maggiore asiatico in un forte desiderio di proteggerlo. Gruppi indigeni hanno acquistato le terre e utilizzano pratiche culturali e di conservazione appartenenti alla tradizione per gestire le foreste in cui vivono. La comunità colombiana Wiwa, per esempio, con l’aiuto di The Nature Conservancy, ha acquistato le terre che circondano la Sierra Nevada e il Santa Marta Natural National Park e le sta lentamente risanando. In un’altra parte del mondo invece, un uomo appartenete alla popolazione Dayak Ngaju di nome Januminro ha acquistato e riforestato delle terre degradate non lontane da Palangkaraya, la capitale della provincia indonesiana del Kalimantan Centrale. Oggi la foresta che l’uomo ha contribuito a ripristinare si estende per 18 ettari e ospita oranghi, orsi malesi e altre specie in pericolo. Anche in Guatemala e in Birmania le comunità hanno collaborato con le organizzazioni locali per proteggere le foreste attorno a loro. Purnima Barman porta in salvo un giovane marabù maggiore caduto dal nido, cosa che purtroppo accade spesso a questi uccelli. Foto per gentile concessione di Aaranyak. 7. Finalmente protetta la riserva dei gorilla rari Quest’anno il primate più grande del pianeta, il gorilla di Grauer, ha avuto motivo di esultare. L’amministrazione provinciale del Kivu Meridionale, nella Repubblica Democratica del Congo, ha approvato formalmente i confini della Itombwe Reserve, nella parte orientale del paese, uno degli ultimi rifugi di questi gorilla. La regione ospita anche più di 750 vertebrati terrestri e oltre 1.000 piante, tra cui almeno 53 specie globalmente minacciate. L’accordo formale rappresenta una buona notizia perché il numero dei gorilla di Grauer era precipitato da una stima di 17.000 esemplari nel 1995 ai meno di 4.000 di oggi, a causa di una prolungata instabilità civile, della caccia illegale e della distruzione del loro habitat per l’attività mineraria. L’accordo, firmato alla presenza dei rappresentanti delle comunità locali e delle ONG, è stato un “momento storico che segna la nascita di una nuova era per questa riserva,” ha dichiarato il direttore nazionale del WWF della Repubblica Democratica del Congo Jean-Claude Muhindo. Questa sottospecie di gorilla, che si trova esclusivamente nella Repubblica Democratica del Congo orientale, è stata riclassificata come In Pericolo Critico nella Lista Rossa IUCN delle Specie Minacciate. Foto per gentile concessione di AJ Plumptre/WCS. 8. Impegno del governo indonesiano a proteggere e ripristinare le torbiere L’anno scorso in Indonesia e nei paesi confinanti si sono diffusi incendi devastanti causati dall’abbattimento delle foreste e delle torbiere con il “taglia e brucia,” tecnica utilizzata da decenni soprattutto dalle aziende di legname e di olio di palma. La Banca Mondiale ha stimato che gli incendi sono costati all’Indonesia più di 16 miliardi di dollari. Quest’anno, l’Indonesia ha compiuto dei passi avanti verso il ripristino e la protezione delle torbiere del paese. L’agenzia indonesiana per il ripristino delle torbiere, per esempio, ha chiesto che tutte le torbiere a “cupola” del paese siano designate come aree protette. L’agenzia ha già pubblicato una mappa indicativa delle torbiere che copre 2,5 milioni di ettari per accompagnare le proprie misure di ripristino. Il direttore dell’agenzia, Nazir Foead, il 14 settembre ha firmato un decreto che descrive nei dettagli il traguardo del risanamento in sette province. Quest’anno la polizia indonesiana ha arrestato centinaia di persone connesse agli incendi, mentre la corte d’appello ha dichiarato l’azienda produttrice di cellulosa e carta PT Bumi Mekar Hijau colpevole di aver appiccato incendi nella provincia di Sumatra Meridionale, condannandola a un risarcimento di 6 milioni di dollari. Nell’aprile di quest’anno il presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo ha annunciato anche un blocco alle nuove concessioni per le coltivazioni di palme da olio e attività minerarie. A seguito di questa dichiarazione, il Ministero delle Foreste indonesiano ha rifiutato tutte le richieste in sospeso per la creazione di coltivazioni in zona forestale. Sono state rifiutate le richieste di sessantuno aziende produttrici di olio di palma. Sull’isola indonesiana di Sumatra nel 2015 va a fuoco una torbiera ricca di carbonio coltivata a palme da olio. Foto di Rhett A.Butler/Mongabayy 9. Obama ha vietato le trivellazioni petrolifere in gran parte dell’Artico e dell’Atlantico Questo mese il presidente americano Obama, in collaborazione con il governo Canadese, ha vietato a tempo indeterminato le trivellazioni petrolifere in grandi porzioni dell’oceano Artico e dell’oceano Atlantico. Grazie all’Outer Continental Shelf Lands Act, Obama ha fermato le trivellazioni in ampie aree dei mari artici di Ciuckci e Beaufort, che ospitano diverse specie in pericolo come la balena della Groenlandia, la balenottera comune, il tricheco del Pacifico e l’orso polare. Il divieto di trivellazione riguarda anche la zona al largo dell’oceano Atlantico formata da canyons ricchi di coralli che si estendono dal Massachusetts alla Virginia. Il Canada ha annunciato un divieto simile, che verrà rivisto ogni cinque anni, nelle acque dell’Artico canadese. La Casa Bianca in un comunicato ha dichiarato che queste azioni “riflettono la valutazione scientifica secondo cui, nonostante gli elevati standard di sicurezza introdotti da entrambi i paesi, i rischi di una fuoriuscita di petrolio in questa zona sarebbero gravi e la nostra capacità di ripulire una perdita nelle dure condizioni di questa regione sarebbe limitata.” Il Presidente Obama ha vietato a tempo indeterminato le trivellazioni petrolifere in vaste porzioni dell’oceano Artico e dell’oceano Atlantico. 10. Da vedere: 20 nuove specie del 2016 La scoperta di nuove specie, in tempi in cui tante si perdono a ritmo accelerato, è sempre confortante. Le foto di 20 nuove specie scoperte nel 2016 sono tutte da vedere. Eccone un’anteprima. Quest’anno i ricercatori hanno descritto più di 10 nuovi ragni pavone. Foto di Jürgen C. Otto. I ricercatori hanno scoperto il più piccolo dei fiori giganti della Rafflesia. Foto di Edwino S.Fernando, CC-BY 4.0. Eriovixia Gryffindor, una nuova specie di ragno scoperta in Karnataka, India. Foto di: Sumunka J.N.