- Nel 2014, la Dichiarazione di New York sulle Foreste ha definito obiettivi ambiziosi per arginare la deforestazione, riducendola della metà entro il 2020 e tentando di porvi termine entro il 2030, puntando anche a raggiungere obiettivi globali di ripristino.
- Tuttavia, una nuova valutazione ha rilevato che, a livello globale, la perdita di foreste è in aumento, a tassi che sono circa il 40% più alti rispetto a cinque anni fa, quando è stato firmato l'accordo.
- Secondo gli autori del rapporto, nonostante questi risultati scoraggianti, la valutazione dovrebbe essere intesa come un invito ad agire, e come segnale che è necessario fare di più per affrontare la deforestazione e la degradazione delle foreste.
La Dichiarazione di New York sulle Foreste (New York Declaration on Forests – NYDF), che rappresenta un impegno fondamentale, preso con l’obiettivo di porre fine alla perdita e alla degradazione delle foreste, secondo un nuovo rapporto pubblicato il 12 settembre, sta mancando i suoi obiettivi.
“Dall’introduzione della NYDF cinque anni fa, la deforestazione non solo è continuata, ma è accelerata”, ha dichiarato Charlotte Streck, direttrice e cofondatrice della think tank Climate Focus. “Dovremmo raddoppiare i nostri sforzi per porre finalmente termine alla perdita di foreste, specialmente per le foreste primarie tropicali, e ripristinare quante più foreste possibili prima che si verifichino gli effetti irreversibili che la perdita di alberi avrà sul nostro clima e sulla sicurezza alimentare”.
Gli obiettivi della Dichiarazione di New York erano ambiziosi: dimezzare la deforestazione entro il 2020 ed eliminarla completamente entro il 2030, e al contempo ripristinare 1,5 milioni di chilometri quadrati di foreste degradate entro il 2020 e 3,5 milioni di chilometri quadrati nel decennio seguente. La Dichiarazione ha guadagnato il supporto di 200 governi, ONG, compagnie private e organizzazioni indigene che si sono impegnate a rispettarne i 10 obiettivi.
Tuttavia, la relazione sui progressi compiuti nell’ambito di questi obiettivi, che ha impiegato analisi scientifiche, politiche e le tendenze degli ultimi cinque anni di Climate Focus e altre 24 organizzazioni, rivela che i firmatari molto probabilmente non riusciranno a raggiungere il primo gruppo di obiettivi entro il 2020. Secondo gli autori, anche i progressi verso gli obiettivi più generici della Dichiarazione sembrano irraggiungibili, il che pone la possibilità che si verifichino potenziali ripercussioni disastrose per la biodiversità, il cambiamento climatico e le milioni di persone in tutto il mondo che dipendono dalle foreste per il loro sostentamento.
La deforestazione a livello globale, principalmente per l’agricoltura intensiva e per ottenere legname, è aumentata del 40% rispetto al 2014, anno in cui è stata firmata la dichiarazione. La ricerca mostra che nel mondo sono andati persi in media più di 260.000 chilometri quadrati all’anno fra il 2014 e il 2018. Questa estensione rappresenta un’area più grande del Regno Unito o dello Stato americano dell’Oregon.
Negli ultimi cinque anni, sono stati i paesi sudamericani a perdere la maggior parte delle foreste, specialmente i paesi amazzonici di Perù, Colombia, Bolivia e Brasile. Il ritmo più rapido di deforestazione è stato però riscontrato nell’Africa occidentale e centrale, in cui è aumentato del 146% dal 2014.
La valutazione mostra che anche le aziende che hanno firmato il NYDF non stanno facendo progressi verso i loro obiettivi che prevedevano lo stop alla deforestazione per la produzione dei beni che vendono.
“Molte aziende hanno modificato le loro catene di approvvigionamento, ma questo non si è tradotto in una riduzione della perdita delle foreste a livello globale”, ha riferito Justin Adams, direttore esecutivo della Tropical Forest Alliance del Forum Economico Mondiale (World Economic Forum).
La Tropical Forest Alliance collabora con le aziende per aiutarle a porre fine alle pratiche a supporto della deforestazione, ha dichiarato Adams il 12 settembre durante una chiamata con i giornalisti.
“Negli ultimi dieci anni ci sono state molte azioni individuali da parte di compagnie, governi e ONG che, nel loro piccolo, hanno agito” ha aggiunto. “Andando avanti, dobbiamo assolutamente sbloccare il potenziale che una maggiore collaborazione può fornire, per affrontare alcune delle sfide sistemiche che sappiamo essere alla base della continua deforestazione”.
Glenn Hurowitz, CEO della ONG ambientale Mighty Earth, ha affermato che il settore privato, in alcune aree, ha ottenuto qualche risultato positivo.
“Queste stesse aziende, sebbene in modo imperfetto, hanno largamente applicato le loro politiche contro la deforestazione nell’industria dell’olio di palma, e i risultati lo dimostrano: la deforestazione per l’olio di palma è diminuita, passando da 1 milione di acri all’anno a 200.000 acri all’anno” ha dichiarato Hurowitz. “200.000 acri sono ancora troppi, ma questo mostra che un progresso reale è possibile”.
Secondo gli autori, con le giuste politiche, anche gli Stati possono ridurre i loro tassi di deforestazione. L’Indonesia, il terzo paese al mondo per quantità di foreste tropicali, ha ridotto la perdita di foreste del 30% circa dal 2014. Gli autori della valutazione attribuiscono questi risultati a una forte azione del governo e a un divieto di costruire nelle torbiere.
Il Brasile era un tempo leader nella lotta alla deforestazione. Come è accaduto in Indonesia, misure come una moratoria sulla soia e un codice forestale potenziato hanno contribuito a ridurre drasticamente i tassi di perdita fra il 2004 e il 2012.
Tuttavia al momento il tasso di deforestazione del paese, che conta la maggior parte delle foreste tropicali nel mondo, è aumentato, il che ha contribuito ad alimentare gli incendi che ultimamente sono stati in primo piano nei giornali.
Durante la chiamata, Stephanie Roe, una ricercatrice sul clima all’Università della Virginia e fra gli autori dello studio, ha riportato che il Brasile ha ripristinato circa 102.000 chilometri quadrati di foreste dal 2000. Più di 94.000 chilometri quadrati sono stati ottenuti grazie alla rigenerazione naturale in Amazzonia, ha aggiunto Roe.
Tuttavia, ha continuato, “Il ripristino delle foreste non può compensarne la perdita. Il ripristino e l’eliminazione della deforestazione sono processi che devono essere complementari, e devono essere portati avanti contemporaneamente. C’è l’urgenza di muoversi in entrambe le direzioni.”
Craig Hanson, il vice presidente di cibo, foreste, acqua e oceani presso il World Resources Institute (Istituto mondiale delle risorse) ha dichiarato che i risultati dello studio rappresentano un invito a intensificare gli sforzi per proteggere le foreste.
“A cinque anni di distanza da quando abbiamo preso questo impegno, stiamo perdendo la battaglia” ha riferito Hanson durante la chiamata. “Non dobbiamo però abbandonare la speranza. Queste novità devono stimolare tutti quelli a cui stanno a cuore questi problemi e tutti i governi e le aziende a migliorare e incrementare le loro attività nell’ambito della difesa dell’ambiente” ha aggiunto.
L’immagine nel banner rappresenta una foresta sgomberata per le palme da olio in Malesia. Foto di Rhett A. Butler/Mongabay.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/09/worldwide-deforestation-rising-despite-bold-commitments-report-finds/