- Secondo un nuovo studio le balene blu dell’Oceano Pacifico Settentrionale usano la memoria piuttosto che gli indizi ambientali per raggiungere i migliori luoghi di approvvigionamento.
- I ricercatori hanno utilizzato i dati raccolti in 10 anni per discernere i movimenti di 60 balene blu, mettendo appunto a confronto le postazioni delle balene con i luoghi di alta concentrazione delle prede nello stesso arco di tempo.
- Tuttavia, l’affidamento alla memoria renderebbe le balene vulnerabili ai cambiamenti climatici che coinvolgono gli oceani.
Le balene blu dell’oceano pacifico, secondo un nuovo studio, si fanno guidare dalla loro memoria verso i luoghi di approvvigionamento, piuttosto che cercare i luoghi in cui vi è un aumento temporaneo di prede. Ha affermato in una intervista Daniel Palacios, oceanografo presso l’università dello stato dell’Oregon nonché uno degli autori di questo studio: ‘Riteniamo che la balena blu si sia evoluta in modo tale da farsi guidare dai tragitti e dai tempi della sua storia migratoria verso le aree di alto approvvigionamento, modificando poi leggermente tali traiettorie a seconda delle condizioni locali”.
Tuttavia la dipendenza della balena blu (Balaenoptera musculus) dalle tracce storiche registrate nel suo cervello potrebbe renderla vulnerabile in un contesto così velocemente cangiante come quello oceanico, scrivono gli autori riferendosi ai risultati pubblicati sul numero del 25 febbraio della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Il riscaldamento dei mari causato dal cambiamento climatico, ad esempio, potrebbe rendere loro irraggiungibile il krill, un crostaceo simile al gambero che costituisce il grosso della loro dieta.
La ricerca ha dimostrato che anche altri animali usano un calcolo di media a lungo termine per predire dove e quando troveranno cibo in abbondanza, afferma Briana Abrahms, autrice principale dello studio.
“Sappiamo che molte specie che migrano sulla terraferma, dai caribú dell’Artico agli gnu del Serengeti, aumentano la loro probabilità di sopravvivenza adattando sapientemente il ritmo e la tempistica della loro migrazione alla disponibilità di cibo così come, a seconda della stagione, si rende disponibile lungo i loro spostamenti”, ha affermato Abrahms, una ricercatrice del NOAA, Il Southwest Fisheries Science in California.
Le balene blu in cerca di cibo tipicamente si dirigono verso nord in primavera, lasciando ii fondali estivi del Golfo di California o al largo della costa della Costa Rica, per raggiungere le acque più produttive della Corrente della California e del Golfo dell’ Alaska.
Tuttavia i biologi non sono stati in grado di capire se le balene ricordano quali tragitti le hanno portate a buon fine o se si mettono semplicemente alla ricerca della meta più popolata dai krill in una particolare stagione. Al fine di comprendere cosa spinge le balene nei loro percorsi migratori, Abrahms e i suoi colleghi hanno mappato gli spostamenti di 60 balene identificate dal satellite tra il 1999 e il 2008 nell’oceano Pacifico del nord, dove risiede circa un quarto delle 10000 balene blu del mondo. In seguito, hanno confrontato la localizzazione di tali balene con la concentrazione di un composto chiamato clorofilla-a così come sono risultate dalle immagini satellitari.
La clorofilla-a è il pigmento verdastro che permette alle piante minuscole e ad altri organismi oceanici noti come fitoplancton di ricavare nutrimento dalla luce solare. Altri studi hanno dimostrato che queste chiazze verdognole aiutano a predire facilmente dove si troverebbero i krill, e quindi le balene.
Il team di ricercatori ha scoperto che le balene tendono a gravitare attorno a quelle aree dove in passato vi è stata una concentrazione di krill circa nello stesso periodo in cui storicamente la loro concentrazione ha raggiunto un picco. Secondo i loro dati, le balene non userebbero soltanto gli indizi ambientali per trovare le aree più popolate dai krill in quella stagione.
La balena blu vive anche più di 80 anni, perciò la sua memoria costituisce un ricco database di esperienze. Le informazioni che vi sono contenute l’aiutano infatti a trovare le fonti di cibo di anno in anno, a patto però che le condizioni ambientali non cambino troppo drasticamente.
Il riscaldamento climatico, alterando l’ecosistema degli oceani, rischia di spiazzare gli specialisti di krill quali le balene blu. La megattera, ad esempio, si ciba anche essa di krill ma qualora non riesca a trovare i krill si accontenta di piccoli pesci della barriera quali l’aringa.
La balena blu invece, inclusa nella lista delle specie in pericolodell’IUCN non è altrettanto flessibile, il che lascia l’animale più grande del mondo in una posizione precaria.
“C’è ancora molto da imparare su come questi animali grandi navigano le acque oceaniche, come trovano dei buoni habitat e come sono influenzati dalle attività umane e dai cambiamenti climatici”, ha affermato Abrahms.
Nella immagine di coda: il suono di una balena blu, a cura della Università dello Stato dell’Oregon.
Citazioni
Abrahms, B., Hazen, E. L., Aikens, E. O., Savoca, M. S., Goldbogen, J. A., Bograd, S. J., … Mate, B. R. (2019). Memory and resource tracking drive blue whale migrations. Proceedings of the National Academy of Sciences, 201819031.
Cooke, J.G. (2018). Balaenoptera musculus. The IUCN Red List of Threatened Species 2018: e.T2477A50226195. Downloaded on 26 February 2019.
Visser, F., Hartman, K. L., Pierce, G. J., Valavanis, V. D., & Huisman, J. (2011). Timing of migratory baleen whales at the Azores in relation to the North Atlantic spring bloom. Marine Ecology Progress Series, 440, 267-279.